Rimini moderna (secc. XV-XVIII)

1. 3. Plebe partigiana e delitti politici

Come la plebe fa politica
La scena che ci è stata tramandata del popolo che fa giustizia sommaria di Giovanni Marcheselli, sottolinea il comportamento delle masse urbane riminesi che assumono il ruolo di una vera e propria parte politica. Ruolo che si era già espresso quando, all'epoca della cosiddetta congiura di Iacopo Anastagi (1465), a Rimini era stata diffusa la falsa notizia della morte di Sigismondo per favorire un cambiamento politico a tutto favore della Chiesa. In questa occasione appunto «una buona parte del popolo […] si dichiarò risoluta di porsi sotto il diretto dominio» di Roma.
Dopo Sallustio (secondo le vecchie storie) sarebbe toccato anche a suo fratellastro Valerio, protonotario apostolico, finire assassinato nello stesso anno (1470) a Longiano. Recenti studi però dimostrano, attraverso documenti inediti, che Valerio non fu mai ucciso (Copioli, Agolanti, p. 87).
Giovanni Marcheselli aveva sposato la già ricordata Simona di Barignano, cugina di Sigismondo Pandolfo Malatesti. Come scrive Rosita Copioli in pagine preziose per tutta la storia di Rimini e non soltanto per quella della famiglia Agolanti che è al loro centro (Copioli, Agolanti, pp. 87-88), è proprio Simona a confermare la responsabilità del marito nel delitto che ha per vittima Sallustio Malatesti.
Con la propria testimonianza, Simona «di fatto provoca la morte» di Giovanni Marcheselli. Il quale era fratello di Lena andata in sposa in seconde nozze a Giovanni di Barignano, il padre di Simona sua moglie, nata dal precedente matrimonio.

Delitti e parentele
Abbiamo già veduto che Giovanni di Barignano è fratello di Antonia la madre di Sigismondo Pandolfo Malatesti. Quindi Simona moglie di Giovanni Marcheselli è nipote ex fratre di Antonia moglie di Pandolfo IV Malatesti, la quale è pure la nonna di Roberto Malatesti. Quindi la parentela esistente fra Simona di Barignano (moglie di Giovanni Marcheselli) e Roberto Malatesti può aver portata la donna a raccontare la verità sul comportamento del proprio marito, piuttosto che a rinchiudersi in un silenzio di convenienza.
«Dà sempre una certa vertigine l'insistenza di questi matrimoni doppi o tripli con le stesse famiglie, o peggio ancora da parte delle stesse persone», ha osservato Rosita Copioli (Agolanti, p. 88). Quei matrimoni rispondono ad una politica che, nello specifico momento di cui parliamo, mira a realizzare un collegamento degli aristocratici contro Roberto Malatesti (Copioli, Agolanti, p. 87).
Però tale politica non riesce ad impedire né gli scontri (anzi sembra provocarne sempre più), né il disgregarsi del tessuto della vita pubblica che degenera in faide personali le quali fanno sprofondare progressivamente la città. Infatti la situazione riminese peggiora nel 1482 alla scomparsa di Roberto «il Magnifico» con la successione del figlio Pandolfo IV detto «Pandolfaccio».
Va tenuto in considerazione anche il contesto generale della situazione generale, ne parla Rosita Copioli (Agolanti, p. 101) ricordando «un'Italia presa d'assedio dagli eserciti stranieri».
Dieci anni dopo, il 6 marzo 1492, durante una festa in maschera, Raimondo Malatesti, discendente di un ramo collaterale dei signori di Rimini (la cosiddetta «branca Almerici»), è ucciso dai figli di suo fratello Galeotto Lodovico. La storia personale di Raimondo (figlio di Almerico Malatesti e di Amabilia Castracani) s'intreccia con quella del fratello Galeotto Lodovico e con la vicenda politica dei Malatesti riminesi.

La guerra di Ferrara
Nel 1482, l'anno dopo la morte di Maometto II e la riconquista di Otranto, scoppia la cosiddetta «guerra di Ferrara»: Venezia attacca Ercole I d'Este (1431-1505) il quale vede intervenire in sua difesa il re di Napoli (di cui Ercole I aveva sposato la figlia Eleonora) che invade il Lazio. Qui le truppe pontificie sono comandate dal nostro Roberto «il Magnifico» che, coprendosi di gloria al servizio della Chiesa (Masetti, Pandolfo IV, p. 25), vince una memorabile battaglia a Campomorto (presso Velletri).
Una cronaca di Gaspare Broglio (oggi mutila, ma giuntaci attraverso Clementini: cfr. Tonini, V, 1, pp. 386-388), permette di registrare il brillante ruolo militare svolto in quella difficile guerra da Raimondo Malatesti a cui Roberto aveva attribuito la carica di capitano.
Raimondo è salvato da Pietro Benci mentre stava correndo il rischio di restar ucciso o fatto prigioniero dal nemico. Risalito a cavallo dimostrò un coraggio ineguagliabile da qualsiasi paladino, scrisse Broglio.
Roberto si ammala gravemente dopo la vittoria di Campomorto. Raimondo è con lui. Il papa invita Roberto a Roma, dove il signore di Rimini è portato ormai in fin di vita, ma ancora lucido.
Roberto pensa al governo della città e decide di spedirvi con urgenza Raimondo al quale affida «gli opportuni provvedimenti per la conservazione» del potere a Rimini e nel suo Stato (Tonini, V, 1, p. 394). Raimondo giunge a destinazione poco prima della scomparsa di Roberto.
Rimini è praticamente nella mani di Raimondo e di suo fratello Galeotto Lodovico che detiene l'incarico di governatore delle armi.
Morto Roberto (che riceve esequie solenni e sepoltura a Roma in San Pietro) gli subentra il figlio Pandolfo IV che ha soltanto sette anni, troppo pochi per essere lasciato solo a guidare Rimini. Il governo della città è affidato a Raimondo il quale chiama al proprio fianco il fratello Galeotto Lodovico con il compito di controllare le milizie e la custodia della fortezza.

Galeotto tutore di Pandolfo IV
Nel giro di tre mesi, con decreto pontificio del 21 dicembre 1482, Galeotto diventa tutore di Pandolfo IV. La lettera ai cittadini riminesi di Pandolfo IV è del 3 gennaio 1483. Galeotto è stato scelto in quanto governatore di Rimini, e per la sua lunga esperienza politica (dal 1471: cfr, Tonini, V, 1, p. 488). Durante questi tre mesi Raimondo deve affrontare una situazione potenzialmente pericolosa, la congiura di palazzo che si vuole macchinata da Alberto Petrucci che era stato podestà di Rimini dal 1465 al 1472.
Petrucci si dichiara colpevole («Albertus confessus fuit») del tentativo di far prendere il potere ad un nipote di Roberto, figlio della di lui sorella Lucretia che nel 1456 aveva sposato Alberto d'Este figlio naturale di Nicolò III (1384-1441) di Ferrara e quindi fratello di Ercole I (1431-1505) di Ferrara (Tonini, V, 1, pp. 470-471. Baroni, Donne, II, pp. 685-686. Di questo figlio di Lucrezia non si sa nulla, Baroni, Donne, II, p. 693).
Nicolò III è passato alla storia anche della letteratura per la tragica vicenda di sua moglie Parisina Malatesti innamoratasi del figliastro Ugo, che ispirò tra gli altri Bandello, Lope de Vega, Byron, D'Annunzio.

Malatesti ed Este
I rapporti matrimoniali fra i Malatesti e gli Este sono particolarmente importanti nello scenario storico regionale del tempo (Baroni, Donne, II, pp. 684-685.). Le nozze di Lucretia ne sono una conferma. Guardando nuovamente a Ferrara, Sigismondo Pandolfo Malatesti (che nel 1433 aveva sposato Ginevra, figlia di Nicolò III al pari di Alberto marito di Lucretia figlia naturale dello stesso Sigismondo), cerca un consolidamento politico, dopo aver ottenuto la legittimazione dell'erede nel 1453 (Baroni, Donne, II, p. 685).
A proposito delle nozze fra Sigismondo e Ginevra: quando sono celebrate. lui non ha ancora compiuto sedici anni, e lei ne ha meno di quattordici. Galeotto Roberto fratello di Sigismondo sposa invece Margherita, sorella di Ginevra. (Baroni, Donne, II, pp. 684-685.)
Al processo Alberto Petrucci confessa che il piano suo e di altri faziosi mirava a catturare proprio Raimondo Malatesti, definito «strenuum virum» (Tonini, V, 2, pp. 299-301).
Quando nel 1487 Pandolfo IV sposa Violante Bentivoglio, figlia del signore di Bologna, la pratica è perfezionata da Raimondo Malatesti che si reca presso la corte della giovane. Successivamente Raimondo diventa governatore delle armi, subentrando a Galeotto.
Il titolo di «gubernator» per Raimondo appare in un documento del 19 giugno 1492 pubblicato di recente, e che ci mostra in maniera evidente la causa della sua stessa fine. Galeotto era stato spodestato dal fratello, in cui vedeva un ostacolo insormontabile alla propria carriera politica.
Dopo l'uccisione di Raimondo (6 marzo), immediatamente Galeotto è «gubernator». Il delitto non lo danneggia, né chiude la strada alla sua voglia di potere. Che egli continua a percorrere ideando una congiura su cui ritorneremo tra breve.


Alle origini di Rimini moderna.
1. Storie malatestiane del XV secolo
1. 5. Note e bibliografia
1. 4. Crisi, dalla dinastia alla città
1. 3. Plebe partigiana e delitti politici
1. 2. Profilo di una città, 1429-1469
1. 1. Premessa. Malatesti, Europa e Chiesa
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