Wounded in Love

Dolce è l'abbraccio di una mamma, dolce. Una lieve promessa di un nuovo mattino, che ti accoglie affettuosamente, e ti accompagna nel sonno. Dolce era la mia mamma nello stringermi, dolce. Era bella, e sapeva di fiori. Mi addormentavo immerso in quel sentore, ricevendo in regalo gli attimi della felicità più pura. "Dormi piccolo mio", diceva. E io non avevo ancora chiuso gli occhi, ma già sognavo. Dolce era anche il suo ultimo abbraccio, dolce. Ma quella volta non poteva promettermi risvegli, e piangeva per questo. Sangue sulle sue braccia, e lacrime sul volto. Era bella, ma i fiori ormai erano appassiti, e niente li avrebbe resi di nuovo rigogliosi. Non sentivo dolore, ma nonostante i miei undici anni sapevo che quel dolce torpore che mi stava prendendo non era il sonno che da riposo: era la morte. "Mi dispiace piccolo mio, mi dispiace", le sue ultime parole. Stavo morendo, quando ti incontrai...

Voglio vivere, voglio crescere, voglio che il mio papà sia orgoglioso di me, e aiutarlo a lenire la ferita della perdita della mia mamma. Era triste pensare a papà, era triste. Non presi una vita a prestito per me, la presi per lui. Potevo andarmene senza conoscere il trionfo del malvagio, e la beffa dell'amore, e il tradimento degli amici, la pietà che non vive più qui, il dolore, e ancora la fine del libro quando ancora non si è giunti all'ultimo capitolo. Ma non potevo lasciare il mio papà, non potevo. Viviamo insieme lo strazio della separazione, con l'addio come crudele compagno di vita. Essere soli è difficile, ma essere da soli l'uno accanto all'altro, per quanta sia la pena, è un peso che possiamo sopportare.

Il senso delle lacrime, il gusto aspro come fiele dell'affetto negato, lo possiamo conoscere senza gustare questo amaro calice? Possiamo dirci uomini, senza avere impresso in noi il marchio della solitudine? Si impara a capire il dolore dell'altro solo quando questo è una sorda ferita, nascosta nel profondo dove solo noi ci permettiamo di andare. Sono uomo, ne sono perfettamente conscio ora. Volevo bene a papà, gli volevo bene.

Non posso addormentarmi con questi pensieri che mi tormentano, non posso. Se chiudo gli occhi ad aspettarmi non ci sono sogni, ma dolorosi ricordi. Sono solo un bimbo di undici anni che ha vissuto secoli di tristezza. Prima ancora che l'Uomo esistesse, io c'ero: bambino. I bambini sono come gli angeli: se odiano lo fanno con passione, se amano lo fanno bruciando se stessi. E bruciai. Il sonno non può venire tra questi atroci tormenti eredità di un passato non mio. Raccontami una storia, racconta, cosicché possa addormentarmi tra le braccia dell'angelo custode, ti prego. Nel dolore condiviso, nelle lacrime sulla spalla di chi hai accanto, nei ricordi come pesante fardello portati sulle nostre spalle, siede l'angelo. Accarezzami mentre mi racconti la storia, accarezzami.

Piangerò se ti parlo dell'angelo, piangerò. Non è una fiaba la mia, ma una storia cruenta di odio e rabbia. Le mie mani sono lorde di sangue come l'ultimo abbraccio di tua mamma, ma non è stato il destino a sporcarle: è stato il mio odio. E ancora l'amore è bruciante, una passione che sopporta tutto, tranne che se stessa. Piangerò quando dormirai, piangerò. Il senso delle lacrime è conforto, ma la ferita è troppo profonda per rimarginarsi, e il ricordo acuminato come il filo di una spada pronta a lacerarti nell'intimo, fino all'anima. Per lei, tutto era per lei. Questo dolore per lei. Cercare di appropriarsi di vite altrui perché non se ne ha una propria: la mia era sua, fin dal principio. Era bello quell'angelo, era bello.

Le dicevo: se mi devi odiare, fallo con lo sguardo più dolce, e se mi devi mentire, usa le parole più affettuose. Mi accarezzava, e con gli occhi più profondi e soavi, e con una voce che sapeva di miele mi sorrideva e diceva: io ho bisogno solo della tua forza, non di te. Per me, ogni sua falsa promessa era un giuramento posto con il sigillo del sangue, ed ogni menzogna la verità più pura. L'amavo quell'angelo, l'amavo.

E insieme a lei combattevo una battaglia non mia. Non ideali per me, nessuna lotta per la libertà. Solo per lei. Mostrami i più atroci campi di battaglia, le dicevo, e gli occhi di ghiaccio della morte, e fammi vedere fin dove si spinge quell'ombra, laddove la notte è più scura; ma ti prego, sospiravo, non mostrarmi la strada che ti porterà lontano da me.

Tu sei un angelo, le creature più belle dell'intero creato, ma hai scelto la strada che meno ti si adatta: quella della guerra. Posso sopportare che le tue mani, piene di grazia ed eleganza reggano la Spada; e che i tuoi occhi, intelligenti e pieni di dolcezza servano ad intimorire l'avversario; e ancora che la voce degli angeli, il solo canto che racchiude tutta la bellezza del creato, tu la utilizzi per proferire grida di sfida; ma ciò che non posso sopportare è che quelle tue bianche ali, il dono più bello di Dio agli angeli, ti possano far volare lontano da me. Bianche quelle ali, eran bianche.

Dormi ora bambino, dormi. Ormai è tardi, tardi per tutto. Solo i rimpianti rimangono alla fine del viaggio, ma non basta. Nulla torna come un tempo, per quanto bello o quanto ostile sia stato. Nell'irripetibilità delle cose vive il valore. Sei stanco ormai, è tempo di riposare. Sono stanco ormai, ma per me non esiste sonno in grado di rifocillarmi. Domani ci aspetta una dura lotta con i sentimenti, con il cuore, con l'affetto: tuo padre. Ce la faremo: ci odierà.

Soffocare il disprezzo con l'amore è ben misera impresa, ma spegnere con l'odio l'affetto sincero è un'opera che richiede coraggio, e fermezza, e forza d'animo. Ma noi che conosciamo le ferite più profonde dell'anima ben sappiamo come il dolore racchiuso in una parola "addio" sia il più difficile da suppurare ce la faremo, per il bene che vogliamo a quell'uomo. Ma ora dormi Sakuya, dormi.

Ormai è notte fonda, è il tempo dedicato al riposo. Domani ci aspetta un difficile compito. Chiudi gli occhi, e non pensare al passato: c'è ancora un tortuoso futuro da affrontare. Possiamo soffrire insieme. Un cuore che piange da solo è solo un cuore, ma due anime che si fanno carico dello stesso fardello sono la certezza che le cose possono cambiare. È come il sole che non hai il coraggio di chiedere quando la notte si avvicina, e che eppure la mattina sorge di nuovo.

Buonanotte, Sakuya, piccolo bambino, ferito nell'amore, buonanotte.