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GIOVANNI PASCOLI

NATO A SAN MAURO

DI ROMAGNA NEL 1855

E MORI' NEL 1912

PASCOLI

Poesia LAVANDARE

(Myricae, 1891 )

 

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero

resta un aratro senza buoi, che pare

dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene

5 lo sciabordare delle lavandare

con tonfi spessi e lunghe cantilene.

Il vento soffia e nevica la Crusca,

e tu non torni ancora al tuo paese!

quando partisti, come san rimasta!

10 come l'aratro in mezzo alla maggese.

COMMENTO

-Questa poesia deriva dalla raccolta di poesie Myricae che significa mirto cioè cespuglio prevalentemente del mediterraneo. Pascoli vuol farci capire che le sue sono piccole poesie di piccole cose ( fiori, piante ).

Le poesie di Pascoli spesso sono ambientate nella campagna, e cerca sempre di trovare la parola giusta per dire quello che vede e che sente.

Nelle poesie di Pascoli i versi sono corti e continuamente spezzati dandoci solo dei flash delle cose

La poesia è una scena normale di poesie, ci troviamo in un campo arato a metà dove nel mezzo c'è un aratro senza buoi il quale da a Pascoli un'immagine di solitudine e tristezza. Intanto che osserva questa scena ascolta il rumore dei panni strizzati delle ragazze le quali mentre lavano, cantano.

L'ultima strofa è una canzone di quel periodo, che una ragazza canta pensando al suo ragazzo che non torna, "e quando sei partito mi hai lasciato solo come quell'aratro in mezzo al campo".

PASCOLI

Poesia X AGOSTO

(Myricae, 1891 )

 

San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l'aria tranquilla

arde e cade, perché sì gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.

5 Ritornava una rondine al tetto:

l'uccisero: cadde tra spini:

ella aveva nel becco un insetto:

la cena de' suoi rondininì.

Ora è là, come in croce, che tende

1O quel verme a quel cielo lontano;

e il suo nido è nell'ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:

l'uccisero: disse: Perdono;

25 e restò negli aperti occhi un grido:

portava due bambole in dono...

Ora là, nella casa romita,

lo aspettano, aspettano in vano:

egli immobile, attonito, addita

20 le bambole al cielo lontatio.

E tu, Cielo dall'alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

oh! d'un pianto di stelle lo inondi

quest'atomo opaco del Male!

COMMENTO

Il 10 Agosto è la notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti e Pascoli inizia dicendoci che lui sa perchè avviene questo fenomeno ma non ci da una spiegazione scentifica perchè ha una sfiducia totale della scienza. Passando subito al paragrafo delle stelle che cadono alle lacrime del cielo sulle sue sciagure e quelle dell'uomo.

Gioca sul parallelismo della rondine che ( che è un simbolo di libertà ) che muore, alla morte del padre.

Mentre tornava nel suo nido la rondine viene uccisa, cadde così tra gli spini, ora è la con le sue ali aperte come in croce e nel becco un'insetto che era la cena dei suoi piccoli. Mentre è a terra dal nido si sente un pigolio sempre minore, quello dei piccoli che aspettano la cena invano arrivando poi alla morte.

Come la rondine un uomo è motro mentre tornava a casa, suo padre restando con gli occhi aperti dalla morte improvvisa, nei quali rimase la volontà di emettere un grido di dolore, con se portava due bambolecome dono, ( le bambole sono un simbolo di purezza ).

Ora nella casa solitaria per l'assenza del padre, lo aspettano invano, come prima le piccole rondini aspettavano la rondine.

L'ultima strofa è il passaggio del proprio male al male di tutto il mondo e Pascoli ritiene che il male è il vero Dio che domina questo mondo.

 

PASCOLI

Poesia IL GELSOMINO NOTTURNO

(Myricae, 1891

 

E s'aprono i fiori notturni,

nell'ora che penso a' miei cari.

Sono apparse in mezzo ai viburni

le farfalle crepuscolari.

5 Da un pezzo si tacquero i gridi:

là sola una casa bisbiglia.

Sotto l'ali dormono i nidi

come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala

l'odore di fragole rosse.

Splende un lume là nella sala.

Nasce l'erba sopra le fosse.

Un'ape tardiva sussurra

trovando già prese le celle.

15 La Chiocccetta per l'aia azzurra

va col suo pigolìo di stelle.

Per tutta la notte s'esala

l'odore che passa col vento,

Passa il lume su per la scala:

20 brilla al primo piano: s'è spento...

E' l'alba: si chiudono i petali

un poco gualciti; si cova

dentro l'urna molle e segreta,

non so che felicità nuova.

 

COMMENTO

Pascoli scrive questa poesia come regalo di nozze.

Il gelsomino notturno è un fiore che si apre di sera e si richiude alle prime luci dell'alba.

La poesia inizia con questi fiori che si che si aprono la sera, l'ora che per i poeti è un momento di riflessione dove ci si lascia prendere dai ricordi, infatti Pascoli pensa ai suoi cari.

Nella seconda strofa Pascoli stabilisce un contrasto tra il rumore del giorno e la pace della sera, l'agitazione che c'è durante il giorno che ( attività giornaliera ), quando arriva la sera svanisce e dice che là sola nella pace della sera una cosa bisbiglia, come se fossero i muri della casa a parlare. Ci fa un parallelismo dicendo che come gli uccelli dormono nei nidi con la testa sotto le ali gli occhi dormono sotto le ciglia.

Dalla compagna si sente un odore intenso come il profumo delle fragole rosse, poi Pascoli ritorna sull'ambiente della casa sottolineando la presenza di qualcuno che vi abiti con l'immagine del lume che splende nella sala.

Tulla la poesia è giocata trà la vita e la morte, due che si sposano e hanno figli e la morte.

Pascoli poi paragona l'aia della casa al cielo dicendo che la costellazione attraverso il cielo cioè l'aia con tutte le sue stelle, questa immagine rievoca in luoi i soggetti familiari.

Per tutta la notte si sente il profumo del fiore portato dal vento, e la nella casa il lume acceso al primo piano dove si trovano le camere e poi si spegne.

Arriva l'alba, i fiori si chiudono un pocorovinati e dentro a una culla si crea una felicità nuova, una nuova vita.

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