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26.10.1907 - 21.02.1977 |
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Sommergibilista, al
comando del Regio Smg MALACHITE ha effettuato numerose azioni nel Mediterraneo
tra le quali e' bene ricordare le missioni di guerra piu' importanti: |
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a - 24 Nov. 1942 ore 04.11 - Mediterraneo - posiz. 37.11N -
7.05E |
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b - 22 Gen. 1943 ore 05.19 - Mediterraneo -
posiz. 37.14N - 6.28E |
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REGIO Smg MALACHITE - MH
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(classe 600 - serie PERLA) |
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Impostato il 31/8/1935 nei
Cantieri del Muggiano di La Spezia
Varato il 15/7/1936
Consegnato il 6/11/1936
Il 10/6/1940 e' dislocato a Taranto (47° sq.IV gruppo) |
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CARATTERISTICHE |
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Tipo: sommergibile Anno di
costruzione: 1936 Cantiere: Odero Terni
Orlando - La Spezia (Italia)
Nazionalità: italiana Dislocamento in
superficie: 695 tonnellate Dislocamento
in immersione: 855 tonnellate
Lunghezza: 60,18 metri Larghezza:
6,45 metri Immersione: 4,70 metri
Apparato motore in superficie: 2 motori
diesel (Tosi) Apparato motore in immersione:
2 motori elettrici (Marelli) Cavalli asse in
superficie: 1.400 Cavalli asse in
immersione: 800 Eliche: 2 Velocità in
superficie: 14 nodi Velocità in
immersione: 7,5 nodi Armamento in
superficie: 1-100/47 2-13,2 Armamento in immersione: 6 tubi
lanciasiluri da 533mm
Equipaggio: 44/48 uomini Data
affondamento: 9 febbraio 1943 Causa affondamento: siluramento da
parte del sommergibile olandese DOLFIJIN Comandante: Alpinolo Cinti
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Autonomia in emersione: 5200
miglia a 8 nodi |
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Autonomia in immersione: 74
miglia a 4 nodi |
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LE
OPERAZIONI EFFETTUATE |
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Effettua 36 uscite operative:
22 missioni offensive e/o esplorative in Mediterraneo
1 missione trasporto mezzi d'assalto
13 uscite per esercitazione o trasferimento |
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percorse miglia 29085 |
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Dal 20 al 27/6/1940
- Agguato a N. di Maiorca. Il 24, a grande distanza, avvista un
convoglio che non riesce ad attaccare. Al rientro da questa missione
entra in arsenale per turno di lavori. Durante la sosta avviene lo
scambio di consegne fra il C.C. D'Elia che assume il comando del
"Giuliani" e il T.V. Enzo Zanni.
Dal 12 al 13/11/1940 - Pattuglia notturna nel golfo di Taranto.
Dal 18 al 21/12/1940 - Agguato a NE di Derna. Il 15/12, durante la
navigazione per portarsi in zona, subisce l'attacco di un aereo che
riesce a neutralizzare con le armi di bordo.
La notte sul 27/1/1941 - Ricerca idroponica nello stretto di
Messina.
Dal 9 al 15/2/1941 - Pattuglia al largo di Bardia. Il 14 attacca
una nave da guerra non identificata. Non riesce a portarsi a distanza di
lancio per la superiore velocita' del bersaglio.
Dal 15 al 22/3/1941 - Agguato nel canale di Cerigotto. La notte
sul 19 avvista un incrociatore scortato da CCtt. Alle ore 01.19, lancia
due siluri che non colpiscono. Non puo' proseguire nell'azione perche'
sottoposto a violenta caccia a.s. deve disimpegnarsi in immersione.
Dal 10 al 18/4/1941 - Agguato a N del golfo di Sollum. La sera
del 14, alle ore 23.37, avvista un grosso convoglio che non puo'
attaccare per la pronta reazione a.s. della scorta che gli impedisce di
portarsi a distanza di lancio.
Dal 20 al 28/5/41 - Agguato al largo dell'isolotto di Gaidaro
Dal 3 al 14/7/41 - Agguato a N di Ras Azzaz. Alle ore 20.00 del 3
avvista un grosso incrociatore contro il quale lancia subito un siluro.
Udito lo scoppio dell'arma, si disimpegna in immersione. (Di questa
azione non si trova traccia nella documentazione inglese del dopoguerra,
sebbene da intercettazioni r.t. risulterebbe colpito un Ct della scorta)
.
Dal 25/9 al 5/10/1941 - Agguato al largo di Ras Aamer.
Dal 20 al 27/1/1942 - Agguato al largo di Ras Aamer.
Dall'11 al 23/2/1942 - Agguato lungo le coste della Cirenaica.
Dall'8 al 21/4/1942 - Agguato lungo le coste della Cirenaica.
Dall'1 al 9/6/1942 - Pattuglia a NW di Algeri.
Dal 15 al 18/6/1942 - Agguato a NW di Algeri.
Dal 22 al 24/6/1942 - Agguato a N di Capo Blanc
Dal 16 al 17/7/1942 - Pattuglia lungo le coste tunisine.Rientra
in anticipo per avaria e va in arsenale per le riparazioni e un turno di
riposo all'equipaggio. Durante la sosta e in attesa della missione
successiva avviene lo scambio di consegna fra il T.V. Zanni e il T.V.
Alpinolo Cinti.
Dal 20 al 26/11/1942 - Agguato lungo le coste algerine. Il 24,
durante un'incursione nella rada di Philippeville, alle ore 04.11,
lancia due siluri contro tre piroscafi che procedono scortati. Sente lo
scoppio di una delle armi. Alle 04.15 lancia un terzo siluro contro una
grossa petroliera e in rapida successione un quarto. Avverte
distintamente le esplosioni delle armi. (Gli atti ufficiali britannici
del dopoguerra, confermano il danneggiamento di alcune unita' in quella
posizione ed in quell'ora): Rientra a Cagliari dove rimane dislocato
temporaneamente.
Dal 16 al 24/12/1942 - Pattuglia fra La Galite e Cap de Fer.
Dal 4 al 5/1/1943 - Agguato nelle acque di La Galite.
Dal 21 al 22/1/1943 - Pattuglia fra Capo Carbon e Bougaroni. Il
22 alle ore 04.55 avvista un convoglio diretto verso Bona. Alle ore
05.18 lancia una salva di quattro siluri. Costretto a disimpegnarsi
dalla pronta e violenta reazione della scorta, mentre si immerge avverte
distintamente due esplosioni. (Dalla documentazione britannica del
dopoguerra nulla si rileva di questa azione).
Il 2/2/1943 parte da Cagliari con una pattuglia di incursori da
sbarcare sulla costa algerina. Il 6, effettuato lo sbarco degli uomini a
9 mg da Capo Matifu, attende invano fino alle 06.30 del 7 il loro
rientro. Dirige quindi per il ritorno alla sua base di Cagliari. E' gia'
in vista della Costa italiana quando viene silurato.
AFFONDATO il
9/2/1943 alle ore 11.00 circa al largo di Capo Spartivento,
silurato dal Smg olandese "Dolfijn". Evita con una rapida manovra
tre siluri, il quarto lo colpisce al centro sulla sinistra provocandone
l'affondamento in un minuto. Sopravvivono: il comandante , 3 ufficiali,
9 sottufficiali, sottocapi e comuni.
Affondano col battello:
Ufficiali di macchina: S.T.G.N. Giovanni Rubino;
34 sottufficiali, sottocapi e comuni:
C° 2a cl. Francesco Di Corato - C° 3a cl. Giuseppe Serini - 2°c. Corrado
Cadaleta - 2°c. Giuseppe Cesarini - 2°c. Mario Fossati - 2°c. Giuseppe
Rossi - Sgt. Ruggero Casola - Sgt. Aldo Cesca - Sgt. Ettore Etro - Sc.
Ernesto Ariani - Sc. Sesto Andreolini - Sc. Dino Buglioli - sc. Bruno
Carotenuto - Sc. Vittorio Colombo - Sc. Mario Giberto - Sc. Nello
Giovanetti - Sc. Angelo Lamonea - Sc. Esilio Lazzari - Sc. Mario Loi -
Sc. Renato Negrin - Sc. Ermelindo Orlando - Sc. Carmine Passaro - Sc.
Pasquale Picca - Sc Ottavio Sciarpella - Com. Dante Baldassarre - Com.
Ermanno Bani - Com. Otello Casadei - Com. Alterio Cozzolino - Com. Elios
Durazzi - Com. Sebastiano Faoro - Com. Raffaele Franzoni - Com. Vincenzo
Piscopo - Com. Mario Piuri - Com.
Bruno
Raviola. |
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Identico alla serie Sirena, della quale altro non e'
che una ripetizione, avevano lo scafo tipo Bernardis con doppi fondi
centrali molto resistenti e controcarene esterne, con una profondità di
collaudo di 80 metri. Ebbero motori più potenti, una maggiore dotazione
maggiore di combustibile ed un nuovo impianto di condizionamento.
Esteriormente mostravano solo la falsatorre un po’ più grande nella
parte superiore ed un radiogoniometro manovrabile dall'interno dello
scafo.
La serie
era costituita da: Perla, Gemma, Berillo, Diaspro, Turchese, Corallo,
Ambra, Onice, Iride e Malachite.
Solo il
Diaspro, Turchese e Onice sopravvissero alla guerra.
Nel corso
del mese di Gennaio 1943, al sommergibile Malachite (al suo attivo 22
missioni esplorative offensive, 14 di trasferimento, percorse 29085
miglia) agli ordini del T.V. Alpinolo CINTI, fu affidata una
missione in Algeria. A bordo una squadra di incursori del battaglione
San Marco agli ordini del Sottotenente Bartolini, con obiettivo la
distruzione di un ponte ferroviario a El Kjeur. Una volta sbarcato il
commando nelle vicinanze della costa Algerina, il Regio Smg Malachite
rimase in silenzio totale in attesa del segnale convenuto per il
recupero degli uomini. L’equipaggio intese chiaramente la violenta
esplosione, e dopo pochi minuti fu avvistato il segnale. Mentre si
avvicinava al luogo convenuto, sulla spiaggia si scateno una battaglia
con una serie di spari ed esplosioni. Rimasto in attesa ben oltre il
tempo stabilito, con il pericolo imminente di essere scoperto dalle
forze navali ed aeree nemiche, il T.V. Alpinolo CINTI ordinò l'immediata
partenza. Fu intercettato per ben due volte sulla via del ritorno, ma il
suo Comandante si svincolo' e riuscì a scappare. Il 9 febbraio del 1943
nei pressi della costa sud della Sardegna, risali in superficie
iniziando i preparativi per l’arrivo in porto. A 3 miglia a sud di Capo
Spartivento, il sottomarino olandese Dolfjn, non si sa come, era in
agguato in quelle acque e quando scorse dal periscopio due imbarcazioni
che erano più o meno a due miglia da lui, capì subito che uno era un
sommergibile che rientrava da una missione e decise di attaccarlo.
Lanciò 4 siluri dai tubi di lancio di prora ad intervalli di 5, 8
secondi l'uno dall'altro.Due siluri furono abilmente evitati dal Com.te
CINTI ma il terzo siluro esplose sul fianco del Malachite dopo
circa due minuti. Il "gigante" iniziò ad affondare di poppa e
qualche minuto dopo, prima di sparire negli abissi marini, si alzò
verticalmente con la prua e la torretta fuori dall'acqua, qualche
istante e scomparì sott'acqua. Subito giunsero sul luogo alcune
imbarcazioni per soccorrere i 13 naufraghi, tra di essi il comandante
CINTI. Perirono 35 membri dell'equipaggio in quelle gelide acque.
Nessuno vide ne si accorse del Dolfjn che silenziosamente si allontanò
dalla zona. |
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TESTIMONIANZE |
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Il
Sommergibile Malachite (bollettino di guerra 914) - Raccontato dall'ex
sottocapo Pasquale Pelillo . |
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La notte
del 23 Novembre 1942, notte così pulita e fosforescente che sembrava
fatta apposta per mettere in maggiore rilievo il sommergibile in
emersione, nonostante la luna.
Il Comandante Cinti, ci portò tanto vicino all'imboccatura della Baia di
Philippeville, dove si vedevano chiaramente le onde frangersi contro le
banchine del porto, le case della città biancheggiare come fossero di
gesso, gli alberi del lungomare agitati dal vento, Philipeville senza un
lume alle finestre senza una lampada per le vie, in uno scuramento di
guerra perfetto.
A questo punto il Comandante Cinti sotto quel plenilunio che illuminava
a giorno il mare, vide una motosilurante nemica avventarsi alla distanza
di tre o quattro miglia, verso il sommergibile e ordinò immediatamente
la rapida immersione.
Fu soltanto più tardi, quando gli idrofoni, esplorando bene bene il mare
diedero la certezza della zona libera, che effettuammo l'emersione e
senza indugio il Comandante ci spinse sotto la costa; adesso la
nuvolaggine, mettendo ogni tanto uno schermo allo sfacciato chiarore
della luna aiutava il nostro compito.
Quando però il riflettore della luna si riaccendeva, tutto tornava
improvvisamente terso ed allucinante.
Ci allontanammo dalla Baia di Philipeville, non c'erano navi nemiche ma
non era detto che non ce ne fossero nei dintorni, infatti fu proprio ad
una decina di miglia dalla costa al largo di Capo de Fer, in una zona
dove il nemico doveva sentirsi abbastanza sicuro che avvistammo una
formazione composta da quattro piroscafi e tre cacciatorpediniere di
scorta.
Il Comandante Cinti capì subito che una delle quattro navi era una
petroliera.
Il sommergibile aveva la luna alle spalle e appariva sullo sfondo del
cielo, tanto che la petroliera ci avvistò e cominciò a spararci contro
con il cannone.
Il Comandante Cinti ordinò subito il lancio di due siluri verso il
piroscafo di testa e sentimmo un fortissimo scoppio con accompagnamento
di vampe di fuoco.
Ormai il piroscafo era perduto, si arrestò di colpo come fecero le altre
navi che gli si affollarono intorno, proprio come si fa con un
infortunato sulla pubblica via.
I cacciatorpediniere in circostanze simili non possono usare le bombe di
profondità come è comprensibile in caso di naufraghi in mare.
Mentre tutto questo accadeva altri due siluri erano partiti contro la
petroliera che illuminata dai razzi dei cacciatorpediniere continuava a
spararci cannonate sino a quando non è esplosa inabissandosi.
Era arrivato il momento di effettuare l'immersione e per tutto il giorno
seguente restammo fermi sul fondo ad ascoltare il gran "passeggiare" di
navi sopra la torretta, un ansimare di turbine, un avvicinarsi ed
allontanarsi di motori.
Ci allontanammo dalla zona e con l'ultima emersione navigammo diretti
alla nostra base di Cagliari.
Pasquale Pelillo |
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TESTIMONIANZE |
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L'ultima missione del "SMg
Malachite", raccontata dall'allora "Sottocapo Pasquale Pelillo " |
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Imbarcato sul sommergibile Malachite in qualità di S.C.MN, fui assegnato
al motore di sinistra mentre a quello di destra c'era il mio collega
Mario Loi. Entrambi avevamo già partecipato a diverse missioni sul
Malachite, tranne per l'ultima in quanto il Comandante Alpinolo CINTI,
dovendo imbarcare una squadra più numerosa di Incursori con l'obiettivo
di distruggere un ponte ferroviario a EI Kjeru in Algeria, ordinò al
S.C.RT Pappalardo ed al sottoscritto di rimanere a terra.
Il smg.Malachite con a bordo il commando dei guastatori partì e
navigando si avvicinò alla costa Algerina dove sbarcò il commando e
rimase in assoluto silenzio in attesa del segnale convenuto per il
recupero degli incursori, come era già accaduto altre volte nei pressi
dell'isola La Galite.
Dopo una forte esplosione e violenta battaglia con una serie di spari ed
scoppi sulla spiaggia, scaduto il tempo e con il pericolo di essere
scoperti dalle forze navali nemiche, il Comandante Alpinolo Cinti ordinò
la partenza immediata.
Il
giorno 9 Febbraio alle ore 11,00 nei pressi della costa sud della
Sardegna, il smg. Malachite navigava in superfice e si preparava per il
rientro in porto. Nei paraggi c'era in agguato, a quota periscopica, il
smg. Olandese Dolfin che lanciò 4 siluri. Il Comandante CINTI, con abile
manovra, riuscì a schivarne 3 mentre il quarto esplose sul fianco del
Malachite che iniziò ad affondare di poppa.
Dei 48 marinai dell'equipaggio, 13 si salvarono tra cui il Comandante e
furono recuperati da imbarcazioni che giunsero subito sul luogo.
lo e
Pappalardo, con ansia, li aspettammo e quando giunsero li abbracciai
tutti. lo cercavo il mio amico fraterno S.C, Mario Loi, ma lui non era
tra loro.
A me motorista sarebbe accaduta la sua stessa fine.
Abbracciai il mio Comandante e quella era la prima volta! Era un
ufficiale severo e molto serio, infatti quando quasi tutti soffrivamo il
maledetto mal di mare lui rimaneva impassibile, solo al mio abbraccio
colsi nel suo sguardo quello che nascondeva nell'animo.
Pasquale Pelillo |
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TESTIMONIANZE |
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Smg
Malachite: "Gli ultimi istanti".
Tratto dal resoconto del comandante del "Smg Dolfin" di nazionalità
olandese. |
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Eravamo in agguato presso la costa Sarda e più precisamente nei pressi
del capo Spartivento, ci trovavamo in immersione perché vi erano alcuni
motopescherecci intenti alla pesca, quando dagli idrofoni sentimmo il
suono di tre eliche, ma poiché erano visibili dal periscopio solo due
imbarcazioni, deducemmo che la terza doveva trattarsi di un sommergibile
in immersione ed aspettammo. Alle ore 10,48 il sommergibile Italiano
emerse a sole due miglia dalla nostra posizione ma era ancora troppo
distante e inoltre manteneva una rotta non ottimale per il lancio,
quando alle 10,57 cambiò direzione e puntò ignaro del suo destino verso
di noi. Dopo solo due minuti e precisamente alle 10,59 diedi ordine di
lanciare tutti e quattro i siluri di prua alla distanza di circa 5 /8
secondi uno dall'altro a ventaglio, per avere più possibilità di
successo. Dei quattro siluri probabilmente il terzo dopo due minuti di
corsa colpì il nemico a poppavia della torretta; a nulla valsero le
manovre del sommergibile avversario per evitare i nostri siluri. Dal
periscopio vidi tutta la scena, il sommergibile Italiano iniziò ad
affondare di poppa e quando questa fu quasi tutta sommersa si impennò
con la prua e la torretta tutta fuori dall'acqua ed un istante dopo
scomparve portando con se quasi tutto l'equipaggio. A questo punto diedi
ordine di allontanarci dalla zona in quanto vidi delle imbarcazioni
avvicinarsi per dare soccorso ai superstiti, nessuno si accorse della
nostra presenza.
(Lt.
Cdr H.M.L.F.E. Van Oostrom Soede)
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Testi e foto tratte dalla rete: |
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http://www.abyssi.it |
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