Scene di animismo domestico

 

                           

- E l'uomo fece una casa
 
a sua immagine e somiglianza,
 
che attestasse il suo status
 
ascritto, o acquisito col sudore
  
della fronte -_

 1.
A quest'ora il crepuscolo infligge alla casa
penitenze di ore,
simili al calpestio di un puledro
sull'asfalto del giorno resosi d'ovatta.
La casa si fa muta di suoni,
tace anche il sibilo del vento
che non riesce a starne fuori,
ansioso dei suoi tepori.
A quest'ora, il silenzio si fa muro,
e il muro, quaderno di memorie,
da scrollare di chiodi,
e mi assomiglia, la casa, mia sosia,
crogiolante attese,
trasudante sogni di foreste
che agitano chiome
e gonfiano il loro petto d'arbusto
al soffio dei venti.
La mia rivale, oggi, si adorna di orchidee
il niveo collo, che già conta le sue vittime.
  Lei è la mia parte più bella, l'anima
di muro e di pietra che eclissa
la parte più alta del mio io.
Il grande sogno dell'uomo
fin dall'aurora del mondo.
Caverna rifugio dei propri pensieri,
dell'io invisibile
che divide simultanee presenze
con l'io di carne e di fango.

2.
 Nella notte, la dimora dalle ossa di cemento,
 assume connotazioni di sequoia:
 le sue radici si estendono all'infinito,
 come liane sotterranee
 e si nutre dei miei sogni
 e dei sogni dei miei figli
 e dei sogni di coloro
 che prima di me, in essa
 hanno dato corpo ai sogni.
I sogni degli uomini producono energie
 di cui si sfamano gli spiriti
 custodi di tutte le case,
 di tutte le ere,
 fin da quando l'uomo
 cominciava a sfogliare
 le pagine della genesi
 e imprimeva il sigillo del suo pensiero
 sul papiro della storia.

 3.
 Al mattino   è una lepre
 inseguita da battitori del tempo
 in attesa della grande caccia quotidiana.
 Le sveglie, sollevano le loro ciglia
 
emettendo segnali diversificati
 
che scacciano il sonno, impigliato
 
in una tagliola di percalle.
     

 4.
 Quando viene ad abitare un figlio nuovo
 la casa si adorna il petto con un fiocco di raso,
 
come una giovane donna cosciente di seduzione.
 
Il vagito del bimbo

 
è un richiamo d'amore ineludibile:

 Le pareti (nurse di tufo e d'intonaco)
 
cantano, in risposta, nenie antiche
 
chinandosi intorno alla sua culla
 
come ninfe intorno a un narciso
 
sbocciato nella conca di una fontana.
 
E quando il piccolo sovrano s'addormenta,
 
la casa sussurra parole d'amore
 e canta, a boccachiusa, ninne-nanne di Brahms.

5.
Quando un figlio si sposa
la casa ha un fermento di tini,
un'ebbrezza di mosto che pervade coi suoi vapori
tutti gli ambienti, fin dentro le pareti.
Si accatastano negli angoli delle stanze
le sue future proprietà,
e il giorno che le campane annunceranno
il suo trapianto fra altre mura,
ci saranno rimpianti
che percorreranno tutte le sue membra,
come fantasmi portati al guinzaglio dal suo io fanciullo,
rimasto nella casa, clandestino.

6.
Quando muore un abitante della casa, essa
diventa un'arpa senza corde,
un flauto nella cui canna
non si riverserà più il fiato,
fautore del suono.
ogni cosa assume l'immanenza di un sasso.
Le persiane resteranno a lungo
con le braccia incrociate,
rifiutando trattative con il sole.
Se è la madre a morire
si stabilisce l'oligarchia dell'abbandono:
la polvere stratificherà stagioni
che non produrranno frutti,
e i pasti perderanno l'allegria dei mezzogiorni;
le cene intingeranno i loro bocconi
nelle coppe della solitudine più acerba.
Se è un figlio a morire,
le fondamenta della casa saranno minate
da un dolore tellurico
che non sarà lenito
dal sorriso di nessun altro figlio.

7.
Se è la madre, a soffrire,
le mura sembrano contenere una tempesta.
Un mugghiare di marosi impazziti s’infrange sulle pareti.
Se è la madre, ad essere bersaglio del dolore,
la madre che della casa scandì le ore liete,
colei che fu sabbia e clessidra,
vittima e altare, schiava e sovrana,
la casa, sua sosia,
sua anima muta, si piega in due,
come quercia intaccata dalla folgore,
come rosa che si flette sullo stelo.


8.
La notte, gli spiriti folletti
protettori di tutte le case,
vagano in ronde disperate.

Smuovono i ninnoli di cristallo dal torpore,
confortano le bambole abbandonate sui divani,
innaffiano le piante dei poggioli.

Poi, soddisfatti, sfilano al suo capezzale,
sorvegliando il respiro di colei
che riconoscono unica sovrana
per ricevere un segno d’intesa, un O.K.!

9.
Se c’è un artista, fra gli abitanti della casa,
questi vive un’esperienza diversificata del dolore.

La vive come un orafo
che forgia sull’incudine il metallo.

Il dolore, anche se vissuto di riflesso,
è come un seme immenso che presto darà frutti .
Interrato, saggerà il buio del solco,

rabbrividirà al gelo delle notti,
esperimenterà l’abbandono apparente
del Padre/Creatore.

Ma muore sempre il chicco di frumento
Prima di germogliare la spiga.

Nessuna esperienza andrà sprecata,
ogni accadimento si depositerà nella fucina della memoria,
in attesa che la Vita risalga
dalle ombre del dolore, in palingenesi di luce.


Il tempo sarà maturo
perché il germe dell’Arte
produca sortilegi.
 


Scene di animismo domestico 2° tempo

"DOMICILIO COATTO

“Quando bussa il dolore”

Non so se altrove
Fosse già stato scritto
Il giorno o il mese,
ma accadde.
Fu in maggio.
Un brivido raggelò la casa
e la gemma ancora chiusa
sopra il ramo.



1.
Quando tutti gli abitanti sono felici
La casa risuona di voci,
similmente ad un carillon
che diffonde armonia.
Una marcetta scandisce le ore,
del giorno e della notte.

In perfetta simbiosi scorrono le vite parallele:
quella inerte degli infissi
e quella in fermento
degli sposi, dei figli e dei fratelli.

Quando il Dolore si presenta alla porta,
esibendo le sue credenziali,
tutti gli abitanti flettono il ginocchio,
come perdenti che depongono le armi.

Si subisce impotenti, la sua presenza,
pari a quella di un ospite sgradito
che impone dittature.

Si ferma il carillon.

Le ore vengono scandite da un lento rintocco
di campane.
Freddo e monotono rintocco
che spegne dalle bocche l’allegria.

Una nube si installa sopra il tetto
E non permette al sole di brillare.
Mutano di rotta persino le stagioni,
i gesti e le parole subiscono castrazioni,
si usa il parlare sommesso
fino ad avere parvenza di bisbiglio.




2.
E’ sempre rumoroso, il Dolore,
quando bussa.
Suona forte il suo battaglio di ottone
e impaurisce le vetrate;
dietro di lui, che entra da padrone,
si chiudono ad una ad una
le altre porte,
come se una mano invisibile
facesse scattare tutti i chiavistelli.


3.
La vita degli abitanti
esperimenta l’embargo della libertà.
Le attività quotidiane mutano di rotta,
e sono convogliate entro un unico periplo abitativo,
che ben presto diverrà recinto, confino,
Domicilio Coatto.


4.
L’Io dell’essere vivente si annulla.
L’io personale, egoistico, si eclissa,
prevale la parte migliore dell’uomo,
la parte più alta e divina,
tutta presa ad alleviare il dolore
dell’altro essere amato che soffre.


La sua parte samaritana
impara ben presto a decifrare codici
in un gesto delle dita, in un battito di ciglia.
protesa verso il capezzale
che nei giorni felici fu crocevia d’affetti....."

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