Migliaia di persone lunedì 1 ottobre 2012 hanno partecipato all'addio a padre Pierre Dubois, con un percorso durato ore dalla poblacion "La Victoria" alla Cattedrale di Santiago del Cile.
Pierre Dubois, morto il venerdì nella sua amata La Victoria dove aveva voluto tornare all'aggravarsi della sua malattia, era un simbolo della difesa dei diritti umani durante la dittatura militare,sempre a fianco dei più poveri e dei più deboli. Nato in Francia,era arrivato in Cile nel 1963 portando non solo le parole della fede ma il progetto di un riscatto umano, dedicandosi a "La Victoria", uno dei quartieri più socialmente disagiati della città.
Nel 1983 lui e il suo amico padre André Jarlán offrirono la loro opera di generosità e solidarietà a un popolo oppresso e ferito. Padre Dubois interveniva durante le proteste, tra i gas lacrimogeni ,gli idranti, i manganelli, cercando di impedire atti di violenza della polizia e lanci di pietre da parte dei lavoratori. Durante una di queste proteste fu arrestato e duramente picchiato.
Il 4 settembre 1984 dovette assistere alla morte di André Jarlan, rimasto ucciso in una sparatoria della polizia mentre, stanco dopo aver accudito alcuni abitanti della poblacion feriti, leggeva la Bibbia. La notizia dell'assassinio di Jarlan si diffuse in tutto il mondo rendendo popolare la lotta degli abitanti della poblacion e l'azione del loro parroco, a cui giunsero anche aiuti in denaro che servirono a comprare il latte per i bambini poveri.
Due anni dopo, con l'attentato fallito contro Pinochet, la repressione si acuì e padre Dubois fu espulso. Tornò in Cile nel 1990:la dittatura era finita ma i problemi sociali dello sfruttamento, della povertà, dell'oppressione erano rimasti, insieme a molte illusioni spezzate.Padre Dubois insegnava la resistenza, la presa di coscienza, la solidarietà, l'unione, il non transigere sui diritti umani.Si occupava anche dei giovani, in particolare di quelli con problemi di droga.
Nel 2000 una votazione del Senato gli negò la cittadinanza onoraria del Cile, con la motivazione che la sua figura "non costituiva motivo di unità" nel paese. Gli fu concessa però l'anno seguente.
In occasione della sua morte era stato chiesto, invano, il lutto nazionale. Ma il popolo gli ha tributato un omaggio indimenticabile e commovente.
Era un lottatore, protettore della gente semplice a cui non proponeva la salvezza individuale in un altro mondo,ma la salvezza collettiva attraverso la trasformazione della società. La sua foto mentre con le braccia conserte, con calma e fermezza, presidia la sua poblacion, fece il giro del mondo nel 1984, e merita di essere richiamata alla memoria oggi.
Diana Di Francescaper la pubblicazione sul web e in cartaceo citare la fonte, grazie