Cassini

 

 

Nel 1600 il telescopio entrò a far parte degli   strumenti   astronomici, accanto ad astrolabi, cerchi meridiani e sestanti. Fu una rivoluzione di enorme portata, della quale bisogna essere grati a Galileo e ad altri astronomi come l'olandese Huygens e, appunto, Gian Domenico Cassini. 

Nato a Perinaldo, vicino ad Imperia, l'8 giugno 1625, studiò al Collegio dei Gesuiti di Genova e nel 1648 fu chiamato a Bologna dove completò gli studi con G.B. Riccioli e F.M. Grimaldi. Nel 1650 il Senato di Bologna gli conferì la cattedra di astronomia dell'Università, rimasta vacante dopo la morte di Bonaventura Cavalieri. Nel decennio successivo ricostruì la meridiana della chiesa di San Petronio e divenne un'autorità nel campo dell'ingegneria civile e idraulica, prestando la sua opera anche all'amministrazione papale.

Nel 1664 Cassini riuscì ad assicurarsi degli ottimi strumenti di osservazione. Si trattava degli obiettivi molati da due artigiani di Roma e Bologna, rispettivamente Giuseppe Campani ed Eustachio Divini, senza dubbio tra i più abili del tempo. Le lenti erano ancora affette da una considerevole aberrazione cromatica ma questo difetto, allora non ancora correggibile, era stato minimizzato allungando di molto la lunghezza focale, che raggiungeva perciò diversi metri. 

In compenso, il loro diametro era ancora piuttosto piccolo, sui dieci centimetri, e il potere risolutivo restava basso. Comunque, si trattava di un immenso progresso rispetto alle lenti galileiane. 

Alcuni di questi obiettivi sono tutt'ora visibili all'Osservatorio di Bologna.

Nel luglio del 1664 Cassini osservò Giove e i suoi satelliti e scoprì che il pianeta gigante ruota su se stesso con periodo di 9h e 56m. Il risultato fu calcolato in base alla posizione di alcune macchie (che osservò per primo, tra cui la Grande Macchia Rossa), visibili assieme al sistema di bande atmosferiche gioviane. Due anni dopo fu la volta di Marte, sulla cui superficie fu parimenti in grado di discernere alcuni particolari. 

Anche Huygens, sette anni prima, le aveva viste, ma fu Cassini a misurare il periodo di rotazione in 24h e 40m, molto vicino al valore vero di 24h 37m e 22s. Cercò poi di studiare il moto di rotazione di Venere, ma l'aspetto uniforme della sua superficie non lo mise in grado di giungere a un risultato certo. Tornò in compenso a dedicarsi a Giove, o meglio ai suoi satelliti, dei quali determinò orbite e periodi nel 1668, che pubblicò nelle Ephemerides Bononiensis mediceorum sidereum. Queste effemeridi dei satelliti gioviani potevano essere usate come un orologio visto che le posizioni dei quattro satelliti potevano essere rilevate in qualsiasi parte del mondo: furono perciò considerate di grande importanza per la determinazione della longitudine in mare. Inoltre permisero a Olaus Romer, nel 1675, di dimostrare che la luce ha una velocità finita e di darne un valore approssimativo.

La fama di Cassini quale abilissimo osservatore raggiunse la corte del Re Sole, che aveva appena fondato l'Académie Royale des Sciences e incaricato il suo ministro Colbert di costruire uno dei primi, grandissimi Osservatori dell'età moderna. Il monarca lo chiamò a collaborare alla sua gestione. 

Cassini accettò entusiasticamente l'incarico e due soli anni dopo, nel 1671, scoprì il secondo satellite di Saturno, Giapeto. In seguito ne scoprì altri tre (Rea, Teti e Dione) e, con gli obiettivi portati dall'Italia, scorse per primo la linea scura che divide il sistema degli anelli. Ma il suo risultato forse più importante fu la misura delle distanze dei corpi del Sistema Solare. 

Una volta fissate le proporzioni del sistema dalla terza legge di Keplero, bastava misurare una di esse per ricavarle tutte. In collaborazione con l'astronomo Jean Richer che lavorava alla Caienna, fu misurata la distanza Terra-Sole (con un piccolo errore in eccesso) e tutti gli altri pianeti poterono così essere collocati alle distanze corrispondenti.

 

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