Arturo
Verso la fine del mese di aprile aprile culmina alto sull'orizzonte, attorno alla mezzanotte, l'astro più appariscente della costellazione di Boote: è Arturo. Insieme a Spica, nella costellazione della Vergine, e a Denebola nel Leone, Arturo individua i vertici di un triangolo molto facile da riconoscere e quindi utile per orientarsi nel ciclo primaverile.
L'origine del nome di questo astro è da collegare probabilmente al fatto che si trova sull'allineamento costituito dalle ultime due stelle del timone dell'Orsa Maggiore; da qui il nome di Arctos-oura, che significa "la coda dell'orsa".
In antichità, per la sua posizione, Arturo fu anche considerata il "guardiano dell'Orsa", Arctouros in greco.
Se ne trova pure menzione nella Bibbia, nel libro di Giobbe; per questo gli Ebrei la chiamavano "stella di Giobbe". Presso gli antichi Greci e Romani Arturo era un astro presago di avvenimenti nefasti: annunciava tempeste ai navigatori, secondo Omero, e disgrazie ai contadini, secondo Virgilio.
Stella luminosissima
A causa del suo grande splendore Arturo aveva decisamente colpito la fantasia degli antichi. Essa è la prima stella ad apparire subito dopo il tramonto del Sole, e fu anche la prima ad essere vista con il cannocchiale in piena luce del giorno: l'osservazione fu compiuta nel 1635 dall'astronomo e astrologo di corte francese Jean-Baptiste Morin. In effetti questa stella brillantissima è la più luminosa dell'emisfero boreale, e la quarta di tutto il ciclo, dopo Sino (da noi ben visibile, ma appartenente all'emisfero australe), Canopo ed alfa Centauri. La sua magnitudine visuale apparente è pari a -0,06.
A cosa è dovuta questa grande luminosità?
All'inizio si pensò che fosse dovuta ad una notevole vicinanza a noi. Però quando nel 1842 la distanza fu misurata con il metodo della parallasse dall'astronomo Peters, Arturo risultò non proprio vicinissima: dista 32 anni luce. La sua magnitudine intrinseca è quindi tale che se Arturo si trovasse al posto del Sole ci apparirebbe cento volte più brillante.
Una gigante arancione
La vera causa della grande luminosità di Arturo non è quindi da attribuire alla sua vicinanza, bensì al fatto che appartiene ad una classe non molto comune di oggetti: quella delle stelle giganti. Infatti, tra le circa mille stelle che si trovano entro un raggio di 20 parsec dal Sole ed hanno parallasse trigonometrica misurata, solo tre sono giganti: beta Geminorum, nota anche come Polluce, alfa Aurigae, nota anche come Capella ed alfa Bootis. Alfa Bootis è proprio Arturo, un enorme sole arancione. Essendo un astro abbastanza vicino e luminoso, Arturo è una di quelle stelle (assieme ad Aldebaran, Betelgeuse, alfa Herculis, Mira ed Antares) il cui diametro angolare fu misurato negli anni '20 con metodi interferometrici. Precisamente, l'interferometro di Michelson applicato al telescopio di Monte Wilson diede una misura di 2 centesimi di secondo d'arco per il diametro angolare di Arturo, che, data la distanza nota per via trigonometrica, implicava un raggio pari a 22 volte quello del Sole.
Questo valore è in buon accordo con quello ottenuto usando la relazione che lega la temperatura alla luminosità delle stelle: in questo caso, assumendo che la temperatura sia di circa 4500 K, si ricava un raggio intorno ai 20 raggi solari.
In rapido movimento
Oltre al grande splendore ed al fatto di essere una delle poche giganti a noi vicine, un'altra caratteristica che distingue Arturo è l'eccezionale rapidità con cui si sposta sulla volta celeste. Il primo ad accorgersene fu Halley, agli inizi del XVIII secolo: confrontando le posizioni da lui determinate con quelle riportate in un catalogo dall'astronomo dell'antichità Tolomeo, notò che Sirio, Arturo ed Aldebaran apparivano essersi spostate rispetto alle altre stelle. In particolare, egli trovò che Arturo si era spostata di oltre un grado: più del doppio del diametro apparente della Luna.
Circa un secolo dopo, nel 1814, l'abate Piazzi pubblicò un catalogo con le posizioni da lui misurate di oltre 7500 stelle, e fu allora che si scoprì che Arturo si sposta molto più rapidamente di tutte le stelle visibili ad occhio nudo. Infatti, mentre i moti propri di queste si aggirano intorno ad un decimo di secondo d'arco all'anno, Arturo si sposta di 2",28. Estrapolando il suo spostamento nel passato, essa sarebbe stata invisibile ad occhio nudo 500 mila anni fa, perché troppo lontana da noi. Oggi la direzione del suo moto la sta portando rapidamente verso il ciclo australe, e fra 30 mila anni passerà nell'altro emisfero. Tra circa 500 mila anni, Arturo sarà nuovamente invisibile ad occhio nudo.