Relazione  

 
 LA PRIMAVERA NEI VERSI E  NELLE  NOTE  -  Relazione di Anna Marinelli

“Nella Primavera di quell’ anno meraviglioso, mi trovavo a Beirut. I giardini erano pieni di fiori di Nisan, e la Terra era ricoperta da un verde tappeto d’erba: tutto era simile ad un segreto della terra rivelato al cielo. Gli aranci e i meli simili alle Uri, o spose mandate  dalla Natura ad ispirare i poeti e ad eccitare l’immaginazione, indossavano bianche vesti di fiori profumati.
 
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La primavera è bella dovunque, ma in Libano è ancora più bella…
E’ uno spirito che vaga intorno alla Terra ma si libra sul Libano e conversa con Re e Profeti,
canta con i fiumi i canti di Salomone, commemora con i sacri Cedri il ricordo dell’antica gloria….
La mia città, libera dal fango dell’Inverno e dalla polvere dell’Estate è simile ad una sposa in primavera o ad una sirena seduta lungo la riva di un ruscello ad asciugarsela pelle levigata sotto i raggi del sole…”

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Forse fu questa la pagina galeotta che mi ha fatto assegnare all’argomento “Primavera” la tematica di questo incontro. Una Primavera che fu galeotta anche al poeta Gibran  perché in questa magnifica stagione descritta con accenni altamente lirici e in questa pagina,  tratta dal suo Romanzo

 “ Le ali spezzate”, l’autore descrive la stagione nella quale conobbe Selma, la donna amata.

Ecco con quanta liricità si può parlare di primavera, quella primavera che è tema tanto amato da

Artisti di tutte le epoche: Mito e stagione di bellezza e di rinnovamento, stagione antica e sempre diversa, soprattutto per chi sa guardare il mondo con occhi sempre nuovi.

Gli aspetti della primavera in campagna vengono descritti da John Steinbeck nell’opera “ Il Cavallino rosso” quasi con accenti pittorici e cromatici che srotolano davanti agli occhi del lettore quadri policromi usando i colori del linguaggio.

“ …il pomeriggio primaverile era tutto verde e oro. Sotto i grandi rami delle querce le piante crescevano pallide e alte, e su per i colli i pascoli erano densi e lucidi. I cespugli di salvia splendevano con le nuove foglioline d’argento e le querce parevano incappucciate da un verde dorato. Dalle colline spirava un così intenso profumo d’erba che i cavalli nei piani galoppavano pazzamente e poi… si arrestavano, come presi da meraviglia…”

 La poetessa russa Anna Achmàtova descrive la primavera in una parte del mondo dove la primavera è impensabile, quella della steppa, in quel clima gelido delle zone nordiche eppure anche lì gli occhi sensibili della poetessa paiono penetrare come con l’aiuto di un laser le profondità della terra, dove ,il prato è come un figlio pronto per venire alla luce: 

Prima di primavera

Prima di primavera c’è dei giorni
che alita già sotto la neve il prato
che sussurrano i rami disadorni,
e c’è un vento tenero e alato.

 Il tuo corpo si muove senza pena,
la tua casa non ti pare più quella,
tu ricanti una vecchia cantilena
e ti sembra ancora tanto bella…

E’ sorprendente come la poesia riesca a dipingere col solo strumento della parola poetica, ella ha un’unica vocazione, cioè quella di trasmettere il proprio messaggio, tanto il significato semantico delle parole quanto il suono e il ritmo che queste imprimono alla frasi.

La poesia quindi ha in sé alcune qualità della Musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d’animo in modo più efficace della prosa. La poesia non è tenuta ad avere un significato necessariamente

Compiuto, o meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia. L’altra parte non è verbale ma emotiva. Quando invece di leggere una poesia l’ascoltiamo dalla voce di un attore la poesia subisce il fenomeno della dimensione teatrale. Il lettore interpreta il testo dandogli una nuova dimensione: la dimensione teatrale, con il suo modo di leggere, con il linguaggio del corpo ( gestualità, vocalità, ecc.)

 La Poesia, la Pittura, la Musica sono i linguaggi più adatti a parlarci della primavera

per descriverci “visivamente” la primavera.

Nella pittura, celeberrimo è l’opera di Sandro Botticelli, il quale rappresenta questa lieta stagione dandole le sembianze di una leggiadra e bellissima fanciulla. Le stagioni, infatti, erano concepite

come creature divine, protettrici della vegetazione e custodi dei fenomeni metereologici. Portatrici di influenze benefiche per i mortali, soprattutto nel campo della fecondità e della salute e simboleggiano la bellezza femminile. Sono spesso raffigurate in gruppo, vestite con abiti leggeri, al seguito di Afrodite. Sono sempre danzanti, e qui è giocoforza pensare e richiamare alla mente la straordinaria Musica di Vivaldi nei suoi quattro movimenti , uno per ogni stagione.

L’iconografia delle Stagioni rimane costante fino al Rinascimento, periodo nel quale questo tema  è molto utilizzato per decorare interni di case patrizie, decorazioni pavimentali, o addirittura sarcofagi, fino a quando non si cominciò a descrivere le stagioni abbinandole a seconda della mutevolezza della campagna e dei lavori agricoli. Poi  venne il “rivoluzionario” Giuseppe Arcimboldo, il quale inventò una particolare iconografia in cui i “ritratti” delle personificazioni stagionali, Primavera, Estate, Autunno, Inverno sono composti con i prodotti e i frutti della terra. Composizioni grottesche che ebbero una grande fortuna tra il 16° e il 17° secolo.

Nella Letteratura

Nella Letteratura troneggia l’opera di Lucrezio “ De rerum natura”

 Consistente in un trattato di ben 6 libri nei quali il filosofo parla della Primavera e la descrive come Venere  dea della bellezza e dell’amore, che tutto ridesta al suo passaggio. Con l’avvicinarsi della primavera il cuore dell’uomo è pervaso da un senso di ansia e di attesa:un’attesa che prelude alla gioia e alla felicità.

L’aria è calda e tiepida, c’è voglia di uscire dal periodo buio e freddo dell’inverno:. “ perché Tu da sola, o Primavera, governi la natura delle cose. E nulla senza di Te può sorgere alle divine regioni della Luce: nulla senza di Te può prodursi di così lieto e amabile…”

E’ evidente che nell’animo dell’autore c’è trepidazione: c’è attesa per il carico di aspettative che la bella stagione porta con sé.

Tutta la Natura partecipa ed è protagonista di questo Risveglio. Lucrezio fa smuovere tutti: i fiumi, gli uccelli, gli alberi. Tutte le creature viventi si ridestano e persino gli dei gioiscono per questo evento magnifico.

 La descrizione di Lucrezio in questa imponente opera è molto forte, appare come un quadro in movimento, un risvegliarsi dal letargo invernale con i sogni ancora intatti, quasi ibernati in attesa di tornare alla luce. Alla vita.

Quasi si percepisce il movimento del Bosco magico di Shakespear, descritto nel “sogno di una notte di mezza estate”: quasi si coglie quel prato che respira sotto una coltre di neve, descritto da Anna Achmàtova .

 Mi piace riportarvi quanto scrive una poetessa indiana sulla festa della primavera:il giorno in cui la gioia deve prevalere su tutti gli altri sentimenti.

Dovremmo oggi ricordare i dolori?
Oggi che c’invita la bella stagione
Benedetta dei fiori?
Chiediamo in prestito il canto degli uccelli
e la danza dell’onda leggera.
Verranno i giorni di tristezza e di pianto:
ma oggi no, oggi è Primavera!

Non è tempo per ricordare le cose passate, c’è voglia di nuovo, il pesco fiorito, il mandorlo che lascia cadere i suoi candidi petali ispirano il poeta che li immagina come stelle cadute sulla terra e, nottetempo, il poeta vorrebbe andare a raccogliere quelle stelle cadute insieme alla sua amata. In una lirica Giapponese invece il poeta esprime un sentimento di ammirazione che sconfina nel sacro:

“ spezzarti per portarti via,
 sarebbe troppo doloroso
o fior di ciliegio: piuttosto sotto i tuoi petali rosa
starò ad  ammirarti
fino al tuo appassire”…

In un sonetto di Shakespear  si identifica maggio,ovvero il mese primaverile per eccellenza, con la persona amata, anzi la bellezza di lei supera quella della lussureggiante stagione.

Anche Shakespear  , come Lucrezio crede nella potenza della Primavera, nella sua capacità di agire sui nostri desideri e a prescindere dai nostri desideri. Ambedue capirono che sia la Primavera che  la Bellezza e finanche l’Amore non potevano resistere all’usura del Tempo, non potevano competere con il ciclo della Natura, perciò era necessario “creare” qualcosa che sfidasse il tempo. Fu così che presero vita i loro versi immortali che verranno tramandati a generazioni e generazioni di uomini. Finché ci saranno Primavere, Autunni, Vita  e Morte,  la Poesia vivrà nell’uomo e l’uomo attraverso la Poesia troverà la leggerezza dell’essere ed il canto segreto dell’anima che è Sorriso di Dio.

 Anna marinelli

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