L’ARTE ANIMALISTA OGGI

 

 

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PRESENTAZIONE

 

L’Arte Animalista è antica per lo meno quanto l’umanità. Essa ha accompagnato l’uomo dalle sue  prime manifestazione estetiche ad oggi, costituendo nel corso dei secoli un vero e proprio genere artistico autonomo. La sua importanza è andata mutando nella storia a causa delle situazioni e delle ideologie dominanti nei diversi periodi.

Alla fine del secondo millennio, il depauperamento delle risorse naturali ha creato una nuova  coscienza sociale del valore insostituibile del patrimonio biologico, quindi della necessità di conservarlo. Ma ad un movimento dell’anima, di proporzioni planetarie, non ha corrisposto, in campo artistico, un’adeguata considerazione, altrettanto planetaria, delle opere che di questa coscienza si sono fatte interpreti da sempre, prime fra tutte quelle animaliste. In questa situazione l’arte animalista potrebbe tornare paradossalmente d’attualità, e proprio nello stesso contesto socioculturale che sostiene la morte inevitabile di tutte le espressioni a basso contenuto sperimentale.

Quello che si è venuto creando nelle società industrializzate avanzate è un momento del tutto straordinario, da non perdere, sia per valorizzare l’arte animalista che per fare il punto della situazione in questo settore dell’espressione artistica contemporanea. Per questi motivi  fondamentali è nata la Rassegna Internazionale d’Arte Animalista, i cui scopi  primari sono sia  quello di documentare un momento creativo che quello, assai più ambizioso, di creare i presupposti per far prendere coscienza ad operatori e fruitori della realtà viva e consistente di questo flusso, non solo tematico, ma anche ideologico, nonché del suo spessore teorico, oltre che qualitativo.

Scopo di queste righe è quello di dimostrare come le tematiche, le poetiche, i mezzi espressivi e le tecniche seguite dagli autori animalisti contemporanei, non siano scelte casuali, dettate semplicemente dalla moda del momento, ma abbiano in sé ragioni profonde, sintomatiche di una precisa e ben individuabile interpretazione del ruolo culturale dell’arte animalista nell’ambito della società industriale avanzata. Segue il compito di chiarire come nei lavori di questi “artisti di campagna” non ci si limiti ad intervenire su un solo punto specifico, ma, al di là di esso, si configurino motivazioni più ampie, che riguardano problematiche relative alla natura dell’arte in generale, al suo ruolo strumentale, al suo ruolo sociale, al suo rapporto con le attuali correnti d’avanguardia. Per concludere s’intende far rilevare come l’arte animalista attuale non abiti una nicchia isolata dal resto del contesto socioculturale, ma interagisca con le altre realtà artistiche moderne, ora riflettendo ora contraddicendo gli indirizzi dominanti, ma in ogni caso, partecipando del divenire del pensiero artistico contemporaneo. 

 

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CONDIZIONI STORICHE

 

Dalla storia dell’arte apprendiamo che gli animali sono stati oggetto di raffigurazione artistica fin dal lontano Paleolitico e che sono andati a costituire, nel corso dei secoli, un vero e proprio filone tematico parallelo a quello storico e religioso. Ciononostante all’arte animalista non è mai stato attribuito lo stesso valore accordato ad altre correnti tematiche.

L’importanza e il significato della raffigurazione degli animali è cambiato nel tempo con il mutare delle situazioni e delle civiltà. I soggetti animalisti hanno conosciuto momenti di alterna fortuna a causa dell’indirizzo prevalentemente umanistico o prevalentemente naturalistico assunto dall’ideologia dominante. Comunque sia, indipendentemente dall’importanza che hanno assunto nei vari periodi, le opere animaliste hanno da sempre accompagnato le opere ispirate alle grandi tematiche storiche, sociali e religiose, ora riflettendo il pensiero artistico dominante, ora contrapponendosi ad esso come alternativa dialettica.

Nel “600”, ad esempio, nell’ambito della pittura “di genere”, la tematica animalista ha assunto il carattere di un vero e proprio orientamento  ideologico “estremo”. Gli artisti che vi aderirono si dimostrarono, per lo meno nelle fasi iniziali, polemici nei confronti della grande arte religiosa e di storia. Il loro realismo “di confine” ebbe lo scopo di dimostrare che l’arte si rivela nell’atteggiamento spontaneo e assolutamente naturale degli animali, colti nel loro umile ambiente abituale, piuttosto che nelle gesta eroiche dei grandi personaggi storici,  inserite sullo sfondo di complesse scenografie prospettiche. Ad un livello più profondo, i realisti del 600 contrapposero all’idea di un’arte che si ritrovava nella misura di un linguaggio precostituito come quello classicista, l’idea di un’arte che si delineava nelle  strutture del linguaggio empirico indirizzato alla testimonianza del fenomeno luminoso.

 

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SITUAZIONE ATTUALE DELL’ANIMALISMO ARTISTICO

 

Oggi, nell’attuale società dei consumi globalizzati, la distruzione accelerata del patrimonio naturale e culturale della terra, ha portato all’attenzione delle coscienze l’importanza di alcuni valori legati direttamente alla natura, prima, e all’uomo, poi, quali: gli equilibri ecologici, la biodiversità, la conservazione delle risorse planetarie, lo sviluppo  biocompatibile.

Questi valori, non solo costituiscono nel loro complesso una parte significativa delle motivazioni che spingono gli autori animalisti a compiere la loro scelta artistica, ma spesso risultano essere, essi stessi, prodotti di questa scelta, che ancor prima di essere una semplice opzione tematica, è una vera e propria opzione ideologica.

Non sorprenda dunque più di tanto, come mai, proprio nel periodo in cui le più avanzate correnti dell’arte contemporanea continuino a considerare l’arte a basso contenuto tecnologico morta, l’arte degli autori animalisti, in cui si perseguono valori contrari a quelli perseguiti dalle avanguardie, si stia imponendo all’attenzione del pubblico.

 

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LA RASSEGNA INTERNAZIONALE D’ARTE ANIMALISTA

 

La Rassegna Internazionale d’Arte Animalista è nata col dichiarato intento di fare il punto della situazione in campo espressivo animalista. È la prima volta, nella storia dell’arte, che succede una cosa del genere. La sua natura specifica è quella di essere un forum, in cui gli artisti animalisti di tutto il mondo, si incontrano per esprimersi e confrontarsi sulle problematiche inerenti all’arte animalista, in particolare, e all’arte contemporanea, in generale. Questa specificità viene assolta, non solo attraverso le parole, ma, da artisti,  soprattutto attraverso le opere. 

 

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I TANTI VOLTI DELL’ANIMALISMO ARTISTICO MODERNO

 

Da un primo esame del panorama artistico animalista attuale, tenuto conto anche del passato, è possibile distinguere, in linea generale, varie “forme” espressive. Queste, che spaziano dal mondo delle favole per l’infanzia alle austere meditazione degli artisti demiurghi, possono, in alcuni casi, rivelarsi in contrasto tra loro.

Sulla base di ragioni storico culturali possiamo identificare nell’arte animalista internazionale tre filoni dominanti: l’Illustrazione Scientifica, la Wildlife Art e la Corrente Animalista.

Le caratteristiche di queste tre correnti sono assai diverse, ma, a dispetto di quanto facciano presumere le terminologie, usate solo a livello indicativo, non sono sostanziali. In effetti i differenti  orientamenti seguiti nelle tre discipline, si qualificano come espressione di interpretazioni diverse di contenuti tematici comuni. Questa sensazione è confortata dal fatto che fra loro non vi è separazione totale, ma infinite sono le sfumature che danno origini a numerose posizioni di confine.

 

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L’Illustrazione Scientifica

 

È a partire dal pensiero illuminista che all’arte non si attribuisce più solo una funzione di ampliamento delle conoscenze, ma anche una diversificazione di queste da quelle prodotte dalla scienza. È infatti in esso che si sanziona la spaccatura, anche sul piano teorico, fra la conoscenza prodotta dall’arte e quella prodotta dalla scienza. Questa separazione viene rimarcata attraverso l’assegnazione all’una e all’altra di due diverse aree d’indagine, con due diverse finalità. Alla scienza, che agisce nella sfera dell’intelligibile, spetta il compito di trasformare la sensazione soggettiva e variabile in nozione oggettiva e stabile, mentre all’arte che agisce nella sfera del sensibile spetta quello di riprodurre la suggestione visiva così com’è, allo stato puro, al momento del suo prodursi, prima ancora che l’elaborazione mentale la trasformi in dato scientificamente corretto, ovvero oggettivo. Dunque la sfera nozionale alla scienza, la sfera del sensibile all’arte. Il punto di partenza è lo stesso, stessa l’attività speculativa, ma le due discipline agiscono in campi diversi: la scienza nel campo  nozionale, l’arte in quello suggestionale.

Dalla metà del ‘700 in poi, come espressione tipica dell’attività figurativa della scienza, l’Illustrazione Scientifica si pone come disciplina autonoma, distinta dall’arte.

L’importanza culturale di una tale impostazione è enorme, pur se si riscontra una certa inevitabile tendenza all’iconografia scientifico-naturalistica, a causa del limite descrittivo che la funzione strumentale della disciplina impone agli operatori. Questo non vuol dire assolutamente negare alla disciplina dignità e rispetto, né, tanto meno, sottovalutarne l’aspetto tecnico; anzi, semmai è il contrario.

È fuor di dubbio che anche l’Illustrazione Scientifica è espressione di un pensiero, il pensiero che inquadra la natura e la funzione della figurazione documentaristica. Ciononostante non è possibile fare a meno di pensare che c’è una notevole differenza fra il fare un buon trattato scientifico e scrivere un avvincente romanzo che parli di scienza.

Nell’Illustrazione Scientifica il fine lo si fa coincidere con la pura attinenza al dato documentario, impersonale, avulso da qualsiasi cedimento emotivo soggettivo: chiara espressione di un atteggiamento antitetico a quello perorato dall’arte. In essa l’esperienza visiva viene trasformata in dato intelligibile al solo scopo di chiarimento formale, nella certezza teorica che il dettagliare sia un momento necessario all’operazione di informazione visiva.

L’illustrazione non ricerca il momento magico, unico e irripetibile, al contrario, ricerca il dato assoluto, valido per sempre, universale e ripetibile. Il suo fine istituzionale è l’esposizione schematica e distaccata di dati riguardanti la morfologia, la vita e le abitudini dei soggetti raffigurati.

Resta tra arte e illustrazione il divario di fondo: la differente sfera di pertinenza conoscitiva.  Nell’illustrazione la rappresentazione dell’oggetto è un punto di arrivo verso cui indirizzare la “spiegazione” in immagine del soggetto rappresentato; nell’arte ciò che si vuole cogliere è l’espressività che si pronuncia attraverso l’oggetto da rappresentare. Nell’Illustrazione Scientifica è il dato l’obiettivo gnostico, fondamentale; nell’arte è la sensazione suggestiva. Nell’Illustrazione Scientifica si sacrifica la suggestione per amore della chiarezza; nell’immagine artistica si sacrifica la chiarezza per amore della suggestione.

Paradossalmente, oggi, molti artisti naturalisti moderni trovano una loro ben precisa collocazione sociale e economica nel campo dell’illustrazione scientifica, settore che si rivela trainante per molti seguaci di questo orientamento; la loro presenza nelle file degli illustratori di professione si fa sentire la dove la disciplina lascia dei margini all’interpretazione soggettiva. Essi si mostrano tanto più abili quanto più stretti sono i limiti descrittivi in cui sono obbligati a muoversi. Alcuni di loro, poi, riescono a infondere ai consolidati linguaggi nozionali della scienza gli inconfondibili segni della propria personalissima emozione.

E si, perché poi, tutto sommato, l’obiettivo istituzionale della scienza, che è quello della pura descrizione dei fatti, avulsa da qualsiasi cedimento emotivo, rimane un limite irraggiungibile. Nessun illustratore può trattenersi dall’infondere alle immagini dell’oggetto della sua rappresentazione, i segni del proprio coinvolgimento emotivo.

Grazie all’apporto di questi artisti, l’Illustrazione Scientifica diventa vera e propria espressione artistica, supportata, nei casi di maggiore consapevolezza del proprio ruolo culturale nell’ambito del contesto socioculturale interattivo, da una ben precisa matrice teorica.

Questa si potrebbe sintetizzare nell’assioma seguente: l’arte illustrativa sta nella capacità di trasformare le immagini che visualizzano la nozione dell’essere in immagini suggestive, senza contravvenire al fine ultimo delle prime. Come dire fare della cultura scientifica motivo di emozioni, tenendo fede ai suoi principi istituzionali. 

Così abbiamo autori che improntano il loro lavoro sulle proprie sensazioni ed esperienze suggestionali, altri spaziano nel presente e nel passato per far rivivere virtualmente, attraverso immagini tattili, le sensazioni prodotte dal contatto col vero, altri ancora, ricercano, nel loro lavoro,  la continuità con la storia, facendo sentire quale spessore culturale ci sia nell’umile operazione di documentare il mondo naturale. Non è arte questa ? 

 

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La Wildlife Art

 

Non è un caso che la tendenza artistica riconducibile alla Wildlife Art  annovera oggi il maggior numero di appassionati, sia fra gli autori che fra il pubblico. Il motivo è ovvio: la maggior parte degli amanti della natura prova una profonda ammirazione per le forme e i colori naturali degli animali, tanto da sentirsi spontaneamente indotta a riprodurli o a rimirarseli nelle immagini che li riproducono. Questo sentimento primordiale, immediato, “naturale”, si riflette d’istinto nelle  opere della stragrande maggioranza degli artisti Wildlife. Ciò spiega l’orientamento dominante nella corrente: il realismo  testimoniale.

L’intento è dichiarato: mantenersi strettamente fedeli al soggetto rappresentato, ricostruendo con le tecniche proprie dell’arte tradizionale il dato fenomenico.

I risultati, il più delle volte, sono davvero impressionanti. L’abilità di alcuni autori è tale che si stenta a distinguere la riproduzione artistica da quella fotografica.

Ed è proprio la straordinaria abilità tecnica tesa ad ingannare le capacita valutative dell’occhio, ciò che si ammira di più in queste opere.

È facile obiettare che il moderno tromp-l’oeil sia la versione, stile terzo millennio, della antichissima, classicissima retorica. Ma storia e pensiero degli artisti Wildlife ci danno l’esatta misura di come il loro realismo estremo nasca da un genuino entusiasmo per la  natura, che si traduce subito in un ortodosso rispetto delle sue forme e dei suoi effetti cromatici. 

Ai palati più esigenti, le opere Wildlife potrebbero sembrare non troppo lontane dalle  illustrazioni scientifiche; ma è solo l’abbaglio dovuto ad un giudizio precipitoso. Infatti, ad un esame più approfondito, si vede bene come, a differenza delle seconde, le prime non espongono in modo schematico e distaccato dati “statisticamente rilevanti” riguardanti la morfologia, la vita e le abitudini dei soggetti raffigurati. La meticolosità certosina con cui si precisano i singoli peli del mantello di un animale, o le singole penne del piumaggio di un uccello, non è per rendere scientificamente corretto il dato dell’osservazione, ma per dire che anche nel più umile dei particolari c’è più arte che in tutti i linguaggi precostituiti messi insieme. Il loro realismo è l’espressione diretta del loro assunto fondamentale e cioè che l’arte si rivela nelle immagini che testimoniano l’aspetto fenomenico della natura selvaggia e incontaminata.

Per gli artisti che si dedicano a questo “genere”, in una prospettiva di ricerca di nuove fonti di ispirazione, la natura rimane l’unica grande maestra, così come è in ogni indirizzo naturalistico che si sia avvicendato sul palcoscenico della storia.

L’assunto comune a tutto il pensiero Wildlife potrebbe essere sintetizzato nella frase seguente: l’arte appartiene alla sfera naturale e si rivela all’uomo sensibile e attento agli stimoli provenienti dalla natura selvaggia. Compito fondamentale dell’artista, in questo quadro interrelativo, è quello di imitare con giudizio e cognizione l’oggetto fisico della sua ispirazione, per ottenere, una volta al cospetto di essa, la stessa identica emozione.

La Wildlife Art non è tutta uguale. Ci sono autori che vi si dedicano con ugual passione anche se con indirizzi diversi. Per molti di loro l’orientamento Wildlife dipende unicamente da una scelta poetica, ma per alcuni di essi, alle motivazioni passionali se ne aggiungono altre, più intellettuali, di carattere critico. Ed è proprio grazie a questi autori che il linguaggio Wildlife si è arricchito di un ulteriore interesse culturale.

Sul piano teorico la Wildlife Art si pone come arte conservazionista e contemplativa, opponendosi, dunque, sia al pensiero rifondazionista che a quello riformista delle Avanguardie.

Ma ciò non significa fermarsi su posizioni antiquate, al contrario per gli artisti Wildlife l’arte deve continuare la ricerca, ma non finalizzata alla conoscenza sensibile dell’esperienza visiva fine a se stessa, bensì finalizzata alla conoscenza sensibile della natura; continuare a prospettare valori diversi in cui sia ben chiara la volontà di rifondare la società su un diverso rapporto con la natura, che non si limiti al rispetto, ma si sublimi nella contemplazione.

 

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La Corrente Animalista

 

Opposto a quello della Wildlife Art è il principio ispiratore della Corrente Animalista.

Con il termine “Corrente Animalista” s’intende indicare l’insieme di quelle opere, ispirate dagli animali e dal loro mondo, che hanno in comune solo la tematica, non l’indirizzo estetico. Questo movimento si è alimentato non solo delle opere degli artisti che si sono dedicati per l'intero arco della loro esistenza alla raffigurazione degli animali, ma anche delle opere di quegli autori che hanno svolto solo in alcuni momenti della loro carriera temi animalisti.

Appartengono alla Corrente animalista tutte quelle opere che fanno espresso riferimento al Manifesto degli Artisti Animalisti, firmato in occasione della Iª Rassegna Internazionale d’Arte Animalista, svoltasi a Roma nell’aprile del 2001.

A differenza della Wildlife, che ricerca l’arte nell’immagine ottica, la Corrente Animalista la ricerca nelle immagini che trascendono l’esperienza visiva.

Nella Corrente Animalista animalismo non è la stessa cosa che naturalismo. Il mondo non è limitato solo a ciò che si vede, esso è molto più ampio e i suoi confini si estendono fino a comprendere quelle realtà psichiche, come il pensiero, la fantasia e il sogno, di cui non si può negare l’esistenza anche se non trovano riscontro sul piano fenomenico. Nella Corrente Animalista la suggestione visiva non viene più ricercata nell’immagine fenomenica della natura selvaggia, ma nella sua immagine metafisica, o onirica, cosicché l’esperienza visiva cede il posto all’immaginazione.

Nella Corrente Animalista il mondo metafisico che si rivela ai sensi ad opera dell’arte, è,  nella maggior parte dei casi, un mondo contaminato da forme vaghe, irrazionali, che sfuggono le leggi di causa ed effetto; è un mondo intessuto di relazioni inspiegabili dal punto di vista razionale; è un  universo da capire, da svelare. Ma, contrariamente a quanto avviene nel linguaggio wildlife, in quello della Corrente Animalista ciò che si fenomenizza, facendosi immagine sensibile, non è la testimonianza empirica, bensì l’intuizione artistica, che trasforma le visioni in immagini sensibili.

L’arte, come mistero dei misteri, si cela nelle strutture dell’immagine trascendente e la si può cogliere solo ricorrendo all’intuito e alla sensibilità, e non certo al raziocinio o ai sensi.

Nell’immaginazione si fa tutto più grande, si fa tutto più vicino, si fa tutto più emozionante, ma di fronte all’immaginazione ci si pone come di fronte alla realtà, cioè si ricerca fra gli elementi strutturali della rappresentazione la misura poetica.

La natura non è modello da imitare ma materia prima da plasmare, e l’arte non viene più ricercata negli elementi strutturali che costruiscono l’immagine attraverso cui l’uomo interpreta e prende coscienza degli aspetti suggestivi della realtà, ma in quegli elementi che materializzano il risultato finale di un procedimento operativo particolare, finalizzato alla produzione d’immagini suggestive.

Analizzando alcune opere della Corrente Animalista, si può ben vedere come anche in questo  ambito ci siano immagini che si avvicinino strutturalmente a quelle della scienza. Infatti, similmente alle prime, anche in queste non ci si sofferma a cogliere la  sensazione luminosa ma si procede oltre, nell’intelligibile. Ma a differenza di quanto avviene nelle raffigurazioni scientifiche, in quelle della Corrente Animalista, non ci si propone di descrivere il dato documentario, ovvero non si vuole tradurre in termini intelligibili nozionali i termini visivi del linguaggio fenomenico, si cerca piuttosto, nell’immaginato, il segno di appartenenza dell’essere singolo all’essere universale. Ma l’essere universale della Corrente Animalista non è la nozione, ma la forma archetipa,  l’essenza, piena e finita, in contrapposizione allo spazio, vuoto e infinito.

C’è in questa impostazione una innegabile eco classica, però, contrariamente alle immagini classiche, in quelle della Corrente Animalista il risultato non è una forma oggettiva, definita, regolare, è, invece, una forma vaga, soggettiva, irregolare. Ma non basta! In quanto arte l’interesse non è centrato sull’ortodossia del linguaggio, ma sull’espressività dell’immagine, ovvero si privilegiano quei momenti in cui i contrasti impediscono la “spiegazione” degli effetti suggestivi.

In questa impostazione alla natura non viene riconosciuta una qualità estetica in sé. Per gli artisti della Corrente Animalista, l’arte è una di quelle cose di cui si avverte l’esistenza, ma di cui non si possono definire razionalmente i confini,  e la sua presenza va ricercata nella  visione intuitiva, nel “fiuto dell’artista”. Negli artisti della Corrente Animalista l’intuizione dell’assoluto viene colta alla fine di un processo tutto interiore di formazione dell’immagine, che ora può interessare la più alta sfera della speculazione conscia, ora quella più profonda della trascrizione inconscia.

Nell’ambito di questa visione, l’uomo occupa sempre un posto importante e sebbene non rappresenti più il centro dell’universo, rimane pur sempre il centro dell’interesse dell’arte.

Rispetto alle altre “forme” la Corrente Animalista si profila come un movimento più irrequieto. Motivo di questa inquietudine è il fatto che in essa si pongono alcuni fra i più stimolanti problemi specifici del settore, come quello relativo all’estensione della definizione di animalista alle opere di fantasia o astratte. Il problema è serio poiché la risposta implica una presa di posizione nei confronti di un problema più generale, e cioè: come conciliare il limite del riconoscimento, ovvero il medium linguistico naturale, con la libertà espressiva, ovvero con il concetto di arte come linguaggio intersoggettivo. Fin dove è lecito spingersi? Cioè, si possono accettare opere completamente astratte come animaliste solo perché ad ispirarle siano stati animali?  

Le risposte a queste domande sono già state date, e proprio da artisti appartenenti alla Corrente Animalista.

 

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RUOLO CULTURALE DELL’ARTE ANIMALISTA

 

Una delle principali problematiche che tutte le tendenze si trovano ad affrontare, indipendentemente dai loro orientamenti specifici, è quella relativa al ruolo culturale dell’arte animalista nell’ambito delle società tecnologicamente avanzate.

Se si esaminano le posizioni della Wildlife Art e della Corrente Animalista, relativamente alla problematica centrale del ruolo culturale dell’arte animalista nell’ambito delle società tecnologicamente avanzate, ci si  accorge che per entrambe l’obiettivo fondamentale è quello della conservazione e riattivazione della natura come valore. Tuttavia, quando si passa ad analizzare le risposte, si vede bene come, nonostante la condivisione dello stesso identico pensiero, l’approccio  segue due direzioni opposte. Pur essendo, per entrambe le tendenze, di fondamentale importanza l’opera di sensibilizzazione verso i valori naturalistici, nella Corrente Animalista prevale l’idea di un approccio con la natura intellettualisticamente mediato, mentre nella Wildlife Art è indispensabile il contatto diretto.

La natura metodologica delle divergenze è ancor più evidente se si passa ad esaminare il nodo fondamentale dei processi, in cui la Corrente Animalista tende a privilegiare il movimento che porta il soggetto ad imprimere di sé l’oggetto, contrariamente alla Wildlife art, che preferisce il movimento in senso opposto. In altri termini, nella prima domina l’interpretazione soggettiva, nella seconda quella oggettiva. Comunque in entrambe le correnti la tesi è: la conservazione e la rivalutazione della natura come valore deve passare attraverso la riattivazione di un antico modo di vivere il rapporto con essa, che è quello di raffigurarla per apprezzarla.

Si può anche dire che mentre nella Corrente Animalista prevale un’impostazione umanistica, nella Wildlife Art se ne impone una naturalistica.

Si potrebbe avanzare, in ultima analisi, pure l’ipotesi che nell’arte animalista si ritrovano espresse, paradossalmente invertite, le due principali matrici etniche della cultura occidentale, ovvero quella tendente all’astrazione, propria dei popoli di origine anglosassone, e quella tendente al realismo, propria dei popoli latini.

 

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LA CONSERVAZIONE E LA RIATTIVAZIONE DELLA CULTURA STORICO ARTISTICA

 

È da ritenersi strettamente connesso con il problema della conservazione della natura quello della conservazione della cultura storica che della natura si è fatta interprete.

Anche su questo punto è possibile rilevare differenti posizioni. Nella Corrente Animalista c’è la tendenza ad accogliere a pieno titolo tutti quei Maestri che, pur non identificati come animalisti, hanno affrontato nel corso della loro carriera la tematica animalista, apportando all’interpretazione del soggetto stesso un notevole contributo in termini di aggiornamento linguistico. Nella Wildlife Art lo stesso problema si esprime con la tendenza a spingersi molto indietro nel tempo, fino al momento in cui ci si è dimenticati della natura e la si è cominciata a trattare come oggetto di trasformazione e di interpretazione.  

Nella Corrente Animalista, col fare propri i linguaggi delle avanguardie storiche e fonderli con le tematiche animaliste, si è inteso indicare che fra conservazione della natura e conservazione del patrimonio culturale dei Maestri moderni, non vi può essere distinzione: la rivalutazione della natura passa anche attraverso la rivalutazione della cultura del ‘900. Lo stesso assunto informa il processo operativo degli autori collocabili criticamente in questa corrente: mettersi alla ricerca di nuove assonanze in tematiche animaliste, più intime, ma proprio per questo più autentiche, significa rivivere le suggestioni espressive dei Maestri, scevre della contaminazione manieristica delle scenografiche interpretazioni delle avanguardie.

Nella Wildlife Art, la stessa operazione di confronto col passato, laddove sussiste, avviene seguendo un percorso che parte dalla rivisitazione critica dei Maestri naturalisti.     

 

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QUESTIONE TECNICA

 

Altra questione fondamentale è la tecnica.

Stanti le differenze, sembra comunque esserci in tutte le tendenze, la necessità di verificare e definire se i linguaggi storicisti e naturalisti a “basso contenuto sperimentale” possano avere ancora una funzione e quale questa possa essere in una società tecnologica di tipo avanzato.

Nella Wildlife Art il mantenimento della operatività fondata sulla sensibilità manuale e la  coltivazione di tecniche a basso contenuto tecnologico è, ancorché un fatto tecnico, un modo di essere, che ricerca valori antichi ma sempre attuali, come il contatto diretto con la natura, nonché la  strumentalità semplice della manualità artigianale. Nella Corrente Animalista sembra esserci invece una maggiore disponibilità ad accettare anche i linguaggi sperimentali, a sottolineatura del fatto che, per lei, c’è continuità storica fra espressioni passate e presenti.

 

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COLLOCAZIONE CRITICA DELL’ANIMALISMO CONTEMPORANEO IN RAPPORTO  ALLA CULTURA ESTETICA D’AVANGUARDIA DELLA SOCIETÀ INDUSTRIALE AVANZATA

 

Tutte le tendenze dell’arte animalista contemporanea hanno un punto fondamentale in comune: la scelta della tematica. Questa, che ad un giudizio superficiale potrebbe sembrare un vezzo intellettualistico, ad un’analisi più approfondita, si rivela una scelta niente affatto casuale, ma espressione di una precisa volontà di rapportarsi al contesto socioculturale corrente in modo diverso da quello seguito da altre impostazioni artistiche. Infatti, già il semplice fatto che non pochi artisti si siano dedicati a queste tematiche, e non ad altre, è indice di una volontà, ormai abbondantemente diffusa, sebbene rappresentata ancora da pochi sostenitori, di cambiamento, di ricerca di una nuova e diversa sensibilità, che tenga in debito conto il nuovo bisogno di natura  emergente.

Se si vanno poi ad analizzare gli aspetti squisitamente linguistici, ci si accorge che le nuove immagini animaliste dipendono anche da precise scelte critiche, come l’abbandono di quegli  indirizzi artistici i cui contenuti rimangono circostanziati nell’ambito delle tematiche inerenti lo sviluppo dei propri fondamenti teorici e dei propri procedimenti creativi, quindi l’abbandono di quelle linee per cui la contestazione si è oramai tramutata in fine espressivo. A queste si aggiungono il rifiuto della teatralità, o quanto meno degli effetti che provocano un forte impatto emotivo, quali il turbamento, la curiosità, o semplicemente il fastidio e, inoltre, l’arginatura della tendenza a mettere in opera tecniche sempre nuove, utilizzando materiali sempre più insoliti, in ossequio alla sempre più persistente idea che vede associata l’originalità a ciò che è tecnicamente nuovo.

Gli artisti animalisti, vogliono dare alle proprie opere un contenuto diverso da quello dei propri processi strutturali, della propria ragion d’essere nell’essere dissacrante e destabilizzante, e soprattutto non sono affatto convinti che il rinnovamento estetico passi  necessariamente per il rinnovamento tecnico. Infatti per gli artisti animalisti il problema principale dell’arte attuale non è un problema di rinnovamento tecnico, ma di rinnovamento di contenuti. La scelta della manualità artigianale non è dettata solo dal fatto che essa rispecchia fedelmente lo spirito dell’artista animalista, erroneamente considerato uomo di boschi e campagne, né tanto meno sta ad indicare un’arretratezza tecnica. Essa sta a dimostrare, in ultima analisi, la precisa volontà di non porre la tecnica, benché modo storico di procedere nella costruzione delle immagini, fra i problemi prioritari dell’arte, affinché l’osservatore, di fronte all’opera, non abbia altro ostacolo che la comprensione del contenuto.

 

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L’ANIMALISMO COME PROPOSTA PER USCIRE DAL MANIERISMO D’INIZIO MILLENNIO

 

Con la dedizione all’arte animalista, operatori e promotori del settore vogliono esprimere la loro volontà di uscire dal formalismo delle avanguardie, dall’intellettualismo del loro linguaggio,  dall’ossessivo tecnologismo, dal concetto di negatività dell’arte. Tornare a  considerare la natura nel suo aspetto più vitale e spontaneo, gli animali per l’appunto, come fonte ispiratrice di nuove sensazioni, nonché di nuovi impegni; questo significa, ad un livello più profondo, scegliere la tematica animalista. Non limitare l’universo degli interessi dell’arte alla sola trattazione delle problematiche relative al difficile rapporto fra arte stessa e società, né farne principalmente una questione di quantità di contenuto tecnologico. Superare il problema di mantenere l’arte in una condizione di perenne avanguardia, per trasformarlo in quello di mantenerla attuale.

Se il problema dell’arte attuale è quello di uscire dal manierismo avanguardistico per trovare spunti e freschezza nelle nuove situazioni emergenti, l’arte animalista si configura, come una delle possibili soluzioni.

 

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CONCLUSIONI

 

Illustrazione Scientifica, Wildlife Art, Corrente Animalista, riflettono la dicotomia del pensiero artistico moderno, nato dal tramonto storico del Classicismo, e impersonato per primo dalle correnti  preromantiche del “Pittoresco” e del “Sublime”.

Oggi, all’inizio del terzo millennio, lontani dai fasti dei moderni “salon”, con le loro proposte di  un’arte sempre più spettacolare e provocatoria, un certo numero di artisti, e neanche pochi, ha cambiato rotta, ed è tornato a guardare alla natura e alla storia. E questo è avvenuto proprio nell’ambito dell’arte animalista.

La cosa non è da sottovalutare: le svolte sono sempre indice di qualcosa che si è esaurito.

Però, questa volta, ciò che si è esaurito non sono già i problemi che continuano a nutrire le manifestazioni estetiche d’avanguardia, ma la coscienza che al di la di quei problemi ce n’è uno ancora più grande, che ci riguarda tutti in quanto esseri umani, ed è la conservazione della natura.

Mi sembra ovvio che cambiando le priorità dei problemi, cambino anche le tematiche alle quali gli artisti sono sensibili.

Alcune delle risposte a queste problematiche emergenti sono esposte in questa rassegna, e chissà se qualcuno, “guardandole”, possa apprezzarle per quello che sono, delle semplici, umili, prove d’amore. 

   

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