ELENA NICOLAI; la voce che sfiorò il mito

Nata in Bulgaria e vissuta per lo più a Milano, Elena Nicolai, prestigioso mezzosoprano attivo tra gli anni Trenta e i Sessanta, aveva stabilito un forte legame con la Sicilia per un duplice motivo: l’amicizia col cefaludese Maestro Vincenzo Pintorno, il primo a notarla all’audizione per il Conservatorio Verdi di Milano e poi suo insegnante, e il matrimonio con il dottor Andrea Maggio, amico di Pintorno e anch’egli cefaludese.

Le vacanze siciliane, il contatto con l’Isola, i bagni insieme alla figlioletta Aurora nell’acqua azzurra della baia di Cefalù allora incontaminata, avevano affascinato la Nicolai destando nel suo animo vibrazioni di “sicilitudine”. Uno dei personaggi che più amava interpretare era la “Santuzza” di Cavalleria Rusticana, a cui riteneva di aver prestato, rispetto ad altre interpreti, delle connotazioni più consone al suo carattere di donna siciliana. “La mia Santuzza è la più siciliana”, affermava nelle sue memorie (La mia vita tra i grandi del melodramma , a cura di Marina Boagno). Su Youtube è possibile ascoltare “Voi lo sapete o mamma”, per prendere contatto con  un’artista oggi dimenticata ma la cui voce scura e drammatica, suggestiva per estensione e coloriture, fu definita “una delle voci più possenti del XX secolo”; un’artista che conquistò un ruolo di primo piano in teatri di tutto il mondo, effettuando venti stagioni alla Scala, e inserendosi nel vasto affresco dell’atmosfera di quegli anni quando il melodramma era una pietra miliare della cultura popolare e della formazione musicale.

Stoyanka Nicolova,in arte Elena Nicolai,era nata in un piccolo villaggio bulgaro e le sue prime parole furono”Canta, nonno”. Fu il nonno materno infatti, cantandole  fin da neonata canzoni romantiche e arie verdiane, a trasmetterle quelle sensazioni forti legate alla musica che ne segnarono l’esistenza nutrendo il suo sogno. Cresciuta nel mito di Verdi e del “bel canto” italiano,si presentò  all’ammissione al Conservatorio di Sofia ma fu respinta. L’insuccesso non la scoraggioò più di tanto:sapeva che anche Giuseppe Verdi era stato bocciato al Conservatorio milanese che ora portava il suo nome. Convinta la famiglia a farla studiare in Italia, si presentò all’audizione proprio al Conservatorio “Verdi”, e mentre eseguiva con impeto e improntitudine un difficilissimo brano dal Sansone e Dalila, uno dei professori della scuola, Vincenzo Pintorno,- apprezzato direttore d’orchestra, concertatore e compositore amico di Puccini e Mascagni e più tardi di Toscanini-, esclamò: “Questa qui la prendo in consegna io!”. E così fu: ammessa, studiò col Pintorno, il quale ne curò non solo l’impostazione vocale e  la “centratura della voce”, ma anche la scelta del repertorio e la presenza scenica, il “recitar cantando” in cui la Nicolai eccelleva. La giovane Stoyanka si dedicò con impegno  alla musica: di giorno studiava, di sera coi biglietti gratis della scuola assisteva alle rappresentazioni liriche, nel tempo libero seguiva le prove, che considerava un elemento importantissimo di formazione. Era quello il periodo della fioritura di tanti piccoli teatri che offrivano agli esordienti l’opportunità della  gavetta, occasione insostituibile di contatto col pubblico. Qui i direttori dei teatri importanti inviavano spesso i loro talent scout, che monitoravano le voci migliori dando così ai cantanti la possibilità di fare carriera contando sul proprio talento.”Fare dei teatri” era stato il consiglio dato anche alla Nicolai  all’inizio della carriera. Eppure nonostante le premesse  il debutto avvenuto a Malta nel 1936 rischiò di compromettere tutto.Ingaggiata per il ruolo di Azucena nel Trovatore, che conosceva a perfezione, si lasciò convincere a sostituire una collega interpretando  Maddalena nel Rigoletto di Verdi, e sbagliò l’entrata nel quartetto dell’ultimo atto. Le critiche ricevute e il conseguente litigio con  gli organizzatori fecero disperare la giovane cantante del suo futuro artistico, ma Vincenzo Pintorno, consigliatosi con l’agente teatrale Casella, trovò la soluzione. Il disastroso debutto doveva essere cancellato; Stoyanka Nicolova spariva per lasciare il posto a una nuova identità: Elena Nicolai. Il nuovo nome d’arte nato da un insuccesso accompagnò una carriera sfolgorante che la portò  ad esibirsi nei migliori teatri italiani ed esteri con i più prestigiosi direttori d’orchestra e insieme ad artisti   quali Beniamino Gigli, Mario Del Monaco, Boris Christoff, Renata Tebaldi, Tito Gobbi, Franco Corelli, Marcella Pobbe, Maria Callas. Fu apprezzata dai compositori  Honegger e Pizzetti; quest’ultimo costruì su di lei il personaggio di Candia della Leonessa nella “Figlia di Jorio” che interpretò alla prima mondiale ricevendo da parte del Maestro notoriamente intransigente e severo, un omaggio floreale con un entusiastico ringraziamento: “A Elena Nicolai, potente e commovente Candia, con profonda gratitudine”.



Lasciato il melodramma nel 1959, le si apre una nuova opportunità, il cinema. Vittorio De Sica le telefona personalmente per proporle il suo film Il Boom insieme ad Alberto Sordi. La Nicolai si ritaglia una professionalità di efficace caratterista e interpreterà anche un episodio de La mia signora di Mauro Bolognini e Il medico della mutua di Luigi Zampa, sempre con Alberto Sordi, oltre a film minori con Franchi e Ingrassia.

Di temperamento sensibile ma anche impetuoso, Elena Nicolai ha nella sua biografia due gustosi episodi: lo schiaffo al giornalista Franco Abbiati, che alimentò il  gossip dell’epoca, e un litigio addirittura in scena con Maria Callas.

Lo schiaffo all’Abbiati  trova origine nell’atteggiamento ostile di questi  nei confronti dell’artista, secondo alcuni dovuto a un’avance respinta. Il giornalista non solo aveva scritto una recensione ingenerosa parlando di “declino” a fronte di un calo di voce dovuto a stanchezza, ma si era adoperato per farla escludere da un recital scaligero in favore di un’altra cantante. La Nicolai ammette solo un vivace scambio di idee durante il quale l’Abbiati le disse: “Con queste parole è come se mi schiaffeggiasse”. Schiaffo morale, dunque, ma la verità è incerta. Emilio Radius scrisse: “molti avevano capito che era successo un incidente, pochi avevano visto”.

Ancora più divertente l’episodio riguardante la Callas. Questa  aveva a volte problemi di diaframma per aver perso di colpo 33 chili, e forse per sfogare il nervosismo aveva preso ad avere  un comportamento stravagante e a mettere in imbarazzo i colleghi; erano già accaduti episodi spiacevoli  con Del Monaco e Christoff.  Durante la rappresentazione di Norma del 1953 la Callas mettendo il  braccio sulle spalle di  Adalgisa per confortarla, cominciò senza parere a  tirarle  la parrucca deconcentrandola. Dopo  aver tentato di sottrarsi con degli spostamenti sul palco, ma senza successo perché la Callas continuava ad incombere, la Nicolai approfittando di  un accordo dell’orchestra la richiamò con un “Piantala, Maria”. Tale frase, epurata nel disco “live”, sarebbe chiaramente udibile nel nastro registrato.

Elena Nicolai si esibì 8 volte a Palermo, 7 al Massimo, una al Politeama. A una di queste esibizioni, la Dalila di Saint Saens del 1953, è dedicata una autorevole e lusinghiera recensione, quella del Maestro Eliodoro Sollima: “Nell’interpretazione di Dalila è venuta fuori in tutta la sua luce l’arte di Elena Nicolai:arte completa,che prova la sensibilità spiccatissima e la maturata coscienza artistica di questa insigne interprete. La sua voce pastosa ed ampia, il gusto e la musicalità che ne guidano il fluido scorrere, hanno fatto sì che il personaggio nulla perdesse del calore e dell’intensità espressiva che ne caratterizzano lo spirito”.

 

 

Angela Diana Di Francesca