Una ruota dentata progettata da Dio non si ferma
mai... Tu sei generoso: uccidimi... Fino ad ora
nessuna ha agito contro il destino voluto da Dio... Alexiel... Fallo
perché ci si possa incontrare ancora... Non capisco, cosa significa
questo calore? Delle lacrime stanno scorrendo sulla mia guancia, Alexiel...
L'amavo, e con le mie stesse mani l'ho uccisa.
Shiranui: Crying Steel
Fui forgiato da mani divine, e maledetto è il nome mio in cielo così in terra,
parlerò per primo:
"La mia anima è metallo, lucido, brillante, eppure irrimediabilmente
freddo. Le mie forme tenebrose e letali, sette punte, sette peccati che si
infilano nelle carni fino alla perdizione. Nessuno se non chi io scelgo può
impugnarmi. Solo io posso decidere chi è il mio Re. Ed io ho scelto Alexiel".
Ho ucciso più di mille sommi sacerdoti. La loro morte è stata la madre della
mia vita. Io ho deciso: io ti appartengo.
"Sinuose le mie forme, ed elegante la mia fattura. Penetro dolcemente nelle
carni, con tocco sublime, e le profondità squarciate dell'animo solo io le
conosco. Il mio è un raffinato amplesso: chi amo, è per sempre. Di molti io
sono stato ultimo amante. La fedeltà delle mie vittime è imperitura, un sacro
patto di morte, più forte di quello dell'amore".
Il mio destino è un destino di morte. Sono una spada malefica capace di
attirare il sangue, e mi è incomprensibile il dolore della vita umana.
"Non posso piangere. Le lacrime non si addicono ad un'arma. Non ho occhi,
non ho cuore. Come posso commuovermi, farmi partecipe del dolore delle vite che
spengo? Non posso capire, non posso compatire. Sono un mero oggetto di morte,
niente più..."
Siamo armi, forgiate nell'odio e affilate nel disprezzo della vita umana.
L'unico motivo della nostra esistenza è spegnere vite.
"Padrone, tu dici di essere una spada capace di attirare il sangue, ma
quale arma non è una facile esca per la morte? La tua unicità non sta nel tuo
essere letale, ma nella tua compassione! Dici di non percepire minimamente il
dolore della vita umana, ma allora cos'è questo calore? Cosa sono queste
lacrime che rigano il tuo volto?"
Non capisco, e questo genera rabbia. Da sempre sono costretto ad eseguire le
parti che qualcuno ha scritto per me. Sono un burattino che si dimena per
liberarsi e non fa altro che attorcigliare ancor più fittamente i fili del
destino attorno a se.
"Non ricordo chi ero. Non so chi sono. Il mio futuro è ignoto? Una donna
mi teneva in pugno col ricatto. Con il più vile degli artifizi mi costringeva a
combattere per lei.
Non sapeva forse che tutto ciò era inutile? Che per lei avrei combattuto
comunque? No, lo sapeva benissimo. Non mentiva a me: mentiva a se stessa. Perché
lei sapeva, dal principio: chi sono? Sapeva che una spada forgiata nel disprezzo
non si spezza, e una spada grondante sentimento è incline a frantumarsi. Era
per questo: non voleva che io mi piegassi, mi voleva con se fino alla fine. Ma
questo lo capii tardi: quando mi resi conto che la fermezza con cui mi impugnava
non era per lo sdegno verso di me, ma era affetto, mi piegai. E ora quella è
una macchia che mi porto appena sotto il cuore..."
Ho assaggiato il sangue di quella donna. All'apparenza era amaro e dal sapore
delle lacrime. Del fiele aveva il gusto, e lasciava sul mio filo l'aroma
dell'odio. Ma nel profondo il suo sentore aveva tutt'altro sapore. L'amore, e la
tragedia da cui sgorga questo nettare, è un calice che va gustato fino in fondo
per comprenderlo appieno.
"Ho compreso. Era una donna che sapeva amare. Un amore così intenso, così
forte, che ne morì".
So amare in un'unica maniera. Il mio amore non da quiete alla cosa amata, e
quando la sente ridere, allora piange, e se la vede triste, sorride. E che solo
ha pace se gli resiste il cuore amato, e che combatte una Eterna Avventura e si
compiace di una vita sventurata.
"L'amore mio è come il taglio di una spada, che quando tocca, ferisce e
quando ferisce vibra, ma preferisce ferire piuttosto che finire. Fedele e
traditore nello stesso istante, d'amore folle e delirante, in una passione che
non brucerà nulla se non se stessa".
Qui, sul sangue di questa donna io giuro:
"Ti seguirò. Fino alla fine, fino alla morte, nella tua eterna lotta. Sarò
la spada conficcata nel tuo petto, il giuramento nascosto tra le labbra, simbolo
della più profonda ferita che ti lacera nel profondo, mio signore. Sul mio
onore, sulla mia anima, sull'acciaio in cui fui temprata, permetti di servirti,
per sempre".
Non dovrei chiedere proprio io se una spada sa amare. Ma ho versato le mie prime
lacrime oggi, e tutto ciò che posso dire ora è: e sia. Vieni con me, combatti
al mio fianco, spezzati per la mia causa. La tua devozione mi farà forse capire
finalmente me stesso. Mi inchino a te, mia compagna: percorriamo insieme la via
delle lacrime.
"Nasconditi dentro di me, infondo al mio cuore, dove sono nascosti i
sentimenti più profondi. È lì il tuo posto del resto. Sei l'arma per i
momenti più tragici, sei l'ultima speranza, sei il bagliore che si accende solo
nell'ora più buia. Ti impugnerò ancora, quando la notte combatte
vittoriosamente sull'alba e il mattino impotente non vuole giungere. Saremo io e
te, come barboni sulla riva di un fiume dagli occhi stanchi e scaltri. Ci
fisseremo nel profondo, un cenno di intesa e poi con un lampo letale tu sarai
nelle mie mani, araldo di una gloriosa morte.
Quanti cadranno ai nostri piedi nella nostra ricerca? Mieteremo vittime quando
sarà giunto il tempo del raccolto, e andremo avanti in questo sentiero
costellato da chissà quanti cadaveri. Saremo compagni.
Ma ricordati, Shiranui dolce e letale, spada dai sentimenti più che umani, mia
ritrovata compagna e devota servitrice, che la prima morte non è
l'ultima".
Al tuo fianco signore, per sempre.
"Non temo la morte, fino a quando tu mi impugnerai. Io ti riconosco come
mio re".
Devozione. Dolore. Amore. Morte. Amicizia. Sofferenza. Lealtà. Mi inchino a te
che sei tutto questo, Shiranui. Ho sentito il canto degli angeli e stretto la
mano del demonio. Ho visto Dio, ho pianto per l'uomo. E nonostante tu rispetto a
questo non sia che un semplice pezzo di metallo con un'anima rubata, non so che
dirti questo, mia compagna:
"Andiamo..."