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 FONDATORI DEL
DECADENTISMO

 

La letteratura presente in Europa nell’ultimo ventennio dell’ottocento, è detta “letteratura della crisi” o “letteratura della decadenza”. In ambito culturale, la crisi si basa sul rifiuto programmatico della sienza e sull’incapacità di essa di capire la realtà in modo oggettivo. La realtà, è vista con mistero, a cui l’artista può avvicinarsi attraverso l’utilizzo dell’intuizione. A causa del decadentismo, scompare il significato delle parole, e nasce la tendenza all’individualismo, cioè la ricerca di una soluzione personale tra uomo e mondo. Questo comportamento, rispetto alla realtà, porta ad un cambiamento di stile. L’impossibilità di capire la realtà circostante, porta il poeta ad abbandonare gli schemi della lirica precedente che volevano una descrizione esatta. Ogni scrittore inventa una forma poetica nuova, utilizzando la parola per scoprire e conoscere. Per scoprire il mistero nascosto nelle cose, il poeta utilizza delle “analogie”, che si basano su dei legami tra cose solitamente differenti. Queste forme estetiche, provocano un forte cambiamento della sintassi, e un allontanamento del significato tradizionale della parola. Questa parola sarà impiegata non per comunicare, ma bensì per creare intense atmosfere musicali. Il linguaggio, diventa aristocratico, e distante da quello della quotidianità, rimanendo adattato solo per pochi. Anche in campo narrativo avviene un cambiamento dei modi tradizionali. Viene abbandonato il modulo legato al romanzo realistico, e nasce una nuova narrazione basata sull’analisi interiore e soggettiva del personaggio. La stesura dei fatti in ordine cronologico, viene rotta, passato e presente si uniscono, rendendo difficile la comprensione degli avvenimenti. Nasce così il personaggio dell’era decadente caratterizzato dall’estetismo, cioè dal desiderio di godersi la vita in modo sensuale, eccitante, impostando la propria vita come “un’opera d’arte”. L’eroe decadente,crede inoltre di essere un “super uomo”, ma in verità è una persona molto stressata, che non ha un buon rapporto con gli altri. L’eroe decadente è un individualista, la cui voglia di affermarsi finisce però per essere un fallimento. Un esempio tipico è il personaggio di Dorian Gray.

OSCAR WILDE

Oscar Wilde nacque nel 1854 a Dublino.

Ingegno brillante e spregiudicato, viaggiò in Francia, in Italia e in Grecia e si guadagnò ben presto l’ammirazione dei coetanei che già vedevano in lui il principale esponente del movimento estetico in Inglese.

Di fatti, i suoi modi eleganti, eraffinati e  paradossali  fecero di lui il simbolo dell’avanguardia culturale, ma lo esposero alle vendette dell’aristocrazia  che lo fecero incarcerare per oltraggio alla morale.

Scontata la pena, Wilde, provero e abbandonato da tutti, si trasferì a Parigi, dove morì nel 1900 stroncato dagli accessi compiuti in gioventù.

Tra le sue opere ricordiamo “il romanzo di Dorian Gray” (1891)

“LA VITA COME UN’OPERA D’ARTE”

Dorian Grey, il protagonista del romanzo, è un raffinato e cinico “dilettante di sensazioni”.

Nel brano Oscar Wilde traccia un vivo ed efficace ritratto spirituale del personaggio, la figura di questo “ esteta ” Inglese è è fatto emergere dall’analisi delle sue complesse scelte di vita, tutte fortemente snobbistiche , tutte, aristocratamente frivole e tutte esasperatamente sensuali.

Dal punto di vista esteriore il personaggio risulta un tipo contraddistinto da eleganza, raffinatezza.

Ben sottolineato il suo dilettantismo intellettuale, quell’atteggiamento superficiale che lo porta ad abbracciare e a concigliare in un curioso e confuso eclettismo, sistemi opposti e contradditori quali la scientismo o il misticismo.

La nuova letteratura trovò il suo terreno di maturazione in Francia nell’attività dei parnessiani, (gruppo di poeti) di temperamento diverso dalla comune volontà di costruire una poesia

L’ARTE PER L’ARTE ”.

Alla loro scuola si formò il poeta Charles Bodelaire che rivoluzionò la poesia Europea e aprì la porta al SIMBOLISMO e al DECADENTISMO .

CHARLES BODELAIRE

Charles Boudelaire nacque a Parigi nel 1821 ed ebbe un’infanzia e un’adolescenza segnate dolorosamente dalla morte del padre e dalle incomprensioni con il patrigno, poi.

Interrotti gli studi, fu costretto a imbarcarsi su una nave alla  volta delle Indie, ma interruppe presto il viaggio per ragioni di salute.

Entra in possesso dell’eredià paterna al raggiungimento della maggiore età, si abbandonò a un’esistenza discordinata e dispendiosa, che lo portò a dilapidare in breve tempo il patrimonio.

Le difficoltà economiche aggravate dai debiti contratti con gli strozzini, non gli impedirono però di frequentare gli ambienti letterari e artistici e di dedicarsi all’attività di scrittore, che ben presto divenne l’unica occupazione della sua vita.

La sua famiglia preoccupata per le sue stravaganze, amori passionali e violenti, uso snodato di alcol e di droghe, lo fecero interdire, ma ciò non valse a ridurre alla ragione il poeta, che continuò a vivere in modo sregolato.

Nel 1857, Boudelaire raccolse e diede alla stampa le sue poesie, in un volume dal titolo “ I FIORI DEL MALE ” che fu sequestrato e condannato per immoralità.

Nel 1866 venne colto da paralisi e riportato subito a Parigi, dove poi vi morì dopo una lunga agonia il “31 agosto del 1867 “ all’età di quarantasei anni.

Boudelaire lascia, insieme alla raccolta di liriche  I FIORI DEL MALE , una  raccolta di poemi in prosa,

 “ LO SPLEEN DI PARIGI “,  “ I PARADISI ARTIFICIALI”.

Al centro della raccolta, infatti c’è l’angoscia dell’uomo travolto delle sue bassezze, ma anche aspira ad scendere all’deale.

POESIA CORRISPONDENZA

Tratta dal volume “ I FIORI DEL MALE “( 1861 )

La natura è un tempo ove pilastri viventi

Lasciono sfuggire a tratti confuse parole;

L’uomo vi attraversa foreste di simboli,

Che l’osservano con sguardi famigliari.

 

Come lunghi echi che da lunghi di confondono

in una tenebrosa e profonda unità,

Vasta come la notte e il chiarore del giorno,

I profumi, i colori e i suoni si rispondono

 

Vi sono profumi freschi come carni di bimbo,

Dolci come òboi, verdi come prati.

Altri, corrotti, ricchi e trionfanti,

 

Che posseggono il respiro delle cose infinite:

Come l’ombra, il muschio, il benzoino e l’incenso;

E cantano i molti dall’anima e dei sensi.

COMMENTO

La poesia parla di un luogo  sacro, il tempio, in cui la natura parla con un proprio linguaggio, un luogo in cui le persone entrano in contatto con il mondo spirituale e offerma che l’uomo in ogni momento della sua esistenza si trova in mezzo moltissimi oggetti che comunicano tramite la loro esistenza, il loro calore, la loro forma e si uniscono tutti insieme per lasciare un messaggio a chi vuol capire il loro mistero.

Ci sono dei profumi che sono freschi come le carni di un bambino, dolci come il suono dell’obòe, mentre ve ne sono altri che danno sensazioni immense, come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso che creano nell’uomo un’emozione o uno stato d’animo nuovo.

POESIA SPLEEN

Tratta dal volume “ I FIORI DEL MALE “( 1861 )

   Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio

   sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,

   e versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte,

   una luce diurna più triste della notte;

 

5  quando la terra è trasformata in umida prigione

   dove la Speranza, come un pipistrello,

   sbatte contro i muri con la sua timida ala

   picchiando la testa sui soffitti marcescenti

 

    quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce,

10 imita le sbarre d'un grande carcere,

    e un popolo muto d'infami ragni

    tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

 

   improvvisamente delle campane sbattono con furia

   e lanciano verso il cielo un urlo orrendo,

15 simili a spinti vaganti, senza patria,

   che si mettono a gemere, ostinati.

 

   - E lunghi trasporti funebri, senza tamburi nè bande,

   sfilano lentamente nella mia anima:

   la Speranza, vinta, piange; e l'atroce Angoscia, dispotica,

20 pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.

COMMENTO

In questa poesia Boudelaire ci descrive il suo stato d’animo, cioè molto malinconico, un mondo in cui la terra che gli sta intorno si chiude davanti a lui come una prigione, lo scrittore perde anche quest’ultimo residuo di speranza e libertà.

Boudelaire, vede nella pioggia che cade, le sbarre della prigione che non permette all’uomo di liberarsi e che mettono addosso un’angoscia tale che non riesi più a ragionare.

Boudelaire paragona il suono delle campane alle urla di fantasmi che fanno poi posto nella mente dell’uomo a lunghi cortei funebri che sono il simbolo dei ricordi che invadono l’animo del poeta e l’angoscia penetra nella testa, nei pensieri e nella vita del poeta, segnando così la definita sconfitta della speranza.

PAUL VERLAINE

La generazione successiva fece di Baudelaire un caposcuola, sia per la sua poesia indirizzata alla ricerca dell’espressione irrazionale e musicale, sia per la sua vita, sempre spinta alla ricerca di nuove sensazioni e di paradisi artificiali.

Verlaine nacque a Metz, nel 1844, da una famiglia benestante. Irrequieto e violento come gran parte dei poeti di quel tempo, si diede all’alcool e all’omosessualità. Ebbe una relazione con il giovane poeta Arthur Rimbaud. Cerco di lasciar perdere questa vita brutta e disastrata, ma non riuscì, e sempre ripiombò nel disordine e nell’alcool. Morì nel 1896 a 52 anni.

Verlaine, come Baudelaire, si allontanò dal realismo, aderendo prevalentemente al simbolismo.

Infatti fonda le sue poesie come un insieme di sensazioni,volte a registrare stati d’animo.

Nello scrivere poesie, fu anche influenzato dal musicista tedesco Richand Waguer, grande compositore di quel tempo.

POESIA “ARTE POETICA” 

     Musica prima d'ogni altra cosa,

     e perciò preferisci il verso Dispari

     più vago e più solubile nell'aria

     senza nulla che pesi o posi.

 

5  Bisogna pure che le parole

     tu le scelga non senza qualche equivoco:

     nulla è meglio del canto ambiguo, dove

     l'Indeciso al Preciso si sposa.

 

     Sono i begli occhi da dietro un velo,

10 la gran luce che trema a mezzogiorno,

     è, per tiepido cielo d'autunno,

     la farragine azzurra delle stelle!

 

     La Sfumatura è ciò che ci vuole,

     non il Colore, soltanto l'alone!

15 Oh, fidanzi la sfumatura sola

     il sogno al sogno, il flauto al corno!

 

     Fuggi l'Arguzia che assassina

     lo Spirito tagliente e il Riso impuro

     per cui piangono gli occhi dell'Azzurro,

20 tutto aglio di bassa cucina!   

 

     Strangola l'eoquenza e sull'aire

     di questa energia, fa attenzione

     che la Rima abbia un po' di discrezione,

     altrimenti, dove andrà a finire?

 

25 0 chi dirà i torti della Rima!

     Quale fanciullo sordo o negro folle

     ci forgiò questo gioiello da un soldo

     vacuo e falso sotto la Lima?

 

     Musica e sempre musica ancora!

30   Sia il tuo verso la cosa che dilegua.

COMMENTO

NB: La poesia per i decadenti deve essere vaga, suggestiva e  sopratutto musicale

E perciò o poeta stai attento a produrre un ritmo musicale inconsueto, stravagante, nuovo che non l’abbia utilizzato ancora nessuno, perchè così è più suggestivo, che si sciolga nell’aria in maniera impalpabile. Le parole devono essere imprecise con più significati, ma senza qualche equivoco: Non c’è nulla di meglio delle all’usioni, dove si cambiano l’imprecisione con l’illusione. Sono i bei occhi misteriosi che ti guardono da dietro un velo, oppure la gran luce che in un mezzogiorno estivo sembra che tremi, oppure il gran numero di stelle azzurre, in un cielo tiepido d’autunno.

Nelle poesie contano le sfumature non il colore chiaro soltanto. La sola sfumatura può unire un sonno ad un altro sonno a un flauto al corno. Nelle poesie cerca di evitare i concetti astratti e le battute scherzose, evita anche lo spirito tagliente, questi aspetti distuggono la poesia, queste cose sono come l’aglio usato in cucina “disgustoso”. Non usare le figure retoriche, tradizionali e visto che ci sei evita anche le rimeperchè ormai superate. La rima è talmente superata che assomiglia a un gioiello falso, di poco valore, (di un soldo) utilizzato da chi non ha valore, (folle , fanciullo, sordo, “negro si nota un comportamento razzista”).

Stai attento, sopratutto ai aspetti musicali, sia i tuoi versi come versi impalpabile  indefinita verso altri mondi,altri amori

Il tuo verso, sia come un’avventura che gia finisce al mattino dispendendosi grazie al vento frizzante fino da portare odori di menta e di timo...E TUTTO IL RESTO IN LETTERATURA E’ INUTILE

ARTHUR RIMBAUD

Rimbaud nacque nelle Ardenne nel 1854.

Ebbe un’adolescenza triste e burrascosa. Fu considerato un essere geniale, un veggente, ma ribelle di carattere dispotico. Nel 1871, si trasferì a Parigi, dove diede sfogo a una vita spericolata e turbolenta. L’anno successivo, assieme all’inseparabile amico Verlaine, intraprese un lungo viaggi, prima in Belgio e poi in Inghilterra, conducendo anche qui una vita misera ed errabonda. Alla conclusione del viaggio ( Verlaine lo colpì con un colpo di rivoltella ), si separarono, dando fine alla loro amicizia intensa ed irrequieta.

Trà il 1871 e 1873, Rimbaud compose due opere intitolate                             “ illuminazione ” e “ una stagione all’inferno ” che segnarono la conclusione della sua stagione poetica.

POESIA  

    Andavo, i pugni stretti nelle tasche sfondate,

    Ed anche il mio pastrano diventava ideale,

    Andavo sotto il cielo, Musa, ed ero il tuo fido;

    Quanti splendidi amori ho mai sognato allora!

 

    Negli ultimi calzoni avevo un largo squarcio.

    Pollicino sognante, spargevo nel mio errare

    Rime. L'Orsa Maggiore mi faceva da ostello.

    -Le mie stelle nel cielo dolcemente frusciavano;

 

     Le ascoltavo, seduto ai lati delle strade,

10 In quelle sere miti di settembre e sul viso

      Le gocce di rugiada m'eran vino gagliardo;

 

       E, rimando nel cuore di fantastiche tenebre,

       Tiravo, come fossero delle lire, gli elastici

       Delle scarpe ferite, col piede accanto al cuore!

COMMENTO

In questa poesia, il cappotto rotto diventa un simbolo di quello che è la vita di Rimboud, una vita sregolata che è bruciata rapidamente, se ne andato cosi vagabondando restando sempre però il servo fedele dlla poesia.

Rimboud nel secondo verso paragona la sua vita povera alla storia di Pollicino, una vita però seguita da un ideale di bellezza che alla fine non riesce a raggiungere.

I suoi versi li paragona alle stelle che in questo viaggiare,                       ( mi tengono compagnia le stelle ). L’ultima strofa ci vuol far capire che lui cercava di tirar fuori dal suo cuore tutto quello che c’era dentro come se fosse uno strumento, usando le stringhe delle scarpe immaginando che fossero corde delle lire.

E mentre facevo poesia in me c’era piede = vita volgare di ogni giorno.

e cuore = aspetti più positivi

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