10 anni di AN - E' questa la destra moderna?
Poco più d’un mese fa, Alleanza Nazionale, il partito di destra nato nel gennaio 1994 ha compiuto dieci anni: dieci anni, se vogliamo essere obiettivi, non sono certo molti, ma in ogni caso fanno parte del processo storico della destra italiana. Parliamo quindi di un processo storico, tuttavia, che è composto “anche” di questi dieci anni, ma che ad essi non è assolutamente ed esclusivamente riconducibile. Forse, pensare che la vera destra italiana (quella moderna-democratica-moderata) sia esclusivamente quella odierna, sarebbe scelta comoda, riduttiva forse, ma ripeto, indiscutibilmente comoda. Eppure qualcuno l’ha fatto. E lo fa ancora.
Ma cosa c’è che non va in questa destra moderna, democratica e moderata? Quello che non va è il conflitto che si instaura proprio all’interno di questi aggettivi.
Una destra moderna. Ma cosa significa? Modernità e progresso sono parole senza dubbio ben accette se (e solo se), non urtano un altro concetto ancor più importante: il concetto di tradizione. Tradizione non è esaltazione del passato: a volte è anche solo semplice buon senso, quel buon senso che si ricongiunge a quei valori che apprezziamo quando vengono tramandati di padre in figlio come segno di una continuità all’interno di un ambiente mutevole. La modernità non deve essere fine a se stessa, in quanto è in grado di assumere significato positivo solo se associata ad un progetto concreto. Tuttavia, per quel che concerne l’evoluzione di un partito come AN, il legame che unisce passato, presente e futuro, passa sempre dal rispetto delle tradizioni umane e sociali. In questo rispetto delle tradizioni c’è il ricordo, o se vogliamo, c’è anche il profumo della vita.
Una destra democratica. Mi chiedo: perché Alleanza Nazionale diviene democratica solo quando taluni ritengono che “debba apparire” tale? E perché, quando conviene (sempre a talune persone), la destra è una destra ovviamente, brutalmente e scandalosamente fascista? Diciamo che forse quei “taluni” hanno ragione, ed è vero che la destra non è democratica: infatti la destra è sensibilmente più democratica di coloro i quali ostentano la democrazia al pari della ricchezza. Senza dubbio Alleanza Nazionale è più democratica di chi la rimprovera di non esser tale, perché (ma guarda un po’..) proprio a costoro ci si può permettere il lusso di ricordare che, in democrazia, qualcosa non sempre funziona, soprattutto quando in cinque anni si alternano quattro governi di cui ben tre non eletti dallo stesso popolo che per quei “docenti della democrazia” diviene sovrano solo nei termini da loro prescritti.
Una destra moderata. Cosa significa esser moderati? Ma soprattutto, fino a che punto la destra deve esser moderata? La moderazione, in politica come nella vita, è talvolta più apparenza che sostanza: in ogni caso, per molti, dirsi e ostentarsi moderati ha significato poter godere della convenienza del termine. Forse si tratta del pedaggio per lo sdoganamento. Forse. Il moderatismo, osannato da alcuni ha significato per molti altri la resa delle idee: e così, all’interno di una coalizione che dovrebbe vivere grazie alla spinta propulsiva delle idee, in realtà assistiamo ad un rilassamento in favore di una pacifica convivenza atta a non disturbare il buon o cattivo “vicinato”. In questo moderatismo si avverte meno passione, meno grinta, meno carattere. Meno concetti da poter trasmettere. Una destra metaforicamente non più popolare, ma sicuramente tutta giacca e cravatta. O quasi.
Circa due mesi fa, durante l’ultima Assemblea Nazionale del partito, un “giovane”, il ministro Tremaglia, ha sottolineato che AN è il frutto di un continuo divenire, il frutto di una storia che in termini partitici nasce con il Movimento Sociale Italiano. Ma se è vero che nell’MSI c’erano tappe fondamentali, immancabili nella vita politica di chiunque (dalla spinta culturale a quella più movimentista), oggi, dentro Alleanza Nazionale, non è così. Nell’MSI c’era un percorso politico e culturale che non era certamente obbligatorio, ma che era in ogni caso spontaneo. Tale percorso si è interrotto proprio in questi anni: in molti percorrono la propria strada politica senza studiare, senza ricordare, credendo forse, per presunzione o amnesia, che il percorso sia iniziato in quel dì nel gennaio del 1994. Ebbene, forse proprio quei percorsi politici, culturali e soprattutto umani, in questi ultimi anni di AN, sono venuti meno: magari perché non indispensabili, forse perché addirittura considerati inutili. L’evoluzione concettuale del partito subisce un arresto: e se per alcuni l’individuo viene anteposto al gruppo, per altri il compromesso sistematico viene prima dell’orgoglio e delle idee.
Dell’MSI di allora qualcuno disse che forse si faceva anche troppa cultura: oggi, piuttosto che sensibilizzare la base più movimentista ed attivista del partito si spediscono aerei lungo le coste italiane con messaggi tristemente vuoti e concettualmente privi d’idee, oppure, anziché avvalersi della partecipazione attiva dei militanti di partito, ecco che si ingaggiano società specializzate in marketing della comunicazione per scrivere anche solo semplici slogan.
Qualcosa è ovviamente cambiato, ma se questa, per riallacciarci al discorso iniziale, è la modernità, speriamo che in un periodo di invenzioni, chissà che non spunti fuori anche una macchina del tempo...