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Classe V D Diversamente dalla corona che, come abbiamo visto, assume valore politico, sociale e soprattutto funerario, il diadema è un elemento tipico della gioielleria femminile, parte integrante dell’acconciatura, di cui segue i mutamenti di gusto e le mode. Il numero degli esemplari è molto limitato. In età arcaica un’evidenza archeologica cospicua è data dai diademi, provenienti da contesti funerari, costituiti da un alto nastro d’argento a volte ricoperto da una sfoglia aurea, con sopra disposte foglie minute di mirto alternate a bacche o rosette sui margini e al centro. Tale produzione è documentata per tutta la seconda metà del VI sec. a.C. Tra la fine del VI e i primi decenni del V sec. a.C. continuano ad essere attestati diademi funerari in argento a nastro che utilizzano, con leggere varianti, le tipologie proprie del periodo precedente. Nella seconda metà del V sec. a.C. cessa la produzione di diademi funerari in argento. Dalla fine del V agli inizi del IV sec.a.C. riprende la consuetudine funeraria di ornare la defunta con ornamenti utilizzati in vita. Appartiene a questa fase il diadema frontale in lamina aurea semicilindrica, con ornato vegetale disposto su due piani, che fa parte del corredo di una sepoltura di contrada Cacciavillani, a Crispiano. E’un esemplare importante sia perché documenta una nuova tipologia, sia perché è una delle prime elaborazioni originali dell’artigianato locale. Nel corso del IV sec. a.C. il diadema subisce una radicale trasformazione e presenta una varietà di tipi sempre più complessi e ricchi che rispondono alla necessità di ostentazione e di lusso, tipica del mondo ellenistico . Alla seconda metà del IV sec.a.C. appartiene il diadema del tipo a verga tubolare in lamina saldata di oro, argento o lega di piombo colorata in giallo ad imitazione dell’oro, con anima interna metallica, o cavo, che andava sistemato sulla fronte, tra i capelli, anche per fermare sul davanti l’acconciatura. Diadema aureo a lamina tubolare Seconda metà del IV secolo a.C. Rinvenuto a Taranto, in via Argentina
Col III sec. a.C. anche i diademi risentono delle mode che vengono da aree esterne, soprattutto dalla Grecia continentale. Appartengono a questo periodo due diademi in oro, provenienti dall’agro di Ginosa, di tipo nuovo a cercine mobile costituito da vaghi di varia forma con nodo erculeo centrale e pendenti ricadenti sulla fronte. Diadema in oro e bronzo a cercine Fine del IV - Prima metà del III secolo a.C. Da una tomba in contrada Chiaradonna-Ginosa (TA)
Tra la fine del III e il II sec.a.C. la novità consiste nell’introduzione della policromia mediante l’inserzione di smalti, pietre dure e vetro colorato. Una documentazione unica, per qualità e varietà tipologica, è costituita dal diadema della cosiddetta "tomba degli ori" di Canosa: si tratta di un diadema tipicamente ellenistico, con sostegno in lamina d’oro, arricchito da decorazione floreale naturalistica, realizzato a giorno,con l’inserzione di granati, corniole e smalti. Diadema in oro,granati, corniole e smalti Fine del III - Inizi del II secolo a.C. Dalla tomba degli ori di Canosa |