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Ecco come va il DIESEL... I
PROGRESSI Effettivamente i diesel
moderni hanno fatto passi da gigante, un turbodiesel "estremo" da
circa due litri (leggasi VW TDI 1.9 150cv e BMW) è ormai al livello di un
ottimo benzina aspirato di pari cilindrata (vedi Alfa Twin Spark, Fiat 5
cilindri o BMW 6 cilindri). Solo quindici anni fa il 2 litri turbodiesel più
prestazionale (il 4 cilindri VM
montato sulle Alfa) aveva "appena" 95 cv. Quindi un aumento di potenza (e ovviamente di coppia) di oltre il 60% e una sostanziale riduzione dei consumi e delle emissioni. In pratica un diesel moderno sarebbe degno di motorizzare una sportiva, se non fosse per la soglia dei 5000 giri/min. COME FUNZIONA? Le
differenze tra un motore diesel e un corrispondente propulsore a benzina non
consistono nel solo carburante impiegato, ma si spingono oltre, sfociando nella
"termodinamica". Infatti, i motori diesel, o meglio, a ciclo diesel si
dicono propulsori ad "accensione per compressione" (AC) perché
all'interno dei cilindri il carburante s'infiamma per l'aumento della
temperatura dell'aria. Tale
incremento è generato dalla compressione, cui è soggetta la miscela
combustibile-comburente per azione del pistone, che si muove verso la testa del
cilindro. Nei motori a benzina (ciclo
Otto), detti ad accensione comandata (AS), l'accensione avviene non per
compressione, ma grazie
alla presenza di un impianto elettrico ad alta tensione in grado di fa scoccare
nel cilindro, per mezzo di un dispositivo detto "candela", una
scintilla che da l'avvio alla combustione all'interno della camera. Quindi emerge la prima,
ovvia, differenza tra un diesel e un benzina: il rapporto di compressione. In un
propulsore AS (benzina) il rapporto di compressione è inferiore a 12:1 (per
evitare l'accensione spontanea e irregolare del carburante). In un motore AC
(diesel) il rapporto di compressione arriva anche 23:1.
Ora però, vediamo il risvolto della medaglia. La combustione del gasolio è lenta. Proprio grazie a questa caratteristica, questo combustibile è stato utilizzato nei diesel che, per informazione, originariamente bruciava una polvere finissima di carbon-fossile. Combustione lenta significa
che il motore diesel ha un limitatore di giri naturale. Infatti oltre i 5000
giri/min il rendimento dei propulsori AC scende vistosamente non essendo più
possibile la completa accensione della miscela con conseguente calo delle
prestazioni.
Abbiamo detto prima che i
motori AC hanno un rapporto di compressione elevatissimo. Dal valore del
rapporto di compressione deriva la "ferocia" della combustione
(indipendentemente dalla velocità con cui s'infiamma il combustibile). Una
combustione violenta equivale ad una "sonora" e brutale martellata sui
pistoni, sulle pareti dei cilindri e sulla testa.
Ricapitolando: a fronte di un migliore rendimento, il diesel paga il gap di un regime limitato a 5000 giri che ne limita la potenza massima (anche se poco importa, vista l'ampia disponibilità di coppia), di una maggior sollecitazione degli organi meccanici e di una rumorosità poco piacevole. Cosa hanno fatto i progettisti per ridurre questi problemi?
IL TURBO, IL TITANIO E I PANNELLI FONOASSORBENTI Sul
fronte "prestazioni", hanno adottato in massa sistemi per il
miglioramento dell'alimentazione: si è partiti dal turbocompressore, che soffia
più aria di quanta il motore ne potrebbe aspirare da solo e; siccome più
ossigeno c'è, più combustibile si può bruciare; ciò ha comportato un primo
incremento delle prestazioni, ma un peggioramento della guidabilità. Infatti, in un turbodiesel
l'intervallo di giri in cui il motore è meglio sfruttabile è inferiore
rispetto ad un diesel aspirato. Il TD soffre del ritardo di risposta del turbo:
fin quando questo dispositivo non entra in azione, la spinta, pur essendo
comunque notevole, è ridotta; per poi impennarsi dal momento in cui la turbina
inizia a soffiare. Cio comporta una riduzione sensibile del campo d'utilizzo del
propulsore. Per rendere meno avvertibile il fenomeno, recentemente i progettisti
hanno sviluppato particolari tipi di turbina: i turbo a geometria variabile. In
seguito sono arrivati i sistemi di iniezione diretta "soft" in
sostituzione della precamera. Ovvero, per ridurre la violenza della combustione
(e quindi la rumorosità), i costruttori adottarono un sistema di iniezione a
precamera. In pratica, il combustibile era iniettato in una camera precedente a
quella di scoppio, dove subiva un primo riscaldamento. Da qui poi, attraverso un
ugello, il combustibile arrivava finemente polverizzato nella camera di
combustione dove si miscelava col comburente (aria) ed era bruciato. Il passaggio del diesel
dalla precamera al cilindro, attraverso l'ugello, provocava una brusca
"laminazione": il combustibile si trovava improvvisamente ad una
pressione più bassa (dovuta all'ampiezza della camera di combustione), si
raffreddava e si contraeva. Il risultato era un calo della potenza ma anche
della rumorosità. Era ciò che volevano i progettisti, non fa niente se il
rendimento era inferiore del 15 / 20% rispetto all'iniezione diretta. Nel decennio appena
conclusosi, poi, s'iniziò ad utilizzare pompe ad altissima pressione e sistemi
di iniezione a controllo
elettronico che consentivano un dosaggio preciso e prolungato del combustibile
(da cui derivano il common-rail e l'iniettore - pompa). Tutto ciò portò ad
un'iniezione diretta dal funzionamento "morbido" e meno rumoroso. La
precamera cadde nel dimenticatoio e i diesel subirono il secondo incremento
generalizzato di potenza (lo ricordiamo il primo è stato generato dall'adozione
del turbo). Il terzo incremento di
potenza deriva dall'adozione di testate multivalvole e bialbero che hanno il
pregio di migliorare la respirazione del motore apportando ulteriori vantaggi in
termini di rendimento. Sul
fronte "sollecitazione organi meccanici", la soluzione viene dalle
nuove leghe di titanio: leggere e robustissime anche se, ovviamente, non sono la
panacea che risolve tutti i problemi. I potentissimi turbodiesel attuali sono
motori sofisticatissimi sui quali pende, inesorabile, la spada di Damocle
dell'affidabilità. Per quanto riguarda la rumorosità, il problema è stato risolto con la suddetta iniezione a più stadi che ha eliminato la tipica rumorosità da motozappa. Per migliorare la ulteriormente la silenziosità, poi, i costruttori hanno preso l'abitudine di imbottire le scocche di schiume e pannelli fonoassorbenti.
A CHE SERVE IL
"BENZINA"?
Insomma il diesel di oggi è
veloce, economico, potente e
piacevole da guidare. A che serve mantenere ancora in vita il motore a ciclo
Otto? Un motivo c'è, ed è pure valido! Tralasciando
i possibili sviluppi dell'iniezione diretta di benzina (che promette un discreto
aumento del rendimento) e la possibilità di avere ottime doti di potenza (e
sufficiente coppia) senza l'utilizzo del turbocompressore (che è comunque uno
degli organi meccanici più delicati in assoluto) e con rapporti di compressione
più bassi; il motivo principale della sopravvivenza del "benzina" sta
nella sua duttilità. A differenza del
"diesel" che ha il delicato problema della condensa d'acqua nel
serbatoio e può essere alimentato solo dal gasolio (che deriva direttamente dal
petrolio) o da un combustibile assurdo come il bio-diesel (il quale ha bisogno,
per essere prodotto, di immensi campi di girasole e costerebbe più del gasolio
attuale); il motore a ciclo Otto può essere alimentato senza gravi problemi con
benzina tradizionale, con benzina additivata con ETBE (la benzina
"ossigenata"), con etanolo, con gas GPL, con metano e al limite con
idrogeno. Insomma, tenendo presente che l'auto elettrica a batterie ha ancora oggi un'autonomia quasi "comica" (nel senso che fa ridere) e costa troppo, che difficilmente si deciderà di coltivare il deserto del Sahara a girasole (ammesso che fosse possibile), che le pile a combustibile costano ancora come un appartamento e che il petrolio finirà sul serio; il futuro a medio - lungo termine è in mano al motore a ciclo Otto alimentato a metano, a etanolo o (ma in un futuro ancora molto lontano), a idrogeno e, magari, utilizzato come generatore in un'auto a propulsione ibrida. Per quanto riguarda il futuro prossimo… facciamo vivere al diesel i suoi anni di gloria. Se li merita! |