ERAVAMO IN POCHI A CHIAMARE PATRIA L'ITALIA.
OGGI SIAMO LA MAGGIORANZA.


La parola Patria, il Tricolore e l'Inno di Mameli sono tornati simboli di un'identità condivisa in cui tutti gli italiani si riconoscono. E' il successo di cui siamo più orgogliosi!

 

ERAVAMO IN POCHI A DIRE "PRIMA DI TUTTO LA SICUREZZA".
OGGI SIAMO LA MAGGIORANZA.


Siamo riusciti ad affermare l'idea che la sicurezza sia un diritto da garantire al cittadino tanto quanto gli altri diritti costituzionali. Anzi, il primo è la condizione necessaria per esercitare i secondi.
In una parola, senza sicurezza si è meno liberi di vivere. Ed è per questo che la destra si è impegnata, in Parlamento e al Governo, per assicurare certezza del diritto e della pena, severità verso chi delinque e una più capillare presenza dei tutori dell'ordine nelle nostre città.

 

ERAVAMO IN POCHI A DIFENDERE LA FAMIGLIA.
OGGI SIAMO LA MAGGIORANZA.


Scardinato dalle velleità libertarie scaturite dal '68 il valore famiglia è oggi un'ancora esistenziale cui guarda, secondo le statistiche, la maggioranza dei giovani. Nell'epoca in cui tutto è globale, il senso delle radici viene avvertito anche e soprattutto attraverso la tutela delle relazioni familiari e l'individuo si riscopre come "persona", responsabile verso le generazioni passate e verso quelle che devono ancora venire. La famiglia anche in campo economico dovrà diventare, con la nostra proposta in campo fiscale del "quoziente familiare", l'architrave del nuovo stato sociale.

 

ERAVAMO IN POCHI A ESSERE CONTRO L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA.
OGGI SIAMO LA MAGGIORANZA.


L'Italia ha cominciato solo da un decennio a fare i conti con il fenomeno dell'immigrazione. Prima la parola d'ordine era quella del melting-pot indiscriminato in nome della retorica buonista. La destra, che ha chiesto a lungo inascoltata di affrontare il fenomeno prima che diventasse ingovernabile, può oggi andare fiera di avere sconfitto la strategia di sinistra delle sanatorie e della conseguente perdita di ogni nostra identità culturale.
Oggi abbiamo affermato il principio che in Italia entra e resta solo chi lavora e non delinque. Rigore verso i clandestini che non rispettano le leggi, accoglienza per chi si integra nella nostra cultura e tradizione.

 

ERAVAMO IN POCHI A VOLERE UNA SCUOLA CHE PREMIA IL MERITO.
OGGI SIAMO LA MAGGIORANZA.


Finalmente sta scomparendo dalla scuola quella pedagogia di sinistra che prepara i giovani alla società socialista senza responsabilità e senza competività. La reintroduzione del criterio del merito nella valutazione avvantaggia gli studenti provenienti dai ceti più deboli che erano danneggiati dalla scuola del "6 politico".

 

ERAVAMO IN POCHI A VOLERE UN'ITALIA FORTE E RISPETTATA NEL MONDO.
OGGI SIAMO LA MAGGIORANZA.


Il valore nazionale è iscritto nel DNA della destra italiana. Ma perchè questo concetto uscisse dall'astrazione era necessario che l'Italia fosse rappresentata da uomini ed idee capaci di incarnare questa aspirazione. Oggi abbiamo riconquistato credibilità e prestigio nel dialogo con gli altri Paesi. Una scelta seguita con determinazione attraverso la presenza dei nostri giovani nelle missioni internazionali di Pace e attraverso la negazione della linea del disimpegno. Una scelta che vede oggi Gianfranco Fini Ministro degli Esteri di un'Italia finalmente in grado di tutelare gli interessi della Nazione, dei nostri cittadini e delle nostre Imprese, nel quadro europeo e mondiale.
Un'Italia che ha anche concesso finalmente ai suoi figli all'estero il diritto di voto.

 

ERAVAMO IN POCHI A RICORDARE L'ORRORE DELLE FOIBE E A VOLERE LA PACIFICAZIONE NAZIONALE.
OGGI SIAMO LA MAGGIORANZA.


E' merito della destra italiana, che ha consegnato alla storia il secolo delle grandi ideologie, e le ha sottratte alla contesa politica. Si è così finalmente concluso l'interminabile dopoguerra che ha diviso gli italiani tra vinti e vincitori. Senza la svolta di Fiuggi che vide nascere una destra moderna, democratica, europea, il parlamento non avrebbe mai votato il Giorno del Ricordo dei martiri delle foibe nè avrebbe avviato la Legge per equiparare agli altri soldati italiani i reduci della Repubblica Sociale Italiana.
Non sarebbe mai nato un percorso di memoria condivisa che oggi ha esempi già visibili: un presidente della Camera, già comunista, come Violante, non avrebbe mai riconosciuto il sacrificio dei ragazzi di Salò; un cantautore non certo di destra, come De Gregori, non avrebbe mai dedicato una canzone a quel dramma; uno scrittore di sinistra, come Pansa, non avrebbe mai scritto un libro come "il sangue dei vinti".

 

ERAVAMO IN POCHI A CREDERE NELL'ALLEANZA TRA IMPRESA E LAVORO.
OGGI SIAMO LA MAGGIORANZA.


Fino a pochi anni fa tutti credevano nel conflitto insanabile tra imprese e lavoratori. La sinistra diffidava della cultura dell'impresa, chiamando "padroni" gli imprenditori, e accettava la conflittualità permanente. Questo atteggiamento ha provocato una forte diffidenza nei confronti dei sindacati e contrapposto i lavoratori autonomi ai lavoratori dipendenti. Solo la destra si è sempre battuta per costruire le collaborazioni tra i protagonisti della produzione, imprenditori, dirigenti e lavoratori dipendenti. Oggi finalmente tutti sono consapevoli che il dialogo tra le parti sociali e la partecipazione nelle imprese è una condizione fondamentale per il successo dell'economia nazionale.
Una vittoria della cultura partecipativa e sociale della destra italiana.