NO WARNING!
SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA
- BACK ISSUES
No. 38
-
Febbraio 2004
(King Crimson, Mogwai, Djam
Karet, Theo Travis, Flight 09, The Rick Ray Band, Psychotica Records
label
sampler, TriPod, Saguaro, Porcupine Tree, Radiohead, Muse, 21st Century
Schizoid Band , The Meeting Places, William D. Drake, Mogwai live,
Alice
live, Nick Hornby, news)
No.
39
- Maggio 2004
(King Crimson, Oceansize,
Delicate
Awol, Ghoak, Pokerface, The Neutrinos, Steve Lawson & Theo Travis,
Nick May, Michael Bearpark & Peter Chilvers, Duran Duran, Elio E Le
Storie Tese live, news)
No. 40
-
Ottobre 2004
(King Crimson tribute, Tim
Burness,
Puerto Muerto, Matty Charles And The Valentines, Violet Indiana,
Paradox
One, Oceansize, The Mars Volta, Stars In Battledress, Luca Formentini,
Forms Of Things Unknown, Zone D'Ombra, Lillayell, HoS Compilation,
Skrjabin
Hc2, Nick Hornby, Michael Moore, Eugenio Cappuccio, Steve Lawson &
Theo Travis live, news)
No.
41
- Febbraio 2005
(King Crimson, Theo Travis,
Trey Gunn, Duran Duran, Willie Oteri, Edible Woman, Stefan Joubert,
Twelfth
Night, Centrozoon, Rothko & Caroline Ross, Sergio Cammariere live,
Grandmothers Re-Invented live, news)
No.
42
- Giugno 2005
(King Crimson, War Against
Sleep,
Andrea Chimenti, Kino, Central Unit, Bark Psychosis, Reuter/Boddy,
Pushing
Red Buttons, Toychestra & Fred Frith, The Plague Of Crafty
Guitarists,
Faultline, Steve Lawson, The Neutrinos, No Conventional Sound, Elio E
Le
Storie Tese, Twelfth Night, David Cross, Lob, Monsieur Golàn,
Nick
Hornby, Elio E Le Storie Tese live, Porcupine Tree live, news)
No.
43
- Novembre 2005
(ProjeKct Three, Franck
Vigroux, Theramin, Rasal.Asad, Oceansize, Pure Reason Revolution,
Porcupine Tree, Tim Bowness, Blackfield, A Marble Calm, Tokyo Explode,
Scat, Toychestra, Central Unit, Van Der Graaf Generator, Daniel Patrick
Quinn & Beano Jameson, DAC Crowell & Kurt Doles, Wow Why Wow,
The Future Kings Of England, Twelfth Night, Monica Melissano, news)
No.
44
- Marzo 2006
(King Crimson, Stefano
Panunzi, Nosound, Isn't, Theo Travis, George Hrab, Macrocosmica, Ian
Boddy & Bernhard Wostheinrich, Kyle Gann, Rick Cox, Jim Fox,
Sanna, Centrozoon, Twelfth Night, No-Man, Duran Duran, news)
Disc One : ProzaKc
Blues / The ConstruKction Of
Light / The World’s My Oyster Soup Kitchen Floor Wax Museum / Improv :
Disc Two : Into The
Frying Pan / Larks’ Tongues
In
Aspic, Part Four / Three Of A Perfect Pair / The Deception Of The
Thrush / Sex
Sleep Eat Drink Dream / Heroes
Improv :
NOSOUND - SOL29 nosoundcd05
THEO TRAVIS - ELEVEN BOWLS OF ACIDOPHILUS FLUTE SALAD Tonefloat tfc105
KYLE GANN -
LONG NIGHT Cold Blue
Music CB0019
RICK COX -
FADE Cold Blue Music CB0020
Rick Cox è conosciuto come un pioniere della "prepared electric guitar"; le sue composizioni da concerto, che spesso esegue in prima persona accompagnato da altri strumentisti, sono state eseguite in tutti gli Stati Uniti e pubblicate sulle etichette Cold Blue, Grenadilla, Advance e Raptoria Caam. Membro fondatore del gruppo di improvvisazione Tokyo 77 (le cui releases sono state pubblicate dalla InTone label), Cox fa anche parte di numerosi ensembles di new music, avant-rock e musica jazz-oriented. Nel ruolo di performer ha partecipato ad alcune recenti registrazioni di Jon Hassell (tra le quali Fascinoma), con cui è anche stato in tour nel corso degli ultimi anni; ha inoltre collaborato alle colonne sonore di alcuni popolari films di Thomas Newman quali The Shawshank Redemption, The Horse Whisperer e American Beauty. Cox ha anche lavorato con Ry Cooder (il quale ha definito Cox come “il maestro nascosto del crepuscolare e del diafano”) nell’arrangiamento, nella composizione e nell’esecuzione delle colonne sonore di Last Man Standing e di End Of Violence di Wim Wenders. Tra le colonne sonore realizzate in proprio troviamo Inside Monkey Zetterland e Corrina, Corrina. I venticinque minuti di Fade, suddivisi in tre sezioni, si possono assimilare come mood a quelli realizzati da Nosound anche se in chiave diversa sotto il profilo esecutivo : l’approccio minimalista utilizzato dall’ensemble composto dallo stesso Cox alla chitarra, da Thomas Newman (conosciuto come compositore di numerose colonne sonore per films, tra i quali American Beauty, Lemony Snicket's…, Finding Nemo, Road To Perdition, Erin Brockovich, The Horse Whisperer, The Shawshank Redemption, Scent Of A Woman, Phenomenon e Fried Green Tomatoes, e già collaboratore di Rick Cox in Maria Falling Away) al piano e da Peter Freeman (bassista, produttore, sound engineer e manipolatore di suoni che ha lavorato con numerosi personaggi tra i quali Seal, Nile Rodgers, Shawn Colvin, John Cale, Sussan Deyhim, Elliot Sharp e Jon Hassell) al basso ed ai signal processors si colloca in quel segmento che unisce Music For Airports di Brian Eno e Cobalt Blue di Michael Brook. I suoni fluttuano attraverso strati atmosferici di varia densità, perdendo talvolta i loro contorni per fondersi in quelle che sembrano uniche ed inaudite sonorità, per poi scindersi nuovamente in timbri distinti che si abbandonano alle correnti d’alta quota. Carezzevole e malinconica, stimolante e rilassante al tempo stesso, la musica di Fade è un magnifico connubio tra spazialità e spiritualità nel quale l’ascoltatore può abbandonarsi a ricordi e riflessioni, avvolto dal confortante calore di questa composizione.
JIM FOX -
DESCANSOS, PAST Cold Blue
Music CB0021
SANNA - THE
REMOTE E.P. Fire Records
BLAZECD141
CENTROZOON
- NEVER TRUST THE WAY YOU
ARE Resonancer Records JFK3930
News from the World Central
Nella quasi
totale indifferenza di
un’intera
città, asfissiata dai cantieri e in spasmodica attesa per
l’evento
olimpico del prossimo inverno, il Barrumba ha chiuso i battenti. Si
trattava
di una delle rare, se non dell’unica, oasi della programmazione
alternativa
: un piccolo club interrato nel centro di Torino, strutturato un po’
alla
maniera dei clubs Britannici, con il bar in fondo alla sala, un piccolo
palco ed una pista che accoglieva il pubblico durante i concerti e che
fungeva da dancefloor nelle altre serate. A me piaceva anche per questo
aspetto … ricordo che il pubblico attendeva l’apertura più o
meno
ordinatamente in fila sul marciapiede, quasi come capita di vedere
fuori
dall’Astoria o dallo Shepherd Bush Empire; ma ciò che più
accostava il Barrumba ai locali dei paesi civilizzati era la
programmazione,
che aveva sempre un occhio attento alle realtà emergenti
più
significative della scena internazionale. Al Barrumba ho assistito a
performances
di acts come Ozric Tentacles, Bluvertigo, Porcupine Tree, Gong e
Mogwai,
che sono stati solo alcuni dei numerosissimi gruppi ospitati dal
locale,
gruppi che molto probabilmente nessun altro si sarebbe dato la pena di
far suonare all’ombra della Mole. Sicuramente qualcuno sosterrà
che, con tutti i problemi di natura economica e occupazionale che
attanagliano
Torino, la chiusura di un locale è cosa insignificante; la cosa
va invece letta come un segno dell’inesorabile declino che sta
spingendo
la città e l’intera nazione fuori dall’Europa, una condizione in
cui l’unica alternativa alla rassegnazione sembra rimanere
l’omologazione
a standards di basso livello degni di un paese arretrato. E’ triste
doversi
arrendere a questa evidenza, ma è anche difficile contrastare
questo
declino quando i pochi bastioni di una cultura alternativa crollano
sotto
l’avanzata inarrestabile della cultura dell’effimero. I fans torinesi
di
un certo tipo di musica dovranno ora sobbarcarsi dispendiose trasferte
oppure confidare nella programmazione dei grandi festival estivi se
vorranno
ancora assistere alle esibizioni dal vivo dei loro gruppi preferiti,
nella
speranza che prima o poi qualcuno raccolga lo scomodo testimone e si
assuma
l’onere di offrire al pubblico Taurinense qualche spettacolo di un
certo
valore.
In questo numero di NO
WARNING! :
Altra tappa del lungo rodaggio del materiale che verrà utilizzato nell’album The ConstruKction Of Light, ad opera questa volta di ProjeKct Three (Fripp, Gunn e Mastelotto) : si tratta di ben 79 minuti registrati il 25 Marzo 1999 ad Austin, comprendenti abbozzi delle future TCOL e Into The Frying Pan celati nel corpo di alcune di queste lunghe improvvisazioni. Una serata decisamente ispirata rende gradevoli, seppur non del tutto compiute, diverse tracce come le varie parti di Masque, X-chayn-jiZ ed una versione concisa di The Deception Of The Thrush. Impressionante il bilanciamento degli strumenti e la pulizia della registrazione, che contribuiscono a fare di questo ventisettesimo volume del Collectors’ Club una delle migliori releases dei vari projeKcts.
Inteso come secondo volume di una trilogia iniziata nel 2003 con Lilas Triste e che si concluderà nell’ottobre del 2005 con la pubblicazione del terzo episodio, Looking For Lilas ripropone alla nostra attenzione il chitarrista francese Franck Vigroux che abbiamo già avuto modo di apprezzare attraverso la sua partecipazione a Fretless Guitar Masters e l’album Les 13 Cicatrices. Ad uso e consumo di chi non ha mai ascoltato la sua opera e magari considera come chitarristi imprescindibili gente come Frank Marino, Eric Clapton o Mark Knopfler, va detto che Franck Vigroux è strumentista e compositore non convenzionale, più vicino all’approccio di Fred Frith e del primo Arto Lindsay che non a quello dei guitar heroes che vanno per la maggiore. Disco di non facile fruizione, Looking For Lilas risulta forte sia nella sua parte narrativa legata al concept sia sul versante della pura ricerca di possibilità di intreccio e combinazione di sonorità, così tante e variegate da lasciarci alla fine del disco in attesa per ulteriori possibili sviluppi che queste tredici tracce lasciano potenzialmente aperti. Echi di Ensemble Modern, League Of Crafty Guitarists, Henry Cow emergono tra le atipiche partiture per chitarre, trombone, samples e voci imbastite da Franck Vigroux e dai pochi ospiti presenti : il risultato finale è a dir poco stupefacente, anche se richiede numerosi ed attenti ascolti per apprezzarne la particolarità. Vale però la pena di impegnarsi nell’ascolto di un lavoro simile, una volta scopertone il valore non lo abbandonerete più.
Debut album per i catanesi Theramin, trio attivo dal 1998 con alle spalle una buona attività concertistica, comprendente opening act per June Of 44 e Don Caballero. Dopo diversi demo giunge questo We Were Gladiators, che nelle intenzioni dei componenti della band è un punto di partenza nel loro percorso di ricerca, intrapreso con convinzione ed entusiasmo almeno stando a quanto traspare da queste otto tracce. Rispetto al post noise degli altri gruppi della scuderia Psychotica, Theramin si differenzia per l’inserimento di elementi math-rock, di metriche più intricate ed elaborate, e occasionalmente di strumenti acustici come la chitarra classica che accompagna la narrazione di Near By The Saint Leonard River ed il violino in To Be Away. Two Pieces Of Glass si era già fatta apprezzare all’interno della compilation Fragments dell’etichetta tarantina, mettendo in mostra le capacità del bassista Michael Herman che emergono già nell’opening track When Santa Claus Died, caratterizzata da elastiche partiture di basso che si coniugano ad un impianto decisamente noise, formula che si ripete anche nella più concisa 1+1 Doesn’t Always Make 2. Butterfly Wings Over Computer suona un po’ come una versione più involuta, almeno a livello di produzione, di certe cose degli Oceansize, mentre In My Place lascia trasparire assonanze con la scena math rock londinese, con in più qualche eco dei Muse. La già citata To Be Away si giova di un’atmosfera più dilatata nella quale Theramin lavorano maggiormente di cesello, confezionando la traccia più interessante e convincente del disco, al cui interno si alternano momenti di tensione ad altri più rilassati. Il lavoro si chiude con In Your Precious Hands, pezzo che parte da un tema piuttosto ipnotico per poi evolversi secondo i predominanti caratteri del sound di Theramin. Non male nell’insieme, ma sono convinto che il trio sia in grado di fare ancora meglio. Reperibile, ovviamente, via Psychotica.
When Santa Claus
Died / Near By The Saint
Leonard
River / Butterfly Wings Over Computer / 1+1 Doesn’t Always Make 2 / In
My Place / Two Pieces Of Glass / To Be Away / In Your Precious Hands
Con colpevole ritardo ma con immutato interesse vi introduco ad Asuna, secondo lavoro dei portoghesi Rasal.Asad dopo l’esordio Space.Scape : l’album, che si presenta con il motto “Fight corporate music”, è accompagnato da un vero e proprio manifesto di idee per una trasformazione culturale espressa attraverso concetti semplici come ‘distruggi - scopri’ allo scopo di ‘apprezzare e capire la natura esoterica della vita e della cultura’. Le otto tracce incluse si presentano come un solido e convincente corpo di ambient-electronica (o Thiscotronica, come recita lo sticker) che a tratti assumono contorni esoterici adatti al tipo di riflessione suggerita da Rasal.Asad, ma che conservano fortunatamente una forma concisa ed una certa immediatezza che evitano il rischio di cadere in quelle prolisse e piuttosto noiose pièces con le quali ci hanno tediato gente come Terry Oldfield e Gandalf; il disco scorre anzi in maniera molto fluida, tra momenti più sacrali come Coolture ed altri di matrice cosmica come Potlatch. Per maggiori informazioni e per reperire Asuna visitate il website dell’etichetta This.Co.
Ideosphere /
Potlatch / Akshun / Otaku /
Coolture / Earworm / Vidiots / Simulacra
Un piccolo ma succulento assaggio della nuova produzione dei mancuniani Oceansize, che dopo l’eccellente debut album Effloresce e l'EP Music For Nurses ritornano con il full lenght album Everyone Into Position del quale non mancheremo di parlare in maniera approfondita quanto prima. Per il momento ci accontentiamo delle due tracce di questo promozionale : Heaven Alive, granitica song costruita su quelle avvolgenti alternanze di momenti pacati e feroci schitarrate ormai tipiche della band, e I/B/O/W, pezzo strumentale condotto dal dinamico intreccio di riffs, arpeggi e brevi solos dall’impronta melodica che si snoda in un variegato turbinio di atmosfere contrastanti. Le premesse affinché Oceansize possano scaldare il prossimo inverno ci sono tutte, ci ritroveremo presto in questo spazio per parlarne.
Heaven Alive /
I/B/O/W
Una positiva recensione sulle pagine della fanzine The Organ ha richiamato la mia attenzione su questa band, che almeno a giudicare dal promozionale capitatomi tra le mani pare coniugare un sound robusto e moderno con un gusto per le armonie vocali che evidenziano una maggior complessità proprio nelle parti vocali rispetto a quelle strumentali. I dodici minuti e mezzo di The Bright Ambassadors Of Morning suonano quindi come una sorta di connubio tra i Muse e gli Yes, risultando appena più elaborati rispetto ai gruppi del fenomeno-meteora definito come Brit-Prog, e riportano alla memoria un altro ibrido che nel decennio scorso mi entusiasmò ben poco, gli statunitensi Echolyn che nel loro sound inglobarono heavy metal e qualche partitura ispirata ai Gentle Giant. La futura produzione di Pure Reason Revolution ci svelerà se si tratta di una formula vincente.
The Bright
Ambassadors Of Morning
Considerata
l’interlocutoria e poco
brillante
esibizione dal vivo alla quale ho assistito nel Luglio scorso, il nuovo
studio album dei Porcupine Tree
si può ancora classificare come
un buon lavoro : meno spontaneo ed ispirato rispetto al precedente In
Absentia,
Deadwing è certamente un must per i fanatici ed un disco da
avere
per chi segue la band in maniera più o meno assidua, ma non
è
certo un disco da consigliare ai neofiti. Rispetto alle esecuzioni dal
vivo, i brani inclusi nell’album mantengono una dovuta robustezza senza
scadere nelle schitarrate eseguite on stage dal tandem Wilson-Wesley,
consentendo
all’ascoltatore di apprezzare le tutto sommato decorose composizioni di
una band che però, e dispiace riconoscerlo, sembra essere a
corto
di ispirazione. Un disco, come dire, un po’ di routine, anche se sembra
strano un discorso del genere fatto da un gruppo che mancava dagli
studi
di registrazione dal 2002; ma è ancora più strano se si
considerano
le potenzialità della formazione, che include un drummer dotato
di gran “tiro” come Gavin Harrison, un tastierista geniale e ricercato
come Richard Barbieri e soprattutto un musicista creativo come Steven
Wilson
che (soprattutto con No-Man e Bass Communion) in passato ci ha fatto
sentire
di cosa è realmente capace. E allora consoliamoci se non altro
con
il fatto che Deadwing ci offre l’opportunità di apprezzare due
staffilate
soliste ad opera di Adrian Belew (la title track e Halo), dato che non
sarà certo il riff à la Kiss/Motley Crue di Shallow a far
gridare al miracolo; meglio godersi la bella ballad Lazarus condotta da
una romantica linea di piano ed abbellita da alcuni riusciti
controcanti,
oppure il buon impatto della title track. Sicuramente il momento in cui
la band osa qualcosa di più è nell’intro di Arriving
Somewhere
But Not Here, pezzo che purtroppo rientra troppo presto nei
rassicuranti
confini del sound dei Porcupine Tree ultima maniera : la traccia, della
durata di 12 minuti, costituisce uno degli episodi migliori del disco,
peccato solo che sia stata vanificata quella bella introduzione dal
carattere
ambient-electronica per andare a costruire un crescendo che intorno al
settimo minuto non trova di meglio che sfociare in un pesante riffaccio
alla Metallica. Mellotron Scratch costituisce un parziale ritorno a
Stupid
Dream e Lightbulb Sun, con qualche timida strizzata d’occhio
all’agguerrita
concorrenza costituita dalle nuove bands britanniche, alcune delle
quali
sono attualmente in grado di proporci qualcosa di gran lunga superiore
a pezzi come Open Car o Start Of Something Beautiful. L’album si
chiude,
come ormai consuetudine, con l’ennesima ballad floydiana che Mr. Wilson
pare non sapere più da che parte rivoltare, mentre sarebbe
preferibile
accantonare formule così inflazionate e tentare di essere un po’
meno prevedibile, per lo meno per evitare che fans esausti programmino
il lettore in modo da saltare l’ascolto dell’ultima traccia. Ripeto,
bello
ma non fondamentale nella discografia di Porcupine Tree, e credo sia
più
che lecito attendersi qualcosa di diverso la prossima volta.
“Mi piacerebbe mettere insieme un ampio gruppo che combini una varietà di strumenti acustici ed elettronici che possano sviluppare nuovi arrangiamenti di materiale già esistente come Sorry Looking Soldier e Dreaming Of Babylon”. Ciò è quanto dichiarò Tim Bowness nel febbraio del 2003 quando, al termine di un’intervista concessami, gli chiesi se aveva in previsione di realizzare un album da solista. Alla luce di quanto emerge dall’ascolto di My Hotel Year, penso non sia azzardato affermare che anche i dischi di Samuel Smiles, Henry Fool e l’ottimo California Norfolk con Peter Chilvers avrebbero potuto tranquillamente essere a nome Tim Bowness. Infatti, a dispetto di quanto fatto con Richard Barbieri, Darkroom e Centrozoon, è proprio la vena più melodico-crepuscolare dell’altro versante della sua discografia ad essere sviluppata. Una schiera di 10 collaboratori, tra i quali si segnalano alcune presenze assidue come quelle di Markus Reuter, Stephen Bennett e Peter Chilvers, assecondano le scelte di Tim tese a realizzare un album dai toni morbidi, contrassegnato da una grande cura negli arrangiamenti e da una scrittura raffinata. L’iniziale Last Year’s Tattoo si candida a diventare una delle più belle ballads composte da Bowness, forte di memorabili melodie sviluppate con gusto, alla pari della sognante traccia acustica Blackrock 2000. I passi più oscuri dei No-Man e di Centrozoon sono condensati in tracce dall’impronta più elettronica come I Once Loved You e, in parte, Making A Mess In A Clean Place dove (secondo le formule applicate nell’album degli Henry Fool) traspare qualche eco dei Soft Machine più sperimentali. La rilettura di World Afraid (già inclusa in Tiny Ghosts di Rhinoceros) non si discosta molto dalla versione originale, a differenza di quella di The Me I Knew (proveniente da The Scent Of Crash And Burn dei Centrozoon) che viene qui stemperata da un arrangiamento più ambient. Made See-Through, complice la tromba di David Picking, richiama alla mente Where I’m Calling From, traccia inclusa nell’EP Housewives Hooked On Heroin dei No-Man, e questo tipo di atmosfere crepuscolari ed intimiste si riversano nella breve Hotel Year, traccia che cede il passo a Ian McShane, sicuramente il pezzo più solare dell’album. Una breve intro di archi apre Sleepwalker, prezioso ed ammaliante gioiello scelto come singolo, sul quale bisogna però fare alcune considerazioni : tra l’edit della traccia summenzionata e l’inedita (e non trascendentale) Unprotected il singolo dura poco più di otto minuti, l’album ne dura una quarantina; sarebbe stato meglio includere entrambe le tracce nell’album e realizzare, piuttosto, un singolo promozionale destinato alle radio con il solo edit di Sleepwalker, in modo da risparmiare ai fans l’acquisto di un supporto in più, ma purtroppo notiamo che le pessime abitudini introdotte da Steven Wilson stanno contagiando anche Mr. Bowness. Non sarebbe male se al proprio talento questi personaggi abbinassero una certa integrità ed un po’ più di considerazione per il proprio pubblico.
My Hotel Year :
Last Year’s Tattoo / I
Once
Loved You / World Afraid / The Me I Knew / Made
See-Through / Hotel Year / Ian McShane / Blackrock 2000 / Making A Mess In A Clean Place / Sleepwalker /
Brave Dreams
Sleepwalker CD single : Sleepwalker (edit) / Unprotected
A MARBLE CALM - SURFACING Burning Shed bshed0304
PORCUPINE
TREE - UP THE DOWNSTAIR
Snapper Music SMACD885
Prosegue senza sosta l’opera di saturazione del mercato condotta da Steven Wilson, che in questa occasione ci ripropone l’album Up The Downstair originariamente pubblicato nel Maggio 1993 dall’etichetta Delerium e successivamente rimasterizzato una prima volta nel 1997. La nuova edizione ha il pregio di essere alloggiata in una bella confezione digipack che include anche la ristampa del companion album Staircase Infinities, altro pezzo da tempo fuori catalogo, inoltre le parti di batteria campionate sono state in questa occasione rimpiazzate da quelle suonate da Gavin Harrison, fattore che aumenta di molto la dinamica del sound complessivo. Per contro, l’operazione allunga ulteriormente l’elenco degli oggetti ricercati dai collezionisti e completisti, le cui finanze a questo punto saranno allo stremo, ma sembra ormai assodato che Mr. Wilson non voglia assolutamente tenere in conto questo fattore, preoccupato solo dalla missione di condurre Porcupine Tree nel gotha delle bands più collezionate di sempre (tanto per cambiare, anche di questo album è programmata una versione in doppio vinile, mentre è in uscita una ristampa del best of Stars Die con diversi cambiamenti rispetto all’edizione originale). Venendo al contenuto, Up The Downstair ed il suo gemello Staircase Infinities testimoniano la transizione di Porcupine Tree da progetto del solo Steven Wilson a band vera e propria, con i primi consistenti contributi di Colin Edwin e Richard Barbieri al sound Floydiano del leader che verrà portato a totale compimento nell’acclamato e fortunato The Sky Moves Sideways prima di evolversi in uno stile personale attraverso l’album Signify. Qui si consumano gli ultimi fili (Small Fish e The Joke’s On You) che legano Steven Wilson al suo passato progressive nei Karma, e superata la fase degli esperimenti solitari raccolti nelle prime rarissime cassette si gettano le basi per un ambizioso progetto che inizialmente prevedeva un album doppio, poi frammentato nei due albums in questione e nelle varie versioni di Voyage 34. Le note scritte da Steven Wilson e incluse nel bel booklet all’interno raccontano con dovizia di particolari quella fase, mentre i due CD ci offrono il piacevole ascolto di gemme quali Synesthesia, Always Never, Up The Downstair, Burning Sky e Navigator. Se vi mancano entrambi gli albums questa è l’occasione giusta per supplire alla loro mancanza.
TOKYO
EXPLODE - TOKYO EXPLODE Fire
Records FIRECD88
SCAT - LA
VITA REGOLATA DAL CASO
private pressing Scat0105
Band nata
all’ombra della Mole dalla gradita fuoriuscita di tre musicisti
(Fabrizio
Florio, Adriano Troia e Corrado Castella) dal soffocante circuito
cittadino
delle cover bands, Scat giunge con il graduale inserimento di altri tre
elementi (la vocalist Anna Marmolino, il fiatista Mirko Guerra ed il
pianista
Angelo Perez) all’attuale configurazione a sei, responsabile
dell’eccellente
lavoro in oggetto. Personalmente è un motivo di vanto avere
sotto casa una band
di questa portata, una di quelle da aggiungere al numero fortunatamente
crescente di acts nostrani (Central Unit, DBPIT, Skrjabin hc2, Caboto,
solo per
citarne qualcuno) dei quali poter orgogliosamente parlare nelle
conversazioni
con i miei omologhi stranieri : seppur nascoste nelle pieghe più
remote di un
mercato discografico nazionale da sempre ostaggio di lobbies mafiose
che
continuano a propinarci in tutte le zuppe l’Eros, il Vasco e il
D’Alessio
(oltre agli immancabili evergreen), queste coraggiose bands
costituiscono una
scena che qualitativamente può competere con quelle di altri
paesi molto più
progrediti del nostro. Ma entriamo nel dettaglio. Le tappe di
avvicinamento a
La Vita Regolata Dal Caso sono costituite da 5 demos e da un video
realizzati tra il
1999 ed
il 2002, tutti autoprodotti come del resto quest’album che nonostante
ciò si
presenta in una bella confezione cartonata simile anche cromaticamente
a quella
di Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven dei Godspeed You
Black
Emperor. Anche la produzione del supporto digitale è ottima,
fattore che
contribuisce a valorizzare la qualità delle tracce incluse. Per
inquadrare
sommariamente la proposta di Scat, oltre al gruppo canadese citato
poc’anzi,
potremmo menzionare gli scozzesi Mogwai, rispetto ai quali Scat
risultano
spesso molto più incisivi. Se avete apprezzato Happy Songs For
Happy People
allora amerete questo disco, che presenta molte più sfumature
dovute alla
presenza di pianoforte e sax, elemento quest’ultimo che offre lo stesso
tipo di
spunti di jazz canterburiano che abbiamo trovato in Geography dei Lob.
Il
riuscito alternarsi di momenti soffusi ed altri più marcati
caratterizza l’opening
track Epica, nelle cui pieghe gli appassionati di progressive rock
potranno
cogliere degli elementi che incontreranno il loro gusto, per lo meno
nell’utilizzo dei fiati, così come i fans di Ryuichi Sakamoto
potranno
apprezzare l’effetto dato da semplici accordi di piano in levare
inseriti nella
strofa; la successiva traccia strumentale Asteroide coniuga gli
impetuosi
crescendo dei Mogwai con quel jazz rock leggero che differenziò
una traccia
come Lucky Seven dal resto dei pezzi inclusi in Fish Out Of Water di
Chris
Squire, similitudine che mi sovviene per lo stile alla Mel Collins
adottato da
Mirko Guerra in questa pièce. L’incedere martellante di Ro Jai
Ju si avviluppa
intorno alle viscere, condotto da una deragliante chitarra e sospinto
dagli
onnipresenti fiati di Guerra e dal cantato a due voci di Anna
Marmolino,
lasciando sapientemente nel finale un momento di respiro acustico che
serve per
prepararsi all’assalto frontale di 90/00, pezzo che nella sua prima
porzione
presenta caratteri di jazz rock che dopo un primo intermezzo narrativo
cedono
il passo ad una spigolosa chitarra post rock sulla quale una voce
rabbiosa
declama una serie di termini e nomi ricorrenti nel nostro tempo. Il Se
si
posiziona tra Sigur Ros ed i magnifici Indigo Falls dei coniugi
Barbieri, mentre
Il Posto Delle Cose è un affascinante strumentale che unisce
elementi di
Mahavishnu Orchestra, Premiata Forneria Marconi (periodo Jetlag) e
Radiohead. Il
mood notturno di Come Alluminio Tra I Denti, con quei deliziosi tratti
alla
Mogwai riletti in chiave jazz-ambient, chiude magnificamente il
tracklisting
dell’album, al quale è stata tuttavia aggiunta un’appendice
celata nell’ultima
traccia; non ho informazioni a riguardo, ma dall’ascolto ne ho tratto
l’impressione che si tratti di un demo o di un’improvvisazione, in
quanto il
livello di compiutezza è qualche gradino al di sotto rispetto
agli altri titoli
di La Vita Regolata Dal Caso, nonostante si rilevino diversi buoni
spunti. Ciò
non toglie che ci troviamo al cospetto di una delle più
convincenti releases
Italiane dell’anno, che lascia ben sperare per il prosieguo
dell’attività del
gruppo torinese. Spero di avere presto la possibilità di vederli
on stage;
l’album è reperibile attraverso il website di Scat.
TOYCHESTRA
- MY GOOD SIDE S.K.
Records SK32
Dopo il bell’EP What
Leave Behind realizzato in
collaborazione con Fred
Frith, ritorna il collettivo femminile californiano dedito a bizzarri
esperimenti sonori per soli giocattoli; My Good Side ci mostra un
interessante
e ben diverso sviluppo di quanto le cinque signore sono in grado di
creare con
i loro poco ortodossi strumenti, ventidue minuti di vivaci e variopinti
affreschi che a tratti ricordano alcuni passaggi dei Gentle Giant,
angolari e
complesse polifonie che brillano di luce propria. Se nell’EP
precedentemente
citato l’impressione errata scaturitane era quella di una mera funzione
di
supporto alla chitarra di Frith, My Good Side ci consente di
focalizzare
l’attenzione esclusivamente sulle atipiche sonorità così
nitidamente catturate
in questo disco, tanto che a tratti è facile dimenticarsi che
questi suoni sono
prodotti in prevalenza mediante l’utilizzo di giocattoli. Alcuni di
questi
esperimenti giungono ad assumere la forma di canzone (Spider Lullaby,
Feathers
Dusted), tra tentazioni di musica da camera intesa in maniera naif,
gamelan, campionamenti
e rumorismo puro. Un must per i fans della sperimentazione più
radicale,
reperibile attraverso S.K. Records.
CENTRAL
UNIT - BLUE INN private
pressing (no catalogue number)
La registrazione
inviatami da Riccardo Lolli,
relativa al concerto di
presentazione dell’album Internal Cut tenuto da Central Unit al Blue
Inn Cafè di
Bologna il 13 Gennaio di quest’anno, è solamente promozionale ma
francamente
non merita di rimanere nel limbo delle registrazioni unreleased : la
qualità
delle esecuzioni e della registrazione stessa sono degne di una release
ufficiale, per lo meno come CDR on demand sull’esempio di quanto fatto
dall’etichetta Burning Shed.
Pensateci bene, ragazzi : c’è gente
che un live
album così non lo realizza nemmeno con tutto l’impegno
possibile. Gli estratti
da Internal Cut integrati da Papè D’Ou Marocu (unica traccia
proveniente dalla
precedente produzione) sono suonati in maniera impeccabile in versioni
spesso
dilatate, dove i sei musicisti vanno oltre le partiture originali
assecondando
l’ispirazione del momento. Sensazionale la sequenza iniziale del
concerto, con
Stillsand, Lacroix e Tube 6 suonate in sequenza senza interruzioni,
imperdibili
i saliscendi della protratta versione di Papè D’Ou Marocu
così come la soffusa
intro di Riders On The Storm, incredibile la resa live dell’avvolgente
Until
Trance. Datemi retta, ragazzi, non lasciate nel cassetto questo live …
VAN DER
GRAAF GENERATOR - PRESENT
Music From EMI 7243 8 73676 2 3
DANIEL
PATRICK QUINN & BEANO
JAMESON - SUILVEN007 / DAC CROWELL & KURT DOLES - MERCURY Suilven
Records SUILVEN007 / SUILVEN008
WOW WHY WOW
- MONKEY WITH A THUMB Wow
Why Wow Records WOW02
Non andrei a ripescare
un disco
vecchio di cinque anni per presentarvelo se il medesimo non avesse
notevoli
motivi di interesse; nella fattispecie Monkey With A Thumb di Wow Why
Wow, progetto
facente
capo al musicista americano ma padovano di adozione Chris Boulet,
è un
mirabile esempio di creatività e di cosa significhi essere
musicalmente
avventurosi. Chris ha messo insieme un numero impressionante di
musicisti senza
limitazioni di sorta (sono presenti sette bassisti, numerosi drummers,
fiatisti
e turntablists, ed è impiegato ogni tipo di aggeggio, compresi
videogiochi,
telefoni e nastri) facendoli improvvisare per un’intera giornata e
registrando
il tutto. Le sessions sono state in seguito disassemblate e manipolate
utilizzando varie attrezzature e tecniche, in particolare quella
definita
xenocronia, inventata (come spiega lo stesso Chris nelle note) da Frank
Zappa
ed utilizzata negli albums Zoot Allures, Sheik Yerbouti, Joe’s Garage
parts 1,2
e 3, Shut Up And Play Yer Guitar, You Are What You Is e Them Or Us. La
tecnica
consiste nel sovrapporre ad un evento musicale suonato in un
determinato tempo
e tonalità un altro evento suonato in un diverso tempo e diversa
tonalità : il
risultato è una composizione musicale che non sarebbe umanamente
possibile
riprodurre. Inutile dirlo, Monkey With A Thumb farà felici i
fans
dell’indimenticabile Zio Frank, con i suoi trentatre (più una
extra track)
pezzi inclusi che abbracciano un ampio spettro di tipologie musicali,
risultando sovente inclassificabili : frammenti di pochi secondi,
spesso
composti da dialoghi o all’insegna del puro rumorismo, si alternano a
pieces
strumentali di chiara origine improvvisativa e talvolta a songs vere e
proprie,
il tutto abbinato ad una eccellente tecnica strumentale. Non sto qui a
scindere
i vari pezzi in quanto Monkey With A Thumb è un album da
ascoltare
rigorosamente per intero, proprio come si fa con 200 Motels o Thing
Fish o
Civilization Part III. Procuratevelo attraverso il sito di Wow Why Wow.
Il protrarsi
dell’assenza del
Monarca dal servizio attivo pare quasi aver scatenato una corsa alla
successione : un inaspettato moltiplicarsi di aspiranti sovrani affolla
infatti
l’attuale scena, così dopo i futuri re di Spagna e di Francia,
ecco The Future
Kings Of England ! Scherzi a parte, proprio l’eccessivo numero di
bands
con
nomi simili avrebbe tenuto il mio interesse lontano da questa band se
la fanzine
britannica The Organ non avesse come al solito abusato con i termini di
paragone richiamando la mia attenzione sul trio di Ipswich
parlandone come
di una versione di Godspeed You Black Emperor calata in piena New Wave
Of
British Prog Rock ante-firma-con-le-majors (ossia prima dei più
o meno riusciti
tentativi di rendere il sound più poppy). Infatti più che
di post rock possiamo
tranquillamente parlare di un prog/psych dalle sonorità
volutamente vintage, le
quali però non fanno risultare il sound eccessivamente datato :
in Silent And Invisibile Converts
possiamo ritrovare semmai le atmosfere dei Porcupine Tree di Up
The
Downstairs e The Sky Moves Sideways con qualche pennellata di Hawkwind
dovuta
ad un dosato intervento di violino à la Simon House. Un inizio
dark evocativo
dei primi Black Sabbath caratterizza October
Moth,
pezzo che
si sviluppa lungo teorie di fluttuanti arpeggi in territori floydiani,
caratteri che nella successiva Lilly
Lockwood si contaminano con elementi
di Van
Der Graaf Generator riletti come potrebbero farlo oggigiorno i grintosi
Oceansize : un piccolo capolavoro costellato di chitarre spacey, che si
chiude
con una citazione del finale di The Musical Box. Pur prediligendo le
atmosfere
dark, The Future Kings Of England dimostrano in The
March Of
The Mad Clowns di
sapersela
cavare bene anche con temi più solari, utilizzando chitarre
acustiche che si
amalgamano nel loro tessuto space rock. La porzione iniziale di Pigwhistle si mostra come un riuscito
punto di incontro tra i primi
Porcupine Tree ed Oceansize, prima che siano le atmosfere cosmiche ad
avere il
sopravvento nella seconda parte, cedendo quindi il passo ad un tema
conclusivo
molto tranquillo solcato dalle rifiniture di una glissando guitar. Sia
in
The
March Of
The Mad Clowns che nella lunga Pigwhistle
ritroviamo le caratteristiche
riscontrate
nei precedenti brani, applicati abilmente in un genuino e riuscito
melting pot
di influenze che collocano sapientemente questo album strumentale in
quel
territorio di mezzo tra progressive, psychedelia ed hard rock che in
tempi
passati fu abitato da bands come Faithful Breath ed i Judas Priest dei
primi
due albums. Un album dalle peculiarità interessanti, consigliato
non solo ai
fans delle bands citate; reperibile attraverso Backwater Records.
TWELFTH NIGHT - LIVE FROM LONDON
Iguana Project IPDVD011
Originariamente
pubblicato
nel
The Ceiling
Speaks / Human Being / We Are Sane / Fact And Fiction / The Poet Sniffs
A
Flower / Creepshow / Art And Illusion / Love Song
Il volume che ho
scelto come lettura estiva
è stato pubblicato quattro anni fa dalla Editori
Riuniti, ma nonostante non costituisse più una novità
editoriale l’ho acquistato in quanto interessante come tema. L’autrice
Monica Melissano si è proposta infatti l’obiettivo di realizzare
una guida sull’Inghilterra del rock, parlando dei locali, dei pubs, dei
clubs, delle etichette discografiche, dei negozi di dischi e dei luoghi
più significativi della storia del rock inglese. Ottimo
proposito,
purtroppo solo in parte realizzato : laddove vi è riuscita il
risultato
è di indubbio interesse, in quanto l’appassionato o il curioso
può
andare a colpo sicuro armato di indirizzi e di informazioni raccolte
con
scrupolo, ed è un vero peccato che solo una parte delle 423
pagine
che compongono il tomo siano state utilizzate in questa maniera.
Purtroppo
Monica è caduta nella tentazione di scrivere l’ennesimo saggio
nozionistico
sulla storia del rock, e questo come tutti i suoi predecessori risulta
parziale, poco approfondito e condizionato pesantemente dai gusti
personali
dell’autrice, gusti sui quali non voglio discutere ma che
inevitabilmente
danno una versione squilibrata e parziale della grande epopea del rock
inglese intesa nella sua totalità. Per essere chiari, un simile
lavoro credo che non sia in grado di affrontarlo nessuno, probabilmente
nemmeno un team di “luminari” con diverse competenze riuscirebbe nello
scopo, ma forse potrebbe provarci; invece la storia ripercorsa da
Monica
è lacunosa, superficiale in alcuni passi, sufficientemente
approfondita
in altri, totalmente mancante in altri episodi. Qualche esempio? Il
progressive
rock dei seventies è liquidato in poche battute con i soliti
leit-motif
(musica pretenziosa, cervellotica e autocelebrativa), il new
progressive
non viene addirittura nemmeno citato. In quattro e quattr’otto viene
archiviata
anche l’epopea della NWOBHM, generi come il pronk, il post rock ed il
math
rock non vengono neanche menzionati. Com’è possibile? Eppure,
specialmente
nella capitale, tutte queste espressioni musicali hanno lasciato ben
più
di un segno : se parliamo di new prog, non è un mistero che
oltre
a caratterizzare le serate di locali come il Marquee, il Royal Standard
e il Camden Palace abbia raggiunto anche i palchi del Reading Festival
e dello Sheffield Electronica Festival; il metal Inglese degli eighties
fu un’ondata che superò con forza prorompente i confini
nazionali
mettendo a ferro e fuoco anche l’Europa continentale, grazie
all’appoggio
di majors e di piccole etichette (chi si ricorda Shades, con sede nel
negozio
omonimo, nel cuore di Soho?). In quanto ai generi più nuovi da
me
citati, mi chiedo come sia possibile trascurare l’enorme fermento
generato
da bands come Cardiacs, Foe, Sleepy People, Oceansize, Stars In
Battledress,
o da etichette come House Of Stairs e Burning Shed, o da manifestazioni
come Cambridge Acoustic Routes. Certo, è difficile accorgersene
se si conoscono a fondo i Beatles, però poi si glissa o quasi su
tutti i seventies e ci si tuffa a capofitto nel punk e nella new wave,
investendo tali fenomeni della paternità di quanto di buono (a
seconda
dei gusti) la scena attuale abbia generato. Anche l’importantissima
scena
di Canterbury non è trattata in maniera impeccabile (dove sono
finiti,
ad esempio, gli immensi National Health, o almeno per far sapere che la
scena non si è estinta col tempo, le attuali formazioni del giro
come Pip Pyle’s Bash e In Cahoots?). A tratti mi è sembrato di
rileggere
un libro che nel lontano 1978 presi in prestito dalla biblioteca
dell’istituto
tecnico da me frequentato : non me ne ricordo il titolo, ricordo
però
bene che per l’autore il rock era circoscritto a Hendrix, Zappa, Lou
Reed,
Stones e poco altro. Semplicemente non trovo logico che si pretenda,
con
conoscenze parziali, di scrivere un libro esaustivo, si finisce per
penalizzare
anche quanto di buono si poteva realizzare trattando argomenti su cui
si
ha una effettiva competenza. Sarebbe meglio dedicare i propri sforzi a
lavori tematici, tralasciando gli argomenti sui quali non si è
ferrati.
Ma nel caso in questione, l’autrice potrebbe fare di meglio :
riprendere
quanto di buono ha fatto in attinenza al progetto di guida pratica (e
vi
assicuro che non è trascurabile) e, tralasciando il nozionismo,
portare a compimento l’opera secondo l’intento originario. Esistono un
sacco di monografie che tracciano la storia di Beatles, Stones, Who etc
meglio di quanto fatto in questa sede, mentre l’idea della guida ai
luoghi
del rock ha il pregio dell’originalità e dell’utilità.
Consiglierei
di riscriverlo, con maggior autocritica e cercando di non andare fuori
tema.
News from the World Central
- Mentre da informazioni date da Adrian Belew nel corso di un'intervista l'attività di King Crimson dovrebbe riprendere nel Settembre 2007, indiscrezioni circolanti nel Regno Unito danno come improbabile un ritorno al servizio attivo di King Crimson. Nel frattempo è uscito il secondo volume di The 21st Century Guide To King Crimson relativo ai periodi 1981-84 e dal 1994 a oggi
News from the World
In questo numero di NO WARNING! :
- King Crimson : Neal And Jack And Me DVD
- War Against Sleep : Messages
- Andrea Chimenti : Vietato Morire
- Kino : Picture
- Central Unit : Internal Cut
- Bark Psychosis : ///Codename: Dustsucker
- Reuter/Boddy : Pure
- Pushing Red Buttons : Foreign Film Or Tango
Dance?
- Toychestra And Fred Frith : What Leave Behind
- Various : The Plague Of Crafty Guitarists
- Faultline : Wild Horses
- Steve Lawson : Grace And Gratitude
- The Neutrinos : Sick Love
- No Conventional Sound : Metallo Kitsch
- Elio E Le Storie Tese : Il Meglio Di Ho
Fatto 2 Etti E Mezzo, Lascio?
- Twelfth Night : Art & Illusion
- David Cross : Closer Than Skin
- Lob : Geography
- Monsieur Golàn : Psyclicks
- On Stage : Elio E Le Storie Tese live in
Collegno, July 19th 2005
- On Stage : Porcupine Tree live in Collegno,
July 25th 2005
- Nick Hornby : Non Buttiamoci Giù
- News from the World Central
- News from the World
KING CRIMSON - NEAL AND JACK AND ME - LIVE 1982 - 1984 DGM0401
Ricordate le vecchie VHS The Noise e Three Of A Perfect Pair, relative a due concerti dei King Crimson tenutisi rispettivamente nel 1982 e nel 1984, introvabili reliquie che rimasero tali fino alla loro ristampa su etichetta DGM avvenuta nel corso della seconda metà dei nineties? Operazione questa che fu sicuramente gradita ai fans, ma … si, voglio essere maligno a tutti i costi : in quel periodo già si era a conoscenza della tecnologia oggi universalmente conosciuta come DVD, e si poteva presumere che in breve tempo, come avvenuto per altre tecnologie, questa sarebbe diventata accessibile a tutti in breve tempo. E allora perché, dico io, non attendere qualche anno ed evitare di immettere sul mercato le suddette VHS per preferire la pubblicazione del presente DVD Neal And Jack And Me che di fatto le raggruppa entrambe? Niente da fare, il richiamo della vile pecunia è troppo forte per chiunque, ed abbiamo avuto modo di accorgerci in più occasioni che Mr. Fripp non fa eccezione. Purtroppo la produzione non si è sprecata nemmeno con gli extras : una galleria fotografica, un video clip, e non mi si venga a dire che in archivio non c’erano altri filler a disposizione. Solo dando un rapido sguardo alla mia collezione, tra il materiale dell’epoca ho trovato i 30 minuti trasmessi dalla TV tedesca SAT 3 nel 1982 ed il promo di Heartbeat, senza contare le numerose interviste ai vari membri di Crimso. Va bene, la qualità delle immagini sul supporto digitale è nettamente superiore a quella del vecchio nastro analogico, e le videocassette si possono sempre rivendere o tenere per la collezione, ma non è questo il punto : ciò che non va è la condotta imprenditoriale di Fripp, ormai totalmente calato nell’ottica del massimo profitto attraverso il minimo investimento. Attendiamo quindi con sfiducia il lancio del nuovo website attraverso il quale sarà possibile scaricare materiale audio di King Crimson, vedremo per quale “modica” cifra si potrà attingere dall’archivio del Venal Leader.
Three Of A Perfect Pair - Live in Japan
1984
: Three Of A Perfect Pair / No Warning / Larks' Tongues In Aspic Part
III
/ Thela Hun Ginjeet / Frame By Frame / Matte Kudasai / Industry / Dig
Me
/ Indiscipline / Satori In Tangier / Man With An Open Heart / Waiting
Man
/ Sleepless / Larks' Tongues In Aspic Part II / Elephant Talk /
Heartbeat
The Noise - Live in Frejus 1982 : Waiting
Man / Matte Kudasai / The Sheltering Sky / Neil And Jack And Me /
Indiscipline
/ Heartbeat / Larks' Tongues In Aspic Part II
DVD Extras : Sleepless video / Tony's Road
Photos / Discography
WAR AGAINST SLEEP - MESSAGES Fire Records FIRECD89
Strano disco, questo Messages dei War Against Sleep : già la copertina contribuisce a disorientare, facendo pensare a certa goth/new wave degli eighties, ed anche numerosi ascolti dedicati a questo supporto non mi hanno aiutato ad inquadrare completamente la proposta di quest'ennesimo act accasatosi presso l'etichetta Fire Records. Il punto di riferimento più verosimile potrebbe essere Roxy Music, anche se in questo album troviamo un ampio parco strumenti e non poche puntate verso sonorità psichedeliche. L'opening track The Cord è un inusuale tango condotto dal piano e dalla voce profonda e suadente di Duncan Fleming, straziato da una chitarra ultra-satura che punteggia con poche note il refrain del pezzo, mentre il David Bowie dei primi seventies si affaccia in Evil Aliens, bel pezzo abbellito da un timido arpeggio di chitarra acustica e da un synth fischiettante. A tratti mi tornano in mente anche i bizzarri Flaming Fire, specialmente nei punti in cui sixties, nineties e psych convivono felicemente fianco a fianco, creando un ibrido che riesce a mettere in ombra il Morgan di Canzoni Dell'Appartamento : è il caso di pezzi come Brother XII e Again Love Smashes Up My Mind. Non mancano le ballate, come The Secret Sea, Stay Tonight e soprattutto I Long For You, sicuramente uno dei pezzi migliori dell'album. Bizzarro ed interessante, reperibile attraverso Fire Records.
The Cord / Evil Aliens / The Secret Sea /
Brother
XII / Again Love Smashes Up My Mind / Delusions Of Love / Stay Tonight
/ Going Inside Out Again / My Little Stone / Down Here Everything Is
Fine
/ I Long For You / Babylon Falls
ANDREA CHIMENTI - VIETATO MORIRE Audioglobe / Santeria 8016670209126
Spesso lascio che una certa vena polemica mi prenda la mano, ma ci sono momenti in cui non riesco proprio a farne a meno. Ascoltando Vietato Morire, nuovo studio album di Andrea Chimenti, mi viene spontaneo fare delle considerazioni che inevitabilmente innescano la succitata vena; si, perchè sicuramente i più conoscono Chimenti per le sue collaborazioni con David Sylvian, e questo la dice lunga ancora una volta sul livello di competenza del pubblico Italiano, che sicuramente se non ci fossero stati questi illustri trascorsi si sarebbe lasciato sfuggire un autore di altissimo livello. E credetemi, non sto incensando il lavoro di Andrea solo perchè ho ricevuto il promozionale e quindi mi devo sentire obbligato a fornirgli in cambio un commento positivo; la realtà è che trovo molto più intenso, coinvolgente e bello questo Vietato Morire rispetto a molti lavori di ben più acclamati acts : volendo chiamare in causa proprio il già citato Sylvian, posso affermare che il mortalmente noioso Blemish non vale un solo minuto di questo disco. Se con l'autunnale magia de Il Porto Sepolto la musica di Andrea mi aveva rapito (non immaginate il dispiacere che ho avuto quando, quasi due anni or sono, realizzai che la data della sua esibizione alla FNAC di Torino coincideva con quella dei King Crimson a Milano), con Vietato Morire vengo definitivamente conquistato dal suo modo semplice ed elegante di confezionare atmosfere tenui e coinvolgenti. Questa volta c'è anche una strumentazione elettrica a coadiuvarlo, consentendogli di aggiungere numerose sfumature al suo songwriting; ed è sorprendente scoprire, ascolto dopo ascolto, i particolari che ornano le undici tracce di questo bellissimo disco : Andrea Chimenti sintetizza, più o meno inconsciamente, acts differenti tra loro come Dead Can Dance, No-Man, Franco Battiato, Penguin Cafè Orchestra, giungendo a toccare i King Crimson di In The Wake Of Poseidon e Islands in Cuore Di Carne, incalzante traccia sospinta da un drumming alla Michael Giles e dal Mellotron. Le antiche atmosfere che avevano caratterizzato Il Porto Sepolto ritornano nell'opening track La Cattiva Amante, con piano ed archi a farla da padrone, atmosfere che ritroviamo in Quieta Notte ricreate con un parco strumenti un pò più ampio; trame alla Sakamoto attraversano Prima Della Cenere, mentre ritroviamo tracce di Secrets Of The Beehive in Oceano, impreziosita dalla voce di Patrizia Laquidara. Addirittura magica l'atmosfera creata in Il Momento Del Passo, dove si incrociano intimismo e sfumature esotiche che lasciano il posto ad un finale di rara intensità, mentre i No-Man del periodo Flowermouth/Wild Opera possono fungere da pietra di paragone per Tra La Terra E Il Cielo. Nel feeling generalmente crepuscolare dell'album spicca tra le altre tracce per solarità Limpido; interessante Mipney Ma, canto tradizionale in lingua ebraica, ma veramente superlativo è il crescendo emozionale de Il Gioco, sapientemente stemperato dalla pacatezza della conclusiva Se Tornassi Alla Fonte. Vietato Morire presenta anche un'appendice, una ghost track strumentale dove ricorrono alcuni temi utilizzati nelle tracce precedenti, a suggello di un disco che vale molto più del prezzo che pagherete per il suo acquisto. I colleghi di Rocklab hanno scritto "Fatelo vostro a scatola chiusa", ed io non posso che concordare con questo consiglio, ma spero vivamente di aver stuzzicato la vostra curiosità e di avervi dato almeno qualche motivo in più per farvelo procurare.
La Cattiva Amante / Prima Della Cenere /
Oceano
/ Il Momento Del Passo / Tra La Terra E Il Cielo / Quieta Notte /
Limpido / Cuore Di Carne / Mipney Ma / Il Gioco / Se Tornassi Alla Fonte
KINO - PICTURE InsideOut SPV089-40820 CD+DVD
Adesso capisco a fondo che tipo di delusione possono aver provato nei primi eighties i fans che si attendevano meraviglie dallo stellare line-up degli Asia e che invece si ritrovarono al cospetto di una serie di canzoni AOR : le attese nei confronti dei cosiddetti supergruppi spesso sono state superiori all'effettiva sostanza, e purtroppo questi Kino non fanno eccezione. Era lecito attendersi molto di più da questa band, visti i nomi sulla carta : John Beck, tastierista degli immensi It Bites; Chris Maitland, ex drummer dei Porcupine Tree; John Mitchell, chitarrista degli osannati Arena; Pete Trewavas, bassista dei sopravvalutati Marillion. E invece? Poche schegge dei Porcupine Tree più hard e degli It Bites della sezione centrale di Once Around The World disseminate nell'iniziale Losers' Day Parade, dove ad un tratto John Mitchell si sforza anche di imitare lo stile chitarristico di Francis Dunnery prima di naufragare nei clichès più inflazionati del British New Prog (IQ et similia, per intenderci). Per il resto, speravo sinceramente che nessun altro oltre a John Wetton ed i già citati Asia avesse il coraggio di propinarci porcherie melense come Letting Go e All You See. Pezzi come Leave A Light On non aggiungono nulla a quanto già espresso dai non eccelsi Jadis, così come People e Perfect Tense che pagano un pesante tributo agli IQ della seconda era Nicholls. Un gradino più su si colloca Holding On, se non altro in virtù di un bel break prevalentemente strumentale che, per non sbagliare, va a ripescare qualcosa dalle strutture dei Genesis di Foxtrot. In quanto a Room For Two che dire : un rockaccio con pretese da hit single così brutto forse non l'hanno mai scritto nemmeno i Pendragon nel loro periodo peggiore, il chè è tutto dire. Personalmente tra le dieci tracce presenti l'unica che mi piace realmente è Swimming In Women, traccia in perfetto stile Shadowland (quanti di voi conoscono il loro bellissimo secondo album Through The Looking Glass?) affidata alla voce di John Beck che anche come timbro vocale ricorda molto quello di Clive Nolan. Incompiuta risulta infine la conclusiva title track, breve pezzo d'atmosfera incentrato su voce e tastiere che chiude in maniera interlocutoria un album con poche luci. Facilmente memorizzabile fin dal primo ascolto, poco impegnativo anche se tutto sommato godibile, Picture può forse farsi apprezzare maggiormente in auto che non nell'impianto casalingo. Incluso nell'edizione speciale vi è un DVD contenente quattro tracce registrate dal vivo in un piccolo club in Germania, dimensione che probabilmente può farci apprezzare meglio il leggero songwriting di Kino; rimane il fatto che le attese sono rimaste indubbiamente deluse. Peccato.
Losers' Day Parade / Letting Go / Leave A Light On / Swimming In Women / People / All You See / Perfect Tense / Room For Two / Holding On / Picture
Bonus DVD : Leave A Light On / Letting Go /
Swimming In Women / Losers' Day Parade
CENTRAL UNIT - INTERNAL CUT MP Records MPRCD044
Spero non vi sembri esagerato quanto sto per esprimere, e spero di conseguenza che vogliate constatare di persona prima di accusarmi di eresia o di chissà cos'altro; molto semplicemente, posso e voglio affermare che se Central Unit riuscirà a garantirci ogni anno un prodotto dal livello qualitativo di questo Internal Cut noi potremmo evitare di logorarci nelle lunghe attese per un nuovo e preventivamente strombazzato album di bands come Porcupine Tree, e forse Mr. Wilson potrebbe ritirarsi a contare i denari ricavati dalla dissanguante serie di diverse edizioni, limited e very limited editions in vinile di ogni suo prodotto discografico (detta per intero, sarebbe anche ora che i fans smettessero di acquistarglieli, in modo che si ritrovi tutte le sue rarità sul groppone così magari la smette di speculare sulla fedeltà dei suoi appassionati). Internal Cut è probabilmente uno dei migliori albums di sintesi usciti durante gli ultimi anni, un disco dove post rock, ambient electronica e progressive rock si fondono creando qualcosa di veramente unico, ed è sorprendente scoprire quale lungo cammino abbia compiuto questa band bolognese nata vent'anni fa sotto il segno della New Wave. Buona parte del materiale qui incluso mi aveva già entusiasmato nella versione demo che ebbi modo di presentare qualche tempo addietro, ma la netta progressione dello stile di Central Unit si evidenzia forse ancor di più nel materiale proveniente dalla prima produzione discografica della band. L'innesto di Riccardo Lolli ha sicuramente aggiunto parecchi ottani nel motore di questo affiatato ensemble di ottimi musicisti, la cui definitiva maturazione abbinata ad una strumentazione totalmente diversa rispetto a quella utilizzata negli eighties evidenzia maggiormente il netto divario tra Internal Cut ed i primi lavori (che comunque non sono stati rinnegati dalla band, tanto che proprio di recente sono stati ristampati dall'etichetta MP Records, la stessa che ha pubblicato questo nuovo lavoro). Per comprendere appieno la portata di questo album partiamo dal fondo, da quella cover di Riders On The Storm che così poco mi aveva convinto inizialmente e che invece rivela tutte le doti alchemiche di Central Unit : al suono vintage di un organo si abbina un campionamento della voce di Fred Bongusto preso da Una Rotonda Sul Mare, ed il pensiero va subito ai Camel di Mirage fatti oggetto di una rilettura jazzy come potrebbe intenderla il Theo Travis Quartet se equipaggiato con strumentazione elettrica. Una moderna vena jazz dalle forti venature mediterranee è presente nella bellissima opening track Lacroix, costruita intorno ad alcuni samples presi da Metrodora di Demetrio Stratos, ed è veramente arduo controllare i brividi dati dall'ascolto della voce dell'indimenticabile cantante degli Area incastonata in questa brillante composizione di ampio respiro. L'avveniristico ed incalzante incedere di Tube 6 trova qui la sua quadratura finale dopo la già convincente versione inclusa in Demos 2001 (ma per coloro desiderosi di fare ulteriori confronti l'invito è quello di andarsi a scaricare la versione demo ad opera del solo Riccardo Lolli messa a disposizione sul website di Central Unit), mentre echi di jazz dal flavour molto sixties caratterizzano una grandiosa rielaborazione di Mas Rapido andandosi ad innestare su un tessuto ritmico molto elastico. Il rilassato mood di Still Sand presenta alcune affinità con gli episodi più ambient di Heart Of The Sun di Theo Travis, fungendo quasi da prolungata intro alla successiva Rock 11, traccia proveniente addirittura dal primo EP Loving Machinery (il titolo originale era Rock Onze) : pezzo dalla durata, molto probabilmente non casuale, di 11 minuti e 11 secondi (contro i cinque minuti della versione originale), Rock 11 è forte di un sinuoso ed avvolgente andamento che richiama illustri caposaldi come The Sahara Of Snow o la porzione conclusiva di Larks' Tongues In Aspic Part Three. Giungiamo quindi alla title track, che inizia in maniera molto soffusa in un delicato equilibrio di sonorità moderne che fanno da sfondo al suono dell'organo Hammond; i successivi ingressi di basso, sax e chitarra conducono in crescendo graduale ad un'intensa porzione strumentale riccamente orchestrata, che si placa momentaneamente per poi crescere di nuovo con l'intervento di ben due parti di sax ed un semplice ma emozionante solo di chitarra, chiudendo quindi nella stessa atmosfera soffusa con cui la traccia era iniziata. Una bella cover di Areknames di Franco Battiato si collega mediante un breve solo di batteria alla "piece de resistance" Until Trance, lunga traccia di oltre quattordici minuti che nella prima porzione si colloca a metà strada tra Miles Davis e Sigur Ros, mentre la parte conclusiva potrebbe quasi essere assimilata ad una moderna rilettura di alcune cose dei Gong. Una breve ghost track giocata sul tema di Mas Rapido, posta al termine della già citata Riders On The Storm conclude questa forte e sapiente release, che ci mostra una band in forma strepitosa che son sicuro non mancherà di stupirci ulteriormente in futuro. Io sono pronto a scommettere sulle capacità di Central Unit, un act dove esperienza, capacità ed inventiva si coniugano maniera entusiasmante, e spero di poter essere testimone di un luminoso cammino che la band ha tutte le carte in regola per poter compiere.
Lacroix / Tube 6 / Mas Rapido / StillSand /
Rock 11 / Internal Cut / Areknames / Until Trance / Riders On The Storm
BARK PSYCHOSIS - ///CODENAME : DUSTSUCKER Fire Records FIRECD90
Sono estasiato! Ma non solo, sono anche terribilmente in ritardo sull'uscita di questo album nel presentarlo a voi lettori. Eppure mi venne inviato un promozionale con largo anticipo rispetto alla data di pubblicazione, ma fin dal primo ascolto rimasi così abbacinato dalla bellezza sconvolgente di ///Codename : Dustsucker che in tutti questi mesi non sono riuscito a trovare le parole atte a descriverlo. Ancor oggi non sono in grado di farlo, in realtà : eppure ho ascoltato l'album infinite volte, cercando di carpirne tutti i segreti più nascosti, apprezzandone a fondo la tensione, i chiaroscuri, i magistrali arrangiamenti, le arcane sonorità. Niente da fare : i concetti richiamati dall'ascolto stentano ad assumere una forma descrittiva, ed allora mi arrendo alla banalità di definire questo disco un capolavoro assoluto, a fronte del quale qualunque sequenza di parole è inutile e superflua. Credo di poter definire ///Codename : Dustsucker come uno dei più importanti e fondamentali albums di post-rock, più di Agætis Byrjun, più di Amnesiac, più di Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven; potrei anche sbilanciarmi nel definirlo come uno dei più importanti e fondamentali albums in assoluto, ed includerlo in quel novero di dischi che chissà in quanti citerebbero in quelle demenziali classifiche di albums da portare su un'isola deserta che periodicamente saltano fuori su magazines più o meno competenti. ///Codename : Dustsucker va realmente oltre le etichette di comodo, concentrando al suo interno l'essenza stessa della musica. Melodia, dissonanza, suoni naturali e suoni artificiali, suono e silenzio, luce e buio ... probabilmente qui convivono e si incontrano tutti gli estremi, anche i più lontani, anche vita e morte. Sbalorditivo, se pensiamo che stiamo parlando di un gruppo che si è distinto per l'estrema parsimonia nella sua produzione musicale : non poteva esservi come back migliore per i Bark Psychosis, cult band dei nineties scioltasi dopo appena un album, 7 singoli e una compilation. Oggi Graham Sutton ritorna accompagnato da un parco musicisti composto da ben 14 elementi (tra i quali si segnala l'ex Talk Talk Lee Harris), che contribuiscono a fare di ///Codename : Dustsucker una tavolozza ricca di colori sfumati, stesi con la naturalezza dell'artista che segue d'istinto la sua ispirazione. Un plauso anche all'etichetta Fire Records che ha pubblicato questo lavoro incredibile, da avere assolutamente.
From What Is Said To When It's Read / The
Black
Meat / Miss Abuse / 400 Winters / Dr. Innocuous/Ketamoid / Burning The
City / INQB8TR / Shapeshifting / Rose
REUTER/BODDY - PURE DiN DiN17
Interessante sforzo congiunto da parte di Markus Reuter, touch guitarist di Centrozoon, e Ian Boddy, sperimentatore Britannico e main man dell'etichetta DiN, giunta con questo Pure alla diciassettesima release che ha visto la luce lo scorso 8 Novembre. Boddy e Reuter in passato hanno già realizzato un album intitolato Distant Rituals nel 1999, oltre ad aver collaborato dal vivo in un paio di occasioni. Le sonorità di questo disco sono molto prossime a quelle del bellissimo Guerrilla Music di Theo Travis e Mark Hewins (valga a titolo di esempio l'avvolgente Glisten), in un contesto ovviamente più elettronico imbastito prevalentemente su materiale registrato da Markus ed elaborato da entrambi i titolari con l'ausilio di samples, pads, vocoder ed altri marchingegni. Una serie di composizioni dalle scintillanti armonie connesse tra loro ed orchestrate con una grande attenzione per i dettagli, a tratti molto prossime ad alcune strutture della League Of Crafty Guitarists (Presence) o di Mike Oldfield (Immersion) ma anche, ovviamente, ad alcune cose di Centrozoon (This Life). Le undici tracce compongono un insieme inscindibile di armonie finissime che si diffondono nell'ambiente come leggere particelle di pulviscolo, creando indimenticabili atmosfere ovattate che sorprendentemente possiedono una temperatura molto più alta rispetto a quella di molta altra musica elettronica. Se volete farvi un'idea ascoltando alcuni estratti in formato MP3 visitate il website dell'etichetta DiN, dove potrete trovare anche foto, un video file ed altre informazioni. Pure è disponibile attraverso il DiN web store http://www.din.org.uk/shop.html al prezzo di 18 Dollari (inc. P&P).
Presence / History / This Life / Glisten /
Immersion / Clearing / The Source / The Level / Breathe / Fragments /
Pure
PUSHING RED BUTTONS - FOREIGN FILM OR TANGO DANCE? Blockchord Records 6 20953 08092 0
Nuovo album per Pushing Red Buttons, band newyorkese della quale ci siamo occupati tempo fa in occasione del loro album omonimo e alla quale questa volta faccio fatica a trovare una collocazione in questo spazio. Il genere da loro proposto in questo Foreign Film Or Tango Dance? c'entra poco o niente con quanto realizzato da coloro che frequentano più o meno abitualmente questo spazio : si tratta infatti di una miscela di stili tipicamente americani, leggeri, quadrati e con una spiccata tendenza per l'airplay, priva di quegli spunti zappiani che avevano reso gradevole il precedente album. Possiamo quindi citare Kiss, Styx, Foreigner, Boston, Toto, tutti nomi rispettabilissimi nella cui scia moltissimi si vanno a collocare senza purtroppo apportare innovazioni a quanto ormai ampiamente sentito e risentito. Se contate nel prossimo futuro di farvi una traversata coast to coast a bordo di un'enorme auto presa a noleggio, allora portatevi pure dietro questo CD, altrimenti se non siete più che patiti per questo genere lasciate perdere e destinate ad altra spesa la somma necessaria per l'acquisto di questo disco.
Tripping Over A Four Leaf Clover / Illusion
Town / The Man Behind / Yoyo / Girls Gone Stupid / I'll Tell / The
Right
Side / All Of This And More / Tad / M.A.W. (Model / Actor / Whatever) /
Love Jihad / Something Left For Me
TOYCHESTRA AND FRED FRITH - WHAT LEAVE BEHIND S.K. Records SK28CD
Cosa ci fa il leggendario ex chitarrista degli Henry Cow con un'orchestra composta da sei donne che suonano dei giocattoli poggiati su assi da stiro? Ovviamente niente di convenzionale : Fred Frith è garanzia di musica fuori dagli schemi, e se già l'utilizzo da parte sua di pennelli ed utensili da cucina in combinazione con il suo strumento da luogo a particolari sonorità, immaginate cosa esce fuori dalla combinazione tra il suo particolare stile ed il suono di fischietti, flautini, strumenti giocattolo ed amenità varie. What Leave Behind - Concerto For Electric Guitar And Toy Orchestra è stato composto appositamente da Dan Plonsey allo scopo di combinare i talenti delle due entità musicali dalle quali era stato colpito in occasione di alcune performances tenutesi tra il 1995 ed il 1998 al Berkeley's Beanbender's Creative Music Series. Entrambi gl acts hanno dimostrato in passato come sia possibile dare nuove possibilità di espressione alla musica anche ricorrendo ad attrezzature ridotte o non convenzionali, ma lo scopo di Dan Plonsey è quello di fornire a entrambi la potenzialità di esprimere in pieno le proprie capacità per combinarle e contrapporle in un ambizioso gioco di compromessi ed estremi. E in questi 25 vibranti minuti lo scopo viene raggiunto brillantemente, con cinque tracce bizzarre, scomposte, angolari e geniali : melodie infantili si raggrumano sulle sconnesse trame tese da Frith come avviene nella seconda traccia Fellini, mentre una post-extravaganza dai contorni elettrici prende forma in 3 Elephants And A Cow. Il disco si chiude con When To Rewind, bella traccia vocale costituita su un crescendo a più voci assecondato dalle dosate rifiniture della chitarra satura di Frith. Un disco veramente fuori dal comune che consiglio a tutti gli oltranzisti dell'innovazione, reperibile direttamente presso www.skrecords.org.
The Dub / Fellini / Grover Rides A Happy
Honker
/ 3 Elephants And A Cow / When To Rewind
V.A. - THE PLAGUE OF CRAFTY GUITARISTS Inner Knot IK - 0104
Primo volume su etichetta Inner Knot (via DGM) di una serie di CD a venire, atti a celebrare e/o presentare il lavoro di alcuni degli oltre 60 sottogruppi del Guitar Craft generatisi nel ventennio passato dal primo corso tenuto da Robert Fripp nel Marzo del 1985, corso che da allora ha coinvolto più di duemila musicisti provenienti da tutto il mondo. Ricordiamo in questa sede come alcuni di questi musicisti abbiano avuto dal Guitar Craft la possibilità di intraprendere un cammino che li ha condotti a risultati di grande rilevanza (è il caso di Davide Rossi, oggi nel line up di Goldfrapp, o di Trey Gunn che ha affiancato il Maestro in tutta una serie di importanti avventure, compresa quella nei King Crimson). The Plague Of Crafty Guitarists evita di soffermarsi sui più noti e fortunati acts generatisi dal Guitar Craft (tra i quali è giusto ricordare California Guitar Trio, Robert Fripp String Quintet, Gitbox, Ten Seconds, Prometheus, Centrozoon, Europa String Choir, Los Gauchos Allemanes, solo per citarne alcuni), spostando l’attenzione su altrettanto validi ma meno conosciuti gruppi e solisti. Il ventaglio di proposte è incredibilmente vario, accomunato solo dall’eredità dell’insegnamento Frippiano e dall’utilizzo del new standard tuning : si va quindi dal surf di RV ad opera di Steve Ball (che pure con Prometheus ci aveva mostrato tutt’altre tendenze) alla melodia di Beatnik, pezzo di 1605 Munro costruito prevalentemente su un semplice riff di piano; si passa attraverso gli arrangiamenti etnici di Sur Pacifico (la cui Amanecer ricorda alcune cose di Europa String Choir e Gitbox) e gli esercizi virtuosistici di Tobin Buttram per arrivare alla brillante e personale rilettura di Spoonful realizzata da The Normal People, il progetto dell’amico Marziano Fontana di cui ci siamo già occupati in passato. Troviamo anche ammiccamenti a formule più fruibili dal grosso pubblico ma non per questo di minor pregio (Sister Sue di Birds May Bite e Jean Jean di Bill Hibbets), come sempre presenti sono le influenze classicheggianti (Nigel Gavin, Casting Shadows e Playmovil) che hanno fortemente caratterizzato il lavoro del California Guitar Trio; non mancano tentativi di diversificare in modo radicale le influenze primarie (è il caso del breve bozzetto Cristales 45 dei Santos Luminosos, di The Soldier di Fernando Kabusaki che mostra alcune attinenze con The Normal People e di Free For The Taking di Janssen & Jensen, traccia dal riuscito mood notturno con sax in evidenza). In chiusura troviamo le uniche due tracce che ricordano il repertorio della League Of Crafty Guitarists, Vitrina di Commendatore Zucchini e Snowing In Spain di GSQ; quest’ultima in particolare rinnova il piacere dell’ascolto di quel tipo di sonorità, specialmente per chi come me ebbe la fortuna di assistere nell’ormai lontano 1990 al passaggio in Italia della LOCG : ricordo ancora oggi con immutato piacere lo stupore generato da quelle sconosciute, strane, fresche ed innovative composizioni per sole chitarre Ovation disposte a semicerchio alla destra del Maestro Fripp. Sono passati tanti anni da quella serata al Teatro Toniolo di Mestre, da allora il mondo (sotto tutti gli aspetti) è cambiato molto, e non c’è dubbio che molti dei cambiamenti nel panorama musicale abbiano avuto come artefici musicisti fuoriusciti da quella bella realtà che si chiama Guitar Craft.
Beatnik - 1605 Munro / Amanecer - Sur
Pacifico
/ Sister Sue - Birds May Bite / The Crossing - Tobin Buttram / RV
(Relation
Vacation) - Steve Ball / A Touch Too Soon - Nigel Gavin / Cristales 45
- Santos Luminosos / Presto Sonata - Casting Shadows / Spoonful - The
Normal
People / Free For The Taking - Janssen & Jensen / The Soldier -
Fernando
Kabusaki / Pinau - Playmovil / Jean Jean - Bill Hibbets / Vitrina -
Commendatore
Zucchini / Snowing In Spain - GSQ
FAULTLINE - WILD HORSES EMI CDEMDJ640
Un veloce cenno sul singolo realizzato nel Maggio 2004 da Faultline, progetto ambient-electronica facente capo a David Kosten del quale ci siamo già occupati in passato in occasione dell’album Closer Colder. Realizzato anche come parte delle tre bonus tracks incluse nella ristampa dell’album Your Love Means Everything, ripubblicato lo scorso anno a pochi giorni di distanza dal singolo, Wild Horses vede Faultline cimentarsi con un’eterea versione del classico dei Rolling Stones interpretata dall’ospite Joseph Arthur, cantautore statunitense che ha aggiunto anche una timida linea di chitarra al minimale impianto sonoro costruito da Kosten. Personalmente preferisco questa versione all’originale … provare per credere.
Wild Horses (radio edit) / Wild Horses
(album
version)
STEVE LAWSON - GRACE AND GRATITUDE Pillow Mountain Records PMR0015
"Questa è la prima volta in cui ho esplorato un approccio tematico ad un album, guardando ai diversi aspetti della grazia, della gratitudine e del rispetto. Rispetto per se stessi, rispetto reciproco e per la creazione". L'intento con il quale Steve Lawson ha lavorato a questo suo album ne ha decretato il livello qualitativo, altissimo come al solito, ma non solo. Essere riuscito a realizzare l'intento iniziale ha significato anche la realizzazione di un album in qualche maniera differente dai precedenti : più riflessivo, più introspettivo, forse addirittura più personale e riuscito. Le delicate composizioni di Steve, alcune delle quali molto lunghe, sembrano in effetti delle meditazioni, dei pensieri appena mormorati; la completa padronanza della sua strumentazione e della sua tecnica di looping gli consentono di rivolgere completamente la sua attenzione all'aspetto emozionale della musica, che fuoriesce con forza ed intensità. Ce ne rendiamo conto fin dall’ascolto dell’iniziale title track, semplice e delicato episodio dalle tinte pastello che introduce in maniera eloquente questo ambizioso concept. La successiva The Journey Of A Thousand Miles … si basa su un soundscape frippiano che solo verso la metà della traccia vede la sovrapposizione di alcuni dosati fraseggi, timidi giri di armonici e lunghe note con il fuzz. Sonorità quasi acustiche caratterizzano The Kindness Of Strangers, solare traccia nella quale Steve inserisce un solo alla Fripp ed eleganti fraseggi dal gusto latino americano. Ritroviamo i caratteri principali della title track in Despite My Worst Intentions, che vengono appena alterati in There But For The Grace Of God da qualche inserto elettronico. The Space Between The Silence ci mostra egregiamente la magistrale tecnica con la quale Steve Lawson riempie proprio quegli spazi citati nel titolo di questa lunga traccia, ed è sbalorditivo il risultato che si può ottenere in termini di pienezza e resa del sound senza grande dispendio di note. Più movimentata risulta essere Shizzle, impreziosita da un altro solo Frippiano e da un inusuale ricorso alla tecnica slap, mentre una menzione particolare va fatta per You Can’t Throw It Away (There’s No Such Things As Away), che con i suoi 14 minuti e 21 secondi è la traccia più lunga dell’album, ma non è questo il motivo di menzione : molto importante è invece il tema affrontato da Steve, quello dello smaltimento dei rifiuti, che per molti nella nostra società significa semplicemente gettare “via”. Ma come evidenziato in un discorso di tale Dr. Ulrich Loening sul tema dell’ecologia, in realtà “via” non esiste in quanto è tutto parte del nostro ecosistema; un concetto da tenere bene a mente soprattutto nei momenti in cui dobbiamo disfarci di rifiuti non biodegradabili e pericolosi per l’ambiente come farmaci, batterie scariche, liquidi esausti e via dicendo. Che questo lungo e riflessivo soundscape ci aiuti a riflettere su questo importante tema. La delicata What Did I Do To Deserve This? e il breve soundscape Smoke From Burning Steam chiudono questo nuovo riuscito lavoro di Steve Lawson, un musicista che oramai è una vera autorità in questo campo. Grace And Gratitude è reperibile attraverso l'etichetta Pillow Mountain Records ed i principali online shops.
Grace And Gratitude / The Journey Of A
Thousand
Miles ... / The Kindness Of Strangers / Despite My Worst Intentions /
The
Space Between The Silence / Shizzle / There But For The Grace Of God /
You Can’t Throw It Away (There’s No Such Thing As Away) / What Did I Do
To Deserve This? / Smoke From Burning Steam
THE NEUTRINOS - SICK LOVE Wet Nurse Records WN001
Questa è una delle non frequenti occasioni in cui un debut single non rivela appieno le qualità che si riscontrano in seguito nel full lenght album : di The Neutrinos trattammo non molto tempo fa a riguardo del loro singolo Murder, e l’ascolto di quelle poche tracce lasciò in me una sensazione non negativa ma nemmeno di grande entusiasmo. Invece questo Sick Love si è rivelato un inatteso gioiello fatto di grinta e potenza, cura per gli arrangiamenti che pure non sono ridondanti, estrema pulizia nelle sonorità; può sembrare poco, ma non è così, anche perché le canzoni funzionano perfettamente. Spesso molte bands dal ridotto parco strumenti cadono nell’errore di puntare su una produzione lo-fi, finendo per penalizzare canzoni ben scritte ma alle quali viene a mancare quel qualcosa in più che invece The Neutrinos dimostrano di saper offrire. Ecco allora che le canzoni graffiano davvero, lasciando ferite profonde in luogo di abrasioni superficiali : l’impronta del sound sovente è molto heavy, come si può notare fin dall’iniziale Handsome Beast o anche dalla successiva Puckered Arse dove riaffiorano addirittura i Judas Priest del periodo commercialmente più fortunato (mid-eighties), ma i momenti di pausa all’interno delle songs sono veramente ben congeniati e gli conferiscono un tocco particolare. Qualcuno potrà ritrovare qui l’energia di bands valide ma forse non pienamente apprezzate come The Knack, con i quali The Neutrinos ha in comune la capacità di approntare brevi ma micidiali staffilate sonore (si veda a titolo di esempio Better In Your Head). Molto belle anche le ballads Girl With Three Names (dalle connotazioni bluesy), Ugly e Sell Me Your Skin che consentono a Karen di abbandonare momentaneamente il suo approccio vocale sessualmente allusivo per mostrare la duttilità della sua voce, che a tratti ricorda quella di Toyah Willcox. I testi spesso sono crudi e diretti come un libro di Irvine Welsh, ed il songwriting di The Neutrinos ne enfatizza l’immediatezza. Sick Love consta di dodici tracce tutte di nuova composizione, fatta eccezione per Murder e per la ghost track Fucker recuperate dal precedente singolo su etichetta UK2, per un totale di quasi 45 minuti che scorrono agevolmente lasciando un’impressione molto positiva. Reperibile attraverso Sonomu.
Handsome Beast / Puckered Arse / Girl With
Three Names / Murder / Better In Your Head / Ugly / Scrubber / Sell Me
Your Skin / Blood Red Lips / Here To You / Sick Love listen / Tell Me
So
/ Fucker (hidden track)
NO CONVENTIONAL SOUND - METALLO KITSCH private pressing (no catalogue number)
Giovane gruppo rock/alternative torinese (l’età dei 5 componenti varia dai 19 ai 23 anni), No Conventional Sound è attivo dal 2002; dopo due anni di attività ed una buona attività live nell'underground la band può vantare apparizioni come spalla per Sushi, One Dimensional Man, Derozer, Wah Companion, Meganoidi, Magazine Du Kakao e Medusa, oltre alle partecipazioni a concorsi musicali nazionali (Alatri 2004, Pagella Rock 2004, della cui finale nazionale sono risultati vincitori). Questo EP dal titolo Metallo Kitsch è stato prodotto da Spazio 211, associazione musicale molto impegnata nella scena musicale torinese. No Conventional Sound si presentano con tre tracce che mescolano un po’ di metal e delle riuscite teorie dei Bluvertigo con elementi di bands molto meno esaltanti come Subsonica, diluendo con ammiccamenti alle formule di tendenza quanto di buono a livello di intenzioni il quintetto è in grado di produrre. I testi in Italiano, nonostante la mia scarsa propensione ad apprezzare il cantato in lingua madre, funzionano abbastanza bene, e la voce mi ha ricordato molto quella di Pietro Ratto dei concittadini Aton’s (mentre accenno a loro, se lo trovate vi consiglio l’ascolto del loro secondo album Caccia Grossa). I tre pezzi sono ben strutturati, arrangiati dignitosamente e si giovano di una produzione tutto sommato passabile (a volte mi capita di sentire certi suoni cavernosi che credevo si potessero ottenere solo fino a vent’anni fa), ma se No Conventional Sound desiderano realmente distinguersi dalla massa e perseguire la ricerca musicale che sostengono di voler compiere, allora il consiglio è quello di buttare alle ortiche le tentazioni commerciali e focalizzare il processo compositivo su qualche elemento di innovazione che costituisca una sfida per se stessi. Che si tratti di introdurre elementi di math o post rock, di ambient, di noise o qualsivoglia influenza, questo sta ai musicisti deciderlo; ognuno ha un patrimonio di gusti personali da spendere all’interno di una band, e nel caso di No Conventional Sound la giovane età gioca a favore. C’è tutto il tempo necessario per raggiungere senza fretta traguardi di assoluto valore, come è riuscito proprio ai bolognesi Central Unit di cui abbiamo trattato in precedenza. Gli spazi di manovra per inserirsi autorevolmente tra le migliori espressioni della scena alternativa italiana (vedi Caboto, Skrjabin Hc2, Central Unit, Abarthjour Floreale) ci sono tutti, basta evitare di cadere nel solco dei finti rockers di casa nostra. Buon lavoro ragazzi, conto di ritrovarvi a breve in questo spazio con un altro prodotto che segni un’evoluzione secondo il vostro manifesto programmatico.
Mamba / Se / Specchi
ELIO E LE STORIE TESE - IL MEGLIO DI HO FATTO 2 ETTI E MEZZO, LASCIO? Hukapan HUK007
Il tour 2004 di Elio E Le Storie Tese è stato caratterizzato dalla produzione in tempo reale di un certo quantitativo dei cosiddetti CD brulè, degli official bootlegs che hanno catturato una porzione di ognuna delle 39 date, alloggiati in una confezione standard riportante uno sticker con data e luogo di registrazione. Da questo consistente archivio la band ha estratto questo box battezzato Il Meglio Di Ho Fatto Due Etti E Mezzo, Lascio?, che pur se pubblicato pochi anni dopo il doppio live Made In Japan non costituisce affatto un doppione; anzi, nella miglior tradizione Zappiana queste registrazioni ci mostrano le diverse sfaccettature che la band imprime ai pezzi, rendendo di fatto appetibile ogni singola registrazione. Le trentadue tracce incluse nel box sono state tratte dai concerti tenuti a Collegno, Torino, Montichiari, Macomer, Belluno, Tavagnacco, Riccione, Lari, San Giovanni in Persiceto, Carpi, Mantova, Padova, Cernusco Sul Naviglio e Reggio Emilia; sorprende l’assenza in scaletta del materiale dall’album Cicciput, che pure venne eseguito ma che è stato accuratamente escluso da tutte le registrazioni. La sbalorditiva padronanza strumentale del gruppo ci consente di andare ad apprezzare tutti i più nascosti risvolti di queste tracce, costellate di trovate goliardiche e di sberleffi e citazioni dal repertorio di altri gruppi che fanno di ogni concerto della band milanese un evento unico ed irripetibile. Da segnalare che una versione succinta di questo live set è stata allegata al numero di dicembre del magazine Rolling Stones, a vantaggio di coloro che magari non avevano voglia di spendere la tutto sommato contenuta cifra di 24 Euro per il set completo. Il box è corredato da un libretto di 16 pagine contenente numerose foto a colori della band sul palco, e da un codice valido per tre mesi di abbonamento gratuito al fan club di Elio E Le Storie Tese, con la possibilità di scaricare tutti gli mp3 della produzione del gruppo compresi i concerti del tour 2004. Cosa potete desiderare di più da una band?
Disc One : Carro / Psichedelia / Cartoni Animati Giapponesi / La Ditta / La Vendetta Del Fantasma Formaggino / Nubi Di Ieri Sul Nostro Domani Odierno (Abitudinario) / Catalogna / Cateto / Burattino Senza Fichi / Mio Cuggino / Largo Al Factotum
Disc Two : John Holmes (Una Vita Per Il Cinema) / Essere Donna Oggi / Pipppero / Lo Stato A, Lo Stato B / El Pube / Il Vitello Dai Piedi Di Balsa / Il Vitello Dai Piedi Di Balsa Reprise / Uomini Col Borsello / Né Carne Né Pesce / Supergiovane
Disc Three : Farmacista / Pork E Cindy /
Milza
/ Born To Be Abramo / Il Rock And Roll / Cassonetto / Evviva / La
Visione
/ Servi Della Gleba / Ocio Ocio / Cara Ti Amo
TWELFTH NIGHT - ART & ILLUSION Cyclops CYCL 132
Secondo album originariamente pubblicato nel 1984 su etichetta Music For Nations e primo con la presenza del nuovo vocalist Andy Sears (proveniente dai Canis Major), Art & Illusion soffrì all’epoca della sua pubblicazione (specialmente in Italia) di reazioni poco lusinghiere dovute alla sindrome da “abbandono di membro fondatore” che affligge parecchi scribacchini : ricordo che più o meno nello stesso periodo accadde qualcosa di simile per l’album Born Again dei Black Sabbath, il cui valore non venne riconosciuto a causa dell’ingresso di Ian Gillan al posto del dimissionario Ronnie James Dio (chissà perché costui venne ben accolto quando sostituì Ozzy Osbourne …). Nel caso di Art & Illusion qualcuno cercò addirittura di arrampicarsi sui vetri pur di giustificare a malincuore il suo gradimento per alcuni pezzi dell’album : la bontà della title track e di C.R.A.B. venne motivata con il fatto che la loro composizione risaliva al periodo con Geoff Mann, peccato che C.R.A.B. sia un pezzo strumentale nel quale presumibilmente il compianto Geoff non ha avuto alcun modo di contribuire. Spesso i preconcetti impediscono di guardare alle cose in modo obbiettivo e sereno : gettare la croce addosso a Andy Sears ha impedito a molti di apprezzare un disco fresco, bello ed innovativo, che coniuga magistralmente Progressive rock e New Wave utilizzando suoni ed arrangiamenti moderni e dinamici rompendo definitivamente con i canoni dei contemporanei IQ, Marillion etc. Personalmente in quel periodo ho guardato a lungo a dischi quali Art & Illusion e 90125 come alla via per uscire dalle pastoie di un genere fossilizzato sulle pedisseque imitazioni dei grandi artefici del progressive rock dei seventies, via che in troppi hanno trovato troppo scomoda da percorrere anche a causa degli intralci buttati sul percorso dai “giornalisti” del settore, bravi nel ritrovarsi sulle consuete formule “bello ma niente di nuovo” salvo poi ritrarsi inorriditi quando il nuovo faceva capolino sul piatto dei loro giradischi. Le cinque tracce che componevano originariamente la release formano un corposo insieme di soluzioni che spaziano dall’ibrido prog-wave di Counterpoint alla bella ballad in stile Ultravox di First New Day, passando attraverso le tentazioni mainstream della title track, le reminiscenze del primo periodo strumentale di C.R.A.B. e l’affilato taglio heavy di Kings & Queens. C’è da dire che questo riuscito amalgama venne di lì a breve leggermente annacquato con soluzioni più fruibili al grosso pubblico, forse su pressione dell’etichetta Virgin che pubblicò il successivo e pur valido album, ma grazie all’opera di ristampa attualmente in corso sotto la supervisione di Brian Devoil siamo oggi in grado di risalire ad alcuni significativi episodi dell’epoca. Troviamo infatti qui incluse ben sette bonus track, tre delle quali (Blue Powder Monkey e le due versioni di Take A Look) pur composte nello stesso periodo del materiale di Art & Illusion vennero poi incluse nel Virgin album, mentre Blondon Fair finì sul retro del singolo Take A Look prima di riemergere nella versione CD di Collectors Item. Il track listing inizialmente concepito per Art & Illusion viene qui ricomposto con l’inclusione dei demos realizzati nel Maggio del 1984 per l’etichetta MCA che in quel periodo sembrava interessata a mettere i Twelfth Night sotto contratto; le tre tracce (Blue Powder Monkey, Blondon Fair e Take A Look) vennero realizzate in versioni sensibilmente diverse da quelle che vedranno la luce su etichetta Virgin, per il piacere dei fans che possono così apprezzarne l’evoluzione. Le altre quattro tracce incluse (segnalate come “alternate”) sono invece i demos inviati al produttore Gil Norton che lavorò con la band per due settimane negli Amazon Studios in Liverpool alla registrazione del materiale di Art & Illusion; da segnalare la versione abbreviata di Take A Look, antenata dell’edit poi incluso nel 12” single omonimo. Una menzione a parte meritano i testi scritti da Andy Sears (tranne nel caso di Art & Illusion, il cui testo come già detto è opera di Geoff Mann) : meno torrenziale e più diretto rispetto al suo predecessore, Andy getta uno sguardo realista su una quotidianità fatta di potere, ipocrisia e perdita di valori. Si va dall’impietosa analisi, fatta in piena epoca Thatcheriana ma tutt’ora attuale, di una società che perde i suoi caratteri di socialità in una folle rincorsa all’individualismo (Rat eat rat) nell’opening track Counterpoint, affrontando l’ancor più attuale tema delle enormi risorse destinate a spese militari che vengono sottratte alla ricerca e all’assistenza medica in First New Day. L’eterno tema del potere esercitato da pochi ai danni della moltitudine emerge, così come nelle parole di Geoff in Art & Illusion, anche in Kings & Queens, mentre in Blondon Fair l’olocausto viene visto con gli occhi e nella logica del carnefice; le insidie e la spersonalizzazione indotte dal progresso tecnologico emergono dalla fredda analisi di Take A Look, infine lo sconosciuto (ai più, me compreso) concept di Blue Powder Monkey, nelle intenzioni di Andy Sears un tributo tardivo a quei bambini che venivano impiegati negli angusti spazi delle navi della flotta Britannica per caricare e dar fuoco alle polveri dei cannoni : soprannominati “scimmie”, questi bambini si ritrovavano in breve tempo con le mani tinte del colore blu della polvere da sparo a causa del suo continuo utilizzo, ma non molti vivevano tanto a lungo da doversene preoccupare … chissà se qualche mio “collega” (come colui che tanti anni fa, con la band ancora in attività, auspicava la sostituzione di Andy con “un cantante appena decente”) almeno leggendo questi testi se la sentirà di rivalutare un vocalist che è stato troppo e ingiustamente bistrattato. Art & Illusion è reperibile attraverso l’etichetta Cyclops oppure direttamente attraverso il website dei Twelfth Night. Ah, il mio giudizio finale in sintesi : imperdibile !
Counterpoint / Art &Illusion / C.R.A.B.
/ Kings & Queens / First New Day / Blue Powder Monkey (MCA demo) /
Blondon Fair (MCA demo) / Take A Look (MCA demo) / Counterpoint
(alternate)
/ C.R.A.B. (alternate) / Kings & Queens (alternate) / Take A Look
(alternate)
DAVID CROSS - CLOSER THAN SKIN Noisy Records NOISY 003
Quinto studio album per il leggendario ex violinista di King Crimson, che dopo la fuoriuscita dalla band di Larks’ Tongues In Aspic ha girovagato nei progetti Radius e Clearlight Orchestra prima di intraprendere nel 1989 una brillante carriera solista che lo ha visto ergersi autorevolmente nel panorama musicale Britannico. La strada tracciata timidamente da Memos From Purgatory e proseguita con sempre maggior convinzione attraverso The Big Picture, Testing To Destruction ed Exiles viene ulteriormente delineata da questo bellissimo album : David Cross, avvalendosi di una formazione costituita da giovani ma talentuosi musicisti, riprende le spigolose partiture degli albums dei King Crimson periodo 1972-74 sfrondandole degli elementi più cervellotici e dandogli un taglio più affilato e urgente, qualificandosi come ricercato campione di “nuovo metal”. Non a caso, a rimarcare la continuità tra quanto realizzato nel periodo aureo del progressive rock e l’attuale direzione musicale, troviamo le citazioni del riff di Larks’ Tongues In Aspic Part Two inserite in Awful Love e Tell Me Your Name, quasi a sottolineare il ruolo non certo marginale ricoperto all’epoca al fianco di Fripp, Bruford e Wetton. Altro elemento di continuità è dato dalla presenza come liricista di Richard Palmer-James, già autore dei testi cantati all’epoca da John Wetton; per il resto, David Cross si avvale di Mick Paul, bassista al suo fianco da Exiles e di Paul Clark, chitarrista alla terza presenza a fianco del titolare. Il line up è completato dal solido drummer Lloyd e da Arch Stanton, vocalist trovato al termine di una lunga ricerca, ma c’è da dire che l’attesa è stata ripagata da un acquisto che garantisce un ottimo livello qualitativo : dotato di un timbro di voce potente, a tratti simile nelle tonalità basse a quello di Damian Wilson, Arch Stanton fornisce anche un apporto di chitarra addizionale sicuramente indispensabile dal vivo per supportare i funambolismi delle velocissime dita del bravo Clark. Un rifferama bello e vivace si accompagna ad una dose non indifferente di melodia, elementi sui quali David Cross inserisce con gusto e moderazione le sue parti di violino arricchite da dosati apporti di tastiere evitando accuratamente di strafare. Dieci canzoni dal carattere forte ma al tempo stesso orecchiabili (non in senso radiofonico, ma in virtù dello spiccato senso melodico che le pervade), compositivamente e strumentalmente ineccepibili : provate ad immaginare un connubio tra la NWOBHM più incontaminata (pre 1983), i King Crimson degli ultimi due albums, qualcosa dei Cardiacs e di bands giovani ed agguerrite tipo Oceansize, ed avrete un’idea approssimativa di cosa attendervi dall’ascolto di Closer Than Skin. Dopo la soffusa intro dell’iniziale Are We One? (dai bellissimi influssi mediorientali) l’assalto sonoro si protrae per quasi un’ora fino alla conclusiva e ossessiva Anybody, smorzato a tratti da rifrain dal ritmo quasi ballabile (States Of Deception) e da atmosfere cadenzate ma intense (Only Fooling, meravigliosa nei suoi intrecci di strumenti solisti) oppure sulfuree (Valley Of The Kings, una sorta di blasfemo miscuglio tra Metallica e Cardiacs). Melodie memorabili si stagliano su pezzi profondamente diversi tra loro come Counting e Tell Me Your Name, costituendo un riconoscibile e prezioso elemento caratterizzante di un album bello, convincente e ispirato. Reperibile attraverso l’etichetta Noisy.
Are We One? / States Of Deception / Over
Your
Shoulder / Only Fooling / Awful Love / Counting / I Buy Silence /
Valley
Of The Kings / Tell Me Your Name / Anybody
LOB - GEOGRAPHY Death Bunny Recordings bdbcd04
Una release non recentissima (è stata pubblicata nel 2002 dall’etichetta Death Bunny Recordings) che merita di essere ripescata è questo Geography dei Lob, sestetto Britannico dal flavour molto canterburiano che rinverdisce i passati fasti dei Soft Machine più jazzy (quindi da Third in avanti). Il parco strumentale elettroacustico (saxes, tromba, flauto, chitarra, basso elettrico ed acustico, batteria, loops ed electronics) consente alla band si spaziare in un ampio ventaglio di soluzioni, ora più atmosferiche ora più tradizionalmente jazz-rock (orientativamente a metà strada tra Earthworks e 64 Spoons). A rafforzare il legame di Lob con la scuola di Canterbury, si segnala la presenza di Lol Coxhill al sax soprano nella sesta traccia (di cui evito di citare il titolo, dato che l’intero tracklisting di Geography è costituito da coordinate geografiche), pièce de resistance di 14 minuti che a livello di atmosfere ricorda la crimsoniana Requiem. Definito sul sito Freeform come "modern kozmigroov" o anche "una combinazione tra il meglio del suono del Miles Davis dei '70s con contemporanei tocchi atmosferici", Geography non tradirà le vostre attese. Reperibile attraverso Amazon.
51 Degrees 14.30N 1 Degree 27.23E / 34
Degrees
50.49N 11 Degrees 112.30W / 34 Degrees 03.47N 11 Degrees 82.117W / 40
Degrees
54.30N 105 Degrees 14.00W / Sol 5 - 43-44S / 04S - 14S 110-095 / 166
Degrees
40E, 77 Degrees 51S (Elevation 15KM)
MONSIEUR GOLAN - PSYCLICKS Psychotica Records PSY011
Monsieur Golàn è un progetto composto dai musicisti tarantini fAb (al secolo Fabio Orsi, remixer) e Psichic, chitarrista dei Logan che in quest’ambito differenzia totalmente il suo stile cimentandosi nella produzione di textural guitars prevalentemente improvvisate. Siamo quindi nel campo della manipolazione sonora, o della destrutturazione di samples, loops e feedback di chitarra propria di molta ambient electronica. I riferimenti più immediati che mi vengono in mente sono Bass Communion e The Tenth Planet, con in più qualche elemento percussivo sparso che nel metodo di applicazione è assimilabile ad alcune produzioni dell’etichetta DiN; le atmosfere sono quasi totalmente plumbee, alla maniera dei Centrozoon di The Scent Of Crash And Burn, con nessuna concessione alla melodia comunemente concepita. La conclusiva Monsieur Golàn Et Ses Beat è l’unica traccia propriamente strutturata rispetto alle altre composizioni freeform di questo interessante EP per il quale gli autori consigliano l’ascolto in cuffia. Io invece ve ne consiglio l’acquisto, ben felice che finalmente l’etichetta Psychotica cominci a differenziare la sua produzione.
Mons. i. eu. r.go. l. àn. / Le Chant
De Monsieur Golàn / Monsieur Golàn Pensif / L'homme
Golàn
/ Decelération Decadént / Monsieur Golàn Et Ses
Beat
ELIO E LE STORIE TESE - Collegno, Parco Dalla Chiesa 19 Luglio 2005
Consueta tappa estiva in quel di Collegno
anche
nel corso del corrente tour di Elio E Le Storie Tese; lo spazio
allestito
all’interno di un’ala dell’ex Ospedale Psichiatrico per ospitare la
decima
edizione della rassegna musicale Colonia Sonora era gremito al limite
della
capienza, forse grazie anche al prezzo abbastanza popolare dei
biglietti.
Una prolungata serie di nenie nonsense ha fatto da intro ad un set
piuttosto
atipico per la band milanese : fuori i classici come El Pube, Mio
Cuggino,
Pipppero e Servi Della Gleba, Elio E Le Storie Tese hanno dato spazio a
pezzi che non sono mai stati dei punti fermi nelle loro performances.
L’opening
track è stata Noi Siamo I Giovani (Con I Blue Jeans), seguita a
ruota dalla storica John Holmes, quindi tra le hit Shpalman e La Terra
dei Cachi ha trovato posto (Gomito A Gomito Con L’) Aborto; dall’ultimo
studio album Cicciput sono state estratte Fossi Figo e Gimmi I, durante
la quale Mangoni (“nella parte di Elvis Presley 48 ore prima della
morte”)
si è cimentato nel cameo eseguito sul disco da Ike Willis. Tra
queste
due è stata eseguita Nudo E Senza Cacchio, proveniente come la
successiva
Bis (corredata di un diverso finale) dal non esaltante album
Craccracriccrecr.
Dal repertorio meno conosciuto della band è stata recuperata
L’Astronauta
Pasticcione, pezzo che musicalmente presenta molte attinenze con il
repertorio
più song-oriented dei Genesis del periodo 1976-78, quindi il
divertissement
vocale di Alfieri, concluso con una citazione di She Love You.
Discomusic
e l’immancabile Tapparella hanno chiuso il set, ma una lunga serie di
encores
comprendente Il Rock And Roll, Urna (nella versione dance inclusa in
Peerla),
Li Immortacci, Essere Donna Oggi e Supergiovane hanno portato la durata
complessiva del concerto vicina alle due ore, con l’ultimo riverbero
che
si spegneva oltre la mezzanotte. Da segnalare che anche nel corso di
questo
tour la band produce e vende una serie di official bootlegs realizzati
in real time come già avvenuto per la serie Ho Fatto 2 Etti E
Mezzo,
Lascio? : questa volta il titolo è Grazie Per La Splendida
Serata,
disponibile in CD, su chiavetta USB e dalla data del 21 Luglio anche in
DVD. Potenza della tecnologia, e anche della fantasia …
PORCUPINE TREE - Collegno, Parco Dalla Chiesa 25 Luglio 2005
La lunga attesa per questo gig dei
Porcupine
Tree nell’ambito della rassegna Colonia Sonora non è stata
purtroppo
ripagata da un concerto all’altezza delle aspettative : la band di
Steven
Wilson come di abitudine ha allestito un set incentrato sul materiale
degli
ultimi due album, tralasciando volutamente il resto del repertorio, con
netta prevalenza degli estratti da Deadwing secondo la più bieca
ottica commerciale. Due fugaci puntate verso il repertorio meno
recente,
con un ripescaggio da Up The Downstairs ed uno da Lightbulb Sun, per il
resto spazio al materiale più heavy sul quale Porcupine Tree ha
potuto accanirsi alla stregua di una volgare banda di metallari. Mi
spiace
per Mr Wilson, ma questi abiti gli stanno decisamente stretti : trovo
che
sia una mossa da dilettante quella di includere un secondo chitarrista
(John Wesley) in tutte le fasi del concerto e non solo dove ve ne sia
un
reale bisogno, appesantendo di fatto il sound non solo nelle poco
ispirate
composizioni di Deadwing, ma anche nei più riusciti passi di In
Absentia. Credo che coloro che avevano conosciuto Porcupine Tree per la
loro prima produzione più progressive o per il loro periodo song
oriented avranno faticato non poco a districarsi nelle claustrofobiche
cortine metalliche elevate da Wilson e Wesley, che hanno letteralmente
soffocato l’apporto di Barbieri consentendo solo grazie ai livelli nel
mixing di distinguere la formidabile tecnica di un drummer del calibro
di Gavin Harrison. Sono sinceramente convinto che per ascoltare delle
songs
dal taglio heavy non artificiale e molto più ispirato sia
preferibile
rivolgersi a bands come Oceansize o Foe, gente che certe cose le fa per
scelta e non per calcolo. Come già accennato, grande spazio nel
set ai pezzi di Deadwing, intervallati da The Sound Of Muzak e da
Fadeaway,
con chiusura affidata alle ottime Blackest Eyes e Strip The Soul. Un
solo
encore costituito da Shesmovedon e da Trains ha portato la durata
complessiva
del concerto ad un’ora e mezza, un po’ pochino per un gruppo con ormai
nove albums ed un’infinita serie di singoli ed altre amenità
alle
spalle, e un po’ pochino soprattutto considerando che di fronte avevano
la platea del paese nel quale hanno avuto il primo grande successo di
pubblico.
Penso che un bel bagno di umiltà non le farebbe male, Mr. Wilson
…
NICK HORNBY - NON BUTTIAMOCI GIU' Guanda Editore ISBN 88-8246-830-5
Quattro personaggi con poco o nulla in
comune
si ritrovano casualmente la notte dell’ultimo dell’anno sul tetto di un
palazzo occupato a Londra : Martin, presentatore televisivo caduto in
disgrazia
dopo dei guai giudiziari dovuti ad una relazione sessuale con una
minorenne;
Maureen, una donna il cui mondo è circoscritto al figlio
gravemente
disabile che deve accudire; Jess, un’adolescente sbandata e nevrotica
in
conflitto con i genitori; JJ, un musicista americano fallito che
è
appena stato lasciato dalla sua ragazza. Tutto ciò che li
accomuna
è la volontà di suicidarsi lanciandosi nel vuoto dal quel
tetto, ma l’incontro casuale dà luogo ad un estemporaneo gruppo
di ascolto. In breve i quattro decidono di accantonare momentaneamente
il loro proposito, procrastinandolo di qualche settimana, poi di mesi,
in un rapido succedersi di eventi comici ed amari che porta questi
personaggi
stranamente assortiti non solo a far emergere la loro scarsa o assente
propensione al suicidio, ma anche a stringere una specie di amicizia
all’interno
della quale troveranno alla lunga i motivi per voltare pagina e
cominciare
una nuova vita. Non Buttiamoci Giù (titolo originale A Long Way
Down) ci riporta il fluido ed accattivante incedere della narrazione di
Nick Hornby, ormai definitivamente consacrato al ruolo di
rappresentante
di una generazione che ha tante debolezze ma al tempo stesso una forza
caratteriale che ultimamente sta diventando sempre più una merce
rara. Forse non è più ai vertici raggiunti con Alta
Fedeltà
(High Fidelity) e Un Ragazzo (About A Boy), ma la sua abilità
nel
narrare in prima persona ben quattro personaggi così diversi tra
loro, ricreandone anche i più reconditi risvolti caratteriali ed
i modi di esprimersi (più o meno forbiti), risulta veramente
magistrale.
Sarei curioso di vederne una trasposizione cinematografica, cosa che
non
mi stupirei se avvenisse visto che il racconto presenta anche dei
tratti
assimilabili a quelli di una sceneggiatura. Pubblicato ancora
dall’editrice
Guanda,
Non Buttiamoci Giù è reperibile online attraverso IBS
oppure normalmente nelle migliori librerie.
News from the World Central
- Robert Fripp terrà una serie di
concerti
per soundscapes negli Stati Uniti, qui di seguito le date :
June 8th, San Francisco,
CA, Fillmore (opening for Porcupine Tree)
June 9th, Ventura, CA,
Ventura Theatre
June 10th, Los Angeles,
CA, Wilshire Theater (opening for Porcupine Tree)
June 11th, Anaheim, CA,
The Grove (opening for Porcupine Tree)
June 13th, San Diego, CA,
House of Blues (opening for Porcupine Tree)
June 15th, Annapolis, MD,
Rams Head
June 17th, Philadelphia,
PA, World Cafe Live
June 18th, Huntington,
NY, IMAC
June 19th, Amagansett,
NY, Stephen Talkhouse
June 21st, New Haven, CT,
Toad's Place
June 23rd, New York, NY,
Concert Hall at the NY Society for Ethical Culture
June 24th, Boston, MA,
Somerville Theater
June 25th, Providence,
RI, Lupo's
- Pare che King Crimson non riprenderà
l'attività prima del Settembre 2007 ...
News from the World
- Una delle tracce del disco dei Crac
Autoproduzioni
Sotterranee è presente alla IX rassegna in omaggio a Demetrio
Stratos
(www.modomusica.com/omaggiods/selezione/index.html
) e, benchè non sia visibile su tale sito esiste anche una parte
video
che è invece presente all'indirizzo www.sunrek.net/crac
- Abarthjour Floreale dopo l'estate
entrerà
in studio per registrare il primo full lenght album. Nel frattempo la
band
ha realizzato una preproduzione di cinque pezzi. Tre di questi faranno
parte del nuovo promo, UMPF, che vedrà il seguente track-listing
nelle sue due versioni :
promo release : 1. restart - 2. anothera -
3. aunt eater
standard release : 1. aunt eater - 2. bristol
v2.0 - 3. anothera - 4. restart - 5. post around the clock
- Choice Cuts Of The Screaming Headless
Torsos,
best of della band di David Fiuczynski sarà pubblicato presto su
Universal/Wrasse Records in Europa e USA. Inoltre l'intero catalogo,
compresi
i nuovi CD e DVD "2005" di Screaming Headless Torsos saranno presto nei
negozi di tutta la Francia
- David Fiuczynski ha iniziato un nuovo
progetto
di insegnamento online via webcam. Per ricevere informazioni scrivete
via
email attraverso la pagina web http://torsos.com/Website/contact.html
- Inizieranno presto le registrazioni del
nuovo album di KiF, mentre Lian Amber sta per completare il suo album
- David Fiuczynski e Maurizio Giammarco's
Megatones dal vivo :
22 Giugno - Roma, Villa
Celimontana Jazz, Piazza Della Navicella
24 Giugno - Cremona,
Progetto
Jazz 2005
- David Fiuczynski con Gizmo (Stewart
Copeland,
Vittorio Cosma, Raiz, Max Gazze', Mauro Refosco, Armand Sabal Lecco) :
8 Luglio - Roma, Villa
Ada
9 Luglio - Urbania
10 Luglio - Asti, Asti
Musica
14 Luglio - Senigallia
(with Taranta ensemble)
15 Luglio - WOMAD Festival
2005 GIZMO with Taranta ensemble, Taormina
16 Luglio - Milano,
Idroscalo
(with Taranta ensemble)
19 Luglio - Cesena, Rocca
Malatestiana
20 Luglio - Noci
- David Fiuczynski's KiF (comprendenti Steve
Jenkins - bass, Daniel Sadownick - percussion, Gene Lake - drums)
suoneranno
il 29 Luglio al Blue Note, NYC, Late Night Hang, 131 W 3rd St, New
York,
10012 - (212) 475-8592
- David Fiuczynski dal vivo il 5 Agosto al
NorthEast Kingdom Music Festival, special guest for Friday Night Jam,
ed
il 6 Agosto al Stone Bear Music Festival, Connecticut
- Ulan Bator dal vivo :
16 Giugno - Tribano (PD)-
Zona rock festival 2005
01 Luglio - Bovisio
Masciago
(MI) - Parco Comunale
02 Luglio - Monza - Festa
Di Liberazione
03 Luglio - Cremona - Festa
dell'Unità
09 Luglio - Montereale
Valcellina (PN) - Velvet Rock Park Festival
14 Luglio - Bergamo -
JestrairocK
Festival + Lana
31 Luglio - Mestre (VE)
- Venice Airport Festival
01 Agosto - Montegranaro
(AP) - Campo dei Tigli
- Si intitola Silver Ship il nuovo lavoro
di Suzanne Ciani, album comprendente dieci tracce che vede la
partecipazione
di Michael Manring. Reperibile attraverso Borders, Barnes & Noble,
Tower Records, Amazon o direttamente tramite il sito www.suzanneciani.com
- Ceramic Hobs si imbarcheranno in un tour
di tre date in UK :
15 Luglio - London, Ryan's
Bar, 181 Stoke Newington Church Street, N16
16 Luglio - Brighton,
Cowley
Club, 12B London Road
23 Luglio - Blackpool,
West Coast Rock Cafe, Abingdon Street
- Un sampler promozionale di Centrozoon dal
titolo Songs Unsung, contenente nuovi mixes e tre nuovi pezzi, è
attualmente in preparazione. Lo scopo principale della compilation
è
di ottenere promozione radiofonica negli USA
- Il nuovo album strumentale di Centrozoon
(titolo provvisorio Angel Liquor) è stato completato
e verrà pubblicato non appena la band
riceverà una soddisfacente offerta da una etichetta
discografica
- TUnER, il nuovo progetto di Pat Mastelotto
e Markus Reuter sarà in tour nell'Europa centrale, qui di
seguito
le date :
22 Luglio - Hall in Tirol
(Austria), Stromboli
23 Luglio - Warsaw
(Poland),
Summer Jazz Festival
24 Luglio - Munich
(Germany),
to be announced
25 Luglio - Erfurt
(Germany),
Museumskeller
26 Luglio - Cologne
(Germany),
MTC Club
Il loro debut album TOTEM è atteso
in Ottobre, ma ci sono possibilità che sia disponibile presso Burning
Shed con un certo anticipo
- La quinta edizione del festival di Wuotstock
si terrà ad Arpino (FR) in località Vuotti con il
seguente
programma :
15 Luglio - Karate,
Stiliti,
Zero Estensioni Neuronali
16 Luglio - Cousteau, Bugo,
Takeaway
17 Luglio - Giorgio Canali
&Rossofuoco, Tito and the Brainsucker, Enjoint
Informazioni presso il sito http://www.wuotstock.it
- Poker Face in procinto di iniziare le
registrazioni
del nuovo disco intitolato Peace Or War, per il quale devono scegliere
tra 22 nuove canzoni a disposizione. La pubblicazione è prevista
per il 2006
Primo numero del 2005, e sesto anno di vita
per questa pubblicazione. Mi sono da poco tempo reso conto che con NO
WARNING! ho superato lo scoglio del
quinto anno di attività, scoglio contro il quale si sono
infrante
altre mie precedenti avventure. Non posso che rallegrarmi di
ciò,
quindi quale modo migliore per festeggiare questo traguardo se non
quello
di pianificare qualcosa di positivo da realizzare nel corso dei
prossimi
mesi, cercando di far filtrare un alito di costruttività tra lo
sciacallaggio mediatico delle ultime settimane e la persistente
presenza
dell'imbecillità nei palinsesti televisivi e radiofonici. Non
sarà
sicuramente facile, così come non è stato facile arrivare
fino ad oggi, ma considerati i modesti mezzi a disposizione il bilancio
è più che soddisfacente : questa webzine si è
guadagnata
l'apprezzamento di etichette discografiche medie e piccole, di
musicisti
più o meno conosciuti, di addetti stampa, PR, colleghi fanzinari
e fans, tutte persone che mi faccio pregio di considerare più
che
dei semplici conoscenti. A tutti voglio porgere un sincero
ringraziamento,
perchè tutti coloro che sono entrati in contatto con questa
pubblicazione
hanno contribuito in maniera più o meno rilevante a farla
crescere.
Di qualcuno ho perso le tracce, ma se è andata così
evidentemente
qualcosa non ha funzionato, e mi dispiace, ma ciò non mi
fermerà
perchè NO WARNING!
ha ancora molto da dire, a cominciare dalle recensioni dei numerosi
dischi
che attendono da mesi una presentazione : chiedo scusa agli interessati
per i ritardi, ma sanerò la situazione e provvederò a
presentare
ai lettori tutti i gruppi e musicisti che hanno scelto anche questo
canale
per presentarsi al pubblico. So che attraverso questo spazio diversi
lettori
sono entrati in contatto con i musicisti di cui abbiamo trattato e ne
hanno
acquistato i prodotti : questo lo ritengo un grande successo,
perchè
in questo modo NO WARNING!
ha svolto bene il suo compito, e spero che sempre più persone
possano
scoprire musica di qualità così come la scopro io ogni
volta
che ricevo del materiale da un gruppo o da un musicista che fino a
pochi
istanti prima non avevo mai sentito nominare, e che in seguito cerco di
introdurre a voi nel modo più convincente possibile. E spero
vivamente,
e mi impegnerò in tal senso, che molte delle proposte che
troveranno
spazio qui provengano dal nostro paese : l'Italia ha fior di musicisti,
che possono guardare dritto negli occhi i loro colleghi stranieri; ne
ho
scoperti molti in questi cinque anni e mezzo, e son sicuro che ce ne
sono
ancora molti altri, purtroppo la nostra industria discografica ed i
nostri
media sono quelli che sono, sta a noi scoprire chi vale ed
incoraggiarlo,
magari la nostra attenzione può aiutarlo a crescere e a
perfezionarsi.
Un'altra musica è possibile, e NO
WARNING! lavorerà anche
quest'anno
per renderla tale.
In questo numero di NO
WARNING! :
- King Crimson : The 21st Century Guide To
King Crimson Volume One
- King Crimson : Live In Philadelphia Club26
- Theo Travis : Earth To Ether
- Trey Gunn : Untune The Sky
- Duran Duran : Astronaut
- Willie Oteri : Spiral Out
- Edible Woman : Spare Me / Calf
- Stefan Joubert : African Dream
- Twelfth Night : Smiling At Grief ... Live
- Centrozoon : Ten Versions Of America
- Rothko & Caroline Ross : A Place Between
- On Stage : Sergio Cammariere live in Turin,
January 15th 2005
- On Stage : Grandmothers Re-Invented live
in Turin, January 24th 2005
- News from the World Central
- News from the World
KING CRIMSON - THE 21st CENTURY GUIDE TO KING CRIMSON Volume One 1969-1974 DGM0403
Come essere negativi nei confronti di King Crimson? Come esprimere perplessità trattando del materiale storico della band? O meglio ancora, per giungere al nocciolo della questione, come non rimanere perplessi di fronte all'ennesima "guida" realizzata da Robert Fripp rimettendo mano al repertorio della sua creatura già abbondantemente riproposto in numerosi formati, versioni, edizioni e riedizioni? Questa volta è lecito sentirsi un pò presi in giro da questa operazione che il Monarca del Dorset ha ritenuto necessaria per ridare lustro al box antologico Frame By Frame - The Essential King Crimson uscito nei primi nineties : quel box, contenente tre CD incentrati sul lavoro in studio più uno di materiale live di varia epoca e provenienza, affiancato dal singolo The Abbreviated e dall'album The Concise, avrebbe dovuto chiudere il discorso antologico aprendo la strada alla ricomposizione di King Crimson e alla realizzazione di una nutrita serie di prodotti tratti dallo sterminato archivio di registrazioni dal vivo accumulate nel corso degli anni. Oggi, con il pretesto dell'esistenza di un ulteriore decennio di materiale live e di studio, assistiamo alla realizzazione di due box quadrupli dei quali solo il primo, relativo al periodo 1969 - 1974, è in effetti attualmente disponibile. Peccato che, per chi come me possiede sia il box Frame By Frame che i prodotti d'archivio successivamente pubblicati, questo box non contenga praticamente nulla di inedito eccezion fatta per l'improvvisazione Augsburg che però in fase di transfert non è stata nemmeno dotata di un suo indice ma è stata lasciata solidale con Exiles. Per il resto nessuna novità, nè nei due dischi di materiale di studio (non lasciatevi ingannare dalla presenza nel tracklisting di Tuning Up, che non è altro che la coda di Islands dotata di una propria identità non propriamente necessaria dopo oltre trent'anni di anonimato) nè in quelli di materiale dal vivo tutto ripescato dalle varie releases pubblicate nel corso degli ultimi dieci anni. Inutile quindi spendere anche una sola parola su un repertorio che conosciamo a fondo e del quale abbiamo trattato abbondantemente in passato, qui è il criterio con il quale si pianifica l'attività discografica che bisogna mettere in discussione : è indiscutibile il fatto che non tutti possiedono tutto il catalogo di King Crimson sparso su Virgin e DGM e che quindi questo prodotto risulterà più che gradito ad un numero rilevante di fruitori; è vero anche che i completisti abbondano, ma è vero altresì che non è moralmente accettabile approfittare di costoro fino a quando avranno un pò di denaro nel portafogli da devolvere alla causa del Re Cremisi. Frame By Frame era uno dei pochi prodotti a nome King Crimson che Mr. Fripp non aveva ancora ripreso sotto il controllo della DGM, ma questo cosa vuol dire, che dobbiamo attenderci una ulteriore serie di doppioni variamente spacciati, spolverati e riconfezionati in luogo di nuove produzioni o per lo meno di nuovi official bootlegs? Sicuramente cambiare il vestito a questo materiale è costato meno rispetto a quanto sarebbe costato andare a ripescare un nastro del concerto nel tal luogo in tale data, ripulirlo, editarlo, masterizzarlo etc etc, ma siamo giunti a questo infine? A cercare il maggior ricavo possibile con il minor costo di produzione? Preferirei inoltre sorvolare sul booklet incluso, decisamente da austerity in confronto a quello di Frame By Frame, ma c'è da obiettare qualcosa anche a questo proposito : dove sono finiti i contributi estratti dai diari di altri ex membri della band come John Wetton che avrebbero dovuto trovare posto nelle releases successive a Frame By Frame e The Great Deceiver? Vorrei sperare che il secondo volume di prossima pubblicazione, relativo al periodo dal 1981 ad oggi, possa essere di maggior interesse, ma considerato il metodo con cui è stato assemblato questo primo box non sono molto fiducioso. L'oggetto che è oggi tra le nostre mani fa sicuramente bella mostra di se, ma per chi è un fan accanito sarà ben difficile che i quattro dischetti ivi contenuti vengano estratti con molta frequenza dalla loro lussuosa confezione.
Disc One - In The Studio 1969 - 1971 : 21st Century Schizoid Man / I Talk To The Wind / Epitaph / Moonchild / The Court Of The Crimson King / Peace - A Theme / Cat Food / Groon / Cadence And Cascade / In The Wake Of Poseidon (instrumental edit) / Ladies Of The Road / The Sailor's Tale (abridged) / Islands (instrumental edit) / Tuning Up / Bolero
Disc Two - Live 1969 - 1972 : The Court Of The Crimson King (Fillmore West 14 Dec. 1969) / A Man, A City (Fillmore East 21 Nov. 1969) / 21st Century Schizoid Man (Fillmore East 21 Nov. 1969) / Get Thy Bearings (Chesterfield Jazz Club 7 Sept. 1969) / Mars (Fillmore West 13 Dec. 1969) / Pictures Of A City (Summit Studios, Denver 15 Dec. 1972) / The Letters (Plymouth Guildhall 15 Dec. 1969) / The Sailor's Tale (Jacksonville 15 Dec. 1969) / Groon (Willmington 11 Feb. 1972) / 21st Century Schizoid Man (instrumental edit, Willmington 11 Feb.1972)
Disc Three - In The Studio 1972 - 1974 : Larks' Tongues In Aspic Part I (abridged) / Book Of Saturday / Easy Money / Larks' Tongues In Aspic Part II / The Night Watch / The Great Deceiver / Fracture / Starless (abridged) / Red / Fallen Angel / One More Red Nightmare
Disc Four - Live 1972 - 1974 : Asbury Park
(Asbury Park, NJ 28 June 1974) / The Talking Drum (Pittsburgh, PA 29
April
1974) / Larks' Tongues In Aspic Part II (Asbury Park, NJ 28 June 1974)
/ Lament (Asbury Park, NJ 28 June 1974) / We'll Let You Know (Glasgow
23
Oct 1973) / Improv : Augsburg (Augsburg 27 March 1974) / Exiles
(abridged,
Asbury Park, NJ 28 June 1974) / Easy Money (Asbury Park / Providence) /
Providence (Providence, RI 30 June 1974) / Starless & Bible Black
(Amsterdam
23 November 1973) / 21st Century Schizoid Man (Providence, RI 30 June
1974)
/ Trio (Amsterdam 23 November 1973)
KING CRIMSON - LIVE IN PHILADELPHIA, PA JULY 30, 1982 King Crimson Collectors Club CLUB26
Come dire ... meglio ricordarlo così! Si signori, sto parlando proprio di Mr. Fripp, quell'uomo che seppur costantemente in equilibrio sul filo della contraddizione ha illuminato per oltre un trentennio il corso della musica e che oggi pare essersi tristemente adagiato nel ruolo del pensionato. Viene quasi da chiedersi se il brillante filosofo-musicista che abbiamo visto in azione a cavallo tra gli anni '80 e '90 sia la stessa persona che oggi rifiuta collaborazioni, contratti di lavoro sia come solista che con King Crimson, mantiene in perenne ritardo website e online diary preferendo trascorrere il tempo leggendo un libro davanti ad un cappuccino di Starbucks. Quale triste finale per la più bella storia che una band abbia mai scritto ... ovviamente spero di sbagliarmi e di poter prima o poi chiedere pubblicamente venia in questo spazio, parlando di un nuovo album o ancor meglio di un nuovo tour di King Crimson, ma le notizie che giungono sporadicamente non lasciano intravedere nient'altro oltre alle releases di materiale d'archivio. Mi chiedo come farà Mr Fripp a tenere insieme l'attuale formazione, considerando soprattutto il fatto che Tony Levin difficilmente rimarrà inattivo a lungo e sicuramente accetterà la prima lauta offerta di lavoro che gli verrà fatta ... comunque, ritorniamo in tema : ventiseiesima release del KCCC, dedicata al concerto tenutosi il 30 Luglio del 1982 al F.R. Mann Music Center di Philadelphia. Performance intensa e tagliente come un rasoio, pur con qualche sbavatura che non muta minimamente la portata dell'esibizione; King Crimson include nel set l'intero album Discipline intercalandovi quattro tracce tratte da Beat oltre a Red e Larks Two, che come ampiamente risaputo furono le uniche tracce del precedente repertorio sopravvissute al totale rinnovamento della band. Spicca nel set una rara esecuzione di The Howler, mentre risultano stranamente assenti Waiting Man e Neal & Jack And Me che invece ritroveremo nel set del tour Europeo con i Roxy Music. Si segnala una bellissima esecuzione di The Sheltering Sky dove il guitar synth di Robert Fripp tocca dei punti di elevata espressività, nonchè una scottante versione di Neurotica, ma l'intera performance vale il prezzo di acquisto del CD. Reperibile, ovviamente, via DGM.
Thela Hun Ginjeet / Red / The Howler /
Frame
By Frame / Matte Kudasai / The Sheltering Sky / Discipline / Elephant
Talk
/ Indiscipline / Neurotica / Heartbeat / Sartori In Tangier / Larks'
Tongues
In Aspic Part II
THEO TRAVIS - EARTH TO ETHER 33 Records 33jazz115
Theo Travis sta mettendo seriamente alla prova la mia capacità di trovare aggettivi per illustrare al meglio la sua opera : ogni suo nuovo disco è diverso dai precedenti, li eguaglia in bellezza ed al tempo stesso presenta elementi nuovi, a dimostrazione che Theo è realmente un genio musicale destinato a lasciare un'impronta profonda nei campi musicali dentro i quali si muove. Earth To Ether si distingue fin dal primo ascolto per due evidenti fattori : l'uso prevalente del flauto rispetto al sassofono da parte del titolare e la presenza, per la prima volta in un disco di Theo, di alcune parti cantate. E che voce è stata chiamata ad interpretarle! Il leggendario cantante / bassista / chitarrista canterburiano Richard Sinclair, ex membro di bands immense come Caravan, Hatfield And The North e Camel, presta la sua voce e la sua chitarra acustica a tre tracce di questo superlativo album. Ma non pensiate che sono solo queste a fare di Earth To Ether un gran disco, così come non è la versione della porzione strumentale di 21st Century Schizoid Man a rendere imperdibile questo album : ancora una volta è il lavoro nel suo insieme, con tutta l'accuratezza che si può rilevare in ogni dettaglio, ad assumere il carattere forte e sicuro di un prodotto discografico fatto non per impegni contrattuali ma per il reale desiderio di esprimere qualcosa. E proprio prendendo in esame la già citata 21st Century Schizoid Man ci rendiamo conto di quanto ho appena sostenuto, in quanto non siamo di fronte semplicemente all'ennesima cover del pezzo sicuramente più noto dei King Crimson, ma possiamo invece apprezzarne una rilettura eseguita da un quartetto jazz con un approccio che lo stesso Theo ha definito "alla ProjeKct Two" : il calore del legno e dell'ottone non stempera l'epica potenza di queste partiture, che anzi escono rinvigorite dal trattamento ricevuto dal piano di Simon Colam e dall'elastico drumming di Marc Parnell, sui quali Theo si cimenta in virtuosistici funambolismi di sax senza timori reverenziali nei confronti di quanto prodotto in passato da Ian McDonalds e da Mel Collins. L'album si apre con la movimentata The Mystic And The Emperor, nove minuti di vorticosi intrecci di atmosfere che passano con disinvoltura dallo swing alla bossanova, suonando a tratti come una sorta di Caravan in un contesto più jazzy, e dove si alternano parti prevalenti di flauto, piano e double bass. Ritroviamo un flavour sudamericano anche in Marti, sorta di malinconico samba magistralmente interpretato dal sax di Theo, dove si segnala la presenza della chitarra acustica di Mark Wood che nel finale si cimenta in un breve ma riuscito soundscaping. Una nuova versione della magica The Book (già inclusa in 2AM) è la prima delle tre tracce cantate da Sinclair, ed è un vero piacere ascoltare la sua voce profonda e melodiosa accarezzare il sublime tappeto sonoro realizzato dalla band : una morbida atmosfera da jazz club attraversa questa bellissima composizione, impreziosita da una voce che nonostante il trascorrere degli anni sa sempre colpire nel segno. Lo stesso Sinclair costruisce con la sua chitarra l'impalcatura su cui si regge la superlativa The Munich Train, il cui movimentato incedere rende veramente l'idea di un viaggio in treno : l'ascoltatore non faticherà ad immaginarsi seduto vicino al finestrino di uno scompartimento vuoto, scrutando il paesaggio che scorre veloce davanti agli occhi, sotto un cielo grigio di nuvole. Il flauto e gli ambitronics di Theo danno un tocco magistrale a questo che è uno dei momenti più intensi dell'album, e che trova la sua logica prosecuzione nella successiva This Frozen Time dove è ancora Richard Sinclair a fornire un rilevante contributo ricreando con grande semplicità la magia immortale della scuola di Canterbury. E dopo l'insalata di flauto (Flute Salad) inserita nel menu dei Gong, ecco Stewed Flute, lo stufato di flauto, un intermezzo di solo flauto e real time loops che a tratti ricorda alcune cose di Ian Anderson e che prepara il terreno a Things Change : se Bill Bruford con i suoi Earthworks ha cercato di dare una dimensione acustica alle formule di King Crimson, allora possiamo affermare che Theo Travis è riuscito ancor meglio nell'intento. Ascoltate il riff condotto dal piano di Simon Colam e ditemi se non vi ricorda strutture cremisi come quella di Frame By Frame o di People; ed ascoltate ancora il drumming incalzante di Marc Parnell nella sua porzione conclusiva : non sa tanto di un Bruford in splendida forma? La conclusiva Full Moon Rising Part 2 riporta il quartetto all'interno di canoni più tradizionalmente jazz, dando a Earth To Ether un finale che ad un primo ascolto potrebbe sembrare sotto tono ma che ci accorgiamo essere semplicemente più tranquillo rispetto alla traccia precedente eppure assolutamente in linea con il resto dell'album. Ennesimo risultato utile consecutivo per Theo Travis, che marcia a passo spedito verso l'olimpo dei più grandi musicisti di tutti i tempi. E non venitemi a dire, tra qualche anno, che non ve ne avevo parlato a tempo debito ...
The Mystic And The Emperor / 21st Century
Schizoid
Man / The Book / Marti / The Munich Train / This Frozen Time / Stewed
Flute
/ Things Change / Full Moon Rising Part 2
TREY GUNN - UNTUNE THE SKY InsideOut 6 93723 60512 8
Parliamo di Untune The Sky considerando di voler tributare un omaggio all'ormai ex membro (o membro esterno, come lo definirebbe Fripp) di King Crimson : sono infatti trascorsi parecchi mesi dall'uscita di questa antologia, mesi durante i quali il musicista texano ha rafforzato la sua disposizione a lavorare in ambiti diversi da quelli nei quali usava muoversi all'interno della storica band. Rhythm Buddies e TU sono due esperienze consolidate in partnership con Pat Mastelotto, dove entrambi possono osare cose che nei King Crimson non era loro consentito di esprimere; e sicuramente non mancheranno occasioni a Trey Gunn per proseguire la sua carriera. Ecco quindi che Untune The Sky si può considerare una sorta di spartiacque, che chiude una fase importante e ne apre un'altra. Vi troviamo inclusi estratti dagli ottimi 1000 Years e The Third Star, dal mediocre The Joy Of Molybdenum e da Raw Power, raccolta di materiale del periodo pre King Crimson, oltre a qualche estratto da side projects e ad una traccia inedita. Importante testimonianza di una carriera con luci ed ombre, questa raccolta è completata da un DVD contenente alcuni pezzi eseguiti dal vivo nel corso di un tour del nord America della Trey Gunn Band con tanto di reportage e interviste. Pubblicato dall'etichetta InsideOut, Untune The Sky dovrebbe essere facilmente reperibile attraverso i principali canali di distribuzione.
Disc One : Sozzle / The Glove (Live) / Killing For London / The Third Star (Alternate Mix) / Take This Wish (Alternate Mix) / August, 1997 / Rune Song / Puttin' On The White Shirt / Brief Encounter / Arrakis / The Cruelest Month / The Gift / Hootenanny At The Pink Pussycat Cafe
Bonus DVD : Kuma (Live) / Sozzle (Live) /
Hard
Winds (Live) / Gate Of Dreams (Live) / Rune Song : The Origin Of Water
(Live) / Brief Encounter (Live) / Arrakis (Live) / The Cruelest Month
(Multimedia
Track) / Indiera (Multimedia Track) / Aquiring Canopus (Multimedia
Track)
/ One Thousand Years (2nd Traverse) (Multimedia Track)
DURAN DURAN - ASTRONAUT Epic EPC517920 3
Un tuffo nel maistream all'insegna del "A volte ritornano" : e che ritorno, signori, per una delle bands più odiate della mia gioventù. Ma come forse ho già detto usando più o meno gli stessi termini un paio di numeri fa, l'ascolto maturo mi ha fatto riscoprire una band ingiustamente denigrata che, specialmente nella sua versione con Warren Cuccurullo nel line up, ha prodotto cose egregie. Ecco, possiamo semmai dire che in quella veste i Duran Duran guadagnarono credibilità e simpatia optando per un approccio più avventuroso e meno incline ai compromessi di mercato; e possiamo dire anche che oggi, ritornando al punto dove la formazione originale (quella di questo Astronaut, per intenderci) si era fermata, i Duran Duran possono conservare intatto il rispetto che si erano meritati con le ultime produzioni. La ripresa del discorso interrotto con Seven And The Ragged Tiger non ci riconsegna cinque giovanotti bellocci col gusto per le pose glamour, ma cinque musicisti maturi con vent'anni e qualche chilo in più sulle spalle, e tanta esperienza in più; forse Simon LeBon così cicciottello non farà più impazzire le sue fans dell'epoca d'oro che adesso sono mogli e madri con ben altri pensieri per la testa che non quello di "sposare Simon, o Andy o chicchessia", ma le sue capacità vocali sono ancora più che adatte al sound di una band che ha ancora qualcosa da dire. E se potete forse obiettare che il fortunato singolo (Reach Up For The) Sunrise è troppo commerciale per essere rappresentativo di un come back che si rispetti (mi sia consentito dire che è comunque preferibile ad un qualunque singolo di Maroon 5 o che so io), pezzi come What Happens Tomorrow non ammettono discussioni : qui si gusta appieno la maturazione acquisita dopo lo split che portò a Notorius ed ai successivi lavori. E che dire di quel raffinato gioiello che è Bedroom Toys, splendente al punto di rappresentare in sintesi le luminose aperture del Wedding Album? L'intero album presenta una stuttura solida che ne fa un lavoro di ottima caratura, superiore sicuramente ai fortunati dischi dei primi eighties, costruito con maturità e con molto mestiere. Prima di passare oltre dedicategli almeno un ascolto, potreste rimanere sorpresi ...
(Reach Up For The) Sunrise / Want You More! / What Happens Tomorrow / Astronaut / Bedroom Toys / Nice / Taste The Summer / Finest Hour / Chains / One Of Those Days / Point Of No Return / Still Breathing
Bonus DVD featuring live versions of (Reach
Up For The) Sunrise / Hungry Like The Wolf / What Happens Tomorrow /
New
Religion / Wild Boys plus video of (Reach Up For The) Sunrise,
interview
footage and behind-the-scenes
WILLIE OTERI - SPIRAL OUT Diw DIW-466
Willie Oteri è un chitarrista californiano attualmente residente a Padova. Prima di intraprendere la carriera solista lavora come session man per Bob Seger, Neil Young, Doobie Brothers, Chaka Khan e Passenger, quindi nel 1995 pubblica il suo primo album Willy’s Cry per l'etichetta JSW. Dopo la realizzazione nel 1998 del secondo album Perseveranja, Willie si trasferisce ad Austin, in Texas, dove fonda i Jazz Gunn insieme al drummer Brannen Temple, al bassista Chris Maresh, al sassofonista Mike Malone e al chitarrista Chris Tondre. Nel 1999 la band pubblica l'album Concepts Of Mate Ma Toot. In seguito all'incontro con il produttore Ronan Chris Murphy, nel 2001 Willie ha modo di registrare del materiale con Tony Levin e Pat Mastelotto, attuale sezione ritmica dei King Crimson, sul quale sono poi state sovraincise le parti di tastiera da Mike Keneally (ex Frank Zappa) e la tromba di Ephraim Owens. Il materiale viene quindi pubblicato sotto il titolo Spiral Out, album del quale possiamo ora fare la conoscenza. Ephraim Walks In si ricollega ad albums come Cloud About Mercury e Upper Extremities, complice il sound della tromba con sordina di Ephraim Owens ed in generale l'impronta jazz rock di questa opening track, che in parte ritroviamo anche nella successiva Dark Matter. Qui ritroviamo elementi mutuati dal Miles Davis di Bitches Brew calati in strutture che ricordano a tratti le improvvisazioni dei King Crimson del periodo 1973/74; è interessante notare l'amalgama degli strumenti, composto di sonorità vintage come quelle del Fender Rhodes piano suonato da Mike Keneally e dal produttore Ronan Chris Murphy e le moderne chitarre alla Torn di Willie Oteri. I già citati BLUE ricorrono in Sundial / Spiral Out, pezzo dalla cadenza orientaleggiante costellato da numerosi solos e rifiniture di chitarra. La concisa Lamont si fa bella di un raffinato tocco Zappiano, quindi dopo il breve e fiammeggiante intermezzo di Not Salad??? giungiamo alla pièce de resistance di questo album, costituita dai 23 minuti di First Light : qui il termine di paragone più evidente è il lavoro dei vari ProjeKcts, cosa che avrà fatto sentire Levin e Mastelotto un pò come a casa loro, ed anche le sonorità utilizzate da Oteri sono simili a quelle usate da Fripp nei vari FraKctals di King Crimson, ma all'interno di First Light si riscontrano anche rarefazioni alla Soft Machine e momenti dove ritorna il migliore Miles Davis. Il blues post nucleare di Theme For ... ed il rifferama in lega leggera di Mir concludono un album di indubbio valore che offre altri numerosi motivi di interesse oltre al forte legame con l'albero genealogico di King Crimson. Reperibile oggi anche attraverso l'online shop di DGM.
Ephraim Walks In / Dark Matter /
Sundial-Spiral
Out / State Of Things / Lamont / Not Salad??? / First Light / Theme For
... / Mir
EDIBLE WOMAN - SPARE ME / CALF Psychotica Records PSY004
Edible Woman nasce nei primi mesi del 1999 ad opera del chitarrista Giacomo Governatori e del bassista Andrea Giommi. Ai due si aggiunge subito Nicola Romani alla batteria. Dopo diversi mesi si aggiunge Luca in qualità di cantante, quindi nel settembre 2001 la band registra un demo autoprodotto e, dopo una discreta attività live, nel 2002 entra in studio ai Red House Recordings di Senigallia per registrare il primo album con la coproduzione artistica di David Lenci (già con Steve Albini, June of 44, Three Second Kiss, One Dimensional Man, Cut). Infine nel 2004 esce su Psychotica Records il mini album Spare Me / Calf. E' più che evidente che dall'etichetta Psychotica non uscirà mai una nuova proposta per Sanremo (ci mancherebbe), l'unico rischio è che l'etichetta pugliese si stia incanalando senza possibilità di uscita in un genere di produzioni che preso nel suo insieme può risultare monolitico. Parliamo di un sound senza compromessi e piuttosto pesante che ha caratterizzato buona parte dei gruppi finora affacciatisi sulla scena proprio attraverso questa etichetta, e che fa sorgere il desiderio per qualcosa di diverso che contribuisca a differenziarne il catalogo. In verità qualche spunto che diversifica in parte il sound di Edible Woman c'è, come il sax distorto in Five Minutes Later o qualche soluzione armonica sparsa qua e la, qualche accordo di chitarra senza distorsore come si rileva in The Different Top e in Toss o i breaks presenti ancora nella già citata Five Minutes Later, in Suspicious e in Your Slower Speed. Per il resto non si segnalano particolari di rilievo : il suono è quello che ci hanno fatto ampiamente conoscere i loro compagni di etichetta Logan, o anche altre bands come American Heritage o Art Of Burning Water, sviluppato attraverso dieci tracce di durata contenuta per un totale di mezz'ora o poco più, fattore che sicuramente gioca a vantaggio di un ascolto godibile e non soffocato da un protratto fuoco di fila fatto di lunghe e pesanti composizioni. L'album è reperibile attraverso Psychotica Records ed è distribuito da Goodfellas (Italia), Mandai Distribution (Belgio), Two if by Sea Records (Usa), Labelledamesanmerci (Francia), Burn Out (Francia).
Five Minutes Later / The Different Top /
The
Scapegoat / Into Trouble / Suspicious / Toss / Top Gun / My Teen
Heart-throb
/ Your Slower Speed / Hey... Wait For Me
STEFAN JOUBERT - AFRICAN DREAM private pressing (no catalogue number)
Se c'è una cosa che mi gratifica particolarmente è quella di poter trattare a mio piacere, in questo spazio, di musicisti affermati affiancandoli ad altri completamente sconosciuti; e se c'è una cosa (delle tante) che adoro della Gran Bretagna è che a livello musicale ci offre proprio questa opportunità. Quindi dopo aver dato spazio a Duran Duran e King Crimson, lasciate che vi presenti il lavoro di Stefan Joubert, del quale a livello biografico non sono assolutamente in grado di dirvi niente : mi sono infatti imbattuto casualmente in lui un pomeriggio dello scorso autunno a Covent Garden; mia moglie ed io ci stavamo approssimando al celebre mercato londinese quando da lontano ho sentito una sognante melodia composta di sonorità che sul momento mi sono sembrate quelle di uno stick. Continuando a camminare tra la folla, approssimandoci alla sorgente sonora riuscivo infine a scorgere un giovanotto seduto sopra il suo amplificatore che suonava una chitarra elettrica coricata sulle sue ginocchia, utilizzando una tecnica molto simile a quella utilizzata dagli stick players basata sulla percussione delle corde con la punta dei polpastrelli. Proprio mentre ci fermavamo a qualche metro di distanza di fronte a lui per assistere all'improvvisata performance, una persona si avvicinava a Stefan chiedendogli di allontanarsi; il musicista annuiva facendo intendere che si sarebbe spostato non appena conclusa l'esecuzione del pezzo che stava suonando. L'imprevisto spettacolo di strada era già finito, non potevo far altro che avvicinarmi a lui per acquistare una delle copie del suo CD che vedevo spuntare dalla custodia del suo strumento poggiata in terra per raccogliere le offerte dei passanti. Ovviamente per l'ascolto ho dovuto attendere il rientro avvenuto qualche giorno dopo; le prime note fuoriuscite dagli speakers del mio impianto sono state proprio quelle di African Dream, la sognante melodia ascoltata pochi giorni prima a Londra, traccia che comunque nel contesto dell'intero album costituisce un pò un episodio a sè. Oltre ad essere una delle poche tracks firmate da Stefan, è anche l'unica che non abbia un'impronta classica o che non sia uno standard rielaborato : nel corso dell'ascolto possiamo infatti imbatterci in versioni di traditionals come la celebre Amazing Grace (alla quale Stefan riesce a dare un carattere quasi gospel) o di classici come Blue In Green di Miles Davis o I Love Her dei Beatles. Le riletture di Chopin, Beethoven e Bach richiamano alla mente il lavoro del California Guitar Trio, e a questo livello di esecuzione si allineano anche le altre tre tracce firmate da Joubert (The Warrior, Invocation e la conclusiva Peace). Nonostante in certi punti l'esecuzione non sia del tutto pulita, l'ascolto di questo CD è raccomandato a tutti coloro che fossero interessati ad apprezzare l'inusuale impostazione chitarristica di Stefan, e in generale a tutti coloro che solitamente cercano negli allegati delle riviste di New Age un po di musica d'atmosfera. Per contatti scrivere a stefanjoubert@easy.com
African Dream / Raindrop Prelude /
Moonlight
Sonata / Autumn Leaves / The Warrior / Invocation / Misty / Amazing
Grace
/ Blue In Green / I Love Her / Improvisation On Bach's Chaconne In D
Minor
/ Be Thou My Vision / Peace
TWELFTH NIGHT - SMILING AT GRIEF ... LIVE Twelfth Night Official Archives TNCDR01
Questo è il modo corretto di soddisfare le richieste dei fans più fedeli : produzioni indipendenti di materiale d'archivio su CDR a prezzo popolare, copertine spartane ed essenziali e materiale audio di sicuro interesse documentario e/o collezionistico. E' quanto si propone di realizzare Brian Devoil, ex drummer della band di Reading, con questa serie Twelfth Night Official Archives della quale Smiling At Grief ... Live è il primo volume. E siamo di fronte ad una testimonianza importante che riguarda il periodo di transizione dei Twelfth Night da act strumentale a band con un front man : Geoff Mann si è aggiunto in pianta stabile da pochi mesi al gruppo che ha nel frattempo temporaneamente perso il tastierista Rick Battersby, ma nonostante gli stravolgimenti nel line up il repertorio continua a crescere. Con questo assetto i Twelfth Night si esibiscono anche in una manciata di gigs, uno dei quali è qui presentato : al Target Club di Reading (già teatro di numerose performances della band, tra le quali quella immortalata nell'album Live At The Target) la band si esibisce il 10 Dicembre 1981 in quello che probabilmente è un warm up gig, basando questa deduzione sul fatto che per l'occasione i Twelfth Night adottarono lo pseudonimo di Jan Six And The Cryptic Clues. Pare tra l'altro che questa sia l'unica registrazione esistente a testimonianza di questa fase, e tutto sommato la sua qualità non è nemmeno disprezzabile : il sound è reso ancor più compatto e diretto dall'assenza di un tastierista di ruolo, alla cui assenza suppliscono alternativamente il bassista Clive Mitten e Geoff Mann, quest'ultimo accreditato di "two finger" keyboards; la band mette in fila undici pezzi per quasi 73 minuti di musica, includendo nel set la quasi totalità dei brani inclusi nel cassette album Smiling At Grief, compresi la grintosa East Of Eden, la sferzante The Honeymoon Is Over e le primitive versioni di Creepshow e This City, due tracce che con pochi ritocchi troveranno poi posto nel capolavoro Fact And Fiction. Si segnalano inoltre la cover di Eleanor Rigby dei Beatles e, tratte dal primissimo repertorio della band, lo strumentale East To West ed una versione di Sequences con l'addizione di parti vocali, versione di durata uguale a quella del Target album e precedente a quella più concisa che ritroveremo in Live And Let Live. Avrete capito che si tratta di un disco da non farsi assolutamente sfuggire, visto anche il contenutissimo prezzo di 6 Sterline comprensivo di spese di imballaggio e spedizione. Per acquistarlo visitate l'official website dei Twelfth Night.
Kindergarden / The Honeymoon Is Over /
Eleanor
Rigby / Makes No Sense / East To West / Three Dancers / Puppets / This
City / Creepshow / East Of Eden / Sequences
CENTROZOON - TEN VERSIONS OF AMERICA and OTHER DOWNLOADS Internet only release (no catalogue number)
Nel presentarvi, seppur tardivamente, questo album di remixes di Centrozoon, colgo l'occasione per sottoporre ai lettori un dato stupefacente : il trio anglo-tedesco nel corso degli ultimi due anni ha messo a disposizione sul suo website una quantità incredibile di musica da scaricare gratuitamente, per un totale di almeno cinque ore di ascolto. Impietoso il confronto con alcuni loro micragnosi colleghi che hanno il coraggio di mettere a disposizione dei semplici singoli (già commercializzati tradizionalmente) come download a pagamento, spesa alla quale va comunque sommata quella del collegamento a internet : fatti due rapidi conti, conviene acquistare il tradizionale supporto in CD. Nel caso di Centrozoon il materiale è totalmente composto di versioni inedite, alternative o live, senza contare le tracce totalmente inedite : un intero album di 59 minuti di durata, con tanto di copertina, è incentrato su dieci differenti remixes di Ten Versions Of America, traccia già inclusa in The Scent Of Crash And Burn e che viene qui rivisitata con interessanti risultati da luminari del calibro di Ian Boddy, Michael Peters e Lee Fletcher, che dimostrano ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) quante e quali differenti letture possa avere una medesima sequenza di note. Altri 70 minuti di remixes sono stati realizzati utilizzando il materiale dell'album The Cult Of : Bibbiboo, ed in questa corposa selezione possiamo apprezzare le rielaborazioni ad opera di Phil Nova, Derek Difilippo, Lee Fletcher ed altri remixers che ci propongono nuove versioni di All The Time It Is Using Us, Deliverance ed Healing The Land, oltre a ben sei versioni di Thúsgg. Abbondante e decisamente interessante anche il materiale dal vivo, a cominciare dalle improvvisazioni registrate il 12 Ottobre 2003 alla Martin Luther Church di Gütersloh per arrivare alle versioni del materiale del nuovo album Never Trust The Way You Are testate in Finlandia all'inizio del 2004, passando per la lunghissima traccia strumentale Circulaar Zero, ben 21 minuti di ipnotici loops catturati al Veerhoffhaus di Gütersloh il 13 Novembre del 2003. Parecchio materiale proviene dalla produzione del primo line-up a due, esclusivamente strumentale, tra il quale vale la pena segnalare la lunga Vacuum Love, le più concise The Smallest P e We Fooled Many Shrewd Men oltre ai dieci minuti abbondanti di Blows. Come potrete dedurre non mancano i motivi di interesse, e se visiterete frequentemente il website di Centrozoon potrete constatare che nuovo materiale viene costantemente messo a disposizione dei fans. Buon download a tutti ...
Secret Prayers Mix by Lee Fletcher / Ethno
Mix by Kitex Lungi featuring Thorsten Niestrath / Ambient Mix by Ian
Boddy
/ Single Edit by The Rorschach Garden / Vibrolounge Mix by John
McCullagh
/ Henry Warwick Mix / Veloopity Mix by Michael Peters / F/A/V Mix by
Mike
Krauss / Live In Studio, rough mix by Philipp Quaet-Faslem / Junky
Limbo
Mix by Jan Wolinik
ROTHKO & CAROLINE ROSS - A PLACE BETWEEN Lo Recordings LCD50
L'iper prolifica vena di Rothko si incontra con quella centellinata di Delicate Awol, gruppo londinese che qualche anno fa era confluito in blocco nella band di Mark Beazley all'indomani dello scioglimento del line-up di tre bassisti che aveva prodotto la prima parte della discografia di Rothko. Ora a quanto pare il nome del celebre pittore lettone è diventato lo pseudonimo del solo Mark, che insieme a Caroline Ross ha dato vita a questo progetto che coniuga i caratteri principali di entrambe le formazioni. La prima cosa che risulta subito evidente è come questa unione di intenti abbia generato un sound minimale, che poggia su elementari e scarne strutture nelle quali è però insita un'infinita dolcezza, una grazia derivata proprio dalla semplicità con cui queste undici tracce sono state assemblate. Un mood autunnale pervade l'intero lavoro, ideale nel vostro walkman come soundtrack per lunghe passeggiate in un grande parco cittadino con lo sguardo che si perde tra le tenui tinte delle foglie cadute. Le calde linee melodiche del basso di Mark Beazley costituiscono l'ossatura dei pezzi, nei quali le pause vengono ampiamente e sapientemente utilizzate per conferire ampiezza al sound complessivo, con pochi altri strumenti in quantità molto dosate che provvedono a dei semplici abbellimenti lasciando campo libero alla voce di Caroline Ross. Eppure le parti vocali non risultano preponderanti, ma sono accuratamente misurate per evitare di compromettere l'effetto finale. Sarebbe stato facile per molti altri vocalists calcare pesantemente la mano approfittando della grande libertà lasciata da queste fragili atmosfere, sicuramente è stato più difficile per Caroline porsi un limite e lavorare per non oltrepassarlo, dando il suo contributo anche con il silenzio nella magnifica The Northern Lights Are Out. Un album di grande intensità a dispetto del limitato impiego di parti strumentali, che costituisce un episodio a se stante anche rispetto ai precedenti lavori di Rothko e Delicate Awol, collocandosi in un ambito più vicino a Alias Grace e Samuel Smiles che non all'effervescente scena londinese di cui i due titolari fanno parte. Pubblicato dall'etichetta Lo Recordings, A Place Between è reperibile attraverso l'online shop dell'etichetta e su Amazon.
Traces Of Elements / Divided Lines / An
Open
Breath / Light In A Dark Place / The Only Way Out Is Through / Parts
Per
Million / Bow / An Open Vein / Even The Blank Leaf / The Northern
Lights
Are Out / Elements Of Traces
ON STAGE - SERGIO CAMMARIERE, Torino, Teatro Colosseo 15 Gennaio 2005
Una scenografia kitsch degna di un bordello
in un film di Tinto Brass ha fatto da sfondo al ritorno di Sergio
Cammariere,
in tour promozionale per il suo nuovo lavoro. Line up allargato
rispetto
alla precedente esibizione qui al Colosseo, con l'inclusione del
mediocre
violinista Olen Cesari e del percussionista Simone Haggiag che ha
pesantemente
limitato l'apporto dell'ottimo Amedeo Ariano; lo spettacolo è
stato
incentrato sugli highlights del prededente album Dalla Pace Del Mare
Lontano
intercalati ad alcuni estratti dal nuovo lavoro Sul Sentiero, ma non
sono
mancate le ombre nel corso dello spettacolo. A parte il ridicolo
intermezzo
durante il quale Cammariere e Cesari hanno preteso di improvvisare su
spunti
provenienti dalla platea senza andare oltre il prevedibile, fa rabbia
vedere
sprecato un talento sicuramente presente nel musicista calabrese. Non
so
quanti, verso la metà del set, si siano accorti che nel giro di
venti minuti Cammariere ha eseguito ben tre brani con la stessa
struttura
armonica, tanto simili tra loro da destare irritazione : non basta
qualche
episodio di pregevole fattura come Sorella Mia, solo per citarne uno,
ad
evitare che la performace complessiva rimanga irrimediabilmente segnata
dal carattere accademico e ripetitivo del repertorio. Uno stile
volutamente
retrò che pesca a piene mani dalla musica degli anni trenta,
sicuramente
gradevole ma che purtroppo non offre un grande respiro e che
soprattutto
è chiuso ad ogni stimolo innovativo, sempre ammesso che
Cammariere
abbia di questi stimoli. E allora consoliamoci prestando attenzione
alle
esecuzioni del superlativo trombettista Fabrizio Bosso, che a tratti
è
sembrato essere lì solo per caso e che sarebbe interessante
ascoltare
in altri contesti. Ovviamente alla fine grandi applausi, standing
ovation
e fiori sul palco da parte del pubblico, numerosissimo ma sicuramente
di
bocca buona; ben pochi saranno usciti dalla sala dispiaciuti per aver
assistito
al naufragio di quella che poco tempo fa era una speranza per la musica
italiana, purtroppo la canzone indirizzata al pubblico dei fruitori
occasionali
ha le sue regole, e io mi ero semplicemente illuso che costui potesse
contribuire
a cambiarle.
ON STAGE - GRANDMOTHERS RE-INVENTED, Torino, America Club 24 Gennaio 2005
Se penso a quanto scarsamente sia stato
pubblicizzato
quest'evento, tanto da venirne a conoscenza solo tre giorni prima che
avesse
luogo ... mah, sorvoliamo. Sicuramente non mi sarei mai perdonato di
essermi
perso un simile avvenimento solo perchè i media non si degnano
di
dare risalto alla venuta in Italia di musicisti che hanno contribuito a
scrivere delle pagine fondamentali nella storia del rock, ma
fortunatamente
ciò non è avvenuto. Certo, la cornice non era delle
più
adeguate : una balera invece di uno dei soliti luoghi dedicati, ma
meglio
accontentarsi visto anche il prezzo piuttosto popolare del biglietto
d'ingresso
(12 Euro, una miseria se paragonata ai prezzi di altri spettacoli).
Quando
i tre ex componenti delle Mothers, coadiuvati dal chitarrista Ken
Rosser
e dal drummer Chris Garcia, prendono possesso del palco diventa
evidente
che la serata sarà ancora più incandescente di quanto ci
si potesse immaginare : Napoleon Murphy Brock annuncia due sets da un
paio
d'ore ciascuno intervallati da una pausa, non rimane quindi altro da
fare
che mettersi comodi senza badare troppo agli orari. La band rompe gli
indugi
con Andy, pezzo proveniente dal capolavoro One Size Fits All, al quale
vengono collegati nella migliore tradizione zappiana una serie di altri
brevi pezzi tra i quali spicca Take Your Clothes Off When You Dance.
Nel
primo set vengono inclusi dei lunghi medley, uno dei quali incentrato
sul
materiale di 200 Motels, incredibilmente riproposti da cinque
vecchietti
che ci danno ancora dentro con lo spirito e l'energia di ragazzini; e
che
emozione riascoltare versioni così fresche di pezzi immortali
come
The Idiot Bastard Son e Dog Breath. La tecnica dei cinque musicisti
è
sbalorditiva, e Napoleon ha ancora tantissimo fiato da spendere sia
impiegandolo
nelle lead vocals che soffiando nei suoi fiati; ma chi risulta
veramente
superlativo è Ken Rosser, un'autentica rivelazione per me con i
suoi funambolismi degni dell'indimenticabile Frank. Quando San Ber'dino
chiude il primo set è già passata la mezzanotte, parte
del
pubblico lascia la sala per motivi d'orario mentre altri reclamano gli
encores supponendo che il concerto sia terminato. Napoleon Murphy Brock
ha il suo bel da fare per far capire, anche con la mimica, che lui e i
suoi compagni intendono fare un break per esigenze fisiologiche
dopodichè
suoneranno ancora per oltre un'ora e mezza. Dopo la breve pausa il
secondo
set inizia con un altro caposaldo della produzione zappiana, una
travolgente
versione di Montana. Ma le Grandmothers non hanno alcuna intenzione di
risparmiarsi, ed affrontano con grande energia anche l'esecuzione
dell'epica
King Kong, con un grandissimo lavoro da parte di Don Preston
sull'incessante
macchina ritmica composta da Chris Garcia e Roy Estrada. Purtroppo il
pubblico
in sala continua ad assottigliarsi data l'ora tarda, fattore che
probabilmente
induce i cinque musicisti ad accorciare il secondo set. L'unico encore
concesso è una lunga versione di Let's Move To Cleveland, che
vede
la presenza sul palco di tre componenti degli Ossi Duri, giovanissima
band
torinese cresciuta a "pane e Frank Zappa". E' l'una e mezza quando il
riverbero
dell'ultimo accordo si smorza, decisamente tardi per una serata di
inizio
settimana a Fiatland, ma ne valeva la pena.
News from the World Central
- In un messaggio agli altri componenti di
King Crimson, Robert Fripp comunica che ha declinato l'invito per una
serie
di date in Giappone; tra le motivazioni figura la seguente : "Lo scopo
professionale è di generare una fonte di guadagno dal lavoro
già
fatto" ...
News from the World
- Come già annunciato Richard
Sinclair,
Dave Stewart, Phil Miller e Pip Pyle si sono ritrovati per realizzare
Hatwise
Choice, incentrato su materiale d'archivio degli Hatfield And The
North.
La mitica band di Canterbury richiede il supporto dei suoi fans
invitandoli
a visitare il proprio website
dove si possono trovare tutte le informazioni per acquistare l'album
edito
da Burning Shed. Se Hatwise Choice riceverà un buon riscontro la
band proseguirà la serie di archive releases con materiale che,
assicurano, "non avete mai sentito sui Virgin albums!"
- All That è il nuovo album degli In
Cahoots di Phil Miller, coadiuvato da Fred Baker, Peter Lemer,
Elton
Dean, Jim Dvorak e Mark Fletcher
- Psychic Warrior è invece il titolo
del lavoro realizzato da Alex Maguire con Elton Dean, Fred Baker e Liam
Genockey, infos presso alex_maguire2001@yahoo.co.uk
- Due prodotti discografici ad opera di
Richard
Sinclair : Live Tracks con Ric Troll, David Rees Williams, Tony Coe,
Pip
Pyle, Patrice Meyer, Andy Ward, David Cohen, Pye Hastings, Jan Shelhaas
e Richard Coughlan, e What In The World con David Rees Williams e Tony
Coe
- Venerdì 18 Marzo al The
Mean Fiddler, 165 Charing Cross Road, London WC2H 0EL suoneranno
Hatfield
& The North, Phil Miller's In Cahoots e Richard Sinclair Band. Info
Tickets Tel : 0870 5344444.
Ingresso alle 6.30pm. Biglietti in prevendita
a £15
- The Future Sound Of Exeter presenta al Exeter
Phoenix, Brandninch Place, Gandy Street, Exeter, Devon EX4 3LS (Tel
: 01392 667080), il giorno 20 Marzo Richard Sinclair Band con Phil
Miller,
Theo Travis, Alex Maguire e Pip Pyle. Inizio alle 8pm. Biglietti
£10
in prevendita, £12 all'ingresso, info www.wegottickets.com
- Fasano Jazz 2005, manifestazione che si
terrà dal 4 al 12 Giugno, vedrà la partecipazione Sabato
4 Giugno di Richard
Sinclair
solo e Lunedì 6 Giugno della Richard Sinclair Band (Richard con
Phil Miller, Theo Travis, Alex Maguire e Pip Pyle
- Programmazione concerti al CSA
Godzilla, Via dei Mulini 29, Livorno :
19 Febbraio - Pecksniff
+ Marina Mulopulos e i fratelli Calambrone e la cugina Contessa Ginestra
11 Marzo - Blessed Child
Opera + Skrjabin HC2
1 Aprile - Caboto + Ten
Minutes To Now
8 Aprile - The Gang Of
Jah + La Ghenga
15 Aprile - R.U.N.I. +
Lip Colour Revolution
- Date dal vivo degli Ulan Bator :
3 Febbraio - Torino, Antidox
4 Febbraio - Torino, Fnac
5 Febbraio - Reggio Emilia,
Calamita
11 Febbraio - Verona, Fnac
10 Marzo - Ljubljana (SLO),
Channel Zero
12 Marzo - Brescia,
FreeMuzik
26 Marzo - Salerno, Asilo
Politico
27 Marzo - Napoli, Velvet
1 Aprile - Amiens (FR),
Amiens Jazz Festival
9 Aprile - Mezzago, Bloom
16 Aprile - Senigallia
(AN), Mamamia (+ support act Jains)
29 Aprile -
Casalpusterlengo
(LO), Teatro Comunale
6 Maggio - Bergamo, Zero
+ Jestrairock festival
12 Maggio - St Ouen, Mains
d'oeuvres (FR) (+ support act Innocent X)
13 Maggio - Dijon, la
Vapeur
(FR) (+ support act Innocent X)
14 Maggio - Marseille,
le Poste à Galène (FR) (+ support act Innocent X)
20 Maggio - Roubaix, La
cave aux poètes (FR) (+ support act Innocent X)
21 Maggio - Reims, la
Cartonnerie
(FR) (+ support act Innocent X)
22 Maggio - Orléans,
L'astrolabe (FR) (+ support act Innocent X)
16 Giugno - Tribano (PD),
Zona rock festival
- Dead
Can Dance in concerto a Milano, Teatro Del Verme mercoledì
13
aprile
- Unica data italiana per The Mars Volta il
9 marzo al Rolling Stones di Milano
- La nuova release dell'etichetta DiN è
Moiré (cat. no. DiN 18) di Ian Boddy e Bernhard Wöstheinrich
- Musicaoltranza.net e Joint Operation Records
presentano Musica D’Alta Quota – concorso per realtà musicali
indipendenti.
Qui di seguito il testo del bando :
- Il concorso nasce con
la finalità di dare una maggiore visibilità alle
realtà
musicali indipendenti.
- Il concorso è
aperto a tutti.
- Il concorso si divide
in due categorie :
Rock Band, suddivisa a sua volta in : rock, indie, metal,
alternative/sperimentale
Elettro Producers, suddivisa a sua volta in :
Elettro (IDM, breakbeat, trip-hop, glitch, indietronica, ecc..),
House & Techno (house, minimal & tek house, Detroit techno,
techno,
ecc..),
Drum’n’Bass,
Psiko (Noise/Breakcore/Sperimentale).
Ogni sottocategoria avrà una giuria
specifica. Fin'ora confermati :
elettro/elettro : WARP
RECORDS (UK)
elettro/dnb : MODULATE
RECORDINGS (I) / AFUN RECORDINGS (I)
elettro/house : L.E.D.
(I)
elettro/psyko_breakcore
: SONIC BELLIGERANZA (I)
rock/indie : PARTYZAN (I)
rock/metal : THE MURDER
INN (I)
- Per partecipare basta
inviare il proprio brano in formato mp3 (max 128kbps), specificando i
propri
dati, ed eventuali informazioni sull’artista, a info@mdaq.org oppure su
un cd a :
CONCORSO @ Musicaoltranza.net , Via del
Pratello
33°, 40122 Bologna, Italy
oppure
Joint Operation Records, Samariterstr.32,
Berlin, Germany 10247
entro e non oltre il 1° Maggio 2005.
- I brani pervenuti
potranno
essere votati sul sito www.joprec.org,
ma la classifica “virtuale” verrà pubblicata su www.musicaoltranza.net
e su www.mdaq.org.
- Il voto on-line
influirà
al 50% sulle votazioni finali. Il rimanente 50% sarà affidato ad
una giuria specializzata.
- Ogni brano deve avere
una durata MASSIMA di 5.30 minuti. Ogni brano di durata superiore
verrà
automaticamente squalificato dal concorso.
Premi :
- I primi 3 classificati
per ogni sottocategoria vedranno pubblicati i loro brani su un doppio
cd
(rock/elettro) edito dalla JOINT OPERATION RECORDS di Berlino. Avranno
inoltre in omaggio 50 cd per ogni band.
- I primi 5 classificati
per ogni categoria avranno inoltre la possibilità di esibirsi
dal
vivo il 26 e 27 agosto 2005 al “Musica D’Alta Quota – International
Noise
Festival” (www.mdaq.org) che si terrà nei dintorni di Isernia
(loc.
prato Gentile).
- I primi classificati
delle 4 sottocategorie Elektro Producer avranno, inoltre, la
possibilità
di partecipare a un tour europeo, che toccherà le varie nazioni
coinvolte con l´organizzazione del festival.
- I primi 2 classificati
in assoluto avranno :
1° class. categoria Rock Band : possibilità di
registrare
un CD c/o JOINT OPERATION RECORDS di Berlino
1° class. categoria Elektro Producer : possibilità di
registrare
un CD c/o JOINT OPERATION RECORDS di Berlino
Per maggiori informazioni : info@mdaq.org
- Ceramic Hobs live in Lancaster, UK al
Yorkshire
House pub, nelle vicinanze di Sugarhouse, Venerdì 8 Aprile 2005.
Apertura porte alle 8 pm, ingresso £3. Il set sarà
composto
anche da Smoking Kills e Three Ages Of Elvis
- Il nuovo album Give Me A Perfect World di
Sun Palace è in vendita al prezzo di $12.99 (incl. P&P)
attraverso
il website SunPalaceMusic.com
oppure via Mail a mezzo assegno di $12.99 da spedire a : New York Music
& Video, 20 Avenue 'A' Suite #5E, New York, NY 10009
- 7 maggio: ****Laghetto + Violent Breakfast
14 maggio: spina nel fianco + trade unions
al csa godzilla
via dei mulini 29 Livorno
www.ecn.org/godzilla
Il governo Italiano ha approvato tre leggi
che in pratica si applicano a qualsiasi uso di internet e possono
spedire
in galera chiunque. Il Decreto Legge Urbani (22 marzo 2004, n. 72)
stabilisce
che :
- se scaricate musica o film da internet anche
per uso personale rischiate fino a 4 anni di carcere, 15437 Euro di
multa,
sequestro di tutto il materiale informatico e la pubblicazione dei
vostri
dati su
un quotidiano nazionale ed una rivista
specializzata
in spettacolo
- se immettete su internet una "opera
dell'ingegno"
siete obbligati ad avere il bollino del governo Italiano che certifica
che avete adempiuto agli obblighi del decreto. Il bollino probabilmente
sarà a pagamento. Questa legge si applica anche ai siti
personali
con le foto delle vostre vacanze o le vostre poesie.
Ancora più restrittiva la Legge
106/2004
(15 aprile 2004, n. 106) che stabilisce che :
- se avete un sito internet o mettete su
internet
un qualunque documento siete obbligati a depositare OGNI 6 MESI due
copie
complete di tutto ciò che avete fatto a 2 biblioteche statali.
Se
non lo fate ricadete in una legge del 1939 per STAMPA SOVVERSIVA.
Questa
legge si applica
anche ai siti personali, newsletter e tutto
il resto.
Infine il DDL antipedofilia (7 novembre 2003)
secondo il quale :
- se immettete su internet o visionate foto,
disegni o testi scritti che abbiano come soggetto un minore o una
persona
che sembra minorenne e che a detta di un giudice è in un
contesto
"osceno" (cosa sia "osceno" non viene specificato) siete dei pedofili.
Questo si applica anche ai quadri, alle foto d'arte, ai manga e perfino
ai testi scritti.
- Se pubblicate le foto delle vostre vacanze
dove si vede la vostra ragazza (o ragazzo) in costume da bagno e sembra
minorenne (anche se non lo è) potreste essere accusati di
gestire
un sito pedopornografico.
Nessun giornale e nessuna televisione ha
parlato
di queste leggi! Se usate internet rischiate la galera e nessuno ve lo
ha detto! Ci rendiamo conto che leggi così ambigue e malfatte
non
possono essere applicate alla lettera, altrimenti finiremmo tutti in
galera,
ma ci rendiamo anche conto del rischio di strumentalizzazione a cui
questi
provvedimenti si prestano. Se in un qualunque momento un qualunque sito
esprimesse idee non gradite al governo, quest'ultimo potrebbe avvalersi
di una di queste leggi e censurare di fatto il sito adducendo come
accusa
l'assenza del bollino governativo o di una copia aggiornata depositata
negli archivi statali. Noi, cittadini Italiani, vogliamo vedere
riconosciuti
anche su internet i nostri diritti di libertà di opinione, di
associazione,
di pensiero e di espressione, che la Carta Europea dei diritti
fondamentali
dell'Unione ci assicura!
Queste novità legislative mi hanno
fatto pensare molto all'opportunità di continuare il mio lavoro
su questa pubblicazione, e nel frattempo i mesi sono passati
inesorabilmente.
Alla fine la decisione presa è quella di continuare, non so
ancora
se in questa forma o altra : sto vagliando varie ipotesi, tra le quali
quella di "chiedere asilo" appoggiarmi ad un provider oltreconfine. Ad
ogni modo verrete debitamente informati nel momento in cui ci saranno
novità.
In questo numero di NO
WARNING! :
- Various : The Letters - King Crimson
tribute
- Tim Burness : Finding New Ways To Love
- Puerto Muerto : See You In Hell
- Matty Charles And The Valentines : Land
Beyond The Sea
- Violet Indiana : Russian Doll
- Paradox One : Escalators To Mars
- Oceansize : Effloresce
- The Mars Volta : Televators
- Stars In Battledress : Secrets And Signals
- Luca Formentini : Subterraneans
- Forms Of Things Unknown : Cross Purposes
- Zone D'Ombra : debut album
- Lillayell : s/t album
- Various : The Combined Stupidity Of Spiteful
Men
- Skrjabin Hc2 : 6 Tracks CD-R
- Nick Hornby : 31 Canzoni
- Michael Moore : Fahrenheit 9/11
- Eugenio Cappuccio : Volevo Solo Dormirle
Addosso
- On Stage : Steve Lawson & Theo Travis
live in London, October 7th 2004
- News from the World Central
- News from the World
VARIOUS - THE LETTERS : AN UNCONVENTIONAL ITALIAN GUIDE TO KING CRIMSON Mellow Records MMP 460 ABC
"King Crimson è un modo di fare le cose" ... voglio partire da questa lapidaria e storica sentenza di Mr. Fripp per avviare la trattazione di questo triplo CD di tributo a King Crimson realizzato dall'etichetta sanremese Mellow. I dischi di tributo alle grandi bands si sono sprecati nel corso degli ultimi quindici anni, e quelli che più ho atteso e al tempo stesso temuto sono proprio quelli dedicati a Crimso : non che realizzare una cover di un pezzo di, che so, ELP o Genesis sia una passeggiata, ma proprio l'unicità dell'approccio musicale di King Crimson mi rendeva difficile immaginarne una reinterpretazione. Eppure fu proprio lo stesso Fripp, nel corso di un'intervista inclusa in uno degli scrapbook di accompagnamento ai box sets dei primi nineties, che per giustificare la manipolazione di alcuni estratti inclusi in Frame By Frame si spinse ad affermare che il materiale di Crimso non è una cosa rigida e fissa nel tempo, ma è lì a disposizione per eventuali riletture. Nel corso degli ultimi tre lustri ho avuto modo di ascoltarne molte di cover di materiale Cremisi, a partire dalle fin troppo maniacali riproduzioni dei nipponici By Kyo Ran per arrivare alla recente cover di Islands realizzata da Alice, passando per le versioni suonate dalle bands di Greg Lake e John Wetton ... il risultato non è mai stato esaltante, in verità, fatta eccezione per una riuscita rivisitazione di Exiles ad opera di David Cross e per le magistrali esecuzioni della 21st Century Schizoid Band, ma in quest'ultimo caso c'è da specificare che parlare di covers è improprio, essendo la band composta da quattro membri delle prime formazioni di Crimso coadiuvati da un Jakko che è in grado di suonare e cantare qualunque cosa. Ma allora, se King Crimson è un modo di fare le cose (concetto che intrinsecamente rende inutili i tentativi di emulazione), perchè sfidarne l'unicità suonandone delle covers? In virtù dell'altro concetto, secondo il quale il materiale di Crimso non è una cosa rigida e fissa nel tempo; e allora ben vengano queste oltre tre ore di musica Cremisi interpretata da ben 30 tra bands e solisti ai quali va riconosciuto a priori un plauso per aver avuto il coraggio di cimentarsi con le partiture di Fripp e compagni. Al di la del risultato ottenuto dai singoli, già il fatto di essersi messi alla prova accettando l'invito velatamente espresso dal Monarca del Dorset è degno di riconoscimento. Certo è che dare un giudizio complessivo dell'opera è impresa ardua, e proprio per quanto detto in precedenza si corre il rischio di essere ingenerosi nei confronti di alcuni degli acts coinvolti : sorvolando sui difetti di pronuncia (come non notare l'evidente e maccheronico "Ai Ciolk Ciu The Wind" dei Malibran?) nonostante in alcuni casi si finisca per essere imperdonabili (com'è possibile sbagliare proprio nel refrain di un pezzo, pronunciando più volte "Disaiver" una parola che anche un superficiale ascolto del pezzo originale avrebbe consentito di non sbagliare, come avviene nel caso degli Aria Palea?), le riletture qui incluse sono di varia caratura. Si va dalle riproduzioni il più possibile fedeli agli originali (alcune buone come Larks Two dei Taproban, altre meno come Starless dei Psychonoesis dove viene messa troppa carne al fuoco) alle libere interpretazioni, che vanno dalla bella versione per solo piano di Frame By Frame ad opera di Stefano Bollani alla irriconoscibile The Sailors' Tale degli Anatrofobia, passando per l'ottima Red in versione Lizard (immaginatevela inserita nella seconda facciata dell'album) dei Mosaic Orchestra; interessante la Exiles dei Floating State con tanto di improvvisazione introduttiva ed alcuni interessanti break di sax ed arrangiamenti di tastiere e chitarra acustica, molto bella la solare versione di Cadence And Cascade dei veterani del new prog italico Notturno Concertante. Decisamente stravolta la Moonchild dei Caboto, che ne danno una rilettura a cavallo tra math rock e free jazz, mentre i loro compagni di scuderia (presso la Raving Records) Comfort si cimentano nell'impegnativo medley We'll Let You Know / Fracture, superando brillantemente la prova; da segnalare l'inserimento di alcuni pregevoli arrangiamenti come l'esecuzione della sezione in Moto Perpetuo al piano. Un buon mastering ed una "consistente" confezione con un libretto pieno di note dettagliate aggiungono valore ad un lavoro che sicuramente tutti i fans di King Crimson troveranno di loro interesse. Reperibile attraverso l'etichetta Mellow e tutti gli online shops specializzati.
CD One : Frame By Frame - Stefano Bollani / Doctor Diamond - Germinale / The Talking Drum - Nema Niko / Cat Food - Spirosfera / Discipline - Roversi, Caimi, Menotti / One More Red Nightmare - Soundvision / The Sailors' Tale - Anatrofobia / One Time - Tilion / Larks' Tongues In Aspic, Part II - Taproban / Inner Garden I & II - Three Of A Charming Pair / The Great Deceiver - Prophexy / Formentera Lady - Giardini D'Autunno / Starless - Psychonoesis
CD Two : Epitaph - Goad / Lady Of The Dancing Water - Costa, Mombrini, Piazzi / Pictures Of A City - Jet Lag / Prince Rupert Awakes - Ubi Maior / Providence - L'Imbroglio / I Talk To The Wind - Malibran / Exiles - Floating State / Cadence And Cascade - Notturno Concertante / Larks' Tongues In Aspic, Part I (including Walking On Air) - Greenwall / Moonchild - Caboto / Matte Kudasai - The Slowmovies / In The Court Of The Crimson King - ZAQ / Sex Sleep Eat Drink Dream - Mariposa
CD Three : Red - Mosaic Orchestra / We'll
Let
You Know-Fracture - Comfort / Lament - Nodo Gordiano / The Great
Deceiver
- Aria Palea
TIM BURNESS - FINDING NEW WAYS TO LOVE Expanding Consciousness EXPAND 13
"Sono ancora un artista relativamente sconosciuto che sta (ri)lanciando se stesso dopo anni lontano dalle scene". I cultori del British New Prog degli eighties che non abbiano limitato la loro conoscenza ai soliti Marillion, IQ e Pendragon si ricorderanno del nome di Tim Burness : da solo e con la sua band Burnessence (il cui albero genealogico, per gli appassionati delle ricerche, si intreccia con quello dei Porcupine Tree : il tastierista Simon Vockings prima di far parte dei Burnessence ha lavorato con Steven Wilson nel progetto Altamont) fece parte di quel sottobosco purtroppo trascurato composto da valide e poco fortunate bands come La Host, Airbridge, Silas, As Above So Below, Tamarisk e via dicendo, ma fortunatamente Tim non è stato travolto dalla girandola di scioglimenti ed abbandoni che ha praticamente cancellato dalle scene la quasi totalità degli acts. Ed è un vero piacere ritrovarlo ancora in attività a dare un seguito ai suoi albums Power In Your Hands e I Am You Are Me; tante cose sono cambiate da quei lontani anni ottanta, ma evidentemente non è cambiato l'entusiasmo che il musicista di Brighton ha nei confronti della musica. Entusiasmo che traspare dalla maniera semplice e positiva con cui Tim si propone, offrendosi spontaneamente ad amabili scambi di opinioni sul suo lavoro e sulla musica in genere, cosa che non molti musicisti hanno tempo o voglia di fare. "Alcune persone hanno trovato l'album difficile da recensire a causa dei molti differenti stili e generi di musica inclusi. E' una miscela di prog, pop/prog, pop e experimental/ambient. Questa ampia miscela di stili può destare l'interesse solo di persone con gusti musicali che non siano esclusivamente "prog"? Comunque, uno dei miei più grandi eroi, Steve Hackett, ha inserito proprio questa gamma di stili in molti dei suoi albums ed è naturalmente "prog". Io ho citato solo alcuni nomi (Peter Gabriel, Sting, Tears For Fears) come sommaria traccia tra le mie influenze! Avrei potuto citare anche Crowded House, Tom Petty, Howard Jones, Pink Floyd, Coldplay, Boards Of Canada, King Crimson o una tonnellata di altri nomi. Credo che chiunque recensirà l'album si farà una propria opinione. Tutto ciò che ho fatto è solo essere me stesso! Molto del mio denaro e del mio tempo è finito nell'album e spero che lo si noti". Finding New Ways To Love è, come ho commentato con lo stesso Tim trovandolo peraltro d'accordo, un logico sequel dei suoi albums precedenti : "In realtà ho capito solo dopo averlo realizzato quanto il mix di stili fosse simile a Burnessence e I Am You Are Me. Venti anni dopo io sto facendo una versione più sofisticata delle stesse cose! Lo trovo molto divertente. Io credo che questa miscela sia parte del mio stile". Qui il songwriting di Tim giunge a pieno compimento, affinato dall'esperienza e dall'ascolto di un gran numero di proposte musicali : "Quasi tutti i miei musicisti preferiti hanno coperto un'ampia gamma di stili". Immagino che i recensori che si sono trovati in difficoltà nel recensire Finding New Ways To Love avranno trovato nella sola Unstoppable Waves Of Joy il "prog" che stavano cercando, visto che nel resto dell'album di "prog" come viene comunemente inteso ce n'è veramente poco : immagino che infatti anche le belle songs come Open Man o Love Is For Giving, pur possedendo un vago flavour alla Pendragon, risulteranno troppo poppy per i fondamentalisti delle suites con Moog e Mellotron ("Non importa, non si può accontentare tutti, mi aspetto delle critiche ovviamente"). Ed invece le canzoni di Tim sono un esempio di songwriting equilibrato e piacevole, con arrangiamenti curati ed essenziali e tanto buon gusto, caratteri che si ritrovano anche nella più "dura" Walk Through The Darkness" (che con i suoi 5 minuti e 17 è il pezzo più lungo dell'album) dove Tim si pone nella scia del suo eroe Steve Hackett con una traccia dal tagliente guitar work che ricorda pezzi come Vampire With A Healthy Appetite. Ma ad essere sincero, personalmente ho trovato nei pezzi strumentali le cose più interessanti di Tim : peccato che uno di questi, Returning To You, sia un fin troppo breve intermezzo tra due songs, ma per fortuna i suoi caratteri ritornano nella seconda porzione di One Dream, il brano che chiude l'album. Molto interessante anche Tomorrow's God, dove Tim si cimenta in un ispirato e solenne soundscaping giocato su finissime cesellature di chitarra che poggiano su un esile alito di tastiere e si intrecciano con sottili trame di hammered dulcimer. Pregevole la piece di solo piano An Interlude With Monty, opera del membro dei Damned Monty Oxy Moron, non unico ospite di lusso in un organico che annovera tra gli altri l'ex Burnessence Keith Hastings al basso ed il batterista dei Pendragon Fudge Smith. L'album è reperibile attraverso il website di Tim Burness (al prezzo di 9,99 GBP incluso P&P) ed i soliti maggiori distributori come Musea, Kinesis e Big Balloon Music.
Count In / Open Man With An Open Heart /
Stepping
Out / Returning To You / Heal Your Soul / Unstoppable Waves Of Joy / An
Interlude With Monty / Beneath The Surface / Love Is For Giving /
Tomorrow's
God / Walk Through The Darkness / One Dream
PUERTO MUERTO - SEE YOU IN HELL Fire Records FIRECD89
Non posso nascondere un certo disappunto per questo See You In Hell, full lenght album di Puerto Muerto che segue al discreto Helena dello scorso anno che all'epoca trattammo in questo spazio. L'iniziale Atlantic City lascia intravedere un lavoro dalle influenze alla Captain Beefheart, e che purtroppo non sarà tale, involvendosi in un alt-country che francamente non mi appassiona affatto. Alcune soluzioni che saltano fuori di tanto in tanto mi lasciano dubbioso sul fatto che il duo composto da Tim Kelley e Christa Meyer sia realmente convinto di imboccare questa strada, e che See You In Hell sia solo un tentativo fatto nell'attesa di trovare una collocazione definitiva nell'attuale panorama musicale. In questo caso saremmo ben lieti di dare un'altra possibilità a Puerto Muerto, ma per il momento c'è troppo poco su cui soffermarsi. Reperibile attraverso Fire Records.
Atlantic City / Tennessee / Chapayev's
Machine
Gunners / Hangman's Song / Walking Boss / Washtenaw River / Give Me A
Penny
/ Crimson Beauty / Babylon / Burning Leaves / Mango / Stars
MATTY CHARLES AND THE VALENTINES - LAND BEYOND THE SEA MCV Records MCVR01
Ancora country, e stavolta nemmeno tanto alternativo come quello di Puerto Muerto, ma decisamente tradizionale : gli autori di questo Land Beyond The Sea sono Matty Charles And The Valentines, un trio proveniente da Portland, Oregon, in attività dal 2001 e con un altro album all'attivo. Sinceramente non capisco come mai questo promo sia stato inviato ad una pubblicazione come questa che con il country ha sempre avuto poco o nulla a che fare, e la cosa mi mette in serio imbarazzo. Non sono mai stato un appassionato di questo tipo di musica, quindi non sono in grado di giudicare nient'altro che la produzione e l'esecuzione delle dieci tracce qui incluse, sicuramente di buon livello. A titolo di curiosità posso aggiungere che la cosa più vicina al tipo di musica solitamente trattato in questo spazio è la title track, dai tratti simili a quelli dei primi vagiti di quello che diverrà noto come rock and roll. Mi vogliano scusare la band, la label ed i lettori, ma non so proprio cos'altro aggiungere, oltre all'indirizzo web di Matty Charles per coloro che eventualmente desiderano saperne di più.
Long Gone / At The Pictureshow / Lover's
Lane
/ Mama, I Don't Wanna Go Insane / Valentine Song / Always Something New
/ Where They'll Bury Me / Sister May / Land Beyond The Sea / Lonesome
Lull
VIOLET INDIANA - RUSSIAN DOLL Bella Union BELLACD66
Ritornano i Violet Indiana con le loro piacevoli alchimie sonore, semplici e raffinate : qualcuno magari potrà obiettare che le canzoni del duo Britannico tendono ad essere tutte uguali, qualcun'altro potrà affermare che possiedono tutte una loro unicità. Io sostengo più verosimilmente che Robin Guthrie e Siobhan De Marè hanno trovato una formula delicatamente bilanciata che funziona a meraviglia, sempre a patto che vi piacciano le composizioni brevi costruite con la massima linearità e con un gran gusto melodico, il tutto all'insegna delle essenziali trame composte dalla chitarra dall'ex Cocteau Twins e sublimate dalla suadente e limpida voce di Siobhan. Le canzoni di Russian Doll sono ora più solari (Never Enough, Beyond The Furr) ora più prossime alla lounge music (Quelque Jour) anche se a prevalere sono le atmosfere più introspettive, con la sola Innocent che tenta di collocarsi nella scia di Killer Eyes, bel singolo e video tratto dal precedente album. E' inutile attendersi radicali invenzioni o inaspettate aperture nel sound di Violet Indiana, ma sicuramente vi si trova un raffinato songwriting e tanta melodia, e considerato il ciarpame che c'è in giro ciò non è poco. Reperibile via Bella Union.
Never Enough / Quelque Jour / (My Baby Was
A) Cheat / New Girl / The Visit / You / Touch Me / Innocent / Beyond
The
Furr / Close The World
PARADOX ONE - ESCALATORS TO MARS Neurosis Records '7' CD-03
Terzo capitolo della saga di Paradox One, che nulla toglie ne aggiunge a quanto espresso nei due precedenti albums del solitario progetto di Phil Jackson : nelle due minisuites e nella track conclusiva i riferimenti rimangono Tangerine Dream e l'Anthony Phillips di 1984, e l'insieme risulta senz'altro più godibile rispetto ad un Terry Oldfield qualsiasi anche se non c'è da gridare al miracolo. Qualche buono spunto qua e la, soprattutto nelle parti con utilizzo di chitarra acustica. Reperibile attraverso Neurosis Records o attraverso il website di Paradox One.
Escalators To Mars : 1) Eggman 2) Twilight
Creeping Across The Continent 3) Little Green Men 4) Yap! Yap! Yap! 5)
Son Of Little Green Men 6) Wake Up Call 7) Minimum Survival Explorer 8)
Vignette
/ Angel Song In Neon (In Three Parts) : 1) Angel Song In Neon (Part
One)
2) We Are As One 3) Angel Song In Neon (Part Three) / Milo Mindbender
OCEANSIZE - EFFLORESCE Beggars Banquet BBQCD 235
Accade a volte che gruppi che hanno atteso a lungo di poter realizzare un album quando infine ci riescono vi scaricano all'interno tutta la rabbia accumulata nell'attesa. Capita anche che questa rabbia finisca per essere controproducente, concorrendo a realizzare un prodotto incoerente o dispersivo, spesso lontano da ciò che il gruppo ha perseguito per anni. Ma non è questo il caso degli Oceansize, band di Manchester che raggiunge infine il traguardo del debut album infilandovi dentro i precedenti EPs e facendone, unitamente ad alcune composizioni inedite, un amalgama di impressionante consistenza : già i precedenti singoli ci avevano favorevolmente impressionato, ma qui siamo ben al di sopra della semplice sommatoria delle varie parti. Effloresce è un album di grande potenza, una potenza che richiama direttamente il nome della band : il flusso di sonorità creato dalle tre chitarre (più basso e batteria) è in grado di farvi realmente percepire quali sono le dimensioni di un oceano, vi sentirete come naufraghi aggrappati ad un precario relitto in balia dei flutti, ora angosciosamente calmi e d'improvviso violentemente agitati da tempeste scatenatesi senza preavviso. Questa sensazione si evidenzia fin dalle tracce iniziali di questo lunghissimo album (75 minuti), dove la levigata I Am The Morning funge da minaccioso preludio alla micidiale Catalyst, già ascoltata sull'EP A Very Still Movement. Una simile alternanza di atmosfere si ripete nel corso dell'ascolto con Rinsed e la potente You Wish, e ancora con Unravel (unica traccia con un rilevante apporto di tastiere in quest'album essenzialmente chitarristico) e la successiva Women Who Love Men Who Love Drugs, ma possiamo ritrovarla generalmente in tutte le tracce, tutte veramente indimenticabili. Difficile identificarne una che possa spiccare su tutte, potrei nominare Amputee o One Day All This Could Be Yours, ma l'intero album è di una potenza e compattezza che non si rilevano molto spesso in giro.
I Am The Morning / Catalyst / One Day All
This
Will Be Yours / Massive Bereavement / Rinsed / You Wish / Remember
Where
You Are / Amputee / Unravel / Women Who Love Men Who Love Drugs /
Saturday
Morning Breakfast Show / Long Forgotten
THE MARS VOLTA - TELEVATORS Universal Music Australia 9861693
Con De-Loused In The Comatorium i Mars Volta si sono affermati presso il grosso pubblico grazie alla loro riuscita formula che rispolvera certe sonorità degli early seventies conferendogli un taglio fresco e moderno che non dispiace nè agli heavies ne ai nostalgici di epoche musicali ormai remote. Questo EP veramente extended (48 minuti) uscito per il mercato dell'Australasia rafforza il concetto espresso dalla band, che coniuga riffs marcatamente Zeppeliniani con brillanti elementi cari alle Mothers Of Inventions, accollandosi qualche rischio in più rispetto ai Muse nel tentativo di portare aria nuova in polverose stanze chiuse da tempo. The Mars Volta non hanno alcun timore di affrontare composizioni di lunga durata, lungo le quali è facile imbattersi nei fantasmi di Yes e Led Zeppelin soprattutto a causa dello stile chitarristico spesso volutamente vintage abbinato a volumi che invitano all'headbanging. Per capire meglio cosa intendo dire vi invito ad ascoltare Drunkship Of Lanterns o ancora meglio la lunghissima ma tutt'altro che monolitica Cicatriz Esp, con quella lunga cavalcata strumentale che rimanda inevitabilmente alle versioni dal vivo di Dazed And Confused. The Song Remains The Same? Fortunatamente non sempre ...
Televators / Roulette Dares (XFM session) /
Drunkship Of Lanterns (XFM session) / Cicatriz (live from Electric
Ballroom)
/ Televators (live from Electric Ballroom)
STARS IN BATTLEDRESS - SECRETS AND SIGNALS House Of Stairs HOS002
Ed eccoci finalmente nel bizzarro mondo di Stars In Battledress, alias Richard e James Larcombe, già in attività sotto le spoglie di Defeat The Young e Magnilda nonchè parte dell'estemporaneo progetto Admiral's Hard : l'affascinante intreccio di arcane sonorità di harmonium, piano, hammered dulcimer, chitarra e hurdy-gurdy racchiuso in Secrets And Signals è un magnifico concentrato di Britanniche tradizioni al quale la produzione di Tim Smith (leader dei Cardiacs) mette il sigillo di qualità. Proprio filtrando l'opera della band di Smith, privandola quindi della sua componente rock e favorendo semmai l'approccio che caratterizza il lavoro di William D. Drake potrete farvi un'idea della proposta dei fratelli Larcombe, che fin dall'opener strumentale I Spook The Language mettono in evidenza la loro propensione per i madrigali e per le complesse, colte e brillanti canzoni nella tradizione di acts come XTC, Robyn Hitchcock e Sea Nymphs, ancor più evidente in episodi come Oh Engineer, Thumps, Kicks And Shoves e la title track. Non so quanti avrebbero resistito alla tentazione di trasformare l'articolato riff di Remind Me Of The Thames Or Else in un trascinante episodio di math-rock con tanto di incalzante base ritmica, mentre Stars In Battledress ne fanno un break strumentale sapientemente calato a metà dell'album che precede due bei pezzi dall'atmosfera quasi liturgica come Come Write Me Down e soprattutto Dulcimer Big Boy. Ascoltando un pezzo come Doing Well si può notare come simili percorsi siano stati tentati da altri in passato (mi vengono in mente alcune cose dei Queen o parte del bel Canterbury dei Diamond Head) ma non con questa convinzione e competenza, veramente sorprendente se si considera che stiamo parlando di musicisti in giovane età. La malinconica Full Colour Is His Name chiude questo scrigno pieno di antichi e preziosi segreti, che coraggiosamente l'etichetta House Of Stairs ha pubblicato mettendo a nostra disposizione un piccolo capolavoro che difficilmente qualcun altro si sarebbe preso la briga di far uscire. Imperdibile!
I Spook The Language / Oh Engineer /
Polished
Floors / Thumps, Kicks And Shoves / Pinocchio Falls In Love / Secrets
And
Signals / Remind Me Of The Thames Or Else / Come Write Me Down /
Dulcimer
Big Boy / Doing Well / Full Colour Is His Name
LUCA FORMENTINI - SUBTERRANEANS Auditorium AUD01403
Subterraneans è il nuovo interessantissimo lavoro di Luca Formentini, chitarrista sperimentale proveniente da Salò, oltre che personaggio attivissimo nell’organizzazione di rassegne musicali focalizzate sulle forme più ardite di espressione sonora. E lo stesso disco di Luca è un vasto e bel campionario di influenze riconducibili a diversi adepti del looping, a partire dai Fripp & Eno di No Pussyfooting che in qualità di capostipiti di un certo tipo di ricerca ricorrono forzatamente come termine di paragone nella trattazione di lavori simili. E proprio i Frippertronics di quel capolavoro di ricerca fanno capolino in Su Me, mentre la successiva evoluzione dei Frippertronics (soundscapes) caratterizza Steam e 118; Steam ne mostra l’uso più tecnologico, mentre 118 può ricordare le atmosfere sacrali di That Which Passes dal più ampio respiro e dal mood riflessivo. Undercloud e Waterskin rimandano agli strumentali di Gone To Earth di David Sylvian, cosa che si avverte anche nell’ottima If I Stop dove si affacciano anche i primissimi No-Man di Night Sky Sweet Earth. L’iniziale Hands Held As A Well presenta un bel tema minimale alla Eno realizzato con una tecnica simile alla “infinite guitar” di Michael Brook, tecnica che ritroviamo in A Better Place combinata ad una bella melodia che mi ha fatto tornare in mente i primi albums del California Guitar Trio. L’utilizzo di più morbide sonorità acustiche si ricollega naturalmente al lavoro degli allievi del Guitar Craft, come si nota in Mother (dove ritornano le attinenze con il California Guitar Trio) o in Wood e Ring Mod dove echeggiano trame che avrebbero fatto la loro figura nella League Of Crafty Guitarists; in Ring Mod Luca riesce anche a rifinire l’insieme con un tocco alla David Torn. E se One To Other risplende della magia dei passi strumentali di Dead Bees On A Cake, mentre un tocco etnico alla maniera del Tony Levin di World Diary esalta Lost Alone, un inaspettato carattere post rock emerge da The 15 dove le plumbee cortine sonore di Godspeed You Black Emperor e Bark Psychosis la fanno da padrone. Trame più dark animano Digya, crossover tra i primi No-Man e gli incredibili Splattercell, e la conclusiva Gio’s Lake, claustrofobico soundscape che nella sua porzione finale si ricollega al tema di Hands Held As A Well, chiudendo il cerchio di un album ricco, variegato e coinvolgente, che offre numerosi motivi di interesse dati non solo dalle più o meno evidenti influenze presenti ma anche dalla capacità di Luca nell’arricchirle di brillanti intuizioni. Realizzato attraverso l'etichetta milanese Auditorium, Subterraneans è il coronamento di un lavoro di ricerca durato quasi due anni e mezzo stimolato da numerosi incontri e collaborazioni con altri musicisti che, per usare le parole dello stesso Luca, sono stati "fonte di un impulso creativo che non fece altro che dare più forza a ciò che facevo già da anni". Procuratevelo senza esitazioni, potete reperirlo attraverso Auditorium e Materiali Sonori.
Hands Held As A Well / Ring Mod / If I Stop
/ Digya / Steam / Su Me / A Better Place / The 15 / One To Other / 118
/ Mother / Lost Alone / Undercloud / Wood / Waterskin / Gio's Lake
FORMS OF THINGS UNKNOWN - CROSS PURPOSES Panaxis Records PNXS 001
Forms Of Things Unknown è la creatura di Ferrara Brain Pan, polistrumentista proveniente da San Francisco e unico responsabile con il suo ampio parco di strumenti a fiato delle arcane sonorità contenute in questo debut EP. Il nome del progetto, per i più curiosi, è tratto da A Midsummer Night's Dream di William Shakespeare; ma Forms Of Things Unknown è solo l'ultimo act in ordine temporale a cui partecipa il titolare, le cui prime produzioni discografiche risalgono agli anni '70 quando Ferrara Brain Pan collaborò con il pioniere della musica noise Boyd Rice. In seguito fece parte di Bad Alchemy, poi del progetto ambient dub 23 Degrees quindi del dark-ambient duo Darmstadt Pharmacy. Da segnalare inoltre nel 1994 un'apparizione su Rien dei Faust. Lo sticker che accompagna questo Cross Purposes suggerisce di catalogare l'EP sotto le etichette dark ambient, goth, art rock ed experimental, il che può darvi un'idea di massima di ciò che ci apprestiamo a trattare; di rock (art o meno) in realtà non ve n'è traccia, siamo semmai in un campo di sonorità doom spesso molto lugubri, che paragonerei a quelle di Paul Chain Violet Theatre per il tono sepolcrale delle due parti di Black Candles & Pentagrams 'n Shit, seppure l'approccio sia molto più minimalista. Di stampo quasi rinascimentale si rivela Mariam Matrem, anche questa divisa in due parti delle quali la seconda è cantata dal soprano Shannon Wolfe, mentre la voce di Bob Ayres contribuisce a rendere la conclusiva Stupid Blood prossima a certe cose da solista di Peter Hammill. Un lavoro interessante, seppur breve, che susciterà sicuramente l'interesse dei cultori delle sonorità più arcane. Reperibile direttamente presso Forms Of Things Unknown.
Black Candles & Pentagrams 'n Shit - Pt
1: Risen, The Judas Moon Pt 2: Errant Bodies / Mariam Matrem - A:
Instrumental
Version B: Vocal Version / Stupid Blood
ZONE D'OMBRA - ZONE D'OMBRA Free Us From Records Fuf001/03
Zone D'Ombra è una band piemontese di progressive rock che esiste a livello amatoriale da parecchi anni, ma che solo di recente ha deciso di realizzare su disco il suo repertorio. A caratterizzare questo tardivo debutto c'è purtroppo il solito eterno difetto di molti (troppi) gruppi Italiani ... la lingua di Dante! E' mia vecchia convinzione che la nostra lingua si coniughi molto male con il rock (a parte alcune piacevoli eccezioni come i Bluvertigo), inoltre molto spesso il timbro vocale del vocalist di turno risulta essere sgradevole, quindi fatte queste doverose premesse (frutto del mio personale gusto, quindi assolutamente soggettivo e discutibile) non me ne voglia nessuno se concentrerò la mia analisi di questo disco sul solo aspetto musicale. Impresa non facile quando si è in presenza di testi torrenziali che inevitabilmente focalizzano l'attenzione dell'ascoltatore, ma dai brevi spazi strumentali presenti nei singoli pezzi si riesce a capire qualcosa, fortunatamente. Le coordinate tra le quali possiamo inquadrare il sound di Zone D'Ombra è un pò quello delle bands più "datate" del catalogo Vinyl Magic (Alluminogeni e Castello D'Atlante, volendo dare un'indicazione diretta più che altro ai conoscitori) anche se la produzione di Marziano Fontana ha reso i suoni più attuali colmando il gap temporale che costituiva un grosso fardello nel caso dei gruppi precedentemente citati (e di altri ancora ...). Le parti strumentali traggono sicuro giovamento dal grosso lavoro fatto da Marziano anche in fase di editing sulle lunghe takes registrate dal gruppo, ed a tratti emergono passaggi non molto lontani dagli ultimi Porcupine Tree, anche se a prevalere sono le trame più "pop" dei Marillion di fine anni '80 e quelle più graffianti dei Calliope dell'album Città Di Frontiera. Di positivo c'è la totale mancanza di quegli sbrodolamenti strumentali molto approssimativi che hanno contraddistinto molti altri gruppi italiani di progressive (come non ricordare le imbarazzanti suites chilometriche dei Nuova Era, tanto per citare il caso più macroscopico), il che ci permette di apprezzare al meglio le dosate rifiniture degli strumenti solisti che occasionalmente si affacciano nei break strumentali o che sottolineano le strofe cantate. Il giudizio finale da parte mia non è entusiastico, anche se per quanto riguarda le parti strumentali il disco non è affatto disprezzabile e se non altro non è la solita spazzatura prodotta da ubriaconi di provincia che si atteggiano a rockstars (si, ce l'ho proprio con Vasco e Ligabue ...). Spero solo che la band sul prossimo album riesca a colmare le lacune evidenziate da questo disco di debutto e produca qualcosa di più convincente. Per la reperibilità contattare l'etichetta all'indirizzo e-mail fuf_records@yahoo.it.
Contrappunti / Lento Fluire / Ricrea / Che
Vai Cercando? / Colori Animati / Una Lettera Per Me / Metropolis / Non
Voglio Più / Biancaneve / Senti La Voce / Sublime (Invereconda)
Follia
LILLAYELL - LILLAYELL Psychotica Records PSY003
Debutto ufficiale su etichetta Psychotica per Lillayell, ottima band pisana della quale ci siamo già occupati recentemente sia in occasione della loro partecipazione alla compilation 15 Italian Dishes sia trattando del loro demo disc The Way We Reached The Hi-Tech. Un consistente assaggio di questo loro omonimo album lo avevo avuto proprio in quella occasione, essendo le prime tre tracce di questo disco state incluse nella mia copia promozionale di TWWRTHT, quasi a sottolineare la svolta in corso nel sound della band. Abbandonate certe strutture più cervellotiche (ricordiamo ad esempio l’eccellente Heisenberg Stava Battendo A Macchina) Lillayell si tuffa senza esitazioni in formule che coniugano il math rock dei Foe con un approccio più diretto al pronk di Cardiacs e Sleepy People, collocandosi sulla scia di Oceansize e American Heritage : il risultato è un sound robusto e pesante, sicuramente non di facile fruizione considerata anche la notevole lunghezza dell'album, ma di indubbio valore. Una decisa conferma del fatto che finalmente anche in Italia, dopo anni di timidi tentativi, si comincia a fare sul serio. Procuratevelo senza esitazioni attraverso Psychotica.
Dea Silva / Chemical Nice Shot / Store /
Four
/ Brain’s Faucet / My Atom / Beyond The Red Sun / Tuneful Turmoil /
Hidden
Track
VARIOUS - THE COMBINED STUPIDITY OF SPITEFUL MEN House Of Stairs HOS004
La piccola etichetta londinese House Of Stairs continua ad accrescere, seppur a lento ritmo, la sua ottima produzione discografica : dopo i due samplers ed i debut albums di Foe e Stars In Battledress ecco questo split album che vede la partecipazione di American Heritage, Foe e Art Of Burning Water. L’inquietante artwork ad opera di Mike Coles, che ha all’attivo alcuni lavori per conto dei Killing Joke, ed il titolo dell’album (La stupidità combinata di uomini dispettosi) fanno pensare ad un concept contro le guerre di aggressione volute da Bush e Blair, o almeno a me così fa piacere pensare … il contenuto sonoro comunque calza alla perfezione in questa cornice; fin dalle prime note si capisce che si tratta di un feroce assalto all’arma bianca, condotto in prima battuta da American Heritage, band di Chicago nella quale ci siamo già imbattuti quando trattammo della compilation di House Of Stairs. Dead Men Wear Tags, Anti-American Girl Place e Forget sembrano fuoriuscire dal ribollente calderone della NWOBHM con violenza amplificata, crivellando l’ascoltatore con il fuoco rapido di due chitarre dal suono urticante. Dopo una simile prima porzione, la lunga Myrmidon dei Foe assume le sembianze della parte riflessiva di questo split album, impressione forse dovuta al fatto che si tratta dell’unica traccia strumentale del disco. Ma che strumentale, Signori! Foe conferma la sua propensione per le partiture ad incastro, da ascoltare e riascoltare per frugarne tutti i più remoti anfratti scavati dall'eccellente tecnica esecutiva del trio londinese. E da Londra proviene anche Art Of Burning Water, che ci riportano in prima linea con una micidiale sequenza di quattro tracce, due delle quali già incluse nel loro EP No Tarablus Interablus, vale a dire Destroyer Disgraced e Gates Of Kazantrutha, ma una migliore produzione ed una sicura maturazione sotto l'aspetto esecutivo ci offrono all'ascolto una band dalle buone potenzialità e con grinta da vendere. Un formidabile ed incandescente album, da sparare a volume sostenuto. Unica avvertenza : da evitare in caso di emicrania ...
American Heritage - Dead Men Wear Tags /
American
Heritage - Anti-American Girl Place / American Heritage - Forget / Foe
- Myrmidon / Art Of Burning Water - Who's Going To Help God When I'm
Finished
With Him / Art Of Burning Water - The Well (Because We Are) / Art Of
Burning
Water - Destroyer Disgraced / Art Of Burning Water - Gates Of
Kazantrutha
SKRJABIN HC2 - 6 TRACKS CD-R private pressing (no catalogue number)
Skrjabin Hc2 è una sorprendente band livornese dalla formazione ridotta al minimo, che comprende Antonio Maffei al basso e Nicola Fraschetti alla batteria. Questo EP contenente sei tracce, registrato live il 22 Novembre del 2002 e mixato nel Dicembre dello stesso anno, è l'ennesimo fresco prodotto della nuova scena alternativa Italiana che continua a sorprendere per l'altissima qualità delle sue proposte. Non è infatti azzardato dire che se i nostri media (ma magari anche solo qualche organo di diffusione indipendente) si prendessero la briga di cercare con un pò più di attenzione nel nostro underground invece di perpetuare i tristi residuati del bel canto che dal dopoguerra sono giunti sino a noi, magari anche l'Italia avrebbe una scena musicale degna di tal nome che potrebbe guardare dritto negli occhi i più celebrati acts stranieri. Ma evitiamo di incazzarci e passiamo a trattare dell'EP : Simple And Bright Pop Transparencies è una rapida rasoiata condotta da un incalzante basso distorto, che con i suoi 1:11" apre la strada alla ben più articolata In You I See The Will To Be Like Silver Steel dove fare dei raffronti tra lo stile di Antonio Maffei e quello di Michael Manrig è molto facile e spontaneo. E' sorprendente notare come il sound sia pieno e corposo nonostante il line-up sia così ridotto, e come Antonio sia abile nell'intercalare riffs e frasi melodiche. In White Sheet, Not Shit è proprio la melodia a prendere il sopravvento, e sono sicuro che i fans di Rothko apprezzeranno questo breve affresco così come la successiva Grey November, dove affiorano anche i migliori Rush. Il già citato Rothko convive fianco a fianco con il corrosivo math rock dei Foe in Another Day After's Wine Red, il più lungo dei sei pezzi di questo EP dove Maffei mette in luce la sua strabiliante tecnica caratterizzata da pulizia, incisività e fantasia, costantemente sorrette dal buon drumming di Nicola Fraschetti. L'indimenticabile The Fish ritorna alla mente ascoltando We Hope You've Not Grown Fond Of Little Snutting Too Much, Whichever Color You Chose, traccia conclusiva basata su un bel giro di armonici in loop sul quale si vanno a sovrapporre due linee melodiche sottolineate da una ritmica che gioca con semplicità sull'alternanza di accenti in battere e levare. Vi consiglio caldamente questa autoproduzione; per ottenerla scrivete all'indirizzo skrjabinhc2@hotmail.com oppure provate a rivolgervi all'etichetta Raving.
Simple And Bright Pop Transparencies / In
You
I See The Will To Be Like Silver Steel / White Sheet, Not Shit / Grey
November
(Old Jazz Lps Playing On The Turntable) / Another Day After's Wine Red
/ We Hope You've Not Grown Fond Of Little Snutting Too Much, Whichever
Color You Chose
NICK HORNBY - 31 CANZONI Tea Libri ISBN 88-502-0638-0
Per essere uno che ha iniziato piuttosto tardi la sua carriera di scrittore, direi che Nick Hornby non si può proprio lamentare : cinque libri di successo (tre dei quali trasposti in altrettante fortunate pellicole) e due raccolte di racconti ne hanno fatto uno dei più acclamati scrittori della sua generazione, strappandolo alla grigia prospettiva di una vita lavorativa dedita all'insegnamento. Dopo il fortunato debutto con Alta Fedeltà, Nick ci ha deliziati con l'autobiografica ricostruzione della sua passione calcistica in Febbre A 90', quindi con il brillante e scanzonato Un Ragazzo (da cui è stato tratto il film About A Boy) per poi sorprenderci con il racconto agrodolce Come Diventare Buoni, nel quale l'autore si è calato con sapienza e realismo nei panni di un personaggio femminile alle prese con una dirompente crisi coniugale. Con questo 31 Canzoni, Nick Hornby ritorna alla sua genuina passione per la musica, trattando a briglia sciolta di una serie di canzoni che per lui hanno avuto un significato particolare nello scorrere della sua esistenza. Sgombriamo immediatamente il campo da qualunque pretesa di competente analisi musicale da parte dell'autore, purtroppo passione non equivale a competenza : e infatti dopo la lettura di non molte pagine di questo libro appare evidente che Hornby di musica non ne capisce molto, o per lo meno i suoi gusti sono piuttosto discutibili. Parecchie sue affermazioni lasciano a dir poco interdetti : a suo dire la musica di bands come Yes e Genesis non ha una tradizione alle spalle; secondo lui la musica nera è adulta, mentre il rock bianco è per ragazzini; o ancora, egli mette in piedi un inconsistente parallelismo tra il punk e le forme di musica sperimentale basate sul looping e sul remixing ... queste ed altre chicche di superficialità vi attendono tra le pagine di questo libro, ma allora perchè parlarne? Semplicemente perchè l'approccio di Hornby con la musica è candido, spontaneo ed entusiastico, ed in questo non è difficile identificarsi, soprattutto per chi ha almeno una ventina di anni di crescita testimoniati dai dischi sui propri scaffali e può intavolare con voi una discussione del tipo "come passare dagli Iron Maiden a Miles Davis in 23 anni e cinque steps fondamentali". La fresca verve narrativa di Nick fa perdonare perfino i suoi gusti musicali eccessivamente filo-statunitensi, che in verità mi hanno alquanto sorpreso considerato che l'autore ci ha finora magistralmente illustrato il britannicissimo lifestyle del quartiere londinese di Islington, tra pubs, negozi di dischi usati, supermercati delle catene Tesco e Sainsbury, le tube station intorno allo stadio di Highbury e villette vittoriane con le porte di ingresso dipinte di rosso. Vi raccomando caldamente l'appendice al capitolo 25, dove Hornby esalta il piacere della scoperta e invita gli appassionati a fare i propri acquisti nei piccoli negozi specializzati in luogo degli spersonalizzanti megastores. 31 Canzoni è facilmente reperibile nelle librerie più fornite, il prezzo è abbastanza economico e la lettura veramente piacevole.
Your Love Is The Place Where I Come From -
Teenage Fanclub / Thunder Road - Bruce Springsteen / I'm Like A Bird -
Nelly Furtado / Heartbreaker - Led Zeppelin / One Man Guy - Rufus
Wainwright
/ Samba Pa Ti - Santana / Mama You Been On My Mind - Rod Stewart / Can
You Please Crawl Out Your Window? - Bob Dylan / Rain - The Beatles /
You
Had Time - Ani DiFranco / I've Had It - Aimee Mann / Born For Me - Paul
Westerberg / Frankie Teardrop - Suicide / Ain't That Enough - Teenage
Fanclub
/ First I Look At The Purse - The J. Geils Band / Smoke - Ben Folds
Five
/ A Minor Incident - Badly Drawn Boy / Glorybound - The Bible / Caravan
- Van Morrison / So I'll Run - Butch Hancock & Marce LaCouture /
Puff
The Magic Dragon - Gregory Isaacs / Reasons To Be Cheerful, Part 3 -
Ian
Dury & The Blockheads / The Calvary Cross - Richard and Linda
Thompson
/ Late For The Sky - Jackson Browne / Hey Self Defeater - Mark Mulcahy
/ Needle In A Haystack - The Velvelettes / Let's Straighten It Out -
O.V.
Wright / Röyksopp's Night Out - Röyksopp / Frontier
Psychiatrist
- The Avalanches / No Fun-Push It - Soulwax / Pissing In A River - The
Patty Smith Group
MICHAEL MOORE - FAHRENHEIT 9/11
Mi sono raramente occupato di cinema in
questo
spazio, ma talvolta i temi trattati in alcune pellicole meritano uno
"sconfinamento"
in ambiti che esulano dalla normale attività di NO
WARNING!. Fahrenheit 9/11 è
una di queste pellicole : il discusso film-documentario-inchiesta di
Michael
Moore rimarrà sicuramente nella storia del cinema per la sua
immediatezza,
per l'accuratezza delle ricostruzioni, per la sua crudezza e per la sua
carica dissacrante. Le menzogne dell'amministrazione Bush e gli
intrecci
tra politica e lobbies di affari Sioniste e Saudite vengono abilmente
scoperte
e documentate da Moore, che riesce ad evidenziare al pubblico come i
tragici
avvenimenti dell'11 Settembre 2001 siano tinti non solo del sangue
delle
vittime, ma anche dei complotti orditi dall'establishment americano con
i suoi due più importanti alleati. Per il resto, non so con
certezza
se Moore intendesse o meno fare una "scelta di campo" all'insegna del
"meno
peggio" così in voga anche da noi (logica che personalmente
trovo
aberrante), e non credo nemmeno che lo scopo fosse quello di far
schierare
l'opinione pubblica con una o l'altra parte di quelle coinvolte nella
sporca
guerra tuttora in svolgimento : non riesco a fare distinzioni tra il
dolore
dei familiari delle vittime delle Twin Towers e quello della donna
Irakena
che piangendo i suoi cari invoca l'ira di Dio sugli Americani, tra lo
strazio
della madre del marine caduto in Iraq e la rabbia dell'uomo che mostra
alla telecamera il corpo inanimato di un bambino morto sotto i
bombardamenti
"intelligenti". Ciò che invece ciascuno dovrebbe fare è
prendere
posizione contro la logica della guerra, soprattutto se dettata da
sporche
strategie di mercato utili solo per incrementare i profitti di pochi
potenti
ai danni degli esclusi e degli indifesi. Per comprendere meglio il
concetto
sono significativi due passaggi chiave del film : quello in cui lo
stesso
Gore ratifica la sua sconfitta nelle elezioni presidenziali respingendo
i ricorsi contro i brogli elettorali presentati da deputati
afroamericani
in rappresentanza di migliaia di persone, e quello in cui lo stesso
Moore
si presenta in mezzo ai deputati Statunitensi chiedendo loro di dare
l'esempio
alla nazione facendo arruolare uno dei loro figli tra i marines in
partenza
per il fronte, ottenendo ovviamente solo risposte negative. Ma d'altra
parte è la solita vecchia storia ...
EUGENIO CAPPUCCIO - VOLEVO SOLO DORMIRLE ADDOSSO
"Mors tua vita mea" : potremmo riassumere
semplicemente
con questa frase il tema trattato in questa bella pellicola di Eugenio
Cappuccio? No, penso invece che il film offra più di uno spunto
di riflessione, e questo ne fa uno dei più bei lungometraggi
sull'attuale
mondo del lavoro tra quelli usciti negli ultimi anni. Volevo Solo
Dormirle
Addosso narra la vicenda di Marco Pressi, giovane manager incaricato
della
formazione professionale nella filiale Italiana di un'azienda Francese,
al quale viene affidato l'incarico di attuare una riduzione del
personale
di 25 unità nell'arco di due mesi e mezzo : se realizzerà
l'obbiettivo avrà gratifiche e onori, se fallirà
perderà
a sua volta il posto di lavoro. Marco Pressi inizia così un
percorso
fatto di avvilimenti, intimidazioni e vessazioni, trasformandosi in
breve
da simpatico collega a spietato carnefice; ma l'onere dell'impresa
finirà
per far collassare definitivamente il suo già precario mondo
extraprofessionale,
vissuto lontano dagli affetti familiari in una casa sporca e
trascurata,
sballottato tra una cerchia di amicizie mantenute più per
prestigio
che per reale attaccamento, un rapporto sentimentale che non è
emotivamente
in grado di mantenere ed una governante sudamericana che lo tratta con
un misto di disprezzo ("Hombre de mierda") ed istinto materno. Presto
questo
disordine investe anche la sua sfera professionale, e mentre la
scadenza
si avvicina con l'obbiettivo lungi dall'essere raggiunto, il suo
sistema
nervoso comincia a cedere sotto la pressione dei vertici aziendali ed
il
disprezzo dei dipendenti. Un ultimo sussulto di dignità lo
spinge
ad inserire il suo nominativo come venticinquesimo "epurato", proprio
mentre
i suoi superiori gli chiedono le dimissioni : con una cospicua
buonuscita
in tasca Marco potrà quindi trascorrere le festività di
fine
anno con la sua famiglia e ripensare allo scopo da dare alla sua
esistenza.
Intenso nella narrazione e dotato di un buon ritmo, Volevo Solo
Dormirle
Addosso mette a nudo non solo la logica spietata delle aziende che
hanno
ormai come unica risorsa su cui investire quella del taglio del costo
del
lavoro attraverso la riduzione del personale (‘sti cazzo di lavoratori
che vogliono pure essere pagati ...), ma l'estrema fragilità e
vulnerabilità
di coloro che al giorno d'oggi si devono ancora ritenere "fortunati"
perchè
hanno un posto di lavoro da difendere con le unghie e con i denti.
Esemplificativo
della parabola discendente di un "diritto" trasformatosi in "lusso" per
i lavoratori ed in "merce" per gli imprenditori, Volevo Solo Dormirle
Addosso
ha in Giorgio Pasotti un riuscito protagonista che contribuisce, con
tutto
il cast, a dare al film un'impronta terribilmente realistica.
ON STAGE - STEVE LAWSON & THEO TRAVIS, London, Royal Festival Hall 7 Ottobre 2004
Una cosa che non mi era mai capitata in
precedenza
è quella di assistere ad un concerto durante il lunchtime ...
eppure
lo stesso Theo mi ha confermato l'orario mediante una e-mail inviatami
pochi giorni prima della nostra partenza per la capitale Britannica.
Sede
dell'atipico evento è una sede altrettanto atipica, il foyer
della
Royal Festival Hall, uno dei tanti spazi per la cultura situati sulla
Southbank
del Tamigi, non distante dalla stazione ferroviaria di Waterloo. Il
traffico
del centro di Londra ci consiglia di muoverci per tempo, nonostante
ciò
quando il bus della linea 139 ci lascia sul Waterloo Bridge non manca
molto
a mezzogiorno, giusto il tempo per districarci nel labirinto di cemento
composto dalla RFH, dalla Purcell Room, dalla Queen Elizabeth Hall e da
numerosi altri siti dedicati a mostre, cinema, teatro ed iniziative
culturali
varie. Gli spazi sono enormi, tanto che il foyer della Royal Festival
Hall
si rivela essere un vasto ambiente polifunzionale, con shops, bar,
spazi
interattivi e molti altri servizi che fanno del foyer un insospettabile
ed affollato punto di aggregazione : persone di tutte le età si
ritrovano qui, sedute a leggere un libro, a lavorare, a rilassarsi, a
bere
una birra o semplicemente a chiacchierare in un ambiente rilassante e
confortevole.
La nostra meraviglia per un simile lifestyle (impensabile nel nostro
paese,
anche sotto questo aspetto relegato irrimediabilmente al ruolo di
provincia
dell'Europa) è mitigata dall'incontro con Theo e Steve che
stanno
arrivando contemporaneamente a noi spingendo un carrello che trasporta
la loro attrezzatura; un rapido ma cordiale saluto per lasciar loro il
tempo di preparare la strumentazione, mentre noi ne approfittiamo per
un
veloce pranzo a base di quei tramezzini confezionati tanto in voga nel
Regno Unito che un punto ristoro posto all'interno del foyer sta nel
frattempo
vendendo in quantità industriali ... fortunatamente il bar alle
nostre spalle è fornito di spillatrici per le birre, tra le
quali
l'ottima Worthington con la quale mi accingo ad accompagnare il pasto.
Steve e Theo hanno intanto preparato la strumentazione ed effettuato un
breve soundcheck, e sono pronti ad iniziare puntuali la loro
performance
: il primo pezzo è Flutter, che ci consente di apprezzare anche
visivamente la tecnica di loops adottata da Theo e denominata
Ambitronics,
loops di flauto sui quali si vanno a sovrapporre quelli creati da Steve
con il suo basso. Si nota nel frattempo che lo spazio del foyer di
fronte
ai due musicisti si è riempito di gente, che in buona parte
segue
con interesse ciò che sta accadendo davanti ai loro occhi. Al
termine
del pezzo Theo Travis compie una prima presentazione del duo, ed
annunciando
che il set sarà composto da due parti con una breve interruzione
presenta quindi un altro pezzo estratto dall'album For The Love Of Open
Spaces, ossia Uncle Bernie, pezzo costruito su un riff flangerizzato
eseguito
da Steve. Theo approfitta della pausa successiva al pezzo appena
eseguito
per spiegare al pubblico che non c'è niente di preregistrato
nella
musica che stanno eseguendo, ma che tutto è creato dal vivo
attraverso
i rispettivi sistemi di real time looping, quindi presenta la
successiva
improvvisazione battezzandola Voyage Of Exploration Into The Cosmos,
lunga
ed avvolgente piece che riempie l'enorme spazio del foyer fondendosi
con
il brusio, i dialoghi ed i rumori che percorrono l'ambiente
circostante.
Segue Sleep, tratta dall'album Slow Life di Theo Travis che il titolare
esegue in solitudine mentre Steve Lawson si mescola in mezzo al
pubblico
presente, quindi il duo si ricompone per eseguire Amo Amatis Amare, un
pezzo tratto da Not Dancing For Chicken. Durante la successiva pausa i
due musicisti si concedono alle domande del pubblico incuriosito dai
loro
equipaggiamenti ed al saluto di amici e conoscenti, approfittando di
questo
breve lasso di tempo per vendere qualche copia dei rispettivi albums,
quindi
riprendono posto per eseguire In A Place Like This, altro estratto da
For
The Love Of Open Spaces. Ancora dal già citato album viene
eseguita
la delicata Lovely, quindi Steve Lawson dal suo ultimo lavoro solista
Grace
And Gratitude estrae l'ottima title track sotto lo sguardo attento e
ammirato
di Theo Travis. Un'altra interessante improvvisazione intitolata Facing
East conduce anche la seconda parte del set verso la conclusione,
affidata
ad un bell'arrangiamento per solo basso, flute loop e sax di All I
Know,
opening track dello splendido Heart Of The Sun di Theo. Il pubblico
(almeno
quello che ha potuto trattenersi oltre la pausa pranzo) applaude
calorosamente
i due musicisti, tanto bravi quanto modesti e cordiali. Ci avviciniamo
per fare quattro chiacchiere e chiedere dei rispettivi programmi per il
futuro (Steve dovrebbe essere nuovamente in Italia tra Febbraio e Marzo
del prossimo anno, mentre Theo in Giugno dovrebbe partecipare ad un
festival
nel nostro paese con Richard Sinclair o con Tangent, mentre ha escluso
la possibilità che possa venire con il suo Quartet); entrambi ci
chiedono del nostro soggiorno Londinese e di come ci troviamo con le
abitudini
Britanniche, scoprendo che anche Steve è entrato nel lungo
elenco
di musicisti Inglesi affascinati dall'Italia. La conversazione
proseguirebbe
a lungo, ma ci accorgiamo che Steve e Theo devono smontare e mettere a
posto la loro strumentazione; ci scambiamo un arrivederci
dopodichè
lasciamo l'edificio. Il cielo di Londra si è nel frattempo
coperto
di nuvole grigie, un'aria fredda e penetrante spazza il Waterloo Bridge
rendendo eterna l'attesa per il bus che ci riporterà verso il
centro.
Il fraseggio di sax di All I Know continua a riecheggiarmi in testa
mentre
dal finestrino osservo l'apparentemente interminabile flusso di buses e
di black cabs snodarsi lungo le grandi strade di questa città
che
ci ha regalato l'emozione difficilmente dimenticabile di un concerto
all'ora
di pranzo, una tranquilla oasi temporale di un'ora e mezza
materializzatasi
in un normale giorno lavorativo, mentre il mondo intorno a noi correva
freneticamente ...
News from the World Central
- Following The Music - On The Road With
The
California Guitar Trio è uno sguardo da dietro le quinte alla
vita
on the road con il CGT. Il DVD è stato in lavorazione per
più
di un anno e contiene 60 minuti di documentario e 60 minuti di
materiale
d'archivio dei concerti intorno al mondo : Tokyo 1996 (un opening act
per
King Crimson), una chiesa medioevale in Norvegia nel 2000, Quebec
Summer
Festival 2003, London 2003 ed altro. Uno sguardo al CGT non è
mai
stato così intimo. Prodotto da Scott Lambson, 120 minuti,
standard
DVD Region Free. Disponibile esclusivamente attraverso il CGT, o
attraverso
il DGM Mail Order Shop.
- Finalmente ci sono notizie riguardo David
Cross, che con la sua band ha finito di registrare il nuovo album
Closer
Than Skin che verrà pubblicato non appena saranno risolti tutti
i problemi di artwork, track listings, stampa, distribuzione etc. David
Cross ha inoltre registrato 40 minuti di musica per violino e (poche)
tastiere
che dovrebbero comporre il suo primo vero e proprio album da solista.
Sul
fronte delle collaborazioni, David ha registrato un paio di tracce con
la cantante e pianista giapponese Naomi Maki
News from the World
- Sigur Rós pubblicano 'Ba Ba Ti Ki
Di Do' in edizione speciale CD digi-pack, 12" etched vinyl e in digital
download. Comprendente 20 minuti di musica strumentale scritta per la
Split
Sides performance di Merce Cunningham, 'Ba Ba Ti Ki Di Do' è
basato
su linee di piano, suoni percussivi derivati da scarpe da ballo,
frammenti
di dialogo ed il tap dancing di Merce Cunningham.
Contenente tre separate tracce, 'Ba Ba', 'Ti
Ki' e 'Di Do', l'insieme coniuga la colonna sonora de
'L'Esorcista' con il lavoro di Byrne e Eno
in 'My Life In The Bush Of Ghosts'
- E' uscita in Luglio l'edizione in vinile
con copertina gatefold del Blackfield album. Si tratta di una
collaborazione
tra il cantautore ed attivista pacifista Israeliano Aviv Geffen e
Steven
Wilson dei Porcupine Tree. L'album suona come una logica estensione di
Lightbulb Sun, e vede Steven cimentarsi con chitarra e basso mentre
Aviv
si occupa delle tastiere e delle lead vocals di due tracce, con le
restanti
8 tracce cantate da Steven. Altri musicisti presenti sull'album sono
the
Illusion String Quartet, Gavin Harrison, Chris Maitland e Yermi Kaplan.
Questa edizione in 1000 copie include un poster ed un singolo con bonus
tracks
- Ceramic Hobs dal vivo il 21 Ottobre in
Manchester,
al Thompson's Arms, Sackville Street, insieme a Three Ages Of Elvis ed
altri. Sabato 30 Ottobre invece Ceramic Hobs saranno a Liverpool,
Heaven
N Hell (old Club 24/7) Fleet Street. Dalle 2 PM a mezzanotte si
alterneranno
sul palco Gnosis, Casino, Crouch Mog, Fuckwits, Laughing In The Face
Off,
Boycott UK, Terminal City Ricochet, Ethargi, Pincushion, The Nonce
Pockets,
Two Shot Blast, Splitters, Targetpoint, Mybe ed, ovviamente, Ceramic
Hobs
- Il giorno 20 Ottobre Theo Travis ha
partecipato
ad una session di registrazione con David Sylvian. Prima di lui nello
studio
ha dato il suo contributo Robert Fripp; le premesse per un buon disco
ci
sono tutte
- Robin Guthrie ha recentemente realizzato
insieme ad Harold Budd la colonna sonora di Mysterious Skin, il nuovo
film
di Gregg Araki. Il film è stato presentato al The London Film
Festival
il 25 e 26 Ottobre scorso. Il chitarrista ha anche realizzato un live
soundtrack
per Lumière, film di animazione della durata di 40 minuti
- Il nuovo album di GP Hall dal titolo Gothic
Flamenco uscirà il 13 Dicembre 2004 su etichetta Bronze.
Seguiranno
alcune date dal vivo di promozione all'album
- Screaming Headless Torsos hanno un nuovo
CD ed un doppio DVD in uscita : l'album dal titolo 2005 è atteso
a giorni, mentre il Live DVD (contenente quasi tre ore di musica
proveniente
dagli shows al Knitting Factory in New York City 1996 ed al New Morning
in Paris 2004) sarà disponibile dal 10 Dicembre
- Qui di seguito le date del Tour Europeo
di Screaming Headless Torsos (Dean Bowman, vox - David Fiuczynski,
guitar
- Fima Ephron, bass - Daniel Sadownick, percussion - Skoota Warner,
drums)
:
17 Novembre, London, UK
-- Spitz, London Jazz Festival
18 Novembre, Leeds, UK
-- Leeds Jazz at the Wardrobe
20 Novembre, Bruxelles,
Belgium -- Studio Athanor
22 Novembre, Arnhem,
Netherlands
--
Conservatory of
Arnhem
Clinic
23 Novembre, Nancy, France
-- MAI School of Music Clinic
25 Novembre, Vienna,
Austria
-- Reigen, Jazz Fest Wien
28 Novembre, Madrid, Spain
-- Ritmo y Compas
1 Dicembre, Napoli, Italy
-- Hosted by ArciMusica
2 Dicembre, Rieti, Italy
-- Multisala Cinema Moderno
3 Dicembre, Roma, Italy
-- Locanda Atlantide
- L'etichetta Resonancer Records ha pubblicato
in data 15 Novembre Never Trust The Way You Are, nuovo studio album
della
versione trio di Centrozoon
(cat.
no. bp-res04ce01). L'album, al quale partecipa Pat Mastelotto su due
tracce,
è disponibile attraverso Amazon,
Burning
Shed, DGM,
Materiali
Sonori e Musea, ma
presto
si aggiungeranno altri distributori, tra i quali probabilmente Sony BMG
quando nell'anno nuovo Never Trust The Way You Are verrà
pubblicato
nei paesi di lingua tedesca (Germania, Svizzera ed Austria)
- Notizia con il botto : Van Der Graaf
Generator
si riformeranno per uno show alla Royal Festival Hall di Londra il 6
Maggio
2005. Il line-up della band sarà quello classico comprendente
Peter
Hammill, Guy Evans, David Jackson e Hugh Banton, insieme per la prima
volta
in 29 anni. Un doppio album verrà pubblicato in coincidenza con
l'evento
- Gothic Flamenco è il nuovo 13 track
CD di G P Hall, in uscita su Bronze label il 13 Dicembre 2004 e
disponibile
presso HMV, Virgin, WH Smith, Tower Records, Amazon, Woolworth e Tesco.
In preparazione un tour nel corso del prossimo anno, maggiori dettagli
sul sito www.gphall.co.uk
- Hatwise Choice - Archive Recordings
1973-1975,
Volume 1 è un album di materiale d'archivio di Hatfield And The
North disponibile esclusivamente attraverso Burning
Shed dal 31 Gennaio 2005. Hatwise Choice sarà il primo CD di
una serie incentrata sul materiale eseguito da Phil Miller, Pip Pyle,
Richard
Sinclair e Dave Stewart, e sarà composto in parte da
registrazioni
dal vivo ed in parte da sessions radiofoniche
- Il nuovo album di Howl In The Typewriter,
dal titolo Friendship's Death, è ora disponibile. Comprende
sette
registrazioni di soundtrack basate su dialoghi presi dall'omonimo film,
e dai rispettivi remix delle sette tracce ad opera di Taurus Board e
RooHmania.
Si tratta del quindicesimo volume nella Brown Paper Bag Series
(ricordiamo
che sono delle CD-R releases), catalogue # PUMF 497, durata 47 minuti
al
prezzo di £4 inclusi P&P. Il sedicesimo volume della stessa
serie
è Orgasmic Death, un album risalente più o meno al 1984
sul
quale non esistono altre informazioni. Rimasterizzato digitalmente dal
suo originale formato cassetta, catalogue # PUMF 504, durata 62 minuti,
prezzo £4 inclusi P&P
- Il nuovo album dei londinesi Foe è
in fase di stesura. Si preannuncia (stando alle dichiarazioni di Jason
Carty) più maturo compositivamente ed ancora più
complesso.
L'artwork sarà ad opera di Francesca
De Santis. Oltre all'album dei Foe nel corso del 2005 l'etichetta
House
Of Stairs pubblicherà anche l'album di Art Of Burning Water
" (...) una miseria culturale e umana che
la
televisione e gli altri media stanno costruendo giorno per giorno
creando
un'immagine del mondo fatta di auto superveloci, deretani privi di
cellulite,
scodinzolamenti ammiccanti e discorsi privi di senso. Una televisione
che
si risolve nel partecipare a lotterie, quiz a premi e concorsi di
bellezza.
Questa televisione artefatta e delirante riesce a scavare nel buon
senso
della gente in modo spaventoso. E ci sembra sempre di piu' avvilente
l'agitarsi
di questi personaggi dello spettacolo che si muovono in modo convulso
attorno
a un vuoto totale di idee e sentimenti. Questo mondo dello spettacolo
vende
una prospettiva di vita, degli obiettivi esistenziali, putridi e
devastanti,
fa perdere il senso del reale e del giusto. (...)". Volevo dare una
definizione
di Cretinismo, nuova corrente di pensiero imperante che sta spazzando
via
in pochi anni secoli e secoli di storia, di tradizioni e di movimenti
culturali,
ma rileggendo alcune vecchie e-mail mi sono imbattuto in un
bell'articolo
di Franca Rame e di Dario e Jacopo Fo, dal quale ho estrapolato i
concetti
sopra riportati, perfettamente calzanti a questa nuova cultura.
Perchè
a questo punto, che piaccia o meno ai puri e ai candidi, di nuova
cultura
si tratta : non scandalizzatevi per questa bestialità, tale non
perchè da me espressa ma perchè insita nel sussistere
stesso
di questo livellamento verso il basso; il Cretinismo si è di
fatto
sostituito alle culture fatte di conoscenza e di impegno, relegandole
sempre
di più in angoli angusti non dei soli palinsesti televisivi, ma
anche della programmazione cinematografica, delle librerie, degli spazi
espositivi e dell'intrattenimento in genere. E' una specie in via di
estinzione
quella composta da coloro che sembrano arrivare da un altro pianeta
quando
si trovano a dover ammettere di non sapere chi è il Tizio che,
nel
corso dell'ultima puntata del tale reality show, ha litigato con Caio
perchè
non aveva riposto i calzini sporchi li dove aveva deciso il Leader
della
settimana ma li aveva lasciati la dove aveva deciso il Leader della
settimana
precedente. In tempi non molto lontani, quando si etichettavano certi
film
Italiani come B-movies, era impensabile parlare di simili fenomeni
marginali
come di cultura, ma oggi (quando anche quei B-movies se prodotti oggi
farebbero
un figurone) l'occupazione della porzione largamente maggioritaria
degli
spazi fa del Cretinismo una vera e propria corrente di pensiero,
fondata
sul nulla e sull'effimero ma pur sempre presente nella società,
oltre che pesantemente condizionante. Non è un caso che, ad
esempio,
nell'ultimo anno a Torino abbiano chiuso ben cinque sale
cinematografiche
che avevano una programmazione d'essai o, se preferite, alternativa a
quella
delle sale che proiettano solo pellicole hollywoodiane o i films dei
fratelli
Vanzina; la causa non è da ricercarsi nel calo di spettatori, ma
nel dilagare di un certo tipo di spettatori che affollano le multisale
di proprietà delle grandi majors dove, armati di Coca-Cola e di
snacks ipercalorici, possono comodamente gustarsi i pirotecnici film
d'azione
e di fantascienza prodotti con grande dispendio di Dollari
statunitensi.
Come non è un caso che, nella recente polemica sui possibili
interventi
governativi a favore delle sempre più indebitate società
di calcio, un noto "atleta pedatorio" si sia potuto permettere di
dichiarare
pubblicamente che sono loro quelli che fanno andare avanti il paese :
quale
sport più del calcio è esemplificativo della
possibilità
che nella vita un qualsiasi signor Nessuno possa emergere anche dalla
miseria
più nera in virtù di qualità discutibili e
diventare
un personaggio idolatrato, pagato a peso d'oro e circondato da
bellissime
donne che si accapigliano per entrare nelle sue grazie? Senza andare a
scomodare uno stronzetto semianalfabeta come David Beckham, che in
coppia
con sua moglie è sicuramente tra i più dissoluti esseri
del
pianeta capace di spendere in mezza giornata tanto denaro sufficiente
per
far funzionare per un mese un ospedale nel terzo mondo, è
interessante
un dato emerso recentemente : uno qualsiasi di questi giovanotti
mediamente
dotati nei piedi guadagna in un anno una cifra tale che un lavoratore
dipendente
impiegherebbe tre vite lavorative per metterla insieme. Potenza del
Cretinismo
: la vita è una vetrina luccicante, piena di telefonini con
videocamera,
caffettiera e tostapane incorporati, auto belle e potenti, cibi e
bevande
light, denaro facile e successo. Guardate solo quattro o cinque spot
pubblicitari
a caso : case spaziose e luminose, impieghi gratificanti da svolgere in
ambienti ed orari confortevoli, party a sorpresa dietro ogni angolo,
ristoranti
di lusso, donne belle e disponibili. Nulla viene proposto come
impossibile,
anzi viene bandita l'immagine che caratterizzava le pubblicità
degli
anni di Carosello, costruite sui ben più semplici bisogni dei
cittadini
reali; quindi niente più famiglie dei ceti medii impegnate nella
quotidianeità ma singles benestanti che bighellonano in una
realtà
edulcorata fatta di fitness, meetings e cocktails, con l'orecchio
perennemente
incollato al cellulare e nessun traguardo precluso. L'immagine del
perdente
o comunque della mediocrità è out, sostituita da una
cortina
fumosa che nasconde alle stesse inconsapevoli vittime dei nuovi
stereotipi
la loro abissale vacuità, la povertà interiore ed una
reale
assenza
di vere prospettive di vita in luogo dei miraggi imposti dai burattinai
del villaggio globale. Ma se i suoi fruitori/vittime nella maggior
parte
dei casi non risultano vincenti (pur se troppo stupidi per
accorgersene),
è il Cretinismo stesso ad essere vincente : esso tiene in piedi
interi settori, dona fama a personaggi privi di talento, fa pubblicare
libri indegni di essere definiti tali, porta imprenditori arroganti
alla
guida dei paesi, legittima la barbarie, confonde il vero con il falso
sovvertendone
i ruoli. Il Cretinismo si nutre della mancanza di valori, di istruzione
e di spirito critico delle masse, facendo della loro omologazione
l'unica
ragione di essere parte di una società, non importa quanto
alienante
e deumanizzata. Tramontate le ideologie, trionfa la mancanza di idee. E
la peggiore conseguenza del Cretinismo è che dopo di esso ben
difficilmente
potrà esserci un nuovo Rinascimento, il Cretinismo nei fatti
è
in grado di accompagnare l'umanità verso la sua stessa fine,
facendola
precipitare in un'era buia di terrore e sofferenza alla quale gli
ultimi
uomini di Neanderthal in versione hi-tech porranno fine, annientandosi
a vicenda.
In questo numero di NO
WARNING! :
- King Crimson : Live In Guildford 1972
KCCC24
- Oceansize : One Day All This Could Be Yours
EP
- Delicate Awol : Time And Motion Studies
Deep Underground
- Ghoak : Some Are Weird
- Pokerface : Made In America
- The Neutrinos : Murder EP
- Steve Lawson & Theo Travis : For The
Love Of Open Spaces
- Nick May : Quirkwork demos
- Michael Bearpark & Peter Chilvers :
Thin Air
- Duran Duran : the DVD
- On Stage : Elio E Le Storie Tese live in
Collegno, June 23rd 2004
- News from the World Central
- News from the World
KING CRIMSON - LIVE IN GUILDFORD, November 13, 1972 King Crimson Collectors Club KCCC24
Un sound che ha lo stesso effetto della carta vetrata a grana grossa energicamente sfregata su una pelle delicata : questo è stato il risultato di una delle più ardimentose sfide di Mr. Fripp, consistente nella ricomposizione di King Crimson dopo il dissolvimento del line-up di Islands. Chissà quali erano le attese di pubblico e critica alla vigilia di un’esibizione come quella del 13 Novembre 1972 alla Civic Hall di Guildford, quando quello che poteva apparire ai più come un ricettacolo di profughi e diseredati si rivelò in tutta la sua dirompente potenza come una delle più formidabili formazioni che la storia del rock ricordi. Robert Fripp, David Cross, John Wetton, Bill Bruford e Jamie Muir non si fecero scrupolo alcuno nel vanificare le attese di coloro convenuti per assistere all’esecuzione dei classici del periodo precedente, riversando invece sul pubblico un magma sonoro che qualcuno tempo dopo identificò addirittura come precursore dell’heavy metal. Il romanticismo fabulatorio dell’era Sinfield rimane intrappolato tra I cavalli di frisia disseminati dalla nuova sezione ritmica composta da Bruford e Wetton, e gli strumenti di Cross e Fripp sono il fil di ferro che strazia le carni : le versioni embrionali di Larks ed Exiles sono materiale da maneggiare con estrema cautela, tanto taglienti ne sono gli spigoli. King Crimson collauda la sua micidiale macchina da guerra mentre la assembla, disseminando di intuizioni e schegge sonore il terreno circostante (All That Glitters Is Not Nail Polish), senza badare alla forma, privilegiando l’istinto ed una voglia di sfide lungamente repressa. E’ questo che fa di ogni performance di questo line up un documento impedibile, apparentemente formato da poche idee ed invece enormemente ricco di idee, azzardi, ripensamenti … un intenso, irripetibile work-in-progress che lascia sul terreno una impressionante scia di frammenti, e a volte anche di titoli provvisori (Daily Games) che oggi è possibile riascoltare e valutare con calma, e sempre con infinita ammirazione.
Larks' Tongues In Aspic, Part I / Book Of
Saturday
(Daily Games) / Improv: All That Glitters Is Not Nail Polish / Exiles
OCEANSIZE - ONE DAY ALL THIS COULD BE YOURS EP Beggars Banquet Records BBQ366TT
Eccoci nuovamente qui a parlare di questa ottima band di Manchester giunta infine al debut album : One Day All This Could Be Yours, pubblicato in CD single ed in vinile 10 pollici, è il singolo apripista dell’album Effloresce già in commercio da qualche tempo, e con le tre tracce che lo compongono ci conferma tutte le positive impressioni ricavate dai precedenti singoli. Il sound rotondo e compatto di Oceansize è attualmente una delle migliori espressioni di un certo rock di robusta fattura, a tratti anche più incisivo di quello di The Mars Volta rispetto ai quali la formazione del Lancashire può vantare una certa propensione per atmosfere sulfuree ed avvolgenti, come dimostrano sia la title track che la lunga Massive Bereavement, qui presente in versione live. Torneremo presto a parlarne, la mia copia di Efflorence aspetta pazientemente il suo turno …
One Day All This Could Be Yours / Breed
Siamese
// Massive Bereavement (live)
DELICATE AWOL - TIME AND MOTION STUDIES DEEP UNDERGROUND Fire Records BLAZET126
Avevamo lasciato i Delicate Awol come parte integrante del nuovo corso di Rothko, dove la band era confluita in blocco per dar vita all'ottimo A Continual Search For Origins. Delicate Awol fa ora parte della scuderia Fire Records, etichetta per la quale ha realizzato l'album Heart Drops From The Great Space dal quale è estratto il singolo di cui andiamo brevemente a trattare. Tra gli ammiccamenti canterburiani della title track e l'ambient electronica di Here Come The Armed Guards, questo EP ci propone le riletture più o meno radicali delle stesse tracce ad opera di Mark Beazley e Lee Bowman, che manipolano con buoni risultati il repertorio di questa ottima band britannica. Un gradito ritorno.
Time And Motion Studies Deep Underground /
Here Come The Armed Guards // Time And Motion Studies Deep Underground
(Mark Beazley / Rothko remix) / Here Come The Armed Guards (Mark
Beazley
/ Rothko remix) / Here Come The Armed Guards (Lee Bowman remix)
GHOAK - SOME ARE WEIRD Thisco THISK09
Coloro che hanno apprezzato gli eleganti esperimenti di manipolazione sonora di Felix Laband e Max Tundra si troveranno a loro agio con il debut album di Ghoak, pseudonimo sotto il quale opera il diciannovenne musicista portoghese Carlos Nascimento. Buona parte dei pezzi che compongono Some Are Weird (citiamo Anthology, Kil +, A Agressão Da Beringela, Dogs Are Not Right) in effetti ricordano molto il grande senso melodico applicato alla sperimentazione sonora proprio di Felix Laband, anche se non credo che Carlos abbia ascoltato i lavori del musicista sudafricano, il cui stile si affaccia anche in Ui Que Faz Frio seppur diluito in atmosfere non dissimili da quelle di Inconnu. Caratteri più prossimi all’ambient electronica si riconoscono nell’iniziale Doente E' O Senhor, breve episodio privo di base ritmica alla maniera di Bass Communion, come anche in Pato Com Manteiga (dove Ghoak si colloca nell’orbita di The Tenth Planet) e in Colher De Pau, Puto Parolo, traccia dove si fondono influenze riconducibili a Bark Psychosis e The Exile. Nelle tracce più marcatamente ritmiche è possibile scorgere numerosi punti di contatto con autentici campioni come Godspeed You Black Emperor e Kalahari Surfers (Fotossistema 700), come con acts meno noti quali The Incredibile Expanding Mindfuck e Ras.Al.Ghul (Fuk) ed anche con “terroristi sonici” come Max Tundra (Segundo Esquerdo) oppure Faultline e Muslimgauze (Olá Eu Sou Uma Meia). Un debut album che denota una sorprendente maturità, al contrario di quanto sostenuto recentemente da autorevoli colleghi di pubblicazioni specializzate in musica elettronica che rimproverano a Ghoak una mancanza di unità stilistica. Infatti l’album, e questo è uno dei suoi pregi, è tutt’altro che monolitico e si lascia ascoltare senza difficoltà dall’inizio alla fine. Se questo è l’inizio, possiamo scommettere su un brillante avvenire per il progetto di Carlos Nascimento. Reperibile attraverso Thisco.
Doente E' O Senhor / Anthology /
Fotossistema
700 / Fuk / Kil + / Segundo Esquerdo / A Agressão Da Beringela /
Colher De Pau, Puto Parolo / Olá Eu Sou Uma Meia / Dogs Are Not
Right / Pato Com Manteiga / Ui Que Faz Frio / Rapid
POKERFACE - MADE IN AMERICA PhD Music PF703
Penso di essere stato piuttosto duro verso i Pokerface quando nel 2001 trattai del loro terzo album Sex Lies And Politics : il contenuto musicale di quell’album, in verità piuttosto deboluccio, aveva spostato la mia attenzione sul messaggio politico di Paul Topete e soci, che mi sembrava animato da un incomprensibile anticomunismo un po’ fuori dal tempo, inspiegabilmente associato ad una sincera avversione per le regole del WTO. Un successivo scambio di e-mail, a tratti piuttosto aspro, e l’inesorabile trascorrere del tempo hanno avvicinato le nostre posizioni : messi da parte preconcetti e rimasugli ideologici, penso che sia io che Paul abbiamo scoperto qualcosa di positivo. L’avvento di Bush ha probabilmente fatto capire a Paul che il nemico spesso è molto più vicino a noi di quanto si possa pensare, tanto che un giorno mi chiese cosa ne pensassi del “diktator George W. Bush, Fuhrer del Quarto Reich dei ricchi”. Da parte mia ho realizzato che, contrariamente a quanto vogliono farci credere i media, buona parte degli americani non concorda con la propria classe politica, subendone anzi le scelte scriteriate che hanno anteposto ai bisogni della popolazione un folle disegno neocolonialista guidato dal perseguimento dell’interesse economico da parte del capitalismo corporativo. Ed il titolo stesso di questo nuovo lavoro di Pokerface sembra voler sottolineare questa realtà : credeteci o no, questo disco di protesta è Fatto In America, non altrove, ma proprio in America, la terra dove McDonalds, Exxon, Coca-Cola e Microsoft utilizzano i propri tentacoli politici e militari per ingigantire i loro già titanici profitti a scapito della sanità, dell’istruzione, della famiglia e dei lavoratori. Il clima di terrore introdotto dal Patriot Act, con il quale le libertà civili dei cittadini statunitensi hanno subito un duro attacco da parte dell’amministrazione e dei servizi segreti, è ben raffigurato nella copertina di Made In America, dove uno sgherro del regime con tanto di stivali lucidi e manganello si para minaccioso alle spalle di un oppositore che ha appena finito di correggere con la vernice spray un motto riportato su un manifesto raffigurante Bush e Hitler; motto che recita “L’America deve essere sicura” e che figura completato dalla frase scritta sul muro “… per i ricchi e i potenti, vaffanculo tutto il resto!”. Sul retro del booklet spicca un’altra immagine raffigurante Clinton con baffetti corti e camicia bruna, ed una scritta che recita “Il grande fratello vuole te” … un buon biglietto da visita, non c’è che dire. E le canzoni, rispetto a Sex Lies And Politics, sono stavolta dure, incazzate e più coinvolgenti, mostrando i Pokerface sinceramente convinti di quello che fanno e dicono. Si capisce chiaramente che i quattro musicisti amano il loro paese, e soffrono nel vederlo governato da corrotti criminali al soldo delle multinazionali controllate dalla borghesia sionista; ma questa sofferenza stimola i Pokerface verso un approccio musicale grintoso che a tratti ricorda i Porcupine Tree di In Absentia, con roboanti chitarre in primo piano e parti soliste decisamente migliori rispetto al passato. Ce ne accorgiamo fin dall’iniziale Kontrol, esplicita esortazione alla rivolta per la riconquista della libertà che Pokerface includono nell’album anche in una versione in lingua spagnola : i Genesis cantavano quasi le stesse cose nel 1970, in The Knife, anche se probabilmente Peter Gabriel non poteva nemmeno lontanamente immaginare la realtà descritta da Paul Topete (“satelliti nel cielo trasmettono bugie a bilioni di persone, telecamere nelle strade registrano i nostri incontri, tu questa la chiami libertà”). Tra le cose migliori di Made In America segnalerei il riff flangerizzato di Forces, bella traccia che si caratterizza per un bel break strumentale che ricorda un po’ i Genesis di Duke o ancora meglio gli It Bites di Eat Me In St. Louis, ed anche la sulfurea Destiny, lungo pezzo cadenzato che parrebbe influenzato dalla leggendaria Kashmir dei Led Zeppelin. Gradevole ma piuttosto di maniera la ballad Prayer For America, alla quale si fa preferire Good Times per il suo andamento meno anthemico. Buona la produzione che spesso riesce a stemperare alcune caratteristiche tipiche dell’AOR che sicuramente costituisce il background della band, marcandone invece i caratteri più hard. A complemento della musica del gruppo, il CD include una ricca porzione interattiva molto curata attraverso la quale è possibile approfondire la conoscenza sia dell'aspetto musicale che di quello politico di Pokerface; è inoltre fornito un biglietto da One Deception Dollar, valuta degli Untied States Of Aggression : qui sono riportati gli URL di numerosi websites che parlano degli aspetti nascosti che stanno dietro ai fatti dell'undici settembre 2001 e alla susseguente "guerra al terrorismo" … per conoscere alcuni aspetti di un paese che i nostri media vogliono farci credere più vicino a noi di quanto non lo sia in realtà.
Control / Revolution / Thief In The Night /
I Wanna Know / Forces / Destiny / Prayer For America / Break Free /
Good
Times / ForEver Now / Control (Spanish version) / Prayer For America
(Acoustic)
THE NEUTRINOS - MURDER UK2Records UK2 001
Andiamo a trattare in breve di questo singolo di The Neutrinos, band Britannica che ad un’analisi superficiale potrebbe essere scambiata per una di quelle formazioni nate sulla scia dei pessimi Skunk Anansie, ma il line-up con vocalist femminile non deve trarre in inganno : questo breve singolo mostra una band sicuramente grintosa ma capace al tempo stesso di arrangiamenti curati che denotano una certa originalità. La front-girl riesce anche, nonostante l’aspetto anonimo e pulito da brava ragazza della porta accanto, ad interpretare queste canzoni con un timbro vocale sufficientemente peccaminoso e provocante, trasportata dal deciso impatto dello scarno ma tagliente impianto strumentale. Delle tre tracce qui presenti, la title track Murder (il cui video è altresì incluso in questo supporto) è stata trasmessa su Radio One da John Peel. Tratteremo presto, ed in maniera più approfondita, di questa band il cui debut album Sick Love è già tra le nostre mani, nel frattempo per maggiori informazioni visitate l’official website della band all’URL http://www.neutrinos.co.uk
Murder / Fucker / Suck / Murder (video
track)
STEVE LAWSON & THEO TRAVIS - FOR THE LOVE OF OPEN SPACES Pillow Mountain Records pmr0014
Partnership iniziata episodicamente in quel di Norwich durante una delle Burning Shed Nights, quella tra i due musicisti Londinesi è sicuramente destinata a lasciare un'impronta profonda nell'ambito dell'ambient electronica basata sulla tecnica di live looping. Steve Lawson e Theo Travis sono certamente dei maestri nel campo, come testimoniato dalla loro opera solista che puntualmente abbiamo trattato in questo spazio, ma sinceramente non avrei mai sperato che due talenti del genere unissero le loro forze. E invece a volte l'insperabile diventa realtà, e che bella realtà è questo For The Love Of Open Spaces : attraverso il website di Steve Lawson avevamo avuto modo di gustare un piccolo assaggio che corrispondeva a Lovely, delicata e breve pièce costruita su un arpeggio melodico di basso sul quale il sax di Theo si esprime ai suoi altissimi livelli di lirismo, ma il resto dell'album che consta di altre cinque lunghe tracce spalanca un'ampia vetrata sugli spazi aperti citati nel titolo dai due titolari. Il morbido e rilassato respiro di Flutter si espande in spazi sterminati grazie agli Ambitronics di Theo, introducendo le numerose sovrapposizioni di Uncle Bernie in cui il groove è dato da un semplice riff flangerizzato di Steve su cui i solos ed i loops dei due musicisti tessono miriadi di avvolgenti trame. L'eterea Blurred Vision è esemplificativa del metodo spontaneo con cui è stato concepito questo album, con l'interazione quasi telepatica tra Steve e Theo che con la massima naturalezza lasciano scaturire questi layers dai marchingegni collegati ai rispettivi strumenti; in molti casi la tecnologia utilizzata per creare loops dal vivo costituisce un ostacolo per la spontaneità del performer, spesso più preoccupato dal funzionamento dell'attrezzatura che dal flusso creativo, ma non è questo il caso. Steve e Theo si sono anzi concessi il lusso di registrare buona parte del materiale alla prima take, intervenendo successivamente per qualche editing e per i fade in / fade out d'obbligo, ma senza aggiungere sovraincisioni. Non c'è sfoggio di tecnica in questo album, ma semplicità e gusto, come si può notare anche in un pezzo come In A Place Like This, dove una semplice sequenza di accordi fa da base alla traccia in tutti i suoi dieci minuti di durata, supportando una prima parte più rarefatta ed una seconda parte dove loops e solos costituiscono una più fitta ragnatela di suoni. La lunga title track chiude l'album con una magnifica celebrazione di soundscapes che trasportano l'ascoltatore ad altezze irraggiungibili, tali da permettere di gettare lo sguardo a perdita d'occhio su spazi infiniti. L'incredibile alchimia realizzata da Steve Lawson e Theo Travis costituisce senza dubbio una delle più belle realtà degli ultimi anni, attendiamo quindi con fiducia che i due diano un seguito a questo progetto. For The Love Of Open Spaces è reperibile attraverso l'etichetta Pillow Mountain ed attraverso altri online stores indicati sul website di Steve Lawson; non può mancare nella vostra collezione ...
Flutter / Uncle Bernie / Blurred Vision /
Lovely
/ In A Place Like This / For The Love Of Open Spaces
NICK MAY - QUIRKWORK DEMOS
Nell’ambiente del progressive rock Britannico il nome di Nick May è quasi una leggenda : la sua lunga militanza in quest’ambito ha fatto si che Nick lasciasse il segno in numerose bands, ricordiamo Gemini, Dagaband, i mediocri Jadis ed i grandi The Enid. Io incontrai Nick la prima volta proprio ad un warm-up gig che i riformati The Enid, sotto il nome fittizio di Aerie Faerie Nonsense, tennero nell’Agosto del 1992 al Royal Standard Whalthamstow, locale nell’East End londinese. Il cordialissimo Nick all’epoca era impegnato al basso, ma nel successivo album Tripping The Light Fantastic si assunse l’onere delle chitarre al posto del defezionario Neal Shepperd, lasciando un’impronta decisiva nell’economia dell’album. Ma, come testimoniano i continui cambi di formazione della band, la coesistenza con Robert John Godfrey non è affatto facile, e Nick May lascia The Enid per dedicarsi alla composizione di materiale destinato a formare un album a suo nome. I sette brevi estratti dai demos finora realizzati che è possibile scaricare dal suo website ci lasciano intuire che Quirkwork (questo è il titolo provvisorio dell’album) sarà un grande disco di progressive dai molti risvolti, che spaziano dalle influenze elettroniche di Dithering Dendrons ai canoni epico romantici (alla The Enid, per intenderci) di Innocence, passando per momenti più sinfonici (Lies pare fuoriuscire da quel capolavoro che fu The Spell) costellati da spezzettati segmenti alla Gentle Giant e per atmosfere più claustrofobiche non molto distanti da quelle dello Steve Hackett di Please Don’t Touch o dei Camel di Dust And Dreams. Direi che le premesse sono più che buone, quindi rimaniamo in attesa dell’uscita di Quirkwork, visitando di tanto in tanto il website di Nick per avere aggiornamenti sulla situazione.
Dithering Dendrons / Innocence / Lies /
Opening
Books / Scurry Flurries 1 / Scurry Flurries 2 / Vantage Points
MICHAEL BEARPARK / PETER CHILVERS - THIN AIR Burning Shed (no catalogue number)
No review available
One / Two / Three / Four / Five
DURAN DURAN - GREATEST The DVD EMI EDV 140
Non penso di uscire troppo fuori dal seminato (quale sarebbe, poi?) trattando di una mainstream release come questo doppio DVD dei Duran Duran, band da me odiatissima durante la mia adolescenza ed in seguito ampiamente riabilitata : diciamocelo pure guardandoci dritti negli occhi, sono ormai diversi lustri che la musica pop non sforna più prodotti anche lontanamente paragonabili alla band di Simon Le Bon, nonostante le politiche di mercato delle majors puntino sempre ad offrire un prodotto orecchiabile confezionato da performers dall’aspetto esteriore gradevole. Ma il tempo purtroppo non trascorre in maniera indolore, e tra i moderni tormentoni e l’ormai ventennale prima produzione dei Duran Duran c’è un vero e proprio abisso : non accetto raffronti tra i moderni schiamazzi pop e pezzi anche leggeri come Is There Something I Should Know, Wild Boys, The Reflex, per non parlare delle più raffinate Save A Prayer, Skin Trade e di quel piccolo capolavoro che è The Chauffeur. C’è inoltre da dire che con la seconda parte della loro carriera, coincisa con l’innesto in formazione del superlativo Warren Cuccurullo (ex Zappa), Duran Duran si è elevata al rango di band dedita a più sofisticate trame sonore, seppur a discapito del riscontro di vendite che li ha gradualmente sospinti nel dimenticatoio. Ma la svolta iniziata in parte con il singolo A View To A Kill ha fruttato albums pregevoli come Notorius, Big Thing, The Wedding Album e Liberty : Ordinary World, Serious e Come Undone sono solo alcune delle gemme ivi nascoste, testimonianze di come i musicisti di talento siano in grado di cambiare pelle e sorprendere anche i fans della prima ora. Questo doppio DVD è una carrellata attraverso la videografia di una delle bands che forse hanno dato il maggiore impulso al video clip come strumento di promozione, puntando sul forte impatto visuale che nei primi eighties aveva sulle masse di teenagers. I due dischi sono corredati da una dettagliata discografia e da numerosi easter eggs, ossia porzioni nascoste contenenti numerosi extras che io purtroppo non ho ancora potuto vedere, non essendo finora riuscito a scoprire come vi si accede. Se qualcuno dovesse riuscirci me lo faccia sapere, per cortesia.
Disc One : Planet Earth / Girls On Film (long uncensored version) / The Chauffeur / Hungry Like The Wolf / Save A Prayer / Rio / Is There Something I Should Know? / Union Of The Snake / New Moon On Monday (EP version) / The Reflex / Wild Boys (7" edit version) / A View To A Kill
Disc Two : Notorious / Skin Trade / I Don't Want Your Love / All She Wants Is / Serious / Burning The Ground / Ordinary World / Come Undone (uncensored version) / Electric Barbarella
plus hidden alternate versions of : Planet
Earth, Girls On Film, Union Of The Snake, New Moon On Monday, Wild
Boys,
Serious and Come Undone; hidden interview footage; la Galerie de Duran
and DVD-ROM features, including 30-minute Q&A session recorded with
Nick Rhodes and Simon Le Bon in 1999, photo gallery, lyrics to all
songs
featured on the DVD, screensaver, wallpaper and Web link
ON STAGE - ELIO E LE STORIE TESE, Collegno, Parco Dalla Chiesa 23 Giugno 2004
Puntuali come un cronografo Svizzero, Elio
E Le Storie Tese ritornano a Collegno come ormai da diverse estati
a questa parte. L'area attrezzata per ospitare la rassegna open air
Colonia
Sonora è stata spostata a ridosso di un padiglione dell'ex
Ospedale
Psichiatrico, consentendo la sistemazione di alcune tribune
prefabbricate
in verità troppo lontane dal palco, ma meglio questo che niente.
La vigilia della festività del patrono di Torino induceva
evidentemente
il pubblico ad arrivare con comodo ben oltre l'orario di inizio
previsto,
che slittava così dalle 21 alle 22 passate. Introdotti dalla
brevissima
(per fortuna) esibizione di tale Alan Magnetti, Elio E Le Storie Tese
iniziano
la loro performance con un medley strumentale che, sull'esempio della
storica
Los Endos, cita numerosi temi tratti dai pezzi inclusi nell'ottimo
Cicciput
quindi si inoltrano senza indugio nel loro ormai vasto repertorio,
alternando
pezzi nuovi come Gimmi I (con Mangoni impegnato nelle parti vocali
cantate
in studio da Ike Willis) ad altri di vecchia genesi come Abitudinario,
Catalogna, Milza e la sempre eccellente suite La Vendetta Del Fantasma
Formaggino. Lo show segue più o meno lo schema di quello
tenutosi
lo scorso Marzo al Teatro Colosseo di Torino, anche a causa delle
esigenze
di scaletta dettate dalla registrazione in diretta di un official
bootleg
che viene messo a disposizione del pubblico ogni sera alla fine del
concerto;
ancora dalla primissima produzione del gruppo provengono La Ditta e
Carro,
mentre dall'ultimo lavoro Cicciput vengono tratte Fossi Figo e la
Chanson.
Tra i punti fermi del set troviamo El Pube e Cartoni Animati
Giapponesi,
mentre una bizzarra versione de Il Barbiere Di Siviglia rappresenta una
novità assoluta. Il concerto si avvia rapidamente verso il suo
epilogo,
segnando la rinuncia (rispetto alla data del Marzo scorso) a pezzi come
Pilipino Rock, Discomusic e quella per me ancor più dolorosa a
Pagano
: gli unici due encore sono l'insulsa Shpalman e l'immancabile
Tapparella,
vero e proprio inno per i fans più accaniti della band milanese.
Sulle note di Rock' n' Roll dei Led Zeppelin il gruppo saluta a lungo
il
suo pubblico, le due ore di concerto sono passate in un battito di
ciglia
nella sempre festosa atmosfera che caratterizza i concerti di Elio E Le
Storie Tese. Appuntamento tra un anno sempre da queste parti, mi
raccomando
...
News from the World Central
- Nuovi arrivi nel mail order shop di DGM :
21st Century Schizoid Band - Live In Japan (DVD); 21st Century Schizoid
Band - Live In Italy (CD); Trey Gunn - Untune The Sky (Bonus DVD); Trey
Gunn & Pat Mastelotto - TU; Billy Cobham - Live At The Palais Des
Festivals
Hall Cannes 1989 (DVD); Wakeman/Hackett/Barclay - Progressive Rock
Collection
(3DVD); Barry Cleveland - Memory & Imagination; Barry Cleveland –
Volcano;
Cloud Chamber - Dark Matter (Featuring Barry Cleveland); Genesis -
Seconds
Out (Remastered); Genesis - Foxtrot (Remastered); Genesis - Live
(Remastered);
Genesis - Nursery Cryme (Remastered); Genesis - Selling England By The
Pound (Remastered); Genesis - The Lamb Lies Down On Broadway
(Remaster);
Genesis Archive: 1967-1975 (Box); G3 Live - Rockin In The Free World;
Ian
Mcdonald - Drivers Eyes
- Il prossimo volume del King Crimson
Collectors'
Club sarà Live in Philadelphia, 1982. Sarà possibile
prenotarlo
attraverso lo shop dal 28 di Maggio
- Un DVD contenente materiale video relativo
al line-up di Crimso 1981-84, dal titolo Neal, Jack And Me, dovrebbe
essere
pubblicato in Agosto
- Il primo volume di 21st Century Guide To
King Crimson, incentrato sugli anni 1969-73, è atteso per
Ottobre.
Si attendono maggiori dettagli, ma alcune indiscrezioni parlano di un
progetto
di ben otto CD inteso come ampliamento del box Frame By Frame
News from the World
- Il nuovo album di Ceramic Hobs si
intitola
Shergar Is Home Safe And Well (cat # PUMF 469) ed è disponibile
attraverso Pumf al prezzo di
£7,
pagabili anche attraverso PayPal utilizzando l'account stan@pumf.net
- Godspunk volume two (cat # PUMF 476)
è
una compilation comprendente 34 tracce ad opera di Howl In The
Typewriter,
LDB, Las Vegas Mermaids, Pinkeye, Pissed Off, UNIT, Gays In The
Military,
The Taurus Board, Higgins++ e RooHmania, per oltre 70 minuti di durata.
Il prezzo è di £5 comprese le spese di spedizione
- In uscita il 5 Luglio il nuovo singolo di
Escape Pod dal titolo Winter, ancora su label Dead Digital
- Il vecchio catalogo dei Porcupine Tree passa
sotto il controllo della Snapper, quindi chi voglia approfittare della
svendita finale del catalogo Delerium visiti il sito di Freak
Emporium
- Marlowe suoneranno allo Hermit Club in
Brentwood,
Essex Sabato 26 Giugno 2004. Il line-up è composto da Andy
Heath (Hanging Tree), Clive Richards, Nick Pynn (Arthur Brown, Steve
Harley),
Jo Whitman (The Voltaires), Darryl Bass e Simon Holdgate
- Theramin + Three Second Kiss in concerto
il 26 Giugno al Bera Festival di Corbetta (Mi), info +39.347/1057905
- Prossime uscite su etichetta Psychotica
: a Settembre Guinea Pig "Tba" Cd-digipack (PSY005), più o meno
nello stesso periodo We Were Gladiators dei Theramin (PSY006), a
seguire
i lavori delle bands irlandesi Daemien Frost (PSY007) e Giraffe Running
(PSY008)
- Importante appuntamento per la quinta
edizione
della rassegna Sei Chitarre Sole 2004, di cui riportiamo il comunicato
stampa. Quest'anno, in occasione del suo quinto compleanno, la rassegna
che si propone di esplorare il mondo della chitarra più
creativa,
si propone in modo diverso. Innanzitutto il numero degli artisti : tre
e non sei. I nomi sono di primaria importanza e vanno dall'emergente
Franck
Vigroux, chitarrista fretless francese, discepolo diretto del
caposcuola
Ned Evett, che presenterà alcune delle rarefatte atmosfere del
suo
ultimo lavoro "Lilas Triste". In equilibrio tra poesia e linguaggi
più
crudi, Vigroux è un ulteriore ottimo esempio di come uno
strumento
come la chitarra si possa prestare a trasformazioni profonde del suo
patrimonio
sonoro, avvicinandosi ora ad una viola, ora ad un violoncello.
Finalmente, dopo tre anni di tentativi avremo
inoltre il grande Tim Brady. Canadese, è uno dei più
importanti
compositori per chitarra moderna che esistano al mondo. La sua
capacità
di tessere trame armoniche di grande complessità con
elegantissima
finezza e semplicità ne fanno uno degli innovatori veri della
musica
moderna. Musica nella quale si colgono gli elementi di quella che tra
alcuni
decenni sarà considerata la "Musica Classica" dei nostri tempi.
Infine Trey Gunn, ex membro della storica
formazione dei King Crimson. Gunn ha basato il calendario europeo del
suo
tour attorno alla partecipazione a Sei Chitarre Sole, che sarà
la
sua prima data italiana. E' la prima volta che si esibisce in Italia da
solo e la prima volta che porta fuori dagli Usa il suo nuovo progetto
multimediale
"Quodia". Considerato unanimamente come il più importante
suonatore
di "Warr Guitar" (una ulteriore evoluzione della chitarra) al mondo
è
un artista che ha dato un contributo fondamentale per lo sviluppo di
una
nuova sonorità.
Un altro importante aspetto "nuovo" di questa
edizione di Sei Chitarre Sole, sarà il workshop che sarà
tenuto dagli artisti nel pomeriggio prima del concerto all'Auditorium
A.
Celesti. Diverso sarà anche il luogo dove sarà tenuto lo
spettacolo : il Castello di Desenzano del Garda. Infine, questa
"edizione
speciale" di Sei Chitarre Sole segnerà il momento di incontro
tra
musica e arte visuale, caratteristica che da quest'anno
accompagnerà
il nostro festival. Il "battesimo" sarà tenuto dallo spettacolo
di Trey Gunn. Questi tre artisti si esibiranno durante una sola serata
ad ingresso gratuito che si terrà al Castello di Desenzano il 10
Luglio 2004, con inizio alle ore 21.00.
Desenzano del Garda, Sabato 10 Luglio 2004
- Workshop alle ore 14.00 presso l'Auditorium A. Celesti, Concerto alle
ore 21.00 presso il Castello. Per info : info@unguitar.com - www.unguitar.com
- Ceramic Hobs
in procinto di imbarcarsi in un breve UK tour :
15 Luglio - Leeds, Joseph's
Well, 8 - 11pm (supporting three other bands including Caesar Reel)
17 Luglio - Blackpool,
West Coast. 11pm - 2am (with Three Ages Of Elvis and Fes Parker)
23 Luglio - Stoke, Talbot
Hotel. 8 - 11pm (with Reverends and others)
20 Agosto - Lancaster,
Yorkshire House. 8 - 11pm (supporting Three Ages Of Elvis)
Sono andato a ripescare tra le mie vecchie
e-mails l’estratto da un articolo, a firma Nicola Guarnieri, apparso su
L'Adige (www.ladige.it) di Sabato 24
Maggio 2003 che riguarda un importante sentenza del Giudice del Lavoro
di Trento sull'agibilità ENPALS.
"Il Servizio lavoro della Provincia aveva
passato al setaccio un anno di manifestazioni e concerti in Vallagarina
e dintorni. Suonare nei pub non è un mestiere. Finito davanti al
giudice del lavoro un contenzioso sull'agibilità Enpals. Il
giudice
del lavoro Michele Maria Benini ha regolato un contenzioso
sull'agibilità
Enpals per i musicisti.
La parola Enpals, per i numerosi musicisti
appassionati di tutta la provincia, evoca qualcosa di spiacevole.
L'agibilità,
infatti, è richiesta per poter suonare in pubblico. E pensare
che
si tratta di una norma istituita ancora al tempo del fascismo per
garantire
ai musicanti che giravano per le piazze italiane una sorta di cassa di
previdenza. In pratica, versando all'Enpals una percentuale sul
compenso
ricevuto per l'esibizione, ci si pagava la futura pensione. Orbene, i
tempi
sono cambiati e per anni quella voce insidiosa (al giorno d'oggi, tolti
i big delle hit parade, sono migliaia le band che suonano per diletto e
non guadagnano certo cifre da capogiro) è rimasta nel cassetto,
coperta dalla polvere. La solerzia di alcuni funzionari pubblici,
però,
ha tolto la polverosa cortina e ha riportato in auge lo spauracchio.
Morale:
chi vuole esibirsi in concerto in un pub o in una sagra rischia di
vedersi
comminare una sanzione perché privo di agibilità Enpals.
Questa premessa era d'obbligo per introdurre una sentenza del giudice
del
lavoro Michele Maria Benini che ha fatto tirare un sospiro di sollievo
ad una trentina di musicisti, «rei» di essere
professionisti
e di aver suonato a sagre e in alcuni locali. A dare il
«la»
alla causa, dunque, è stata la solerzia dei funzionari del
Servizio
lavoro della Provincia autonoma di Trento che il 28 novembre 2000
inviò
un'ingiunzione di pagamento alla ditta «Produzioni
Cipiesse»
di Brescia, azienda che fornisce impianti luce e service audio. Motivo?
Aver fatto esibire gruppi musicali sprovvisti di agibilità
Enpals
pur essendo lavoratori dello spettacolo. Il titolare avrebbe dovuto
pagare
quasi undici milioni di vecchie lire. Il condizionale, però,
è
d'obbligo visto che il multato ha presentato ricorso al giudice del
lavoro
e l'ha vinto. Le band - che, tra il giugno 1996 e il settembre 1997,
hanno
allietato feste campestri o semplicemente serate rock nei vari locali
che
offrono spettacoli dal vivo - erano tutte iscritte all'Amad,
un'associazione
che garantiva per loro l'iscrizione all'Enpals. Secondo la Provincia,
però,
si trattava di professionisti. Nel corso delle varie udienze,
però,
i musicisti hanno tutti riferito di avere altri lavori e certo di non
campare
con i soli strumenti. I soldi ricevuti dai gestori dei pub, infatti,
erano
semplicemente rimborsi spese e quote pasto. In quanto alla
«Cipiesse»,
è emerso chiaramente che la società forniva solo gli
impianti
e nulla più e le fatture che emetteva a baristi e organizzatori
delle sagre erano proprio per il nolo di service e luci. Il giudice ha
accolto il ricorso ed ha annullato il provvedimento del Servizio lavoro
della Pat. «I lavoratori dello spettacolo in senso tecnico da
assicurare
obbligatoriamente presso l'Enpals - scrive il magistrato in sentenza -
sono soltanto coloro che stabilmente, professionalmente,
ancorché
in compiti ausiliari, sono impiegati per svolgere attività
essenzialmente
destinate alla realizzazione di spettacoli». Tutti gli altri, e
qui
il giudice è molto chiaro, sono «musicisti dilettanti,
persone
che, unicamente per diletto, si offrono occasionalmente per suonare in
un locale o in una manifestazione. Si tratta quindi di persone per le
quali
suonare è un'occupazione saltuaria». A conferma di
ciò,
il dottor Benini sottolinea il numero esiguo di concerti mensili. Il
giudice
va oltre: «Fanno bene ad avere un'altra occupazione questi
suonatori,
dato che l'attività di musicista non permetterebbe loro di
vivere».
Il Servizio lavoro, dunque, ha sbagliato. «Equivoca - spiega il
giudice
- anche sul fatto che alcuni lavoratori non
potrebbero essere considerati dilettanti puri
e semplici in quanto insegnanti di musica. Un conto infatti è la
bravura del musicista, un conto che la persona debba essere considerata
dilettante per il fatto di svolgere un'attività di tipo
occasionale
e non professionale»."
Segnato dal giudice un punto a favore dei
musicisti, qualche altro personaggio ha pensato di metterci del suo per
complicare la faccenda invece di partire da questo incoraggiante
risultato
per affossare completamente l’assurdo balzello. Un gruppo di
consiglieri
regionali del Piemonte (del Centro-sinistra, ma ciò non importa,
in quanto per attitudine e mancanza di competenze avrebbero potuto
tranquillamente
essere anche dell’altro schieramento, tanto sono sottili le differenze
di appartenenza da quando le ideologie hanno lasciato il posto a molto
meno nobili argomenti) ha messo a punto un progetto di legge che
prevede
l’iscrizione ad un apposito albo per i musicisti dilettanti, che
consentirà
loro di essere esentati dal pagamento dell’Enpals a condizione che non
suonino più di dieci concerti all’anno. Congratulazioni,
geniacci
!!! Questo cosa significa, che se invece io tengo undici concerti in un
anno mi sono assicurato un reddito tale da permettermi di vivere da
musicista
professionista pagando di conseguenza questa ed altre tasse? E’
incredibile
la percezione della realtà che ha la nostra classe politica
(evidente
fin dagli aspetti più macroscopici della vita del paese), tanto
da far sorgere perfino il dubbio che sia un’altra subdola manovra atta
a scoraggiare la creatività in ambito culturale, per piegare
anche
le ultime sacche di resistenza rimaste a vivere fuori da un ambito
domestico
lontano da quegli obbrobri televisivi che richiedono un quoziente
intellettivo
prossimo allo zero. E’ guerra agli oppositori dell’omologazione, ai
nemici
della democrazia del Grande Fratello, ai terroristi armati di chitarre
e batterie, agli antiglobalizzatori della TV spazzatura? O si tratta
semplicemente
di stupidità, di mancanza di logica e di scarsa o nulla
capacità
di comprendere le problematiche di chi si muove quotidianamente in un
certo
ambiente? Torneremo nuovamente su questo argomento, la vicenda è
(purtroppo) soltanto agli inizi.
In questo numero di NO
WARNING! :
- King Crimson : Eyes Wide Open
- Mogwai : Happy Songs For Happy People
- Djam Karet : A Night For Baku
- Theo Travis : View From The Edge
- Flight 09 : Forbidden Lullabies
- The Rick Ray Band : Out Of The Mist Of
Obscurity
- Psychotica Records : Fragments compilation
- TriPod : eponymous album
- Saguaro : El Toporuttomaiale
- Porcupine Tree : The Sky Moves Sideways
reissue
- Radiohead : There There single
- Radiohead : Go To Sleep single
- Muse : Hullabaloo
- 21st Century Schizoid Band : Live In Italy
- The Meeting Places : Find Yourself Along
The Way
- William D. Drake : eponymous album
- On Stage : Mogwai live in Turin, February
1st 2004
- On Stage : Alice live in Turin, February
10th 2004
- Nick Hornby : Alta Fedeltà
- News from the World Central
- News from the World
KING CRIMSON - EYES WIDE OPEN Discipline Global Mobile DGM9898
A conclusione dell’era Cremisi segnata dal line-up composto da Fripp, Belew, Gunn e Mastelotto, il doppio DVD Eyes Wide Open giunge a testimonianza dei tour a supporto degli albums The ConstruKction Of Light e The Power To Believe, offrendo la possibilità a chi era presente di rivivere almeno in parte la magia di serate indimenticabili, e consentendo a chi non ha potuto esserci di assaporare la resa live del repertorio più recente di Crimso. Sicuramente nulla potrà ricreare esattamente la stessa atmosfera di un concerto di Crimso vissuto dalla prima fila di un teatro surriscaldato in un’afosa sera d’estate, ma Eyes Wide Open consente di apprezzare numerose sfumature della performance immortalata nel primo disco grazie al dispiegamento di mezzi utilizzati per realizzare questo prezioso oggetto. Di livello più amatoriale è il contenuto del secondo disco, che in pratica costituisce l’unico lascito di Bootleg TV, faraonico progetto che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto produrre un video ed un doppio CD per ognuna delle date del tour del 2000. Le registrazioni audio e video vennero effettivamente prese, ma il progetto naufragò miseramente, e tutto ciò che ci è dato vedere è questa performance Londinese intervallata da improvvisazioni che, a random, vengono selezionate tra un certo numero di tracce estratte da altre performances, contribuendo a fare di ogni visione di questo DVD una diversa esperienza live. Un bel libretto molto curato ed infarcito di foto e note completa questo oggetto che non deluderà nessuno dei fans del Monarca. Indispensabile !!!
DVD1 - Live in Japan - Tokyo, Kouseinenkin
Kaikan, April 16, 2003 : Introductory Soundscape / The
Power To Believe I : A Cappella / Level Five
/ ProzaKc Blues / The ConstruKction Of Light / Happy
With What You Have To Be Happy With / Elektrik
/ One Time / Facts Of Life / The Power To Believe II
(Power Circle) / Dangerous Curves / Larks'
Tongues In Aspic : Part IV / The Deception Of The Thrush
/ The World's My Oyster Soup Kitchen Floor
Wax Museum
Extra Feature - Tokyo Sound & Camera Check
: Indiscretion I / Indiscretion II / Indiscretion III
DVD2 - Live at the Shepherds Bush Empire -
London, July 3, 2000 : Into The Frying Pan / The
ConstruKction Of Light / VROOOM / One Time
/ London Improv 1 : Blasticus SS Blastica / Dinosaur /
The World's My Oyster Soup Kitchen Floor Wax
Museum / London Improv 2 : C Blasticum / Cage /
ProzaKc Blues / Larks' Tongues In Aspic :
Part IV / Three Of A Perfect Pair / The Deception Of The
Thrush / Sex, Sleep, Eat, Drink, Dream / Heroes
Extra Feature : Improvising Crimson
MOGWAI - HAPPY SONGS FOR HAPPY PEOPLE Play It Again Sam PIASX035CD
Quarto studio album per questo quintetto scozzese che forse al momento costituisce l’unica alternativa agli ottimi islandesi Sigur Ros rispetto ai quali si differenziano per alcune puntate più sostenute, pur senza arrivare all’approccio radicale dei Godspeed You Black Emperor. Happy Songs For Happy People si caratterizza, oltre che per una copertina a specchio che ricorda molto quella di Look At Yourself degli Uriah Heep, per l’estrema scorrevolezza del suo contenuto, nove tracce dai tratti molto raffinati e dalla durata piuttosto contenuta. I delicati archi di alcuni ospiti conferiscono un tocco quasi cameristico ad alcuni episodi come Golden Porsche e Moses? I Amn’t, pezzo quest’ultimo che insieme a Stop Coming To My House più ricorda i già citati Godspeed. Sporadicamente il sound assume caratteri più marcati ma non duri, come avviene in Killing All The Flies, nell’iniziale Hunted By A Freak e in Ratts Of The Capital, sicuramente il miglior pezzo del disco. Molto bella anche I Know You Are But What Am I?, unica traccia in cui le chitarre non assumono un ruolo di primo piano ricoperto invece da minimali e ripetitive linee melodiche di piano. Un album da apprezzare attraverso numerosi ed attenti ascolti. Oh, quasi dimenticavo : gli appassionati di remix possono approfittare dei contenuti extra di questo CD ed istallare sui propri PC una versione demo di Cubase SX per cimentarsi nella rielaborazione e ricostruzione di Hunted By A Freak. Divertente, no? Maggiori infos sugli official websites di Mogwai e della label Rock Action.
Hunted By A Freak / Moses? I Amn't / Kids
Will
Be Skeletons / Killing All The Flies / Boring Machines Disturbs Sleep /
Ratts Of The Capital / Golden Porsche / I Know You Are But What Am I? /
Stop Coming To My House
DJAM KARET - A NIGHT FOR BAKU Cuneiform RUNE 169
Giunti al dodicesimo studio album, gli statunitensi Djam Karet sono uno di quei gruppi che non hanno mai avuto un grosso riconoscimento : in generale la scena progressive degli States ha prodotto bands di grosso spessore tecnico (basti ricordare qualche nome a caso come Discipline, A Triggering Myth, Echolyn e Naked Sun) che non sono mai giunte, almeno in Europa, a soppiantare i vari IQ, Pendragon e Pallas. Qualcosa forse è cambiato con l’avvento del prog-metal, ma questo è un’altro discorso che (chiedo venia) non mi interessa affatto. Purtroppo anche il sottoscritto per vari motivi non si è mai accostato all’opera dei Djam Karet, anche se la curiosità c’è sempre stata; e chissà perché ho sempre immaginato la loro musica come prossima a quella degli ottimi Canadesi Miriodor, ossia un raffinato ibrido tra progressive e jazz rock. Niente di tutto ciò in A Night For Baku, brillante album strumentale (come, pare, anche gli undici precedenti) basato sul concept di una creatura immaginaria che popola il mondo dei sogni : il trio di polistrumentisti, coadiuvati da due bassisti che si alternano nelle nove tracce, si sbizzarrisce nella creazione di complesse composizioni dall’andamento da suite che coniugano i Genesis di And Then There Were Three con ipnotici passaggi cosmici alla Hawkwind, cedendo di tanto in tanto a tentazioni fusion dai tratti molto leggeri. Di tanto in tanto fanno capolino spunti riconducibili ad altre bands del passato, come Colosseum II ed i Camel di The Snow Goose (Scary Circus), risulta quindi inaspettato come l’amalgama realizzato da Djam Karet conduca in episodi come Ukab Maerd a proporre dei parallelismi con gli Ozric Tentacles. In effetti possiamo riscontrare numerosi elementi spacey in questo disco (si veda ad esempio Chimera Moon) ma le parti più romantiche non sono certo assenti, condotte da una delicata chitarra ispirata da Hackett e Latimer che a tratti si cala anche in anfratti più accidentati come avviene nella porzione centrale di Heads Of Ni-Oh. Un buon lavoro ricco di sfumature, reperibile attraverso l’etichetta Cuneiform.
Dream Portal / Hungry Ghost / Chimera Moon
/ Heads Of Ni-Oh / Scary Circus / Falafel King / Sexy Beast / Ukab
Maerd
/ The Red Thread
THEO TRAVIS - VIEW FROM THE EDGE 33 Records 33jAZZ083
E’ un vero piacere poter riscoprire a distanza di dieci anni questo secondo album solo di Theo Travis, a suo tempo acclamato dalla stampa specializzata Britannica. E View From The Edge merita sicuramente i riconoscimenti che ha ottenuto : io ho avuto modo di apprezzarne i contenuti solo recentemente grazie a questa riedizione deluxe, e devo dire che mi dispiace non aver ascoltato questo album fin dall’uscita della sua edizione originale, cosa che oltre a farmi conoscere un grande disco mi avrebbe anche permesso di cogliere da subito tutte le sfumature apportate dal lavoro di remix al track listing originale, nonché quelle presenti nelle tracce incluse nel secondo CD. L’album in se stesso è un mirabile esempio di equilibrio tra gusto, raffinatezza e pathos nel quale è praticamente impossibile trovare pecche : Theo Travis, e questa non è certo una novità, è un fuoriclasse nel produrre musica jazz che si discosta radicalmente dal clichè di freddo e formale esercizio virtuosistico, e View From The Edge (in misura maggiore rispetto al precedente 2AM) ne è la prova. Tra la graffiante title track e un’ottima cover di Love For Sale di Cole Porter, l’album può contare su numeri d’eccezione come Fort Dunlop e The Ghosts Of Witley Court, per non parlare della sequenza finale che inanella episodi indimenticabili come I’m Coming Home, Empathy e The Purple Sky. Come poteva il buon Theo abbellire un album così? Beh, innanzitutto con tre diverse takes di tre composizioni cardine dell’album : una versione leggermente più lunga di View From The Edge, una sensibilmente più concisa della rilassata Freedom ed una Fort Dunlop con differenti solos. Quindi due riusciti remixes, Psychogroove riletta da Cipher che si cimentano con successo in un contesto piuttosto atipico per l’ambient duo composto da Travis e Sturt, e The Purple Sky, forse la traccia più sorprendente e riuscita ad opera dell’ex Soft Machine Hugh Hopper, il quale ci regala dodici minuti di incantevole magia utilizzando magistralmente pochi brandelli della traccia originale. Quale miglior chiusura quindi se non una versione live di The Ghosts Of Witley Court registrata il 24 Ottobre 1994 al Jazz Cafè di Londra, con la chitarra di Mark Wood in sostituzione del clarinetto di Tony Coe presente nella studio version, a testimonianza della versatilità del repertorio di Theo Travis godibile non solo attraverso l’esecuzione da parte del quartetto acustico ma anche con diversi line up. Datemi retta, procuratevi questo doppio album e godetevelo a fondo, non se ne sente molta in giro di musica così.
Disc One : Fort Dunlop / Love For Sale / The Ghosts Of Witley Court / Freedom / View From The Edge / Psychogroove / I'm Coming Home / Empathy / The Purple Sky
Disc Two : View From The Edge (Alternative
Take) / Freedom (Alternative Take) / Fort Dunlop (Alternative Take) /
Psychogroove
(reconstruction/remix by Cipher 2003) / The Purple Sky
(reconstruction/remix
by Hugh Hopper 2003) / The Ghosts Of Witley Court (Live in London 1994)
FLIGHT 09 - FORBIDDEN LULLABIES Neurosis Records (no catalogue number)
No ragazzi, non ci siamo! Sono stato fin troppo magnanimo quando trattai di Rifflection, debut album degli Uzbeki Flight 09, ma stavolta mi rifiuto di perdere tempo per questa sagra dei luoghi comuni del rock più inflazionato, che tra l’altro non ha nulla a che fare con il progressive tanto decantato dalla band. Ci sono molte altre realtà che meritano tempo ed attenzione, quindi passiamo oltre senza esitazioni.
You Got My Love / Look Around / Something
Is
Wrong / Born To Be Alone / The Absolution / Shade / In The Darkness /
My
Wheels
THE RICK RAY BAND - OUT OF THE MIST OF OBSCURITY Neurosis Records (no catalogue number)
Secondo album per The Rick Ray Band, e fin dal primo ascolto risulta lampante che, da solo o con la sua band, il chitarrista americano non ha intenzione di cambiare proprio niente. E’ anche vero che la storia del rock è stata fatta anche da bands come Rolling Stones o AC/DC che, da un album all’altro, non hanno cambiato una virgola ma è anche vero che è piuttosto improbabile che il buon Rick possa mai ambire a diventare un nome di tale importanza. Sicuramente è preferibile il suo lavoro a quello dei suoi compagni di etichetta Flight 09, dato che in Out Of The Mist Of Obscurity qualche buono sprazzo c’è, peccato che sia un po’ poco per uno che ha inflazionato il mercato con una valanga di dischi tutti realizzati in un brevissimo lasso temporale e tutti, purtroppo, costruiti con poche idee. Sinceramente la cosa che più mi sorprende è che Rick non si accorge che, tra le altre cose, suona sempre lo stesso assolo (a volte anche a più riprese nello stesso pezzo), cosa che con un po’ di autocritica (o anche di critica da parte dei compagni), un po’ di applicazione e soprattutto un grosso lavoro di selezione sarebbe comodamente evitabile. Ripeto, qualche buon frammento qua e là c’è, come nel caso degli ultimi due minuti della title track, ma per realizzare un album veramente buono Rick Ray dovrebbe prendersi un bel po’ di tempo e cambiare diverse cose. Reperibile attraverso Neurosis.
Why Did I Know / Death Of The Swineherd /
Ripples
In The Pond / Out Of The Mist Of Obscurity / Trying Too Hard /
Reflection
/ The Eyes Of God / Demons And Men / Waiting / Under A Spell / A
Willing
Servant
VARIOUS - FRAGMENTS Psychotica Records PSY002
Frutto di un considerevole sforzo che ha richiesto tre anni di lavoro, Fragments racchiude in una bella confezione digipack il contributo dato da venti bands all’ambiziosa etichetta Psychotica Records, ormai una delle più attive realtà nel campo del rock di derivazione post e noise. L’incredibile mole di lavoro profuso dall’etichetta di Taranto, che ci ha regalato in un recente passato le positive prove di valide bands quali Zero Tolerance For Silence, Logan, Lillayell e Beirut, meritava una vetrina come Fragments in grado di proporre al grosso pubblico anche attraverso un oggetto di gradevole aspetto queste realtà degne di un più vasto interesse. Così accanto ai già citati Logan, Lillayell e Beirut troviamo gli italo-americani Bellini e la loro costola Jasminshock, e ancora The Planet The, Zu, Twig Infection, Generoso Gallina (già ascoltati sulla compilation 15id), Edible Woman (prossimamente in questo spazio con il loro album) ed altri ancora, addirittura troppi per dilungarsi in una trattazione approfondita. Come gusto personale devo dire che tra tutte le composizioni presenti quella dei Comfort mi è sembrata una spanna sopra le altre, forse perché più lunga ed elaborata rispetto alle altre diciannove tracce, con quel suo incedere a metà strada tra i Pram e certo jazz rock di ispirazione Canterburiana; mi è giunto inaspettato, invece, quel richiamo alla parte introduttiva di Into The Lenses degli Yes presente in Two Pieces Of Glass dei Theramin, caratteristica che comunque contribuisce a differenziare la loro proposta. Fragments è distribuito da Goodfellas in Italia, Mandai Distribution in Belgio e Norman Records in UK, ed è reperibile ai concerti di tutte le band coinvolte nel progetto e nel mailorder del sito dell'etichetta Psychotica. Per maggiori informazioni sul disco e sulle iniziative visitate il sito dell'etichetta.
The Planet The - Man Called Wife / Zu –
Portrait
#2, Emma Coldman / Bellini – Patience And Passion In Brown Glowes /
Jasminshock
- The Crackerjack / Beirut - Fly Far / Twig Infection - I’ ve Never Had
Any Cavities In My Life / Logan – My Lost Friend / Edible Woman – Naked
With Socks / Spriggan - Doormat / Daemien Frost – Duck Gait Parade /
Theramin
– Two Pieces Of Glass / Monotorakiki - Don Tancredi / Lillayell - My
Atom
/ Querelle - Wind Me Up / Comfort - Revised Cadillac / Ceke - Lead /
Generoso
Gallina - Nouvonuovo / H.C.-B. - Tauroland / Proteus 911 - Rumore Di
Vetri
Infranti / Koi - Formato Ruvido
TRIPOD – TRIPOD MoonJune Records MJR004
TriPod è l’ultima rivelazione in ordine temporale dell’etichetta Moonjune : trio newyorkese apparentemente senza passato, TriPod nasce alla fine del 1998 dall’incontro tra Clint Bahr e Keith Gurland (rispettivamente basso e fiati) giungendo solo nell’Aprile 2002 all’attuale configurazione con il drummer Steve Romano. Le loro travolgenti live performances consentono al produttore Genya Ravan di scoprire Tripod; questi produce anche il loro debut album, descritto come una “ispirata mistura tra King Crimson, Cheap Trick e John Coltrane”. Il nuovo album pubblicato lo scorso 15 Ottobre dall’etichetta Newyorkese MoonJune presenta effettivamente delle peculiarità interessanti, grazie proprio all’anomalo impasto sonoro dato dall’inusuale line-up; Tripod risulta più incisivo ed elaborato di Morphine (disciolta band composto da una formazione simile a questa ma fautrice di un sound più grezzo), ma le influenze che quasi inevitabilmente affiorano rimandano più ai Van Der Graaf Generator che non alle bands citate in precedenza. Il buon utilizzo di saxes, clarinetto e flauto da parte di Keith Gurland non può in effetti non ricordare lo stile di David Jackson, ma quanto detto finora non deve far pensare ad una band senza personalità, in quanto l’uso di drum kits acustico ed elettronico e l’ampio spettro di sonorità di basso (utilizzato a tratti come una chitarra, alla maniera dei britannici Craft nel loro omonimo album) contribuiscono a differenziare il risultato finale. Il trio ha voluto inserire nell’album due tracce improvvisate in studio, quasi a voler dare prova di versatilità nel songwriting che, in effetti, appare più ispirato quando non viene subordinato all’esigenza di costruire vere e proprie canzoni, liberando uno spirito jazzy che davvero non guasta. L’opener Jerome’s Spotlight può ricordare addirittura i Cardiacs, ovviamente sfrondati del loro più ricco spiegamento strumentale, mentre altrove (Conversation Drag) emergono elementi che rimandano ai Gong. Elaborato ed al tempo stesso orecchiabile, il sound di TriPod è a mio avviso in grado di richiamare un pubblico ampio e variegato; per constatare di persona il valore di questa band, l’invito è ovviamente quello di procurarvi l’album in questione, reperibile attraverso l’etichetta MoonJune.
Jerome's Spotlight / Trip The Light / Dance
Of The Kabuki / Prelude / No Diamond Cries / East Flatbush / Buzz /
Smoke
& Mirrors / Conversation Drag / World Of Surprise / Ghosts /
Fashion
/ Fuzz / As the Sun
SAGUARO - EL TOPORUTTOMAIALE Freeland Records free021
Dietro una brutta copertina ed un titolo che inizialmente mi ha fatto pensare ad un disco di rock demenziale si cela uno dei migliori albums italiani degli ultimi tempi. Una bella sorpresa proveniente da Catania, luogo dove Saguaro si forma nel 1996; nel corso degli anni successivi la band composta da Piero Giuffrida (batteria), Gianfranco Vitello (chitarra) e Marco Giudice (basso) tiene numerosi concerti in Sicilia, dividendo il palco con Brutopop, Twig Infection, Double Nelson, New Wet Kojak e Zu e qualificandosi anche come finalista nelle selezioni di "Arezzo Wave" nell’edizione 1998-99. Il debut album El Toporuttomaiale esce all’inizio dello scorso autunno su etichetta Freeland Records (distribuzione Wide) e si rivela come uno dei più ambiziosi lavori nell’ambito del math rock made in Italy. Volendo porre un termine di paragone potremmo prendere l’eccellente debut album Arm Yourself With Clairvoyance dei Foe, ma Saguaro riesce a metterci un po’ meno di aggressività ed un po’ più di ricerca condotta attraverso composizioni più dilatate e spesso meno serrate nel loro incedere. Esemplificativa di quanto detto può essere Moni Maker, che sembra quasi un esperimento di manipolazione genetica su reperti fossili di natura blues riportati a nuova vita attraverso un processo creativo di Crimsoniana attitudine. E che dire di Al Dente Cooking :11 Mins, traccia che prende il via con una intro di slide quasi country per poi snodarsi attraverso una fitta ragnatela di spigolosi riffs che potrebbero essere fuoriusciti come schegge impazzite da VROOOM? A differenza dei Foe, le sonorità di Saguaro sono meno metalliche, avvicinandosi a tratti a quelle utilizzate dai Mogwai : il gruppo Siciliano condivide con la band di Jason Carty il gusto per i giochi ad incastro, che Saguaro riesce a condurre su sentieri che a tratti rimandano agli Henry Cow o ai momenti di ricerca più estrema dei Matching Mole. Shuffling Shoes si apre invece con una porzione improvvisativa che ricorda When I Say Stop, Continue dei King Crimson, sviluppandosi poi attraverso raffinate atmosfere a metà strada tra i già citati Mogwai ed i Soft Machine (e sentite che begli intrecci tra chitarra acustica ed elettrica riesce ad infilare in questo contesto il bravo Gianfranco Vitello, a mio parere uno dei migliori chitarristi Italiani che io abbia avuto modo di sentire in questi ultimi tempi). Le altre due tracce, l’iniziale Viking Kronos vs. Varenne e la conclusiva Invito Alla Prostituzione (con tanto di ghost track in coda), sono quelle dove la band preme di più sull’acceleratore pur senza assumere i caratteri del Nuovo Metal con il quale spesso taluni gruppi tentano di mascherare i propri limiti tecnici; Saguaro invece di tecnica ne ha davvero molta e riesce a metterla in mostra senza strafare in questi quaranta minuti di convincente math rock interamente realizzati all’ombra dell’Etna. Avete già ordinato la vostra copia?
Viking Kronos vs. Varenne / Moni Maker / Al
Dente Cooking :11 Mins / Shuffling Shoes / Invito Alla Prostituzione
PORCUPINE TREE - THE SKY MOVES SIDEWAYS Delerium Records DELECDCD 082
No review available
CD One – The Sky Moves Sideways Phase 1 / Dislocated Day / The Moon Touches Your Shoulder / Prepare Yourself / The Sky Moves Sideways Phase 2
CD Two – The Sky Moves Sideways (Alternate
Version) / Stars Die / Moonloop (Improvisation) / Moonloop (Coda)
RADIOHEAD - THERE THERE Parlophone 7243 5 52336 2 2
Immagino che per possedere tutti i singoli dei Radiohead si debba avere a disposizione un discreto capitale, ma sorvolando sulle leggi non scritte del mercato discografico entriamo nel merito di questo CD single : There There (sicuramente una delle migliori tracce dell’album Hail To The Thief, incredibilmente decretato miglior album del 2003 da quell’insulso giornaletto che è il supplemento Musica! di Repubblica) è qui abbinata a due valide tracce inedite; si tratta di Paperbag Writer, enigmatico connubio di elettronica e dub guidato da un loop di mellotron, e di Where Bluebirds Fly, a cavallo tra i King Crimson di Nuages ed i Dead Can Dance più gotici. Sarebbe forse valsa la pena di inserire queste due tracce nel track listing dell’album. Da preferire rispetto al singolo di Go To Sleep.
There There / Paperbag Writer / Where
Bluebirds
Fly
RADIOHEAD - GO TO SLEEP CD1 Parlophone 7243 552952 2 4 / GO TO SLEEP CD2 Parlophone 7243 552953 2 3 / GO TO SLEEP 12" Parlophone 7243 5 52952 6 2
Che i Radiohead siano anche una band da singoli non è certo una novità, ciò che sorprende è il trovarsi in un negozio di dischi davanti ad uno scaffale dove il loro singolo Go To Sleep, estratto dall’ottimo Hail To The Thief, viene offerto al pubblico in tre diverse edizioni : vinile 12 pollici e due CD single con diverse bonus tracks, il tutto per la “gioia” dei collezionisti che alla fine si ritroveranno tra le mani ben tre supporti per sole quattro tracce inedite. Com’è possibile ciò? Date un’occhiata ai track listing e vi sarà chiaro. Peccato che il materiale ivi incluso non aggiunga nulla a quanto mirabilmente espresso nell’album dal quale è stata estrapolata la zeppeliniana title track di questi singoli, pur trattandosi di materiale tutto sommato valido come nel caso di I Am Citizen Insane, traccia strumentale dal flavour alla Sigur Ros. Buona la versione live della delicata ballad per piano e voce Fog (Again), piuttosto anonima invece l’acustica Gagging Order, abbastanza interlocutoria l’elettroacustica I Am A Wicked Child. Sicuramente non si tratta di un acquisto essenziale.
CD One - Go To Sleep / I Am Citizen Insane
/ Fog. (Again) - live
CD Two - Go To Sleep / Gagging Order / I Am
A Wicked Child
12" Vinyl - Go To Sleep // I Am Citizen Insane
/ I Am A Wicked Child
MUSE - HULLABALOO Taste Media Limited/Mushroom MUSH105CD
Causa mia dimenticanza, recupero solo ora questo doppio album dei Muse, trio britannico che nonostante sia stato liquidato in passato con la definizione di “baby Radiohead” ha avuto un grosso riscontro a livello mondiale, sia con l’album Origin Of Symmetry sia con il recente Absolution. Questo Hullabaloo di cui sto andando a trattare in breve è uscito nel 2002 ed include nel primo disco una serie di B-sides registrate tra il 1999 ed il 2001, mentre il secondo disco è composto di materiale live registrato a Le Zenith di Parigi il 28 e 29 Ottobre del 2001; l’insieme offre uno spaccato ben rappresentativo delle capacità dei Muse, consentendo all’ascoltatore di svariare sulle 21 tracce presenti che costituiscono un buon campionario compositivo macchiato solo in parte dal non sempre gradevole tono teatrale del falsetto di Matthew Bellamy che, se in tracce come Megalomania trova una collocazione ideale, alla lunga finisce per essere stucchevole. Buono l’intreccio elettroacustico di Forced In, così come le drammatiche Shrinking Universe, Dead Star e Showbiz, decisamente anonime Nature_1 e Muscle Museum, addirittura pietosa Map Of Your Head. Tra le tracce più convincenti segnalo Citizen Erased e Screenager (con citazioni dei Queen sparse qua e la) e l’ottimo strumentale The Gallery (dalle curiose assonanze con i Bluvertigo). Continuo a preferire Sigur Ros e Radiohead, ma sicuramente nel “giro che conta” Muse rappresentano una delle poche realtà dignitose e degne per lo meno di un ascolto.
CD One - Forced In / Shrinking Universe / Recess / Yes Please / Map Of Your Head / Nature_1 / Shine Acoustic / Ashamed / The Gallery / Hyper Chondriac Music
CD Two - Dead Star / Micro Cuts / Citizen
Erased
/ Showbiz / Megalomania / Dark Shines / Screenager / Space Dementia /
In
Your World / Muscle Museum / Agitated
21st CENTURY SCHIZOID BAND - LIVE IN ITALY SB 003
No review available
Schizoid Intro / A Man, A City / Let There
Be Light / Court Of The Crimson King / Ladies Of The Road / Improv -
Sailors
Tale / Birdman / Epitaph / Bonus Track - Catleys Ashes
THE MEETING PLACES - FIND YOURSELF ALONG THE WAY Words On Music WM12
The Meeting Places viene fondato nel Settembre 2001 in Los Angeles da quattro chitarristi, tra i quali l’ex membro di Alison's Halo e Amnesia Scott McDonald. Dean Yoshihara decide di dedicarsi al drum kit, Arthur Chan imbraccia il basso, mentre il cantante Chase Harris affianca Scott alla chitarra ritmica. The Meeting Places tiene numerosi concerti in California, partecipando anche nel 2003 al San Francisco Noise-Pop Festival e dividendo il palco con The Autumns, Timonium e Experimental Aircraft. Sempre nel 2003 viene pubblicato su etichetta Words On Music (nuova dimora anche per i britannici Fiel Garvie) il debut album Find Yourself Along The Way, album al cui processo compositivo hanno partecipato tutti i quattro membri della band. Definito dal gruppo come un connubio tra il dream pop dei nineties ed il noise-pop, Find Yourself Along The Way possiede dei caratteri che a tratti ricordano gli ottimi The Great Depression, band di Minneapolis che però può vantare rispetto a The Meeting Places un più ampio ventaglio di soluzioni e molta più fantasia. In effetti dopo i due piacevoli episodi iniziali Freeze Our Stores e On Our Own l’album si appiattisce, adagiandosi in una ripetitività che risulta francamente ingiustificabile, considerato il fatto che non c’è un unico compositore nella band. Anche gli ululati di chitarra satura volutamente tenuti in sottofondo (alla Heroes, per intenderci) alla lunga stufano, soffocando alcuni spunti degni di nota come il bridge strumentale di Same Lies As Yesterday ed il refrain di Blur The Lines. Non male anche Take To The Sun, la traccia più lunga dell’album con i suoi sei minuti dove The Meeting Places riesce ad articolare un pò il discorso. Tutto sommato l’album non è da disprezzare, anzi può essere un discreto sottofondo per accompagnare un viaggio in auto, certo non si tratta di uno dei prodotti più innovativi degli ultimi anni, anzi. Sufficienza piena questa volta, ma alla prossima occasione sarebbe augurabile ascoltare qualcosa di più convincente.
Freeze Our Stares / On Our Own / See
Through
You / Now I Know You Could Never Be The One / Same Lies As Yesterday /
Blur The Line / Wide Awake / Where You Go / Take To The Sun / Turned
Over
WILLIAM D. DRAKE - WILLIAM D. DRAKE Burning Shed (no catalogue number)
No review available
Ivy Dun / Lists Of Clay / Fiery Pyre /
Packman
/ Sky In Your Lap / Love In An Overcoat / The Great Adventurer / Old
Care
/ Dragonfly / Miaow / Airly Beacon / Good To Be Meek / The Paradox /
Poor
John / The Perfect Crime / Quivvyvivvy / Freedom And Love
ON STAGE - Mogwai, Torino, Barrumba 1 Febbraio 2004
Uno dei più fondamentali concetti
nella
formazione di un rocker, uno di quelli che iniziano ad accompagnarti
fin
dall'acquisto dei primi supporti fonografici, recita che la prova dal
vivo
è quella che una band non può fallire perchè la
live
performance è l'indice del reale valore della band stessa.
Concetto
spesso ripreso da King Crimson, live band per eccellenza, e che tempo
fa
qualcuno enunciò in maniera diretta e colorita : "dal vivo o
colpisci
o sei merda!". Perchè recitare questo assioma parlando dei
Mogwai?
In verità la performance del gruppo scozzese al Barrumba non
è
stata completamente convincente : sarà stato forse a causa della
stanchezza (durante il set acustico del pessimo Malcolm Middleton degli
Arab Strap, opening act per buona parte del tour, ho visto uno dei
membri
della band buttarsi a dormire su un divanetto), sarà stato forse
per una certa dose di inesperienza che ancora accompagna la giovane
band,
fatto sta che la resa live dei Mogwai non è stata del tutto
soddisfacente.
Avrà influito anche l'eccessivo traffico sul piccolo palco del
guitar
tecnician che tra un pezzo e l'altro si affannava a cambiare le
chitarre,
così come il troppo tempo trascorso dai musicisti con le spalle
girate al pubblico, fatto sta che ad un certo punto mi sono chiesto
come
abbia fatto questa band a riempire adeguatamente lo stage dell'Astoria
di Londra. O forse sarà stato anche a causa del set sinceramente
troppo breve, cosa della quale mi sono reso conto fin dall'inizio in
quanto
la mia posizione alle spalle del mixing desk mi ha dato modo di vedere
il foglio della scaletta aperto davanti al sound engineer. Set di soli
dieci pezzi, più due soli encore : il raffinato minimalismo
strumentale
che mi ha entusiasmato nell'ottimo Happy Songs For Happy People decolla
a fatica in Yes! I Am A Long Way From Home, opening track di un
concerto
che raggiunge un buon livello di intensità nella sua porzione
centrale.
Hunted By A Freak, Helicon 2, Killing All The Flies e la bellissima 2
Rights
Makes 1 Wrong consentono di apprezzare il lato migliore di Mogwai,
spianando
la strada al finale affidato a Stanley Kubrick e a Ratts Of The
Capital,
forse il pezzo migliore di Happy Songs For Happy People. Micidiale la
sua
porzione più sostenuta, condotta da due chitarre e ben due
bassi,
uno dei quali distorto. Chissa quindi come mai, dopo aver chiuso il set
in modo così deciso, si è scelto come primo encore un
pezzo
innocuo come Kids Will Be Skeletons che avrebbe reso maggiormente se
inserito
nella scaletta principale. Di spessore sicuramente diverso è la
conclusiva Mogwai Fear Satan, pezzo con il quale i cinque giovanotti
scozzesi
si congedano dal pubblico torinese senza concedere nient'altro. La mia
speranza è che questa band stia insieme sufficientemente a lungo
da consentire una definitiva maturazione anche a livello di concerti
dal
vivo, vorrei rivederli tra qualche anno e poterne parlare senza
riserve.
Colgo comunque l'occasione per un (ironico) ringraziamento alla band e,
soprattutto, al promoter Italiano e al locale per la collaborazione ...
i piccoli e indipendenti sono buoni solo quando si tratta di intasare
di
newsletter le loro caselle e-mail? Mi vengano a chiedere qualcosa in
futuro
questi signori …
ON STAGE - Alice, Torino, Tendone Ponte Mosca 10 Febbraio 2004
Partiamo da una considerazione che non
c’entra
nulla con l’aspetto musicale della serata che sto per raccontare : ha
bisogno,
una città in evidente stato di crisi industriale ed
occupazionale,
di imbarcarsi in festeggiamenti per i Giochi Olimpici invernali del
2006
con ben due anni di anticipo? Una risposta potrebbe essere : “Si,
perché
si tratta di promuovere adeguatamente un evento che può
costruire
un’alternativa per il futuro post-industriale della città”. E
allora,
dico io, perché andare a collocare una parte di questi eventi
che
dovrebbero dare lustro alla città proprio in uno degli angoli
più
degradati della stessa, in un miserabile tendone da circo issato tra
polverosi
cantieri e fatiscenti costruzioni abitate da immigrati extracomunitari?
Mistero. Sicuramente il raffinato show di Alice avrebbe meritato una
cornice
migliore di questa, ma tant’è … accompagnata da un quartetto di
musicisti tra i quali spiccano Steve Jansen e l’ex Bluvertigo Marco
Pancaldi
(lo ricorderete sull’acerbo Acidi E Basi ed in alcune tracce di Metallo
Non Metallo), Alice ha incentrato il suo spettacolo prevalentemente sul
materiale incluso nel suo ultimo album Viaggio In Italia, facendo si
che
la porzione prevalente delle canzoni interpretate fosse costituita da
covers
: Fossati, Guccini, Battiato, Battisti (che, parere del tutto personale
che nessuno condivide, trovo totalmente insopportabile anche se sono
altri
ad interpretarlo), e ancora Ferrè e Gaber, tutti rielaborati con
gusto e personalità. Interessante anche la versione di Island
dei
King Crimson, pezzo che sull’album è stato cantato in coppia con
Tim Bowness, anche se si è constatata per l’ennesima volta la
difficoltà
che si incontra nel confrontarsi con il repertorio del Monarca. Sempre
valida la bella Prospettiva Nievsky, purtroppo è stato quasi del
tutto trascurato il repertorio relativo ai migliori dischi di Alice
(Park
Hotel, Il Sole Nella Pioggia, Mezzogiorno Sulle Alpi e Charade) con la
sola Dammi La Mano Amore inserita tra due lunghe serie di covers. Da
dimenticare
il prevedibile encore, Per Elisa, suonata a mò di canzonaccia
intorno
al falò, che mi ha fatto sembrare la versione eseguita al
Piccolo
Regio durante il tour di Charade (quello con il dream team composto da
Steve Jansen, Mick Karn, Ben Coleman e Robbie Aceto) un bellissimo ma
sempre
più lontano ricordo. Comunque, tutto sommato, lo spettacolo nel
complesso è stato positivo; teniamoci pure stretti una delle
poche
valide interpreti della canzone Italiana, tra pochi giorni inizia San
Remo
... ne sentiremo di pietose ...
NICK HORNBY - ALTA FEDELTA' Guanda Editore
Quanti saranno i libri in circolazione che
sono ambientati in un negozio di dischi? Non molti, credo, ma se per lo
meno la narrativa moderna possedesse la spontaneità, la
scorrevolezza
ed il ritmo di Alta Fedeltà potremmo fare salti di gioia. In un
panorama editoriale dove ormai cani e porci si permettono di
improvvisarsi
scrittori, il romanzo di Nick Hornby (ristampato di recente in edizione
economica dalla casa editrice Guanda,
cosa ben accetta considerato il prezzo che hanno raggiunto i libri)
costituisce
un vero e proprio must per coloro che appartengono alla generazione del
boom economico, quelli nati a cavallo degli anni '50 e '60 anche se non
sono propriamente appassionati di dischi. Il racconto di Nick Hornby si
svolge attraverso la narrazione diretta del protagonista Rob,
trentacinquenne
proprietario del negozio di dischi usati Championship Vinyl alle prese
con le sue incertezze emerse nel pieno della sua tardiva maturazione :
il suo negozio nella zona nord di Londra, i pubs e la sua abitazione
improvvisamente
troppo vuota a causa della separazione dalla sua compagna sono lo
scenario
dell'amaro e disilluso bilancio che Rob fa della prima fase della sua
esistenza,
tra effimere relazioni sentimentali ed improbabili classifiche (le
cinque
donne che più lo hanno fatto soffrire, le prime cinque canzoni
che
parlano di morte, le prime cinque traccia 1 lato 1 etc). Senza grossi
rimpianti
per il passato, ma piuttosto con grossi dubbi sul presente, Rob
sofferma
la sua attenzione su particolari che prima gli sembravano
insignificanti
e che d'improvviso assumono una rilevante importanza, in un continuo
susseguirsi
di importanti prese di coscienza che lo portano a considerare
seriamente
per la prima volta nella sua vita aspetti come la morte ed il valore di
una relazione stabile. Riadattato qualche anno fa per una discreta
pellicola
cinematografica, Alta Fedeltà è un piacevole romanzo nel
quale molti si potranno riconoscere con la stessa sorpresa che si
avrebbe
specchiandosi con attenzione dopo essere passati tante volte
distrattamente
davanti ad uno specchio. Merita di figurare nella vostra biblioteca.
News from the World Central
- Si intitola Random Acts Of Happiness il
nuovo
album degli Earthworks nella formazione comprendente Tim Garland, Steve
Hamilton, Mark Hodgson e Bill Bruford. Il track listing è
così
composto : My Heart Declares A Holiday / White Knuckle Wedding / Turn
And
Return / Tramontana / Bajo Del Sol / Seems Like A Lifetime Ago [ Part
1]
/ Modern Folk / With Friends Like These / Speaking With Wooden Tongues
/ One Of A Kind [ Part 1 ] / One Of A Kind [ Part 2 ]
- La prima settimana di Marzo vedrà
l'inizio di un nuovo ciclo di rehearsals per King Crimson
- In arrivo il venticinquesimo volume del
KCCC, King Crimson Live at Fillmore East, November 21 & 22, 1969.
Pare
che il volume successivo sarà un Live in Philadelphia, 1982
- Nuovo shop affiliato a DGM, Moondo
Music Caffe, in collaborazione con Juan Carlos Quintero che ha
contribuito
a creare una vetrina per una varietà di musicisti Jazz/World
indipendenti.
Oltre a questi sono rappresentate anche leggende come Miles Davis e Pat
Metheny
- Nuovi arrivi nell'online shop di DGM : VVAA
- The Plague Of Crafty Guitarists; BTM - Marijauna Girl; The Hellboys -
Cha Cha With The Hellboys; Jethro Tull - A New Day Yesterday (25th
Anniversary
Collection) DVD; Andrew Keeling's Musical Guide - Larks Tongues in
Aspic;
Andrew Keeling's Musical Guide - In The Wake Of Poseidon
News from the World
- E' attiva Freeboto, la diffusione
gratuita
via Internet delle session di improvvisazione e studio registrate in
sala
prove dai bolognesi Caboto. Freeboto è disponibile direttamente
sul sito www.bluebaobab.net/caboto
in formato mp3 con un file per la copertina da stampare
- Qui di seguito le date del tour Nipponico
di Acid Mothers Gong/Guru & Zero :
03 Aprile - Japan, Osaka
Bridge (Acid Mothers Gong)
04 Aprile - Japan, Shiga
Shuyukan (Daevid Allen solo)
05 Aprile - Japan, Osaka,
Bears (Guru & Zero & other units)
06 Aprile - Japan, Okayama,
Pepperland (Guru & Zero & other units)
07 Aprile - Japan,
Yamaguchi
Indo-yo (Guru & Zero & other units) to be confirmed
08 Aprile - Japan, Tokyo,
Doors (Acid Mothers Gong)
09 Aprile - Japan, Nagoya,
Tokuzo (Acid Mothers Gong)
- Ancora numerosi dettagli da definire per
il tour Europeo dei Gong, che dal 16 al 27 Aprile suoneranno in varie
nazioni
Europee (dal 21 al 25 in Italia) per poi spostarsi in Gran Bretagna
dove
suoneranno ben 18 gigs; anche qui molte cose sono ancora da definire,
ma
tra le città toccate dalla band di Daevid Allen figurano
Falmouth
(1 Maggio), Sheffield (4 Maggio), Leeds (5 Maggio), Newcastle (6
Maggio),
Glasgow (7 Maggio), Derby (8 Maggio), Milton Keynes (9 Maggio),
Manchester
(10 e 11), Bristol (13), London (14), Morecombe (15), Wolverhampton
(16)
e Norwich (17 Maggio)
- Nei londinesi Foe fa il suo ingresso Steve
Woodcock, che con il suo Chapman Stick riempie il vuoto lasciato da
Crawford
Blair. Pare che Steve stia rapidamente apprendendo il repertorio della
band, che conta quindi di ritornare al più presto on stage. Foe
avevano programmato un EP che avrebbe dovuto intitolarsi When You Carry
A Hammer, Everything Looks Like A Nail, ma avendo recentemente scritto
materiale sufficiente per un album i programmi sono stati rivisti
proprio
in questa direzione. Quindi verso la metà di quest'anno dovrebbe
uscire su etichetta House Of Stairs il nuovo album Siafu, le cui cinque
tracce saranno ispirate al ciclo vitale delle formiche killer africane
- Tre serate di Unguitar al Trinity College
di Castenedolo (BS). Il secondo giovedì del mese di Marzo,
Aprile
e Maggio saranno ospitate tre serate dedicate alla musica d'ambiente e
di ricerca. Questo breve ciclo pre-estivo è l'ideale
continuazione
del percorso di sonorizzazioni curate per il Rivolta di Rivoltella,
durante
le quali si sono potuti ascoltare musicisti di grande livello
provenienti
da Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Svizzera ed Italia. Al Trinity
College
suoneranno:
11 Marzo: Steve Lawson
(Inghilterra)
8 Aprile: Louis Angulo
(Messico)
13 Maggio: Claude Voit
(Svizzera)
Inizio dei concerti ore 22,30 - Ingresso con
consumazione 7 Euro. Al termine del concerto la serata
continuerà
con un djset electro.
Tutti gli artisti invitati eseguono
composizioni
proprie che non potranno evitare di interagire con l'ambiente che le
ospita,
originando momenti di improvvisazione assolutamente irripetibili, data
la loro vocazione emozionale. I musicisti saranno in solo ed ognuno si
contraddistinguerà per l'utilizzo
di strumenti diversi e diverse tecniche
esecutive.
L'ospite potrà seguire il musicista come fosse un concerto,
così
come potrà invece passare una serata con una colonna sonora mai
sentita e che mai potrà essere riascoltata, in quanto ogni
sonorizzazione
sarà basata su una forte componente di improvvisazione, con la
quale
il musicista reagirà all'ambiente. Il filo conduttore di queste
serate è l'atmosfera che questi artisti sono in grado di creare.
Siamo nel vero cuore della musica "Lounge", e cioè quando questa
è più vicina alla sua origine Ambient che alle sue
evoluzioni
commerciali.
Serate all'insegna della magia della quale
i musicisti scelti sono capaci. Per maggiori informazioni www.trinitycollegepub.it
- Trinity College, Via Martorello 10 Castenedolo (Brescia), zona
Industriale,
vicino Hotel Majestic. Tel. 328 2550096
Per raggiungere il Trinity College :
DA BRESCIA: Tangenziale per il Lago
di Garda, uscita Castenedolo, seguire le indicazioni per il paese,
sempre
dritto, dopo l'Hotel Majestic a destra troverete Via Martorello, dopo
100
m. sulla sinistra c'e' il Trinity College
DALL'AUTOSTRADA A4: Uscita Brescia Est,
proseguire per Castenedolo Centro, superato il paese (direzione
Brescia),
dopo la prima rotonda a sinistra troverete Via Martorello. Al n. 10
c'e'
il Trinity College
- The University Of Errors in tour in Europa
da fine Maggio a tutto Giugno. Dovrebbero essere incluse Scandinavia,
Europa
dell’Est, Francia, Olanda e Belgio
- Nuovi prodotti disponibili attraverso
l’online
shop di Planet Gong : Various - World of David Allen & Gong (3CD
Box
Set, Snapper SNAJ 725 CD); Jen Delyth with Gilli Smyth - DVD Beyond The
Ninth Wave; Kangaroo Moon - DVD Celtic Dreamtime;
H.Williamson/A.Phillips/G.Smyth
- Battle Of The Birds (Blueprint BP359CD); Nigel Shaw - Ancestors
(Seventh
Wave SWMCD015); Six Eye - A Six Million (Columbia 1.000.006); Kevin
Kendle
- Light Of Orion (DEEP SKIES 1); Gyuto Monks - Freedom Chants From The
Roof Of The World (Ryko RCD 20113 ); Gong - Fairy Poster
- Segnaliamo il nuovo indirizzo del rinnovato
website di Mike Howlett
- il debut album dei Pip Pyle's Bash
uscirà
a Maggio su etichetta Cuneiform
- Due albums dei Clearlight di Cyrille
Verdeux,
Clearlight Symphony e Forever Blowing Bubbles, sono stati pubblicati in
Giappone in formato CD con confezione miniature replica LP
- Attese su VIRGIN/EMI le ristampe
rimasterizzate
degli albums dei Gong Angel's Egg, You e Live Etc. Per tutti i CD il
re-mastering
è stato fatto utilizzando i nastri originali, e tutti
includeranno
delle bonus tracks. Live Etc diventerà addirittura un box set di
3 CD con l’inclusione di un live radio broadcast registrato in Bremen
nel
1974, performance per la quale EMI ha ottenuto la licenza
dall’emittente
radio che solo recentemente ha scoperto di possedere i nastri originali