I LAVORI PRIMAVERILI
A primavera incominciavano i lavori dei campi e a turno, in casa, le donne facevano i lavori domestici e portavano con le canestre sulla testa da mangiare agli uomini nei campi. Ad aprile ed a maggio si aravano i campi a mano oppure con i primi aratri; si seminava manualmente, si sarchiava, cioè si toglievano le erbacce. Dopo si rincalzava cioè si avvicinava la terra alle piantine; si irrigavano i campi "allagandoli" con l’acqua dei fossi, che penetrava lentamente nel terreno. Poi iniziava la potatura delle viti, ritmata dal ticchettio delle cesoie, con l"apparata" delle "spranche" (pali di castagno senza la corteccia divisi a metà secondo la lunghezza) tutte allineate e intrecciate, con i “vinghi” ai tralci delle viti. Seguiva la raccolta dei tralci da parte delle donne, molto abili a formare il famoso "pinnicillo" (un fascio di tralci secchi che terminava a coda); il terreno poi veniva zappato per le imminenti semine.
I contadini, verso le otto, facevano colazione e lavoravano sino a mezzogiorno. Pranzavano e poi riposavano un paio d’ore. Le donne non riposavano perché avevano da fare dei lavori domestici. Nei campi la colazione veniva sempre innaffiata dal vino conservato nel "buttiglione" al fresco e quando si beveva si invitavano anche gli altri "colleghi" che lavoravano nei terreni limitrofi, accompagnando le pause con canti gioiosi. Particolare attenzione veniva rivolta in questo periodo alla messa a dimora delle piantine di pomodoro, provenienti, nella maggior parte dei casi dai propri piccoli vivai: vi provvedevano tutti i componenti della famiglia, uomini donne e ragazzi, questi ultimi addetti specialmente all'innaffiatura. Infine prima di cenare, i contadini governavano le bestie e dopo cena andavano a letto.
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