dal libro:
"La
Piega. Leibniz e il Barocco" di G. Deleuze, Einaudi, 2004
Capitolo primo
"I piegamenti della materia"
Il Barocco
non connota un'esperienza, ma una funzione operativa, un
tratto. Il Barocco produce di continuo pieghe.
Non è una novità assoluta(...). Ma il Barocco curva e ricurva
le pieghe, le porta all'infinito, piega su piega, piega nella piega. Il
suo tratto distintivo è dato dalla piega che si prolunga all'infinito.
Per prima cosa il Barocco diversifica le pieghe, seguendo due direzioni,
due infiniti, come se l'infinito stesso si dislocasse su due piani: i ripiegamenti
della materia e le pieghe nell'anima. (...)Un labirinto è detto
molteplice, in senso etimologico, poichè ha molte pieghe. Il molteplice
non è soltanto ciò che ha molte parti, ma è anche
ciò che risulta piegato in molti modi. E un labirinto si ritrova,
per l'appunto, ad ogni piano: il labirinto del continuo nella materia e
nelle sue parti, il labirinto della libertà nell'anima e nei suoi
predicati. Se Cartesio non è riuscito a districarsi in essi, è
perchè ha cercato il segreto del continuo in percorsi rettilinei,
e il segreto della libertà nella rettitudine dell'anima, ignorando
tanto le inclinazione dell'anima quanto le curvature della materia.(...)
dal Capitolo
nono "La nuova armonia"
(...) Ma il
Barocco non sirisolve in un fenomeno di moda. Si proietta al di là,
di ogni tempo e in ogni luogo, nelle innumerevoli pieghe dei vestiti che
tendono a riunire i rispettivi indossatori, travalicando i diversi atteggiamenti,
sormontando le contraddizioni corporee, e facendo emergere le loro teste
dall'onda delle stoffe come quelle di altrettanti nuotatori.(...)
(...) L'Arte
diventa Entità sociale, spazio sociale pubblico, affollato di danzatori
barocchi. Forse, solo nell'informale moderno ritroviamo questo piacere
di situarsi "tra" due arti, tra pittura e scultura, tra scultura e architettura,
per raggiungere un'unità delle diverse arti attraverso la "performance",
per catturare infine lo spettatore stesso nella performance. Piegare-dispiegare,
avviluppare-sviluppare sono le costanti di quest'operazione, al giorno
d'oggi come al tempo del Barocco(...)
|
dal libro:
"Nuove
Bidimensionalità" di A. Imperiale, testo e immagine
Superfici
piegate
(...) Gli architetti
sono rimasti affascinati specialmente da La piega.Leibniz e il Barocco
di Deleuze e da Millepiani. Capitalismo e schizofrenia (Deleuze e Guattari),
e l'interesse crescente per la teoria delle catastrofi (la geometria delle
trasformazioni spazio-evento) e per la nuova teoria biologica ha portato
in primo piano il tema della morfogenesi. Nei loro scritti, gli architetti
si sono appropriati di molti termini che derivano dal lavoro di Deleuze
- "affiliazione", "spazio fluido e stirato", "piega", "flessibilità".
L'assimilazione
di questi termini nel pensiero e nella pratica architettonica ha condotto
a cambiamenti significativi nel modo in cui gli edifici vengono concepiti
in relazione all'ambiente circostante. Anzichè promuovere una serie
di collisioni e di spazi inconciliabili come risultato di un'architettura
eterogenea, l'influenza del pensiero di Deleuze ha promosso transizioni
spaziali più fluide, scambi interattivi attraverso connessioni casuali
e temporali che esistono all'interno del sito edificato. |
Apro questa
pagina citando dai due libri alcune fra le cose che più mi hanno
affascinato. Talvolta le parole hanno una forza straordinaria nel descrivere
le operazioni di modellazione delle forme. Che l'architettura contemporanea
si stia occupando sempre di più della superficie, è un dato
di fatto. Naturalmente possiamo vedere questa situazione, come "metafora
della superficialità" e dell'attenzione ai cosiddetti aspetti esteriori,
oppure possiamo fare un salto e ritrovare in questo atteggiamento culturale
nuovi e fecondi modi di leggere le forme e la loro genesi. Io opto per
questa seconda opportunità e credo che metaforicamente la piega,
fatto che evoca una suscettività di elementi bidimensionali, sia
come lo schermo piatto di un computer luogo della sperimentazione per eccellenza.
In architettura
parole chiave come guscio, involucro, vengono sempre più usate in
luogo del vecchio termine facciata. Operazioni di stratificazione, di avviluppamento
dei materiali, sembrano impossibili senza una superficie. La superficialità
quindi paradossalmente è la condizione per il manifestarsi della
profondità. Come tutti sappiamo, fino a qualche anno fa, ancora
si poteva cogliere anche nelle aule universitarie un tacito disprezzo per
il Barocco. Io invece credo che le analogie con quello che sta accadendo
ora siano molteplici. Il Barocco è innanzitutto movimento e sforzo
costante di liberazione delle forme. Si direbbe che costrette però
dal tempo in cui si manifestano a permanere entro certi schemi, le forme
si pieghino quasi a sfuggire. Il Barocco è musica, proiezione verso
l'infinito, disperazione per la perdità di un centro, ma anche accettazione
per un mondo dai possibili centri. Le prospettive Barocche fuggono verso
l'Orizzonte, quelle Rinascimentali rimagono nelle cornici.
L'architettura
contemporanea si muove e si piega verso l'eterogeneità del mondo,
e assume come strumento di conquista, per piegarsi verso le differenze
e le occasioni, il computer.
Ma piegamento
e dispiegamento, sono anche parole che intervengono "come accidenti", in
quello che a lezione abbiamo definito come modello diagrammatico, o anche
come modo per ottenere un... volume. |