LINEE GUIDA PER LA TERRITORIALIZZAZIONE DELL'ASSISTENZA AI
TOSSICODIPENDENTI
(Relazione presentata dal dott. Franco Vecchiet alla seconda conferenza
nazionale sul metadone tenuta a Vasto dal 13 al 14 giugno 1997)
Il referendum del 1993 pone come novita'e punto di forza della
normativa vigente il considerare il paziente tossicodipendente al pari di un
malato cronico e trattarlo,di conseguenza,anche in ambulatorio,alla pari di un
qualsiasi altro ammalato. Il medico di medicina generale ha assunto pertanto,da
allora,un potenziale ruolo di primo piano nel campo della cura e della
riabilitazione del paziente tossicodipendente ed e' necessario quindi,a
prescindere da preconcetti o da moralismi,che sia in grado,informandosi e
preparandosi su tale problema,di offrire un servizio professionalmente adeguato
a questa necessita'.
A Trieste ormai da tre anni, circa 100-120 pazienti tossicodipendenti
vengono seguiti da medici di medicina generale nei loro ambulatori ed e' sulla
base della loro e nostra esperienza che riteniamo utile offrire alcuni
suggerimenti a chi volesse iniziare questo tipo di pratica terapeutica con tali
pazienti.
Per comodita' e per meglio comprendere il lavoro che potremmo
affrontare, pensiamo di suddividere i pazienti tossicodipendenti nel seguente
modo :
- paziente giovane o con storia di tossicodipendenza iniziata da poco;
- paziente cronico conosciuto dal servizio pubblico (Ser.t),con anni di
tossicodipendenza e piu' trattamenti di disassuefazione alle spalle;
- paziente cronico sconosciuto al Ser.t e piu' o meno inserito nella
societa'.
Laddove e' possibile e' preferibile che la diagnosi di
tossicodipendenza venga posta dallo specialista del Servizio,come richiesto
dalla attuale normativa, anche per la formulazione,del protocollo terapeutico;
cio',infine,risulta opportuno tenendo conto dell'esperienza che in anni di
attivita' gli operatori del Servizio hanno accumulato.
Quando pero' il paziente non vuole recarsi al Servizio pubblico
puo'spettare di fatto al medico curante di porre la diagnosi e di instaurare un
iter terapeutico. In questo caso ci si avvale di quei criteri ormai stabiliti
come : un esame clinico per la valutazione di un eventuale stato di astinenza
e/o di tossicodipendenza;la ricerca ripetuta nelle urine di sostanze
morfiniche;la testimonianza dei famigliari e dati anamnestici piu' o meno
verificabili,ecc.
Bisogna quindi stabilire l'idoneita' del paziente al trattamento
metadonico e le modalita'di somministrazione. Per i pazienti del primo gruppo
e' preferibile fare da tramite tra pazienti stessi e operatori del Ser.t per
intraprendere una terapia che spesso,in questi casi, e' alternativa al farmaco
sostitutivo.
Per i pazienti del secondo gruppo e' utile,a nostro avviso,concordare
l'opportunita' di iniziare una terapia metadonica,con gli operatori del
Servizio pubblico,valutando cosi' anche il dosaggio e la modalita' del
trattamento (a scalare o a mantenimento).
Piu' impegnativo invece il paziente del terzo gruppo poiche' bisogna
definire,una volta fallito il tentativo di contatto col Servizio,la strategia
terapeutica da seguire in relazione anche alle possibilita' presenti sul
territorio.
Consigliamo di fare esperienza all'inizio con pazienti del secondo
gruppo per acquisire esperienza ed autonomia professionale in questo campo
grazie alla collaborazione con il Servizio.
Comunque all'inizio del trattamento e' opportuno escludere poliabusi
(spesso presenti),malattie correlate o una eventuale patologia psichiatrica
(anche con una consulenza specialistica).
E' buona regola inoltre dare comunicazione al Ser.t della presa in
carico di un nuovo paziente in terapia metadonica anche al fine di evitare
sovrapposizioni terapeutiche.
Visto che l'impegno professionale con questi pazienti e'maggiore che di
norma (ricettazione, monitoraggio urinario, colloqui personali,ecc.)sarebbe
opportuno non seguire piu' di 2 o 3 tossicodipendenti contemporaneamente.
Il metadone,quale unico farmaco usato attualmente ad uso
sostitutivo,puo' essere somministrato a uso disassuefante (procedendo con uno
scalaggio del farmaco in tempi limitati) o a mantenimento per periodi di tempo
piu' o meno lunghi.
Cogliamo qui l'occasione per sottolineare l'importanza della terapia
metadonica a mantenimento in quanto oltre a determinare il passaggio da
tossicodipendente di strada a paziente in cura,consente un distacco dall'uso e
dalla ricerca della sostanza per un lungo periodo , tale da consentire
l'adesione del paziente a programmi terapeutici e socioriabilitativi piu'
complessi ed articolati.
Il trattamento a scalare invece,a nostro avviso, e'scarsamente efficace
nell'ambito della terapia ambulatoriale,in quanto il paziente viene subito
assillato dal dover scalare e raramente raggiungere l'obiettivo ultimo
dell'astensione completa dalla sostanza.
Per quanto riguarda il dosaggio del farmaco si possono seguire le
indicazioni della circolare del Ministero della Sanita' (30.9.94 n.20)che
individua come dose ottimale 80/120 mg. di metadone al giorno. Comunque una
dose va determinata su base individuale,tale per cui scompaia ogni sintomo di
astinenza e non dia tolleranza.
Questa dose puo' essere sempre modificata durante il trattamento.
Le considerazioni che seguono valgono allo stato attuale della
normativa vigente e delle Linee Guida in attesa di ulteriori indicazioni come
promesso dal Ministero della Sanita' all'ultima conferenza nazionale sulle
tossicodipendenze.
Il farmaco impiegabile per la terapia sostitutiva e' esclusivamente il
metadone cloridrato sciroppo (nome commerciale: Metadone,Eptadone).
Il farmaco e' reperibile in farmacia in flaconi da 20mg., 10mg. e 5mg.
Puo' essere prescritto con due diverse modalita' come indicato
nell'art.42 e 43 ripresi dal TU 309/90.
Il medico puo' acquistare direttamente in farmacia il metadone in
quantita' necessaria ai pazienti che segue, con richiesta in triplice copia e
conservarlo a propria cura. Scegliendo questa modalita' di prescrizione il
medico deve tener aggiornato un registro di carico e scarico vidimato dalla USL
di appartenenza in ogni sua pagina e sottoporlo a controllo e a nuova
vidimazione ogni anno alla data del rilascio.
Il medico diventa inoltre responsabile della conservazione del metadone
e del registro che devono essere custoditi con massima sicurezza, in armadio
chiuso a chiave, in un ambiente separato da quello della somministrazione, in
uno studio con chiusure sufficientemente sicure.
Con la seconda modalita' il farmaco viene prescritto sull'apposito
ricettario per stupefacenti,ritirato presso l'Ordine dei Medici. La
prescrizione puo' essere fatta per una quantita' di farmaco che non superi gli
otto giorni di terapia. Il farmaco e' gratuito se si apporta la dicitura
"esente totale ticket",come dalle disposizioni ministeriali,sulla
ricetta.
Il paziente in questo caso si reca con la ricetta in farmacia,ritira il
farmaco e lo porta al medico giornalmente per assumerlo davanti ad lui.
Nella nostra citta' da tre anni si prescrive metadone su ricetta che
viene data al tossicodipendente, come nel secondo modo. A nostro avviso questa
pratica risulta piu' semplice della precedente in quanto il medico non deve
conservare il farmaco in ambulatorio con i rischi di furto e scasso che questo
comporta ed inoltre permette allo stesso paziente di responsabilizzarsi e di
avere un rapporto piu' "normale" con il farmaco che diventa a pieno
titolo un suo medicamento ; che all'inizio assume in presenza del medico, ma
nulla esclude che nel tempo potra' - come spesso accade- assumerlo per conto
suo, come ogni altro medicamento viene assunto dai soggetti che ne abbisognano
per la propria cura.
E' appunto previsto anche dalle Linee Guida Ministeriali un regime di
affidamento dove in questo caso il metadone viene consegnato ad un famigliare identificato,stretto
congiunto del paziente, che attendibilmente garantisca sull'uso appropriato del
farmaco.
Tale affidamento e' praticabile nei casi di lunga permanenza in
trattamento, accertata cessazione dall'uso di eroina e di altre droghe, miglioramento
clinico,recupero lavorativo,impossibilita' per il paziente a lasciare il
proprio domicilio per documentati e comprovati motivi.
La dose affidata non potrebbe essere superiore a quella relativa a due
giorni di terapia.
A questo proposito c'e' da dire che comunque cio' che fa testo e ' la
legge 309, la quale riprende le disposizioni dell'art.43 della precedente legge
che appunto prevedeva per i Medici chirurghi la possibilita' di prescrizione
del farmaco fino ad otto giorni. Qundi il nostro consiglio e' un po' quello di
scegliere situazione per situazione il protocollo piu' ragionevole. Conoscendo
i limiti normativi, in special modo quelli dettati dalla legge, e cercando di
superare quelle contraddizioni con cui per forza ci si trova ad avere a che fare,
visto l'attuale stato normativo della questione.
Per nostra esperienza possiamo dire che parecchi dei nostri pazienti
sono stati fermati e trovati in possesso del metadone e che nel momento in cui
e' risultato essere metadone da noi prescritto e quindi terapeutico secondo un
protocollo documentabile, non ci e' stata sollevata fino ad ora alcuna
difficolta'. Ancora, alcuni nostri pazienti con certificazione ad hoc sono
addirittura andati all'estero con il farmaco (per motivi di lavoro o
ricreativi).
La valutazione della effettiva astensione dall'eroina, determina
l'efficacia del trattamento, oltre ad un cambio di stile di vita complessivo.
Durante i colloqui con il paziente e' possibile, nell'ambito di un
rapporto di fiducia,valutare la corrispondenza del dato laboratoristico con
quello clinico.
E' pleonastico, ma doveroso,aggiungere che il medico deve tenere
un'accurata cartella clinica nella quale registrare ogni variazione nella
posologia del farmaco o delle decisioni terapeutiche prese nei confronti del
paziente e questo anche al fine di tutelare il suo comportamento di fronte
all'autorita' giudiziaria.
Puo' essere interessante fare alcune considerazioni sul rapporto ed il
significato che questo rapporto ha, a Trieste, tra i medici di Medicina
Generale ed il Servizio Pubblico per le Tossicodipendenze. Infatti al di la'
del protocollo terapeutico o della cosulenza diagnostica, il Ser.t , qui , e'
organizzato in modo da dare una risposta articolata e complessa alla questione
droga.
Non ci sono dubbi che in effetti la tossicodipendenza presenta una
complessita' tale da giustificare un intervento che non puo' e non deve
limitarsi alla mera somministrazione del farmaco sostitutivo.
Il disagio infatti in moltissime situazioni si presenta come una sovrastruttura,
una sorta di maschera, un doppione che puo' essere ricondotto alla realta'
sociale di cui e' necessariamente un riflesso, una riproduzione.
Ed infatti sia le leggi vigenti sia i giudizi ed i pregiudizi sociali
ma anche medici di fatto condizionano il destino, l'identita' e si puo' dire la
sostanza e la forma che il disagio assume.
In questo senso spesso appunto il percorso riabilitativo puo' passare
attraverso un riconquista relazionale che riesca a staccare il soggetto
dall'abitudine e dalla dipendenza e che lo rimetta nel contempo a confronto con
la resposabilita' e l'autonomia che aveva perduto o che non aveva mai
conquistato.
Cio' avviene si' nello scambio psicoterapeutico con gli operatori , ma
avviene anche e forse soprattutto con l'ausilio di una risocializzazione
"forte" mediata vuoi dalla rete di cooperative che sul nostro
territorio esistono grazie ad un servizio psichiatrico sicuramente originale,
vuoi grazie all'attenzione specifica che sulla questione lavoro ,occupazione,
abitazione il Servizio pone.
Si capisce quindi l'importanza che un rapporto tra medici e Servizio
puo' avere anche nel senso di alleggerire quest'ultimo di parte del lavoro che
altrimenti rimane tutto sulle sue spalle.
Certo non tutti i tossicodipendenti sono disoccupati , frutto
dell'emarginazione sociale ,della poverta'o della criminalita', ma molti
comunque lo diventano progressivamente nel loro percorso quasi obbligato. Il
problema della riabilitazione sociale, della socializzazione e' importante e a
Trieste viene portato avanti un tentativo di lavoro in questo senso, che ancora
una volta cerca di limitare al massimo la logica della reclusione financo
quella comunitaria.
A proposito della collaborazione transistituzionale c'e' ancora da dire
della possibilita' per il medico di Medicina Generale di poter intervenire
attivamente, forse, nella scarcerazione di tossicodipendenti che potrebbero
uscire appunto dal carcere con programma terapeutico riabilitativo.Stiamo
pensando a questa possibilita' appunto che permetterebbe tempi abbreviati
rispetto all'intervento esclusivo del servizio, ed ancora una volta
territorializzerebbe una pratica e quindi eviterebbe le concentrazioni.
Ancora accenniamo alla possibilita' organizzativa di una rete di
psicoterapeuti della riabilitazione che possa operare congiuntamente al medico
di Medicina Generale per pazienti tossicodipendenti che preferiscono un
rapporto di tipo privatistico sempre in una logica di integrazione con il
servizio pubblico.
Alcune considerazioni conclusive vanno fatte a nostro avviso sullo
specifico della costituzione di un Coordinamento Medici di Base per
l'Assistenza Territoriale delle Tossicodipendenze che dopo due anni e'
confluito all'interno della SITD ( COMBATT-SITD) per dare vita ad una
associazione nazionale.
In effetti sin dall'inizio abbiamo sentito la necessita' di avere
momenti di condivisione delle nostre esperienze anche perche' appunto ci
trovavamo ad essere i primi in assoluto ad avere iniziato questa pratica in
modo organizzato ed inoltre ci e' subito sembrato opportuno iniziare un
rapporto di collaborazione con il Servizio Pubblico.
La presenza inoltre di un "nucleo operativo" permetteva
meglio la programmazione e la organizzazione di momenti di formazione ed
informazione o di coinvolgimento istituzionale per la risoluzione dei vari
problemi che si presentavano.
Il primo corso di aggiornamento a livello nazionale per i medici di
medicina generale SIMG sulla questione droga e' stato organizzato da noi a
Trieste nel 1995 con la collaborazione di altri istituti.Cerchiamo attualmente
di mantenere la collaborazione con la SEMG che a sua volta ha iniziato un
capillare programma di aggiornamento a livello nazionale sul problema
tossicodipendenza per i medici di medicina generale.
Crediamo che questi momenti di scambio siano importanti e che la
possibile implementazione a livello nazionale di questo Coordinamento possa
portare vantaggio scientifico e culturale in questo campo e forse anche
costituire un punto di forza sia per la tutela dei membri appartenenti sia per
l'eventuale sensibilizzazione di un riconoscimento anche economico di questo
lavoro.