Pascoli, un successo sul web.
Vita, poesia, linguaggio di Zvanì, e la storia della Romagna nelle pagine di vari studiosi.

["il Ponte", Rimini, n. 25, 01.07.2012]
Numero speciale de "il Mensile" (altriitaliani.net) sui 100 anni dalla morte di Pascoli. Giovanni Capecchi sottolinea: "A Bologna, quando dal 1906 succede a Carducci sulla cattedra di letteratura italiana, Pascoli sente quasi il dovere di sostituire il maestro anche nella funzione civile che ha avuto, soprattutto intorno alle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della spedizione di Garibaldi in Sicilia e dell'unificazione nazionale". Nello stesso tempo, in alcuni versi, "parla della vanità del tutto, anche della storia".
Francesca Sensini tratta del classicismo in cui Pascoli trova la conferma di una visione della vita che smentisce i miti del Positivismo. Il dolore che ci attende deve però ispirare "un agire volto a contrastare il male e improntato ad un sentimento di fratellanza e di amore universali (Pascoli impiega il termine, di ascendenza cristiana, di agàpe, amore fraterno)".
Véronique Youinou interviene sul linguaggio, "dal fanciullino alla poesia del mistero": "Il poeta si distingue per la sua capacità ad ascoltare la voce di quel fanciullino nascosto e a dialogare con lui". Nei suoi versi trasmette la sensazione del mistero, che non tutti colgono, "ci vuole un lettore atto a capire una poesia così complessa nella sua apparente semplicità. Chi è quel lettore?". Pascoli ci risponde dedicando i "Nuovi poemetti" ai suoi scolari, insieme fanciulli ed eruditi.
Alice Cencetti tratta del "Delitto Pascoli tra storia e poesia": "Stando alla vox populi, il mandante dell'omicidio era stato Pietro Cacciaguerra, un ricco possidente di Savignano che bramava di prendere il posto di Ruggero Pascoli come amministratore del latifondo" dei Torlonia. Allora in Parlamento i problemi politico-sociali della Romagna erano paragonati alla "più tristemente nota questione meridionale". Si contavano a decine i morti ammazzati sulle nostre strade, "sintomo di un profondo disagio sociale ed economico". Che il governo interpretava "come frutto dell'indole corrotta e sanguinaria dei romagnoli", per giustificare interventi armati contro anarchici e socialisti. Il poeta deluso dalla giustizia, inventa il mito del Passator cortese, di cui si conoscevano violenza e crudeltà. Il brigante ribelle così diventa "il campione di una giustizia alternativa cui affidare la propria struggente ansia di riscatto là dove la giustizia ufficiale aveva meschinamente fallito".
Armando Lostaglio ricorda il soggiorno a Matera fra 1882 e 1884. Capecchi presenta quattro interventi su altrettante poesie, ed un'analisi delle "ombre del contemporaneo": con Pascoli finisce il realismo ed inizia il simbolismo.
Antonio Montanari

Alle pagine di Riministoria su Giovanni Pascoli.

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