Rilevamento Geologico dell'area circostante Sega di Ala

Cap. 3 - SUCCESSIONE STRATIGRAFICA

Le formazioni rocciose affioranti in questa zona sono quelle carbonatiche del Mesozoico comprese tra la parte sommitale della Dolomia Principale (Trias sup.) e la parte basale della Scaglia Rossa (Cretaceo sup.).

A queste si devono aggiungere i basalti dei camini vulcanici terziari ed i depositi quaternari.

Dolomia Principale (Norico-Retico?)

Affiora lungo il versante sinistro della Val d'Adige, con la parte superiore, per uno spessore di circa 500-600 m.

Si tratta di dolomie in strati, di colore chiaro, a volte cariate e friabili. L'ambiente di formazione è quello di piana tidale.

Gli strati, infatti, mostrano una organizzazione ciclica formata, in sequenza, da livelli di ambiente subtidale, intertidale e sopratidale.

Il limite superiore, con la Formazione dei Calcari Grigi, è graduale e transizionale ed è difficilmente riconoscibile in campagna: c'è una continua alternanza di calcari e dolomie chiare in strati da qualche decina di cm a 1-2 m.

Calcari Grigi di Noriglio (Lias inf.-medio)

Calcari micritici, dolomie e calcari oolitici fittamente stratificati con strati argilloso-marnosi che si intercalano. Sono presenti numerosi livelli ricchi di fossili: lamellibranchi, brachiopodi e gasteropodi; nei livelli marnosi, talvolta bituminosi, si possono rinvenire resti di flora continentale; nella parte superiore sono caratteristici alcuni banchi a Lithiotis problematica.

L'ambiente sedimentario è quello di laguna costiera, su una piattaforma carbonatica, con un clima caldo, ma non arido (CLARI, 1975). Anche in questa formazione è possibile riconoscere una successione ciclica, con sedimenti di ambiente subtidale, intertidale e sopratidale.

La potenza della formazione è di circa 450 m.

Formazione di Tenno - Gruppo di S. Vigilio (Lias sup.-Dogger inf.)

Vengono distinte, in questa formazione, due facies: una basale ed una superiore.

La facies basale è formata da marne e calcari marnosi a strati sottili, prevalentemente di colore grigio. L'ambiente deposizionale è di bassa energia e di mare aperto (BARBUJANI, BOSELLINI & SARTI, 1986).

Superiormente poi è presente una facies "sabbiosa" in cui si trovano calcareniti oolitiche e/o encrinitiche di colore giallo-ocra e nocciola. L'ambiente di sedimentazione di mare basso, dove predomina l'azione delle correnti.

Delle due facies, io ho riconosciuto facilmente quella calcarenitica, gialla, con abbondanti resti di crinoidi ed ooliti. La potenza è di circa 40 m.

Oolite di S. Vigilio - Gruppo di S. Vigilio (Dogger inf.)

E' la classica Oolite di S. Vigilio, prevalentemente bianca, con ooliti e bioclasti; il selezionamento delle ooliti è molto elevato; spesso è presente una stratificazione incrociata a scala medio-grande, negli strati di spessore anche superiore al metro.

L'ambiente di sedimentazione è quello di margine di piattaforma, con elevata energia.

La potenza che ho potuto rilevare è di circa 70-80 m.

Il limite superiore, con il Rosso Ammonitico veronese, è sempre netto e chiaramente individuabile, spesso anche da una certa distanza, per il diverso ritmo della stratificazione.

In qualche occasione, al tetto dell'unità, ho potuto riscontrare un livello di pochi centimetri di colore rosso-rosato, presumibilmente riferibile all'hard-ground sommitale presente nell'Oolite di S. Vigilio.

Rosso Ammonitico Veronese (Dogger p.p.-Malm p.p.)

Il Rosso Ammonitico Veronese è una formazione di ambiente pelagico, con delle sequenze condensate, rappresentate generalmente da livelli ad hard-ground.

Questa formazione viene suddivisa in tre membri; quello inferiore è formato da calcari pelagici nodulari, di colore rosso-rosato, bianchi al letto presso il contatto con l'Oolite di S.Vigilio; il membro intermedio corrisponde alla Formazione di Fonzaso del Veneto orientale ed è stato chiamato Membro Selcifero di S. Giorgio: si tratta di una facies ricca di selce e priva di ammoniti (CLARI, MARINI, PASTORINI & PAVIA, 1984); la facies del membro superiore è simile a quella del membro inferiore: sono calcari nodulari di colore rosso-rosato con stratificazione di spessore per lo più centimetrica, fitta e regolare.

Io ho potuto suddividere il Rosso Ammonitico Veronese nelle tre parti basandomi esclusivamente sulla morfologia; infatti, mentre il membro superiore e quello inferiore affiorano bene formando pareti, quello intermedio non affiora e corrisponde ai prati che si interpongono tra le due cornici rocciose. Solo in pochi casi ho potuto verificare, in piccoli affioramenti non cartografabili, l'abbondante presenza di selce della facies intermedia.

La potenza totale della formazione che si può ricavare dalla letteratura è di circa 25-30 m; io ho riscontrato uno spessore maggiore che talvolta raggiunge anche i 50 m circa.

Il membro inferiore presenta una potenza media di circa 10 m, mentre quello superiore arriva a circa 15 m. Il paesaggio formato dalle pareti di roccia di questi due membri del Rosso Ammonitico è molto caratteristico e suggestivo e viene anche indicato con il termine di "città di roccia" (SAURO, 1973, pag.46). Esempi molto belli si possono vedere nella valletta a sud di Malga Lavachietto e nei dintorni della Baita Roccopiano.

Per quel che riguarda il membro intermedio, ho rilevato una potenza di circa 10-15 m.

Biancone (Malm sup. p.p. - Cretaceo sup p.p.)

Calcare micritico bianco, di ambiente pelagico, con tipica frattura concoide; la stratificazione è regolare, piana, spesso con intercalazioni marnose. Abbondanti i noduli e le lenti di selce; presenti anche livelli pelitici nerastri. La potenza media è di circa 100-150 m.

Il limite inferiore è graduale; al passaggio dal Rosso Ammonitico al Biancone si osserva una progressiva diminuzione della nodularità e della colorazione rossastra che diventa, via via, più bianca. In campagna, per stabilire il limite, io ho adottato un criterio per lo più morfologico posizionandolo dove terminavano gli affioramenti del membro superiore del Rosso Ammonitico. La morfologia del Biancone, infatti, è quella di prati e pascoli su dossi arrotondati e ciò è dovuto alla scarsa resistenza che questa formazione oppone agli agenti erosivi. Gli unici affioramenti di una certa estensione sono quelli che si trovano lungo gli scassi stradali.

Scaglia Rossa (Cretaceo sup. p.p. - Paleocene p.p.)

Si tratta di calcari micritici rossi fittamente stratificati, di ambiente pelagico, più o meno marnosi e a volte con selce.

Nella mia zona gli affioramenti di Scaglia Rossa sono due, si trovano entrambi lungo il confine meridionale dell'area di rilevamento e sono molto limitati. Sono gli affioramenti di Malga Pealda, nell'angolo sud-occidentale della Sottotesi, e di Malga Boldera, circa 2 km ad est del precedente.

Nel secondo caso sembrerebbe trattarsi di una massa non in posto; questo è stato dedotto dalle giaciture discordanti e dal ridotto spessore che appare avere il Biancone sottostante. Sia da questo che dall'altro affioramento si sono staccati dei blocchi che sono poi scivolati lungo i versanti sottostanti.

Rocce effusive (Paleogene)

Sono i basalti dei camini vulcanici appartenenti al magmatismo Terziario del Veneto occidentale e del Trentino meridionale.

Il periodo in cui si verificarono gli eventi vulcanici, in questa zona, è l'Eocene (ARTONI & REBESCO, 1990).

Nell'area da me rilevata ne ho trovati due per i quali, però, è stato impossibile stabilire esattamente il limite con le rocce incassanti. Essi si trovano in mezzo ai prati del Biancone e morfologicamente non mostrano nessuna evidenza; se ne deduce la presenza per il fatto che si notano tra l'erba frammenti rotondeggianti e blocchi basaltici.

E' per questo motivo, quindi, che sulla carta sono stati segnati con un contorno tratteggiato.

Depositi quaternari

Sono stati considerati cinque tipi di depositi di età quaternaria:

- corpi di frana in massa;

- detrito di versante;

- depositi colluviali fini sul fondo delle depressioni;

- depositi alluvionali;

- depositi morenici.

- I corpi di frana in massa sono costituiti da grandi blocchi rocciosi dei quali si è ancora in grado di riconoscere l'originaria stratificazione; le dimensioni vanno da qualche metro a qualche decina di metri. Si può dedurre l'avvenuto movimento gravitativo soprattutto per il fatto che le giaciture si presentano molto variabili e discordanti tra loro. Nell'area studiata questi corpi riguardano esclusivamente la Formazione della Scaglia Rossa.

- Il detrito di versante è costituito da frammenti spigolosi delle formazioni presenti sui versanti stessi (Gruppo di S. Vigilio, Rosso Ammonitico e Biancone nella parte alta della zona in studio; Dolomia Principale, Calcari Grigi e Gruppo di S. Vigilio lungo la scarpata dell'altipiano); le dimensioni dei clasti vanno da qualche centimetro a qualche decimetro; gli spessori dei depositi sono spesso modesti, come anche l'estensione areale.

- I depositi fini sono materiali colluviali accumulati sul fondo delle vallette; sono costituiti da sedimenti limoso-argillosi con frequenti clasti di selce, residui insolubili delle formazioni carbonatiche. Sul terreno, una osservazione precisa della loro estensione non è semplice per cui sono stati segnati basandosi sull'analisi delle fotografie aeree, dopo aver osservato, in campagna e sulla carta topografica, le zone dove con maggior probabilità si potevano trovare.

- I depositi alluvionali sono quelli deposti dal fiume Adige: si tratta di depositi ghiaiosi e sabbiosi terrazzati poi dal fiume stesso. Interessano solamente una piccola porzione settentrionale dell'area da me rilevata (angolo nord-occidentale della carta).

- Per quanto riguarda i depositi morenici, vengono qui considerati solamente quelli presenti sui versanti dell'altipiano dei Lessini e non quelli presenti, in grandi quantità, sul fondo valle e che non sono stati distinti dai depositi fluviali ai quali sono associati. Secondo SAURO (1973), il ghiacciaio dell'Adige, durante la glaciazione wurmiana, non arrivava ad interessare la parte sommitale dell'altipiano in quanto non superava mai i 1200-1300 m di quota, ma riusciva solo a ricoprire la scarpata dell'altipiano stesso.

Poco ad ovest della zona da me rilevata si trovava invece un ghiacciaio locale che occupava la parte nord-orientale degli Alti Lessini (Monte Castelberto - Monte Tomba).

Sotto Cima Borghetto e sotto a Malga Barognol SAURO (1973), nella sua carta geomorfologica, riporta due modesti depositi morenici legati al ghiacciaio dell'Adige.

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Ultimo aggiornamento: 24 febbraio 2000