Relazione        

 
RELAZIONE “La poesia d’amore, dal medioevo ai nostri giorni” di Anna Marinelli

E’ certamente impresa ardua percorrere un così lungo arco di tempo scegliendo e spigolando qua e là poesie d’Amore” come detta l’argomento scelto per questo nostro primo incontro.

Il mio sarà un percorso indicativo che non ha la pretesa di essere esaustivo o di risultare antologico perché sarebbe difficile se non impossibile, tanto più che i nostri incontri sono finalizzati ad essere quasi un salotto letterario, nel quale ritrovarsi, riunirsi con appuntamenti mensili, onde poter parlare di argomenti che edifichino il nostro spirito, arricchiscano la nostra mente e sollevino i nostri animi.
Siamo bombardati continuamente dalle notizie di cronaca che ci propinano i mass media, da internet ai giornali tradizionali, dai vari telegiornali ai dispacci delle news di agenzia che immediatamente fanno il giro del mondo realizzando appieno il concetto di “villaggio globale” di cui si parla tanto.

Vien fatto di pensare che l’animo umano, L’Essere Umano,l’uomo,la donna, i giovani e persino gli stessi bambini abbiano, oggi più che mai, raggiunto il fondo più bieco e animalesco.
Una famosa poetessa americana in una sua lirica dice che “gli angeli sono dappertutto, l’angelo può essere il tuo vicino di casa, lasciagli la porta aperta, potrebbe bussarti alla porta e trovarla chiusa” ma purtroppo, la recente vicenda di Erba ci fa pensare al nostro vicino più come a un demone omicida che ad un angelo della consolazione.

Abbiamo bisogno di elevare il nostro spirito da queste tristi realtà. Quanti sono convenuti qui, questa sera, sono venuti nella consapevolezza che si parlerà d’altro.
Il nostro incontro di Febbraio ,mese di san Valentino, ci offrirà la possibilità di scoprire come l’animo umano abbia sempre sentito la necessità di esternare i sentimenti d’Amore attraverso la scrittura e la parola poetica.


Sappiamo che le prime 2 correnti letterarie si definivano “Scuole”
Ovvero “La scuola siciliana” “La scuola Fiorentina” ;la terza e la più importante nacque verso la fine del Duecento e l’inizio del Trecento a Bologna da Guido Guinizzelli, ma ebbe in Dante Alighieri il suo maggiore rappresentante.
Questa nuova Scuola letteraria si chiamò del “Dolce stil novo”, ovvero una scuola costituita da cuori gentili capaci di esprimere una poesia nella quale l’amore e la donna sono visti in modo tutto nuovo rispetto alle scuole precedenti.
L’Amore assume una dimensione spirituale e non può nascere che da cuori gentili, cioè nobili, e virtuosi. La donna è considerata un angelo, una creatura perfetta capace di suscitare nell’uomo sentimenti profondi ed elevare la sua anima a Dio: Beatrice fu quell’angelo per Dante, la scala per fargli raggiungere la Rosa mistica del Paradiso. Il luogo dove regna sempiterno il DIO AMORE.

IL MEDIOEVO

Il Medioevo fu un periodo, di quasi dieci secoli che Petrarca definì il Periodo delle tenebre o “dei secoli bui” costellato da eventi bellici, da una successione infinita di Papi, di Imperatori, di lotta alle streghe. Si, perché le donne che manifestavano qualche capacità innata erano viste come streghe.

La donna era considerata o un angelo o un demone.
Alle donne non era permesso accedere all’istruzione. Leggere e scrivere era privilegio delle sole donne provenienti da famiglie facoltose, principesse o monache.
Per questo motivo molte donne sceglievano la via del convento. Andando in convento si poteva accedere all’alfabetizzazione in quanto necessaria per poter celebrare la liturgia delle ore, leggere i sacri testi, recitare preghiere.
Rifugiandosi nei conventi le donne potevano raggiungere un potere temporale simile a quello dei Vescovi, diventando Badesse.

In questo periodo sorsero delle figure di donne scrittrici cosiddette “beghine”
le quali a motivo dei loro scritti venivano perseguitate, condannate e mandate al rogo come eretiche.

In verità queste donne venivano suggestionate dai testi sacri che leggevano e ne restavano affascinate, scrivendo a loro volta. Alla base di questo, che fu un vero movimento culturale, c’è il “Cantico dei Cantici” il poema dell’Antico Testamento che fu trattato autorevolmente da San Bernardo.
La lettura di questo testo suggestionò notevolmente le mistiche e attraversò tutta la loro produzione e la loro spiritualità.
Le beghine erano in un certo senso delle religiose che non prendevano i voti, non si riunivano in monasteri riconosciuti dalla Chiesa, non avevano una loro “regola”. Le maggiori esponenti di questo movimento, che si diffuse in Francia, in Belgio ,in Germania e in Italia, furono Ildegarda di Bingen, Margherita Porète, Giuliana di Norwich, Matilde di Magdeburgo.

All’interno della Chiesa sorsero invece Caterina da Siena , Teresa d’Avila , così come Chiara d’Assisi.
Caterina da Siena fu dichiarata “dottore della Chiesa” e fu definita “la mistica della politica” in quanto, analfabeta, scrisse oltre 300 lettere a personaggi influenti dirimendo controversie nelle complesse vicende storiche del suo tempo, facendo opera di convincimento, erigendosi a difesa di diritti sociali. Scrisse persino al pontefice massimo della Chiesa costringendolo/o convincendolo a lasciare Avignone , dove si era rifugiato, per far ritorno alla sua sede romana. 
È un fatto "miracoloso" che una donna, di origini plebee, potesse nel lontano secolo XIV, intrattenere una corrispondenza politica con i potentati del tempo, ai quali si rivolgeva con tono di fermo comando, pur senza nulla perdere della sua abituale umiltà: la sua eloquenza era visibilmente dettata dall'Amore Supremo di Dio
Le sue opere più famose sono infatti le "Lettere", delle quali ben 381 sono giunte fino a noi. mente nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni.
Anche Teresa D’Avila scrive cose di efficacia straordinaria a riguardo di quell’amore cortese che è una predominante delle mistiche del medioevo come il celeberrimo “ vivo, ma in me non vivo, vivo nel mio Signore, per sé mi volle e brucio,per lui d’intenso ardore…” e ancora, “ è tanto il bene che dopo morte imploro, che mi sento morir perché non moro …”

Ma non solo d’amore mistico seppero scrivere le donne, ma anche d’amor profano, infatti nel 1400, secolo dell’Umanesimo e di splendide figure artistiche sorte in tutta Europa, emergono anche qui voci femminili di tutto rispetto come: Lucrezia De Medici, Barbara Torelli, Gaspara Stampa, Isabella Morra.

La vicenda umana di Isabella Morra profuma quasi di leggenda.
Si colloca territorialmente in Lucania, nella zona del Valsinni.

Praticamente prigioniera dei fratelli che nutrivano per lei una gelosia morbosa, morì in seguito alle percosse di costoro, allorquando scoprirono che la giovane donna aveva intrapreso una corrispondenza d’amore con un nobile di origine spagnola, ricco possidente terriero, che confinava con le terre dei Morra.
In seguito anche il precettore di Isabella che aveva fatto da intermediario allo scambio epistolare tra i due innamorati , fu assassinato. Poco dopo la stessa sorte colpì anche il nobile spagnolo. Gli scritti di Isabella, rinvenuti in casa di costui,ovvero i preziosi reperti o brandelli d’anima di quella poetessa, giunti fino a noi, sono stati definiti da Benedetto Croce “una testimonianza di Poesia Immortale."

Ma non vorrei privilegiare la scrittura al femminile in questo mio breve escursus sulla poesia d’amore e nemmeno privilegiare le figure di poetesse italiane.
Vi parlerò ora di due poetesse straniere. Una inglese dell’800 ed una americana. Quest’ultima è senza dubbio la più grande poetessa americana mai esistita. La più famosa, dopo la fama che fu di Saffo nell’antica Grecia.

Elizabeth Barrett e Emily Dickinson.

Elizabeth Barrett visse 40 quasi da reclusa , e questo costituisce il sottile filo del destino che la unisce alla seconda poetessa, ovvero Emily Dickinson, di cui vi parlerò, brevemente, in seguito.
Elizabeth visse per 40 anni nella stessa casa, anzi nella stessa stanza. Una caduta da cavallo, in tenera età, offrì al padre il pretesto per estraniarla dal mondo. La giovane Elizabeth trasse consolazione dai libri, dalla scrittura e da pochissime persone che la potevano avvicinare. Le cose che scriveva però, la fecero rimbalzare nei salotti culturali di allora; se ne facevano portavoce una cara amica, forse una dama di compagnia, ed un suo cugino.
Il padre era il suo più accanito estimatore, la qual cosa non gli impediva però di essere anche il suo aguzzino. Finché un giorno, giunse alla poetessa una lettera di un affermato scrittore, Robert Browning, nella quale dichiarava tutta la sua ammirazione per ciò che ella scriveva. Fin dalla prima riga di questa lettera, però trapelava una vera e propria dichiarazione d’amore. E la storia che ne nacque fu una delle più importanti del secolo diciottesimo.
Infatti la poetessa trovò nell’amore di Robert Browning la forza interiore di abbandonare la dimora paterna, sfidarne la temuta autorità e seguire il suo amato.

Emily Dickinson, invece, scelse volontariamente di appartarsi dal mondo e di vestire sempre di bianco in segno della totale consacrazione della sua anima alla Poesia. Emily, si relazionava però col mondo esterno scrivendo una serie infinita di lettere in cui amava accludere le sue poesie, le quali, per tutto il tempo della sua vita restarono “inedite” tranne qualche sporadica apparizione nelle colonne di giornali e riviste, avvenuta anche a sua insaputa. Notissimo il suo amore per il “Reverendo”Charles Wasdsworth che Emily amò senza essere riamata e che vide solo 2 volte in tutta la sua vita.
Alla sua morte la sorella Lavinia rinvenne oltre 1775 poesie amorevolmente raccolte in fascicoletti, datate e numerate.
Quando decise di sottoporle ad un noto scrittore per averne un parere, questi, pur complimentandosi per la vivacità intellettuale che traspariva da quelle pagine, dichiarò che le liriche della Dickinson, a suo parere, erano “impubblicabili”. Si era nel 1886. La scrittura di Emily apriva un nuovo percorso alla Poesia, ella aveva dato inizio alla Poesia Contemporanea, liberandola dai vincoli riduttivi e condizionanti della metrica.

Antonia Pozzi

Non sappiamo molto della vita di questa scrittrice, e nessuna delle sue opere venne pubblicata prima della sua morte. Anima schietta e sensibile, cresciuta in un'elegante casa di Milano, ebbe sempre un carattere solitario, passando la maggior parte del suo tempo chiusa nella sua camera senza però arrivare alla totale segregazione della Dikinson. Al liceo, instaurò una relazione molto profonda con il suo professore di latino e greco, che divenne senza dubbio il grande amore della sua vita. La forte opposizione della sua famiglia alla relazione, però, le impedì di sposarsi. La perdita dell'amato, e la conseguente impossibilità di avere un figlio da lui, segnarono per sempre la vita della scrittrice.

La più grande poetessa italiana del secolo è senza dubbio Alda Merini.
Alda Merini inizia a comporre le prime liriche a quindici anni e il primo, autentico incontro con il mondo letterario avviene l'anno successivo, quando una cugina di Ada Negri, sottopone alcune delle sue poesie a Angelo Romanò che, a sua volta, le fa leggere a Giacinto Spagnoletti, considerato tuttora il primo scopritore della poetessa. Proprio nel '47 la Merini inizia a frequentare la casa di Spagnoletti, dove conosce, fra gli altri,Giorgio Manganelli che fu un vero maestro di stile per lei, oltre che suo primo grande amore .
Ma il '47 è anche l'anno in cui si manifestano i primi sintomi di quella che sarà una lunga malattia. Già dai suoi primi componimenti si intuiscono quelli che saranno motivi ricorrenti nella poetica della Merini: l'intreccio di temi erotici e mistici, di luce e di ombra, il tutto attraversato da una concentrazione stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più immediata, intuitiva. Nel '53 sposa Ettore Carniti dal quale ha avuto 4 figli. Alla sua morte avvenuta nel 1981 rimasta sola, la Merini inizia un'amicizia a distanza con il poeta tarantino Michele Pierri. L'intesa fra i due si fa sempre più forte, malgrado i trent'anni e la distanza che li separano. Nell'83 dedica al poeta, e alla memoria del padre, la raccolta Rime petrose, le liriche Per Michele Pierri e Le satire della Ripa; nell'ottobre dello stesso anno i due si sposano e la Merini si trasferisce a Taranto. Pierri — il quale era stato medico prima di dedicarsi interamente alla poesia — si prende cura di lei e nell'85 nascono le liriche della raccolta La gazza ladra. Sempre nello stesso periodo la Merini completa la stesura del suo primo testo in prosa "Diario di una diversa ", nel quale la devastante esperienza dell'internamento viene descritta in una prosa dal forte accento lirico .
Nell'86 fa ritorno a Milano e riprende a frequentare gli amici di un tempo. Destino di questa donna fu, e continua a essere, quello di aver nuotato a lungo controcorrente, quello di aver amato, con passione, con ferocia, con rabbia e riposo. Giorgio Manganelli ebbe a dire di lei “la sua scrittura è impegnata nella ricognizione dell’inferno” Ora c’è persino chi trova in essa le riverberazioni di una poesia “mistica“ a significare quanto cammino abbia compiuto la parola poetica di questa donna singolarissima.

Tra le Poesie d’Amore scritte da poeti di sesso maschile non c’è che la difficoltà della scelta. Non c’è antologia sulla poesia d’amore che si rispetti
che non includa almeno due poesie di Prevert, o Boudelaire o di Verlaine, di Neruda, di Montale, di Tagore, di Gibran di Hikmet.

Quella del turco Hikmet è permeata da una bellezza straordinaria.
In Hikmet la poesia d’amore non rifugge dalle sue vicende personali di perseguitato politico, per Hikmet la donna e la patria sono una cosa sola, le sue più belle liriche traggono in inganno, non si comprende mai bene se le parole d’amore, espresse in uno stile colloquiale, sono rivolte ed una donna o ad una terra , la sua terra.

Mentre per i poeti francesi la poesia d’amore viene espressa in tinte forti, sanguigne e sensuali, Tagore e Gibran raggiungono una intensissima tensione spirituale. L’amore non è solo sentimento ma Persona. E’ Dio stesso che chiama uomini e donne da ogni latitudine e li attira a Sè in virtù di quell’Amore che da solo, per dirla con Dante, muove il sole e le altre stelle.


Anna Marinelli

 

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