TamTama, "il Ponte", Giugno 2012

Tama 1086, 24.06.2012
Ci vuole un'IMU

Due fatti politici meritano di passare alla storia. Il presidente del Consiglio Mario Monti ha detto d'avere contro i "poteri forti". La ministra Elsa Fornero si è ribellata all'Inps perché contraddetta sul numero degli esodati (senza salario e senza pensione): 65 mila secondo lei, e 390 mila per l'Istituto di previdenza. Monti ha ammesso ciò che noi malpensanti abbiamo sempre creduto in assoluta modestia e senza pretesa alcuna di apparire esperti. La Carta costituzionale diventa talora, se non spesso, un inutile paravento alle manovre oscure di quelli che appunto sono stati sempre definiti i "poteri forti", con un sentimento misto di timore e di terrore. In una democrazia compiuta dovrebbe esistere soltanto il Potere della Legge, non quello balordo dei Mercati che sono diventati la divinità pagana a cui offrire il sacrificio in vite umane di tante persone che, rimaste senza lavoro, sono sull'abisso della disperazione.
Un servizio della Stampa, a firma di Paolo Baroni, ha illustrato come è nato il pasticcio dei 325 mila esodati fantasma, riassumibile in una battuta: "richiesto ufficialmente in Parlamento di fornire delle stime il presidente dell'Inps Antonio Mastropasqua ha detto di non avere numeri a disposizione". Mastropasqua è stato presentato dalle cronache politiche come un tipo intraprendente: ha accumulato venticinque presidenze in vari enti ed organismi per un reddito annuo complessivo di 1,2 milioni di euro.
A questo punto sorge spontanea la domanda su come sia possibile che una sola persona riesca ad arrivare a simili traguardi da record universale. Se succede soltanto in Italia è perché noi non abbiamo mai introdotto nella burocrazia statale il Quoziente dell'IMU, ovvero dell'Intelligenza Media Utilizzata. Ministro Fornero, mi ascolti: lei vorrebbe azzerare il Mastropasqua, ma è tutta la struttura che fa acqua. L'Inpdap non manda i Cud. L'Inps chiede alle vedove che riscuotevano l'assegno di famiglia, se dopo il decesso del marito è intervenuta separazione legale. Qualche ispettorato vorrebbe punire le novantenni che richiedono ad una cooperativa tre ore di badantato per non aver controllato se la persona inviata a domicilio era "contrattata".
Signora Ministra, lei comprende che i semplici cittadini possono aver molti più motivi di lei per inquietarsi con l'Inps. L'ente non vuole avere contatti diretti con gli utenti, ma soltanto tramite Internet. Per questi fatti, i cittadini potrebbero accusare pure lei. [Anno XXXI, n. 1086]

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA


Tama 1085, 17.06.2012
Piccolo borgo?

Diceva una vecchia canzone francese: che cosa resta dei nostri amori? Anche la politica è sentimento: quale immagine ci lasceranno di loro i nostri Sindaci? Quello di Rimini, Andrea Gnassi, ha tentato il salto in lungo, sollecitato da Lilli Gruber. A lei si è presentato dimenticandosi di cambiare abito. Le vesti che vanno bene a Rimini tra Palazzo Garampi ed il ponte di Tiberio, dove i suoi amici vanno a prendere il caffè, sono inadeguate quando chi osserva vive fuori dalle nostre mura in una platea nazionale.
Oggi i giornalisti hanno caricato i Sindaci di una missione impossibile, mettersi in concorrenza con i segretari dei loro partiti. La necessità di fare spettacolo con le notizie, crea fantasmi che s'aggirano nelle nostre notti, con cortei fatti di pie illusioni e di vere rogne. Ci ha provato uno, il Renzi da Firenze? Allora ci possono provare tutti, pensano le migliori menti della cronaca politica nazionale.
Lo sventurato Gnassi, sedotto dalle luci, rispose alla frizzante Gruber con quel paradosso della Rimini piccolo borgo, che è un'immagine crepuscolare ed evanescente, come il salotto di Nonna Speranza, con il pappagallo impagliato, le scatole senza confetti, o la casa della Signorina Felicita ed il suo odore d'abbandono desolato.
Rimini, quella vera, non s'identifica nell'immagine di piccolo borgo, non lo è mai stata.La colpa non è tutta di Gnassi. Egli è stato messo sulla cattiva strada dalla spicciola cronaca da bar in cui tutto si crea e tutto si distrugge soltanto per passare il tempo, senza stare troppo impegnati con la testa. Da quella spicciola cronaca da bar deriva anche il motto elettorale con cui Gnassi si presentò l'anno scorso alle urne: "Me gnint... e te?". L'oscura frase ha un suo luminoso passato, essendo stata tramandata ai posteri da un illustre tecnico delle luci, Pasquini E' Nein, il quale la narrava con orgoglio nel tentativo di far credere di essere riuscito con quelle parole a smontare il mito di Federico Fellini.
I fatti andarono così. Il grande registra di passaggio a Rimini incontra Nino e gli chiede, con la solita voce soave: che fai di bello? Ed il Nino, tanto per spiegare al Grande Concittadino che nulla valgono i meriti conquistati, se ne uscì appunto con quelle parole ("Me gnint... e te?") che dovrebbero essere, secondo alcuni, una lezione di alta filosofia morale. E che ci sembrano piuttosto il giochetto ironico di chi vuole soltanto demistificare gli altri per prenderne il posto. [Anno XXXI, n. 1085]

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA


Tama 1084, 10.06.2012
Sfasciati

Sedici su 18 Sindaci del Partito democratico il 28 maggio a Rimini hanno protestato con la simbolica restituzione al Prefetto della fascia tricolore che segnala il loro ruolo di Ufficiali di Governo. La protesta era diretta al Governo stesso. Di cui ora si sentono non rappresentanti ma vittime, per l'attuale situazione finanziaria. Dopo il colloquio con il Prefetto Claudio Palomba, sono tornati nelle rispettive sedi con la fascia in tasca e tante preoccupazioni in testa. Mauro Morri (Santarcangelo) sintetizzava ai cronisti: l'Imu colpirà le persone più oneste ed alle prese con nuove povertà. Invitiamo i Sindaci ad utilizzare gli strumenti che la Legge mette a loro disposizione per controllare, con lo Stato, l'onestà fiscale degli amministrati. I nostri Primi Cittadini sono stati imitati il 2 giugno dal collega di Roma Gianni Alemanno che si è sfasciato per la festa della Repubblica, assentandosi dalla sfilata militare.
Le buone intenzioni dei nostri Sindaci sono state premiate da un successo mediatico che ha portato quello di Rimini alla ribalta nel salotto tv di Lilli Gruber il 31 maggio. Andrea Gnassi, immaginiamo, sarà parso una specie di seguace della dottrina fiorentina di Matteo Renzi, il sindaco rottamatore che forse ha stufato un po' con quell'aria da primo della classe che sa tutte le risposte, e distribuisce le merende durante la ricreazione ai collaboratori secondo i meriti riconosciuti. Intanto il suo assessore al Bilancio si è appena dimesso.
E come il buon Renzi anche il bravo Gnassi si è elogiato con due chicche preziose: un ottimo pittore quale assessore alla Cultura, e soprattutto il modello di Friburgo come città dove la gente rinuncia all'auto. Rimini, ha spiegato Gnassi, d'inverno è un piccolo borgo. Ci permetta di aggiungere il famoso e leopardiano aggettivo "selvaggio": con cui condensare tutto l'amore che noi e lui abbiamo per la nostra identità, ma soprattutto per dire senza timore di smentite che, avendo pensato troppo in grande nel passato, non abbiamo poi raccolto granché. C'è stata la crisi economica mondiale, ma il bravo assessore alla Cultura (che sa leggere bene i classici letterari come ha dimostrato nel pomeriggio pascoliano al Museo) non è di Rimini, bensì un prestito di Cesena.
Che significa tutto ciò? Ce lo dicano i politici del passato, non Gnassi che è arrivato adesso. La Politica si fa non soltanto nelle sedi di partito, o tra i gruppi di Amici e Potenti. Le Amministrative insegnano: la gente a vuol partecipare. Qui, non da Lilli Gruber. [Anno XXXI, n. 1084]

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA


Tama 1083, 03.06.2012
Antipolitici, loro

I risultati delle ultime amministrative confermano la vecchia opinione che esse hanno sempre un significato politico. L'esempio più rumoroso è quello della Lega, perdente in 7 ballottaggi su 7, anche se per un solo voto nel caso di Meda. Ci chiedevamo a fine aprile quanto sarebbe durato il mito di Bossi. La resa dei conti è arrivata dalle urne. Maroni non lo ammette e la butta sul ridere ricordano ad Aldo Cazzullo (CorSera) il primo comizio del marzo 1980 a Como con quattro ascoltatori: due agenti della Digos, un impiegato dell'albergo dove erano, ed un tipo che faceva sempre di sì con la testa. E che alla fine tira un pugno in faccia a Bossi: "Era un picchiatore fascista".
La sconfitta del Pdl è stata direttamente notificata con meritoria chiarezza al segretario Alfano nel convegno dei giovani del partito a Pavia, dove sono volate parole grosse. C'è chi ha detto (era il sindaco della città) che, dopo una batosta come quella subìta, la classe dirigente berlusconiana doveva andarsene a casa.
Il giorno prima, Alfano in diretta dal Senato aveva presentato il fondatore del partito chiamandolo "Presidente della Repubblica". Non eravamo in un'edizione speciale di "Scherzi a parte". Si trattava di un profetico e temerario lapsus che offriva sintesi e scopo dell'incontro: proporre una riforma della Costituzione che porti ad eleggere direttamente il Capo dello Stato.
La bocciatura più impietosa è giunta al Cavaliere da quel vecchio liberale che è Piero Ostellino. Sul CorSera ha scritto che Berlusconi è incapace di realizzare i propri progetti politici, anche per una vanità imbarazzante ed un tratto autoritario che fa torto alla sua gentilezza. La risposta indiretta di Alfano da Pavia è stata di stampo televisivo, alla Maria De Filippi: cercherò nuovi talenti.
Ma ormai i nuovi talenti ci sono già. Sono tutti quei giovani che in tutti i partiti sono emersi anche in sede elettorale, per cancellare l'etichetta di Antipolitica affibbiata a quanti sostenevano la necessità di un ricambio, da chi era saldamente seduto sulle poltrone del Potere. Necessità che è stata condivisa dal corpo elettorale sia con il forte astensionismo, sia con la scelta di facce nuove. Non si tratta di destra, sinistra o centro. I giovani giustamente guardano ai fatti. Come spiega l'Istat, l'Italia è ora molto più povera, crescono soltanto le disuguaglianze. Le amministrative hanno detto a tutti i politici graduati e stagionati, che l'Antipolitica sono loro. [Anno XXXI, n. 1083]

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA


"Riministoria" e' un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", e' da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001. Antonio Montanari, 47921 Rimini, via Emilia 23 (Celle), tel. 0541.740173Riministoria
il Rimino

Antonio Montanari, TamTama
Pagina 1654. 28.05.2012.
Agg. 17.06.2012, 19:06.