|
Garcia Lorca e l’oro dei gattici
A chi mi chiedeva il perché del titolo di questo appuntamento
“Garcia Lorca e l’oro dei gattici” volevo dire che ho coniato un
neologismo suggestionata da Federico quando parla di pioppi
rivestiti d’oro, e delle immagini che Lui ci offre dei paesaggi
andalusi che sembrano sospesi tra il sogno e la realtà e
rappresentati in modo sublime in alcune sue liriche. In queste
liriche si percepisce una luce particolare che attraversa le chiome
degli alberi e quella luce affascina lo sguardo e l’anima di quanti
sono dotati di particolare sensibilità. È come se una cascata di
polvere d’oro cadesse da quelle chiome d’alberi e ricoprisse le
nostre sensibilità, i nostri occhi,le nostre anime, le nostre
miserie, inondandole di Luce, sublimando e rigenerando ogni cosa al
suo apparire.
Vorrei ora ,brevemente, tracciare in breve ritratto di Federico
Garcia Lorca uomo. Federico fu una Creatura straordinaria e
“creatura” significa più che uomo . Federico lo si potrebbe
paragonare ad un angelo, ad una roccia, all’acqua,: egli stesso
confidò ad un amico che il suo cuore era come l’acqua pura. Era
capace di mettere l’umanità a contatto con la creazione, con questo
tutto primordiale dove risiedono le forze fertili della Natura. Era
una sorgente, era una roccia, era un tifone che avanza e rapisce.
Era tenero come una conchiglia di spiaggia, era come un albero
frondoso, era ardente nei suoi desideri, era un essere nato per la
libertà.
Sono queste lapidarie definizioni, ma anche molto aderenti alla
complessa personalità dell’artista Lorca rilasciate da quanto lo
conobbero. Pablo Neruda, uno dei tanti intellettuali con i quali
Garcia Lorca si è relazionato, ci ha lasciato di Lui un quadro
straordinario; Neruda lo descrive come una creatura dal cuore alato,
l’allegria centrifuga che raccoglieva in seno e irradiava
all’esterno, come un astro, la felicità di vivere,anche se il suo
cuore, di sicuro, non era allegro.
Era capace di tutta l’allegria dell’universo ma nel suo profondo non
era allegro. Coloro che lo videro come un uccello pieno di colore
non lo conobbero. Il suo cuore era appassionato come pochi e una
capacità di amore e di dolore lo nobilitava ogni giorno di più.
Scorrendo velocemente come in un film, a ritroso, tutte le
impressioni,le memorie e i ricordi dei suoi amici troverà il dato
inconfutabile del fascino personale, di una prepotente personalità,
di una fantasia immaginifica,e scoprirà che lo si doveva unicamente
al fatto che Lorca viveva la poesia fino a mimarla in una sorta di
costante identificazione, facendo dell’esercizio della Poesia la
prima ragione della sua vita di gitano.
In lui trovavano spazio folklore, musicalità, teatro come liquido
d’argento fuso che passa da una forma d’espressione all’altra,
specie nel teatro, che fu definito da Federico “ poesia che si elèva
dal libro e si fa umana”.
Tutta la produzione di Garcia Lorca copre un periodo di tempo di
appena 15 anni, eppure in questi anni che si possono definire
esigui, egli si cimenta in varie esperienze, da quella simbolista a
quella surrealista attuando anche rapide incursioni nella psiche
umana.
Entro questi parametri oscilla tutta la produzione di Lorca con il
suo fisico attaccamento alla vita e la sua profonda vocazione al
tragico. Era un poeta visionario e questa sua condizione lo rendeva
capace di evocare potentemente tutti gli elementi della natura, dai
paesaggi agli stati d’animo trattati abilmente nelle sue liriche
straordinarie. L’uso dei verbi che indicano discesa e ascesa
connotano la sua capacità di ascendere al di sopra del suo crudele
destino come anche di scendere negli anfratti piu’ bui e solitari
dell’esistenza.
Esistono rare definizioni efficaci di poesia, di cosa sia poesia, e
una di queste ce l’ha lasciata Garcia Lorca: “La poesia e’ qualcosa
che va per le strade, che si muove, che passa al nostro fianco.
Tutte le cose hanno il loro mistero e la poesia e’ il mistero che
contiene tutte le cose. Ma cosa vuoi che ti dica della poesia? Cosa
vuoi che ti dica di queste nubi, di questo cielo? Guardare,
guardarle, guardarlo e nient’altro! Il poeta non puo’ dir nulla
sulla poesia, lasciamo dire ai critici e ai professori. Ma ne’ tu,
ne’ io ne’ alcun altro poeta puo’ dire cos’e’ la poesia! Sta qui,
guarda, ho il fuoco nelle mie mani”
Anna Marinelli
Su
Home |
|
|
|