La fotografia del cielo

 

Alcuni consigli su come fotografare tutti gli oggetti celesti e fenomeni astronomici con modesti strumenti

 

Senza dubbio a molti lettori dopo aver osservato gli oggetti celesti sarà emerso il desiderio di registrarne le immagini tramite la fotografia. La cosa è tutt'altro che difficile, a patto - naturalmente - di accontentarsi di immagini "amatoriali" e di non avere ambizioni da professionista.

Molti oggetti e fenomeni celesti sono addirittura abbordabili con una comune macchina fotografica fissata su un normale treppiede.

Per macchina "comune" noi ci riferiamo a quelle con obiettivo fisso, diaframma fino a f/2,8, qualche tempo (1/30, 1/60, 1/125) e, molto importante, la posa "B".

Si tratta di apparecchi che costano soltanto poche decine di migliaia di lire e che perciò sono largamente accessibili a chiunque. Le fotografie di cui parliamo ora non richiedono ne una reflex ne una macchina a telemetro. Come si vedrà è possibile ottenere molto con un'attrezzatura minima e un po' di buona volontà.

Tracce stellari

Tra le fotografie in assoluto più semplici possiamo citare quelle delle tracce stellari. E' sufficiente l'aiuto di un treppiede e di un flessibile con blocco, posa regolata su B; consigliabile ma non indispensabile l'uso del paraluce. A seconda di ciò che si desidera, si può regolare il diaframma su diversi valori, ma in linea di principio conviene tenerlo alla massima apertura, cioè a f/2,8 nella maggioranza dei casi. Ottime le pellicole da 100 ISO. In base alla zona celeste nella quale si punta la macchina, si avranno delle strisce più o meno ricurve (rettilinee all'equatore, concentriche ai poli). L'effetto più bello si ottiene fotografando un polo celeste. La durata della posa può essere variabilissima: dai 5 minuti alle 3-4 ore (con pose così lunghe è consigliabile diaframmare a f/5,6 - f/8 onde evitare un eccessivo velo per la luce del fondo cielo); molto buoni i valori dai 15 minuti ad un'ora. Per i poli gli effetti più belli si ottengono con pose da una a quattro ore e pellicole a colori.

Aurore polari, aloni e luce zodiacale

Le aurore polari sono fenomeni molto rari alle latitudini dell'Italia; in genere si manifestano fino a + 55°, + 52°; per cui da noi è molto difficile assistere ad uno di questi spettacoli. Qui non occorre neppure un'apertura di f/2,8, 30 secondi a f/4 è un buon valore per le aurore in generale. Usate pellicole a colori sui 100-200 ISO.

Gli aloni solari sono molto facili; se la macchina possiede l'esposimetro, affidatevi alle sue indicazioni (pellicole poco sensibili ma ad alto contrasto). L'uso di un filtro grigio neutro può utilmente smorzare la luce davvero eccessiva del cielo vicino al Sole.

Nelle regioni polari il fenomeno degli aloni può apparire in tutta la sua complessità ed oltre all'alone principale del diametro di circa 22° può rendersene visibile un altro, chiamato straordinario, del diametro di circa 45° con altre peculiarità (archi infralaterali, arco circumzenitale, ecc.).

Gli aloni lunari richiedono pose molto più lunghe, come 10 secondi a f/2,8 con 400 ISO; anch'essi possono dare luogo a fenomeni collegati, come l'apparizione di false immagini della Luna chiamate paraseleni.

La luce zodiacale, che pochi possono dire di aver visto, è una luminosità di forma all'incirca triangolare che si può osservare ad Ovest dopo il tramonto o ad Est prima dell'alba. Nel primo caso si vede meglio verso marzo, nel secondo verso settembre. Essa è causata dalla diffusione della luce solare da parte di polveri situate lungo il piano dell'eclittica. Sfortunatamente questa luce molto debole viene facilmente offuscata dall'illuminazione dei centri abitati.

Tutto ciò fa sì che essa sia fotografabile soltanto quando vi è molta limpidezza e se si dispone di siti ottimali (luoghi di montagna non contaminati da disturbi luminosi). Si richiede l'uso di pellicola molto sensibile (400 ISO) sviluppata in modo da accrescerne il contrasto; pose sui 5 minuti a f/2,8. In condizioni veramente eccezionali è possibile vedere una debolissima chiazza luminosa in direzione opposta al Sole. Questa macchia spettrale, chiamata Gegenschein, può forse venire registrata con pose sui 10 minuti (a f/2,8) facendo uso di emulsioni da 400 ISO sviluppate in modo da ottenere un altissimo contrasto.

Costellazioni

In media l'estensione di ciascuna costellazione è di 450° quadrati, ma con una differenza talora considerevole; si passa dagli oltre 1200° quadrati dell'idra a meno dei 100° della Croce del Sud. Una macchina fotografica compatta è generalmente dotata di un obiettivo da 45 mm di focale che copre, sul formato 24x36 mm, un campo di 30° per 46°, con un totale di 1380° quadrati: dunque è adatta a riprendere completamente costellazioni non troppo estese e parti considerevoli di quelle maggiori. Sfortunatamente solo con pose molto brevi si ottengono immagini puntiformi; per l'esattezza la massima durata possibile senza inseguimento è quella indicata dalla seguente tabella.

FOCALE DELL'OBIETTIVO (mm)

TEMPO MASSIMO IN SECONDI PER DIVERSE DECLINAZIONI

38

15

17

30

40

14

16

28

45

12

14

24

50

11

13

22

55

10

11

20

 

In 20 secondi, con pellicole da 400 ISO e diaframma alla massima apertura, si arriva intorno alla 7a magnitudine (purchè le immagini siano abbastanza nitide), cioè diventa già possibile fotografare le costellazioni con una ricchezza di stelle maggiore rispetto a quanto si vede ad occhio nudo.

Naturalmente è consigliabile usare sempre il tempo più lungo permesso dalla rotazione terrestre, anzi lo si può anche superare accettando dei piccoli mossi che non sempre saranno sgradevoli e che aiuteranno a riconoscere le stelle deboli per il piccolo segmento che avranno lasciato.

Sorgere e tramontare del Sole e della Luna

Sono tra le foto più belle che si possono fare con un'attrezzatura modesta. Perché siano veramente avvincenti si richiede, però, che la macchina permetta pose multiple, cioè che si possa caricare l'otturatore senza far avanzare la pellicola.

Questa era la norma nelle fotocamere fino a 30-40 anni fa, ma ora le due operazioni avvengono simultaneamente e necessita ricorrere a macchine costose (e pertanto non tra quelle qui considerate) e sofisticate che, oltre al normale caricamento della pellicola unito a quello dell'otturatore, prevedono un apposito comando che separa le due operazioni. Fortunatamente vi sono apparecchi economici di produzione cinese, attualmente importati in Italia, che necessitano di entrambe le operazioni, perché costruiti secondo schemi molto semplici, tipici degli anni '50-'60.

Noi, comunque, ci poniamo nelle condizioni più sfavorevoli, ammettendo - come è più probabile - che abbiate a disposizione apparecchi privi di questo meccanismo: in tale caso non rimane che regolare l'otturatore su B (azionato da un cavetto flessibile con blocco), impostare un diaframma molto chiuso come f/ 16 ed esporre tramite un cartoncino nero da togliere ogni tanto e per un breve istante.

Volendo riprendere il levarsi della Luna piena, con pellicola da 25 ISO si userà una piccola frazione di secondo (circa 1/8-1/4) togliendo e rimettendo il cartoncino. Affinché la serie di fotografie, cioè la sequenza così realizzata sia gradevole, occorre che la distanza tra le immagini sia almeno uguale al diametro dei dischi, ciò che si ottiene con intervalli di 4 minuti. In pratica è molto buono un lasso di tempo di 5 minuti, più facile da rispettare. Ovviamente la macchina dovrà essere fissata su un cavalletto.

Per il Sole tutto avviene in modo simile, con la differenza che si dovrà porre un qualcosa di molto scuro davanti all'obiettivo; ciò può benissimo essere costituito da un pezzo di pellicola bruciata (un filtro solare, del tipo di quelli in dotazione ai piccoli telescopi, sarebbe ancora meglio). Dal momento che non si può determinare a priori l'esposizione, occorrerà fare delle prove con diversi spezzoni di pellicola per sapere quale ci darà il giusto assorbimento per usare f/16 con circa 1/250 di secondo e pellicola 25 ISO. Nel caso si usi un apposito filtro solare, l'esposizione corretta si troverà provando diverse coppie tempo-diaframma. Una serie consecutiva di foto solari si ottiene come per la Luna con la differenza che si richiede un filtro molto denso, tale da portare l'esposizione corretta a tempi non più rapidi di 1/8-1/4.

La fotografia dei semplici dischi del Sole e della Luna non offre molte attrattive con le comuni macchine fotografiche, dal momento che il diametro dell'immagine che si forma sul negativo (con una focale di 50 mm) non raggiunge neppure il mezzo millimetro.

Satelliti artificiali

Attualmente circa una decina degli oltre quattromila satelliti lanciati dall'uomo sono fotografabili con mezzi modesti. Questi oggetti si presentano come puntini luminosi che si spostano lentamente e con luce variabile (per la rotazione intorno ad un loro asse). Per riprenderli occorre regolare il diaframma alla massima apertura, usare una pellicola molto sensibile (400 iso) e posare per gran parte del tempo che il satellite impiega ad attraversare il campo inquadrato dalla macchina. È più interessante iniziare l'esposizione quando il satellite si trova già nel campo e terminare prima che esca, così si può determinare la velocità angolare apparente. Per far questo è sufficiente dividere la lunghezza della scia per la scala dell'immagine. Chi si trova in città o vicino a disturbi luminosi farà bene a munire la macchina di un buon paraluce, il cui uso è sempre consigliabile in queste fotografie.

Meteore, comete

Soltanto in casi eccezionali, e cioè con comete e meteore particolarmente luminose, è possibile catturarne una traccia con un apparato così semplice come quello che abbiamo preso in considerazione. Per le meteore si punta la macchina un po' a lato del radiante. Usate pellicole molto sensibili (da 400 a 1000 ISO), diaframma al massimo e pose sui 5 minuti.

È consigliabile non effettuare delle pose troppo lunghe, ad esempio olte i 10-15 minuti, altrimenti si avrebbe un eccessivo annerimento del negativo causato dalle luci parassite ed anche dalla luminosità del cielo notturno. Se, durante la posa, una traccia molto brillante attraversa il campo inquadrato dalla macchina, il gioco è fatto. Invece, scie che appaiono piuttosto vistose all'occhio possono non venire registrate per la brevità del "tempo di esposizione", ecco perché i professionisti usano in questo campo ottiche ultraluminose. Per le comete il discorso è simile a quello delle costellazioni; si inquadra la cometa con il diaframma tutto aperto e si espone per 10-20 secondi su pellicola molto sensibile.

Solo le comete visibili ad occhio nudo o appena più deboli, che appaiono mediamente ogni 3-4 anni, sono fotografabili.

Novae, stelle variabili

Le novae brillanti, cioè quelle che superano la 6a magnitudine, e le stelle varibiali fino alle magnitudini + 6,5 o + 7 si riprendono come le altre stelle, ma è interessante seguirle ad intervalli di tempo ben determinati, ad esempio ogni due giorni. Confrontando, poi, le varie fotografie, si noterà la variazione luminosa di queste stelle rispetto a quelle vicine.

Per conoscere in anticipo a quali magnitudini si può giungere con un dato tempo di esposizione esistono delle apposite formule; qui basti dire che con un obiettivo da 45 mm di focale aperto a f/2,8 in 10 secondi si arriva alla 6,5. Un risultato del genere si ottiene con pellicole da 200-400 ISO e immagini abbastanza nitide.

Obiettivi di alta precisione (tipo il Summicron 2/50 della Leitz) a f/5,6 o f/8 sono in grado di offrire immagini nitidissime, ma il prezzo di queste ottiche è molto al di là di quello degli apparecchi da noi presi in considerazione; inoltre la grande nitidezza si ottiene diaframmando un po' e non alla massima apertura.

Pianeti

Tutti i pianeti, ad eccezione di Nettuno (Nettuno è fotografabile con obiettivi a f/2 e pellicole da almeno 800 ISO) e - naturalmente - Plutone, sono fotografabili senza inseguimento orario. Per quanto possa sembrare strano, anche l'elusivo Mercurio ed il debole Urano possono venire intercettati con macchinette così semplici.

Dal momento che essi si presentano puntiformi, si fotografano come le stelle. Si riconosceranno poi facilmente dalle stelle vere e proprie per la loro posizione, mutevole di giorno in giorno; per Urano sarà necessario ricorrere ai grafici pubblicati in un periodico di astronomia. Per Mercurio occorrerà attendere un'occasione favorevole (massima elongazione e declinazione più a nord di quella del Sole). Tutte queste informazioni sono reperibili nelle riviste specializzate del settore.

Usare pellicole rapide, diaframma f/2,8 e pose tra i 10 e i 20 secondi. Per i pianeti più brillanti (Venere, Giove e raramente Marte) può risultare interessante eseguire delle sequenze e delle strisciate al loro sorgere e tramontare. Per le prime vanno bene pose di 10 secondi intervallate di qualche minuto.

 

 

Eclissi

 

Questi fenomeni, tra i più appariscenti, generalmente non vengono seguiti con le apparecchiature modeste, nonostante che esse possano fare molto. Per molto noi intendiamo le sequenze e le strisciate. Il discorso è analogo a quello delle fotografie del sorgere e tramontare del Sole e della Luna.

Per le eclissi parziali di Sole non occorre neppure modificare l'esposizione rispetto alle sequenze del Sole fuori eclisse. Nel caso della Luna è necessario, invece, tenere conto della penombra, che è molto scura vicino al limite dell'ombra. Per cui se alla Luna fuori eclisse si dà una esposizione di 1/250 quando sta per entrare in ombra essa diventerà 1/60 per giungere a un paio di niinuti durante la fase totale. Tali tempi si riferiscono ai diaframmi f/8 - f-/11 e pellicole da 400 IS0. Nella seconda pane del fenomeno tutto ha luogo nel senso inverso.

Nel caso delle strisciate, al contrario, è preferibile non modificare l'esposizione durante il fenomeno, per rendere ben evidente la grande variazione di luce. Per queste, durante le eclissi di Luna usare f/16 con pellicole da 25-SO ISO. Per le eclissi di Sole è necessario procedere a delle prove in base al filtro interposto. Solo durante i pochi minuti della totalità è necessario togliere il filtro durante le eclissi di Sole, ma questo non è un problema per chi non prevede di uscire dall'italia. Infatti, la prossima eclisse totale di Sole visibile dal nostro Paese non avrà luogo che il 3 settembre del... 2081!

Congiunzioni e occultazioni

Le congiunzioni possono essere documentate fotograficamente per diverse vie: con semplici pose, con strisciate, con sequenze.

Se questi fenomeni coinvolgono la Luna ed un altro astro luminoso, conviene esporre per un periodo breve come un secondo o 1/2; in caso contrario si sovraesponga pure fino a 120 secondi. Più belle a vedersi sono le congiunzioni tra pianeti brillanti, specialmente tra Giove e Venere.

Data la brillantezza di questi pianeti, non sarebbe necessario spingersi a pose oltre 1 o 2 secondi (a f/2,8 e pellicole 400 ISO), ma posando fmo a 12-15 secondi si registra anche l'immagine di stelle deboli, che arricchisce il contenuto delle fotografie e le rende più attraenti.

Oggetti volanti non identificati

Osservando il cielo talvolta può capitare di assistere ad un fenomeno o di vedere qualcosa a chi risulta difficile se non impossibile li per li dare una spiegazione. Intendiamoci, tali apparizioni poi non risultano essere dovute ad esseri intelligenti d'altri mondi in vena di scorribande aeree durante gite più o meno turistiche sulla Terra, come piace tanto credere a molti, ma, più prosaicamente, a palloni sonda, scarichi di razzi, satelliti, aerei, anteli, pareli, paraseleni, veicoli anticonvenzionali ecc. Comunque, sono eventi

interessanti da documentare, se non altro perché inconsueti.

Di giorno occorre disporre di una pellicola di sensibilità media (100-200 ISO) con diaframma preregolato su f/5,6 - f/8 e otturatore su 1/250. Per queste foto diurne è quanto mai utile una macchina automatica.

Per le foto notturne, obiettivo tutto aperto, pellicola ad alta sensibilità (1000 IS0). E molto difficile indicare un'esposizione corretta per gli oggetti inconsueti che appaiono di notte. La cosa migliore consiste (tempo permettendo!) nello scattare più immagini facendo anche uso della posa "B", se l'oggetto non ha un moto rapido, fino a 1/60 - 1/125 per le luci più forti. Con macchina su cavalletto si può strisciare intenzionalmente per trovare, come per i satelliti artificiali, la velocità angolare dell'oggetto, mentre con le immagini non mosse si ricavano - con lo stesso sistema - le dimensioni angolari.

Luminosità, colore, velocità apparente, dimensioni angolari e forma, sono le informazioni che possiamo ricavare in base alle fotografie degli oggetti volanti non identificati.

FOTOGRAFARE ATTRAVERSO IL TELESCOPIO

Coloro che desiderano risultati più eclatanti, possono intraprendere la fotografia attraverso il telescopio. Per farlo è innanzi tutto caldamente consigliabile una fotocamera di tipo reflex monobiettivo. In teoria qualsiasi fotocamera è idonea ad essere accoppiata ad un telescopio, ma in pratica le non reflex pongono tali e tante limitazioni da motivare la loro esclusione. Con una reflex è possibile vedere ciò che verrà registrato sulla pellicola ed effettuare una messa a fuoco precisa. La ripresa può avvenire collegando il corpo macchina senza obiettivo al telescopio privo di oculare. In tal modo l'obiettivo del telescopio si comporta come un potente teleobiettivo della fotocamera. Ad esempio un rifrattore 60/900 è come un tele da 900 mm e diaframma f/15. In questo modo si ottengono immagini grandi dei dischi del Sole e della Luna, ma attenzione alle vibrazioni: si lavora con focali enormi e il minimo tremolio è sufficiente a rovinare l'immagine.

La lunghezza focale può essere ulteriormente allungata con l'inserimento di un oculare, che moltiplicherà la focale originaria di 3, 4, 5 e più volte. Ciò rende possibile la fotografia dei piccoli dischi planetari e delle stelle doppie brillanti. Ma l'enorme focale così raggiunta va a scapito della luminosità e, ad esempio, il diaframma da f/15 può divenire f/60, f/75, ecc. Questo si traduce in un aumento considerevole del tempo di esposizione che, ad esempio, da 1/15 passa a 1 secondo o più. E questo è un guaio perché la focale telescopica visualizza in modo molto più macroscopico la rotazione terrestre, non consentendo di avere immagini nitide con tempi più lunghi di 1/8 - 1/4 di secondo.

La soluzione più semplice ma meno soddisfacente è l'uso di una pellicola ultrarapida (1600 e più ISO) o un movimento di compensazione della rotazione terrestre. Questi movimenti oggi sono abbastanza diffusi anche tra i telescopi amatoriali. Quando il telescopio è dotato di un moto orario, con esso diventa possibile la fotografia di oggetti deboli, come ammassi stellari, nebulose e galassie. Per queste riprese si usa la macchina senza obiettivo al telescopio privo di oculare in modo da avere la massima luminosità possibile, ad esempio f/ 10 o f/8. Per questi oggetti non sono adatti i telescopi poco luminosi, come è generalmente il caso dei rifrattori. Lo strumento luminoso e il moto orario non sono, però, sufficienti per la fotografia degli oggetti deboli; è richiesto anche un sistema di controllo che metta in grado l'osservatore di verificare che il telescopio controbilanci esattamente il movimento diurno del nostro pianeta. Questo si ottiene con un'apparecchiatura ausiliaria (cannocchiale di guida o guida fuori asse) e con la possibilità di intervenire nel movimento del telescopio.

Con pellicole sensibili la durata della posa è tipicamente 30 minuti-1 ora, ma con telescopi luminosi (f/5) e pellicole ultrarapide (3200 ISO) possono bastare 5 minuti!

Come si vede, a seconda di ciò che si vuole fare, la fotografia del cielo può rivelarsi assai semplice o complessa; l'importante, a qualsiasi livello la si affronti, è lavorare bene, con ordine e metodicità. I risultati non mancheranno e ogni nuovo traguardo fungerà da trampolino per nuove mete.

Sappiate che un certo numero di appassionati si è così totalmente dedicato alla fotografia astronomica, da ottenere risultati non dissimili da quelli raggiunti dai professionisti!

 

 

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