Gli Archivi da cui si possono ricavare i documenti sono molteplici e offrono fonti sufficienti
per la documentazione sia delle comunità locali che del territorio. Si tratta di documenti per
lo più su carta, di difficile consultazione e comunque spesso in precarie condizioni di
conservazione, che rappresentano una fonte assolutamente indispensabile per la ricerca storica
locale.
Archivio di Stato di Milano
E' organizzato in Fondi, spesso sdoppiati in una "Parte Antica", cioè fino al 1800
(fine dell'Ancien Régime) e "Parte Moderna" (dopo il 1800). I fondi hanno subito
svariate traversie storiche, tra cui notevoli distruzioni quali l'incendio del castello
di Porta Giovia in epoca sforzesca e i bombardamenti dell'ultima guerra. Inoltre l'originario
ordinamento cronologico è stato rimaneggiato secondo criteri enciclopedici, ossia per
"voci" o argomenti, ad opera dell'archivista Peroni in epoca napoleonica. Ciò da
un lato ha favorito la consultazione per località (tipiche sono le serie di documenti ordinate
per "Comuni") ma dall'altro ha causato problemi di collocazione e di perdita di
collegamenti. Naturalmente tutto sarebbe sotto controllo se ci fossero indici esaustivi, ma
spesso non è così; in particolare spesso non ci sono indici toponomastici.
I principali fondi in cui è articolato l'Archivio sono i seguenti:
Fondo Acque
Contiene documenti relativi a ruscelli, canali, fiumi e laghi. Vi sono vari documenti
interessanti relativi alla pesca (diritti, tassazioni, concessioni, con citazione di
attrezzi vari ) e ai mulini, con descrizioni di sistemi e meccanismi vari. Molti documenti
riguardano liti e contenziosi relativi ai tentativi, alla lunga riusciti, del Fisco di
"apprendere" i diritti sulla pesca e sui mulini, sottraendoli ai precedenti
proprietari, feudatari o comuni. Il fondo è ordinato per nomi dei corsi d'acqua o laghi
e anche dei comuni interessati, dimodoché la consultazione risulta facilitata, ma il
materiale spesso è disordinato e caotico.
Fondo Agricoltura
Contiene documenti relativi a prodotti agricoli e animali da allevamento. Il fondo è
ordinato per nomi dei corsi d'acqua o laghi e anche dei comuni interessati.
Fondo Araldica - Archivio Crivelli
Contiene documenti relativi alla famiglia Crivelli e altre famiglie nobili, però non c'è
un indice toponomastico. Il Codice Cremosano contiene una ricca raccolta di stemmi di paesi
e famiglie varie.
Fondo Catasto
E’suddiviso in Catasto propriamente detto, Registri catastali e Mappe.
E' un fondo enorme, essenziale per lo studio del territorio; riporta i documenti relativi al
Catasto Teresiano (1751) e al cessato Catasto Lombardo-Veneto (1857), fino al
"Ricensimento", terminato nel 1873 per la "parte alta" del Milanese e nel
1887 per la "parte bassa". Oltre alle mappe e ai registri con gli elenchi
("sommarioni" o "catastrini") dei beni "di 1.a stazione"
(terreni) e "di 2.a stazione" (fabbricati), coi proprietari, l'area in pertiche e
il valore, si possono trovare anche inchieste preparatorie, come i "Processi verbali",
i "Processi giustificativi" e i "45 Quesiti" per il Teresiano, in cui sono
riportate le antiche usanze di tassazione (imposte feudali come l'"imbottato" e imposte
fiscali quali la "diaria", la "cavalleria", il "personale" e il
"reale" ecc.) e vari bilanci comunali. Ci sono inoltre le "Stime" dei vari
tipi di terreni agricoli e dei prodotti ricavati: cereali vari, castagne, fieno, legna, canapa,
lino, gelsi ("moroni") censiti sui singoli terreni ecc.; i "Trasporti d'estimo"
ossia i cambiamenti di proprietà, i ricorsi, reclami con relativo iter e citazione dei relativi
atti notarili. Ci sono anche le "Notificazioni dei feudi" a norma di un editto del
1765 di Maria Teresa, con elenchi dei vari antichi diritti feudali, in particolare quelli sulle
pievi di Arcisate, Brebbia, Varese e Valcuvia feudi del Marchese Pompeo Litta Visconti Arese.
C'è la serie "Censo-Comuni", con ricorsi vari e modifiche censuarie.
Le mappe teresiane sono opere minuziose con in più una certa valenza artistica al di là delle
aride cifre annotate sui terreni, per cui tipicamente fanno la loro figura ben incorniciate
nelle sale dei Consigli Comunali. Combinando i dati di questi due antichi catasti con
quelli dell'attuale catasto, e tenendo conto dei cambiamenti di proprietà, si potrebbe
teoricamente ricostruire all'indietro la storia di ogni "pezza" di terra fino al
1750. Sarebbe possibile risalire più indietro, fino al 1550, con i dati del "Catasto di
Carlo V" custodito alla Trivulziana, ma questa impresa è più difficile perché non ci sono
mappe e, per i passaggi di proprietà, bisogna addentrarsi nel fondo Notarile.
Comunque, i dati che si possono più facilmente estrarre riguardano la proprietà della terra,
posseduta naturalmente in proporzione schiacciante da poche famiglie nobili ed enti
ecclesiastici.
Per quanto le serie più importanti siano indicizzate per comune, una gran parte del fondo è
ancora disordinata e quindi inservibile.
Molte, ma non tutte le mappe e i registri relativi alla provincia di Varese, sorta nel 1927,
sono stati trasportati all'Archivio di Stato di Varese.
oFondo Censo
Contiene documenti di carattere fiscale relativi a tassazioni varie, con
allegati estratti catastali relativi a case e terreni. Particolarmente
interessante per la Pieve di Brebbia un elenco di "fuochi" del 1537,
appena dopo lo stabilimento del dominio spagnolo; ci sono anche alcuni processi
testimoniali fatti dal Fisco per appurare le tasse effettivamente versate.
oFondo Famiglie
Contiene documenti relativi a famiglie notabili, anche questo senza indice
toponomastico. Molte carte provengono da "Piccoli acquisti, doni e
depositi". Nella nostra zona le famiglie nobili più importanti erano i
Visconti, i Besozzi, i Bossi, i Daverio.
oFondo Feudi Camerali
Contiene documenti relativi ai Feudi, quali "ricognizioni" ossia
prese di possesso da parte del nuovo feudatario, con elenchi di
"fuochi" e giuramenti dei consoli e dei capifamiglia;
"apprensioni" da parte del Fisco, sempre in lotta con i feudatari,
con strascico di liti e ricorsi vari; interessanti elenchi di diritti vari, ad
es. sul vino "imbottato", su mulini, prestini, macelli, caccia e
pesca, osterie ecc. Particolarmente interessanti per la Pieve di Brebbia le
cartelle relative ai feudatari Visconti, con documenti attestanti i loro
privilegi "ab immemorabili", ribaditi dai vari Imperatori del S.R.I.
oFondo Finanza
Contiene documenti di carattere fiscale relativi a tasse, dazi e le cosiddette
"regalìe", cioè beni del re (oggi diremmo statali) che venivano dati
in concessione, tra cui la pesca e appunto i vari dazi e gli appalti delle
tasse. Interessanti le serie delle "Confische", che venivano eseguite
contro i condannati per reati vari, e le "Apprensioni", cioè i
sequestri dei beni dei i debitori.
oFondo Comuni
E' un piccolo fondo "peroniano" con pochi documenti di varia
provenienza.
oFondo Culto
Contiene documenti relativi ad enti e persone ecclesiastiche: chiese, benefici,
conventi, cappellanie, religiosi vari, con i relativi ordinamenti per località
e per persona. Inoltre ci sono argomenti interessanti quali censure,
scomuniche, interdetti, cause criminali, inquisizione, miracoli, religioni
diverse, ma all'atto pratico ci si trova pochissimo. I tipici documenti sono
nomine di cappellani ("placet") e carte relative alle finanze delle
chiese e parrocchie, con particolari interessanti su arredi sacri e campane.
oFondo Notarile
E' la vera "Mecca" del ricercatore di storia locale, perché vi si
trova di tutto: contratti di vendita e affitto di case, terreni, animali da
lavoro ecc., con una certa varietà (retrovendite, livelli, vendita con
investitura, vendita "a credenza" di buoi ecc.); contratti di dote,
spesso con inventari del corredo (la "scherpa"); testamenti, spesso
con inventari interessanti di oggetti desueti; sequestri
("apprensioni") di terre e case; affidamenti di minori decretati dal
pretore, anche questi con inventari di beni; assemblee dei capifamiglia
abbienti ("vicini") convocate "al suono della campana" per
eleggere rappresentanti quali consoli, sindaci, procuratori e per prendere
decisioni riguardanti gli interessi della comunità; "paci" ossia
remissioni di querele a suo tempo sporte alla pretura per controversie, spesso
seguite a violenze e ferimenti; ricevute ("confessi") di pagamenti a
vario titolo; dichiarazioni liberatorie a chiusura di debiti o pagamenti
dilazionati, con interessanti note spese; rendiconti tra padroni e affittuari o
"massari", con elenchi di pagamenti in natura (grani, vino, castagne
ecc.). Qua e là si trovano carte di grande interesse, ad es. sulla peste del
1630, sull'alloggiamento dei soldati durante la guerra dei Trent'anni ecc.
Vi si possono inoltre trovare occasionalmente documenti della pretura, se il
notaio officiava anche al servizio del pretore (come ad es. a Gavirate), e
quindi processi vari riguardanti ogni specie di controversia o crimine; ciò è
tanto più interessante in quanto purtroppo il fondo "Giustizia civile e
punitiva" non contiene praticamente niente (sembra che sia andato
distrutto nel corso dell'ultima guerra). Inoltre, se il notaio era anche o solo
"apostolico", si possono trovare anche documenti riguardanti gli
affari ecclesiastici (legati pii, convenzioni per il mantenimento del clero,
cappellanie e anche visite vicariali).
Gli atti notarili, scritti in latino fino all'epoca napoleonica, sono da una
parte un tipo di documento ideale, in quanto rispondono ad un formalismo
rigido: data, personaggi di cui sono riportate le generalità complete,
contenuto stereotipato e abbastanza prevedibile in base al tipo di atto, con
inizi di periodo facilmente riconoscibili; dall'altra parte il linguaggio usato
è "notarile" spesso fino all'esasperazione, con ripetizioni, formule
abbreviate, dettagli tecnici, sicché spesso si perde il filo del discorso.
Gli atti sono organizzati in "filze" (ce ne sono in tutto circa
50.000, tipicamente dell'altezza di 10 cm.) suddivise per notaio e ordinate
cronologicamente. Esiste anche un fondo separato "Rubriche notarili"
contenente gli indici ("rubriche") degli atti dei singoli notai, dove
ogni atto è riassunto in poche righe; vi si trovano citati i contraenti ma di
solito non sono riportati i luoghi interessati. Lo stesso vale per l'Indice
Lombardi, monumentale lavoro in piu' di 300 volumi che elenca in ordine
alfabetico i contraenti degli atti, ma non riporta i luoghi.
La difficoltà principale per orientarsi in questo mare è di scoprire i notai
che operavano nel territorio che ci interessa; per molti notai questa
informazione è data da un indice, peraltro lacunoso, dimodoché è consigliabile
consultare qualche filza a caso per scoprire dove stava lo studio del notaio
(controllare in fondo all'atto "Actum in..."). Naturalmente l'ambito
di lavoro del notaio include spesso i paesi vicini e inoltre, se il notaio
stava a Milano, il luogo di "villeggiatura" che tipicamente coincide
col luogo d'origine della famiglia.
oFondo Museo Diplomatico
E' il fondo più "nobile" ed esclusivo, contenendo le pergamene
precedenti al 1100; la più antica risale al 550. Le pergamene fino all'anno
1000 sono riprodotte in grandezza naturale, con trascrizione a fronte, in un
enorme volumone in-folio detto familiarmente "il Natale" dal nome del
suo famoso autore; tutte sono consultabili e fotocopiabili da microfilm.
Un'altra trascrizione valida è del Porro Lambertenghi ("Codex Diplomaticus
Longobardiae"). Da notare che ci sono anche molte pergamene false, in
genere escogitate per documentare possessi di cui non restava più traccia
scritta; ad es. un privilegio del re longobardo Liutprando del 713, con cui
dona al Monastero degli Agostiniani di S.Pietro in Ciel d'Oro di Pavia terre,
mansi, corti e ville, tra cui parecchi situati lungo la strada Varesina, fino
ai valichi svizzeri. E' stupefacente constatare che molte pergamene riguardano
anche paesini piccolissimi, cascine isolate, posti di cui non si sospetterebbe
una storia così antica. Gli indici sono soddisfacenti ed è quindi possibile
trovare facilmente i vari luoghi. In compenso, la scrittura è spesso ostica e
richiede una certa esperienza per essere decifrata.
oArchivio Panigarola
così detto dal nome della famiglia addetta alla sua gestione: era l'archivio
dell'Ufficio degli Statuti, con l'incaricato fin dall'età comunale di
registrare e conservare i provvedimenti del comune, e quindi gli atti emanati
dai signori e duchi di Milano, le liste dei banditi dallo Stato ("Libri
Bannitorum"), le tutele dei minori, e di custodire, in filze separate,
gride, citazioni e condanne.
oFondo Pergamene
Contiene una gran quantità di pergamene, posteriori al 1100 (quelle precedenti
si trovano nel Museo Diplomatico), provenienti da vari archivi specie
ecclesiastici. Ci sono indici di luoghi, persone e chiese. Di alcuni archivi
esistono regesti, ad es. per S.Vittore di Varese, S.Maria del Monte di Varese,
S.Tommaso in Terra Amara ecc.
oFondo Prefettura
Contiene documenti a partire dall'unità d'Italia, relativi a censo, censimenti,
Guardia nazionale, culto, opere pie ecc.
oFondo di Religione
Contiene gli archivi degli enti religiosi soppressi con la riforma napoleonica;
ci sono alcune serie orientate al territorio, riguardanti benefici (parrocchie
e cappelle), chiese, confraternite, abbazie e conventi. Il tipo di documenti
più rappresentato riguarda le nomine dei curati e dei cappellani. Purtroppo non
ci sono indici toponomastici, per cui è necessario conoscere già l'ente
esistente sul territorio. D'altra parte si tratta di un fondo ricchissimo di
documenti veramente antichi, anche pergamene. Per la nostra zona vi troviamo ad
es. le carte relative alle terre del Monastero di Voltorre, che possiede anche
molte pergamene antiche le quali però si trovano all'Archivio di Stato di
Torino in quanto relative a un'epoca in cui Voltorre era soggetto al Monastero
di Fruttuaria presso Ivrea.
oFondo Sanità
Contiene documenti e carteggi relativi a malattie varie di uomini e bestie,
medici, malattie. Interessanti i documenti sulla peste, specie del 1576
(pochissimi quelli sulla peste del 1630): processi agli untori, corrispondenza
dei funzionari delle zone di penetrazione (Svizzera, valli prealpine, stati
esteri) con segnalazioni di casi di contagio, spesso esagerati,norme per il
transito delle merci e dei mercanti.
oArchivio Visconteo-Sforzesco
Contiene documenti e carteggi relativi al periodo dei Visconti e degli Sforza,
quindi fino al 1536; si tratta per lo più di lettere riguardanti affari di
Stato e quindi con poca rilevanza per la storia locale.
Archivio Storico Civico di Milano
E'
contenuto nella Biblioteca Trivulziana, al Castello Sforzesco.
Nella
sezione "Località Foresi" contiene il famoso "Perticato di Carlo
V" del 1558, con aggiunte successive, che costituisce il primo serio
tentativo di catasto, sia pure sprovvisto di mappe. Per ogni proprietario sono
elencati solo i totali dei terreni posseduti, ripartiti secondo la tipologia
(campo, vigna, prato ecc.). Vi si trova inoltre una "Tassa del sale"
del 1572 e un codice (il n.1390) di antichi stemmi di famiglie e paesi.
Attualmente
sia la Biblioteca Trivulziana che l’Archivio Storico Civico sono chiusi per
restauro.
Archivio Storico Diocesano di Milano
E' attualmente organizzato in 44 sezioni, che consentono
di ricostruire buona parte dell'attività religiosa e sociale della nostra
regione.
Le principali Sezioni in cui è articolato l'Archivio sono
le seguenti:
oSezione Visite Pastorali
Vi si trovano i documenti riguardanti le visite pastorali, cioè quelle
effettuate personalmente dagli arcivescovi (non tutti; in particolare S.Carlo,
Federico Borromeo, card. Pozzobonelli, card.Ferrari ecc.), dai loro delegati
(Visitatori regionali), nonché alcune visite "vicariali" cioè
effettuate dai Vicari foranei delle Pievi (tipicamente i Prevosti).
Negli "atti" della visita, scritti in latino, il visitatore, o il
notaio ecclesiastico, descrive lo stato in cui ha trovato la chiesa, il
cimitero, gli altri edifici di culto e la casa parrocchiale. Vengono riportate
le dimensioni degli edifici sacri, gli arredi contenuti, i libri del parroco
(registri delle nascite, morti e matrimoni e libri sacri e profani); numero
delle anime, specificando se sono "da comunione" o no; persone che
hanno commesso colpe ritenute gravi ("inconfessi", cioè gente che non
si è confessata a Pasqua, concubini, violenti, bestemmiatori ecc.); redditi
della parrocchia, legati pii, feste osservate oltre quelle di precetto, e cioè
feste "di consuetudine" o "di voto"; processioni;
confraternite (tipicamente la "Scuola del Santissimo", la
"Scuola del Rosario", la "Scuola della Dottrina Cristiana")
e lo stato personale del parroco, con l'elenco degli ordini sacri ricevuti, il
curriculum e osservazioni anche severe sulla sua persona e il suo ministero.
Inoltre ci sono molti documenti inviati dai curati in preparazione della visita
pastorale, specialmente elenchi di beni e redditi della cura ed elenchi di
nascite, matrimoni e morti, e stati d'anime, che possono essere preziosi se
malauguratamente mancassero le pagine originali negli archivi parrocchiali.
Ci sono poi i "decreti" della visita, di cui normalmente dovrebbe
trovarsi copia anche negli archivi parrocchiali, in cui si elencano le cose da
fare, la cui esecuzione verrà controllata nella prossima visita; ad es.
comprare o riparare oggetti o vesti sacre, riparare chiese o demolirle se
abbandonate e pericolanti, costringere al pagamento, eventualmente con
l'interdetto, gli eredi delle persone che hanno lasciato dei legati pii ecc.
ecc. Ci sono anche alcuni documenti che escono dallo schema della visita, ad
es. per la Pieve di Brebbia il processo sui presunti miracoli operati da un
quadro della Madonna del latte a S.Andrea, e la relazione dei danni patiti
dalle chiese a seguito dei saccheggi operati dalle truppe di Francia, Savoia e
Parma dopo la battaglia di Tornavento, nel 1636.
I documenti sono organizzati per Pievi e rilegati in volumi, raramente di
contenuto omogeneo come potrebbero essere ad es. per la Pieve di Brebbia le
Visite dei card. Federico Borromeo, del Visitatore Pezzano e del card.Pozzobonelli,
oppure le carte relative ad un singolo paese; più spesso sono
"quinterni" disomogenei, spesso non datati, rilegati insieme così per
caso.
Esiste un indice scritto dal Palestra, talvolta lacunoso e generico, per cui
non è raro trovare carte interessanti in collocazione insospettata; ad es. ci
sono volumi di carteggi assolutamente non indicizzati.
oSezione Carteggio Ufficiale
Contiene un enorme numero di lettere inviate dalla Curia ai religiosi vari
(parroci, cappellani, ecc.); si tratta di un materiale interessantissimo ma
purtroppo non indicizzato per località, ma solo genericamente inventariato.
Interessanti i "casi riservati", ossia le segnalazioni e assoluzioni
di peccati che poteva assolvere solo il Vescovo (eretici, concubini, interdetti,
scomunicati, ma anche solo bestemmiatori o gente che aveva ballato nei giorni
festivi).
oSezioni del Foro Criminale e del Foro Civile
Contiene i processi contro i religiosi, che erano soggetti alla giurisdizione
ecclesiastica. Curiosi i processi contro i preti che si non vestivano nel modo
prescritto, andavano a caccia e portavano armi; inoltre c'è una gran varietà di
cause matrimoniali relative ad abusi o nullità.
oSezione Legati
Vi si trovano principalmente i documenti relativi ai legati pii ma specialmente
alle cappellanie (dotazione, riduzioni, nomina dei cappellani); inoltre ci sono
numerosi atti di visite vicariali, che completano così in modo capillare le più
blasonate visite pastorali, fornendoci una notevole mole di dati. Il fondo non
possiede alcun indice, salvo la generica suddivisione per pieve.
oSezione Duplicati Stati d'Anime
Vi si trovano alcuni stati d'anime, che furono espressamente richiesti ai
curati per esigenze contingenti, e quindi non si tratta di serie complete, ma
episodiche, che tuttavia possono essere importanti se sfortunatamente
mancassero le pagine originali negli archivi parrocchiali.
oSezione Pergamene
Sono circa 2000, di cui circa 600 precedenti all'epoca di S.Carlo. Ne esiste un
regesto scritto dal Palestra nel 1961, con tutti gli indici possibili, per cui
la ricerca è facile.
oSezione Riti Sacri (Spedizioni varie)
Vi si trova la documentazione sull'erezione e la ristrutturazione delle chiese,
secondo un iter di domanda del parroco, permesso accordato dalla Curia,
ispezione e OK definitivo. E' possibile così ricostruire le vicende
architettoniche delle varie chiese e cappelle.
Altre sezioni interessanti: Confraternite, Ospedali,
Collegi, Ordini religiosi e Congregazioni.
Archivio della Fabbrica del Duomo
Contiene documenti relativi all'organizzazione della
grandiosa costruzione, a partire dal 1387; purtroppo le carte più antiche fino
al 1444 sono andate bruciate all'Esposizione del 1906. Esiste un dettagliato
indice onomastico dei cittadini coinvolti (sindaci, vicari, giusperiti,
procuratori, benefattori ecc.) ma non c'è l'indice toponomastico; si possono
trovare anche i registri dei pagamenti dei "maestri" e degli operai
(tra i varesotti fu famoso il maestro Tavannino da Castelseprio).
Archivi Plebani
Le
pievi costituiscono una suddivisione ecclesiastica antichissima, infatti, prima
dell'istituzione delle parrocchie, l'assistenza religiosa veniva svolta dai
canonici residenti nei monasteri o nelle chiese "plebane"; si
trattava di un clero più "itinerante" che residenziale. Nella chiesa
plebana si conveniva da tutti i paesi soggetti in occasioni importanti, come i
battesimi, le cresime, e si svolgevano i riti pasquali. Sono interessanti i
documenti, anche molto antichi, riguardanti il versamento della
"decima", cioè l'imposta religiosa destinata al capitolo dei canonici
della pieve; inoltre si possono trovare atti e decreti delle visite vicariali.
Purtroppo spesso il materiale non è ordinato e manca di indici.
Per
la zona dei laghi questi archivi si trovano a Besozzo (S.Alessandro e
Tiburzio), per la zona ovest del lago, e a Varese (S.Vittore) per la zona est.
Mentre la Basilica di S.Vittore possiede un archivio ricco di antiche
pergamene, già trascritte fino al sec.XIII, l'archivio di Besozzo non risale di
molto indietro perché prima di S.Carlo il capopieve era a Brebbia (S.Pietro),
di cui rimangono alcune pergamene che si trovano oggi all'Archivio di Stato.
Per
la nostra zona l’archivio dovrebbe trovarsi a Carnago, istituita capopieve dopo
la distruzione di quella di Castelseprio.
Archivi delle Preture
In ambito feudale la giurisdizione, fino a un certo
livello, veniva esercitata dal Pretore, che rispondeva direttamente al
feudatario. Non è detto che il pretore avesse una sede, infatti ad es. il pretore
di Gavirate "sedeva sul suo banco" nello studio del notaio
Lanzavecchia, e così non c'è un archivio della pretura, ma solo documenti vari
sparsi qua e là nelle filze dei notai Lanzavecchia. Le carte riguardano liti
varie, magari con ingiurie, percosse e ferimenti, seguite da riconciliazioni;
affidamento di minori in tutela; "apprensioni" cioè sequestri o
pignoramenti a debitori morosi, ecc. A livello superiore, ad es. per gli
omicidi, la competenza andava a livello centrale, ma purtroppo le carte relative
sono andate in gran parte perdute; si trovano solo alcuni registri di persone
giustiziate.
Archivi di famiglie nobili
In genere quelli più importanti sono depositati o versati
all'Archivio di Stato di Milano (Fondo Araldica, Archivi Crivelli, Serbelloni,
Litta-Modignani ecc.). Per il Varesotto sarebbero interessanti i documenti
relativi ai Visconti, che costituiscono un capitolo un po' misterioso; tuttavia
all'archivio di Stato si trovano 10 cartelle molto interessanti nel Fondo Feudi
Camerali (vedi). Purtroppo questo tipo di documenti vanno spesso dispersi a
seguito di eredità e passaggi di proprietà o addirittura distrutti in traslochi
e ristrutturazioni.
Archivi Comunali
Vi si trova molto poco, di solito al massimo documenti del
'700 (riforma di Giuseppe II, con bilanci e nomine degli esattori), raramente
precedenti, anche perché il Comune anticamente non aveva una sede, non era
pensato come "Palazzo Comunale" ma piuttosto come l'assemblea dei
capifamiglia, radunati sulla pubblica piazza al suono della campana. I
documenti dell'800 sono comunque interessanti per la documentazione
dell'estendersi del progresso alle varie attività (strade, agricoltura, sanità
ecc.).
Archivi Parrocchiali
Qui
si trovano documenti importantissimi, unici ed insostituibili, risalenti in
genere all'epoca del Concilio di Trento (1564), che decretò che i parroci
dovessero tenere i registri dei battezzati, dei matrimoni e successivamente dei
morti e degli stati d'anime; dal punto di vista civile invece tutti questi dati
risalgono solamente all'unità d'Italia (1860). Da questi registri si potrebbe
teoricamente ricostruire la genealogia di gran parte delle famiglie,
specialmente quelle residenti nei paesi, meno soggette a spostamenti; il sogno
dello storico si scontra però naturalmente con le disposizioni correnti di
riservatezza. Inoltre l'archivio parrocchiale contiene documenti sui redditi
del beneficio, i legati pii, i decreti delle visite pastorali e vicariali (gli
"atti" delle visite si trovano invece all'Archivio Storico Diocesano
a Milano). Importante, se esiste, è il "Liber Chronicus", dove
i parroci più attenti annotavano i vari fatti di cronaca più o meno
interessanti. Ci sono notizie valide anche nei documenti finanziari: bilanci
della cura, della fabbriceria, delle confraternite, e a volte diplomi più o
meno artistici, tra cui interessanti i certificati d'autenticità delle
reliquie.
Archivi di Opere Pie e Ospedali
A livello centrale c'è l'Archivio dell'Ospedale Maggiore,
però non ancora facilmente consultabile; questo Ospedale centrale, fondato dai
duchi di Milano, svolgeva una funzione veramente predominante per tutto il
Milanese, ad es. assicurava l'allevamento e il mantenimento dei neonati
abbandonati, tipicamente lasciati sulla "ruota" della chiesa di S.Caterina
(detta appunto "alla ruota") ma anche in tutta la regione; essi
venivano spesso messi a balia e dati in affidamento nei paesi fuori Milano.
L'Ospedale Maggiore godeva di molti lasciti e possedeva quindi parecchie terre
anche nelle nostre zone, insieme ad altre opere Pie tra cui quella di
"Santa Corona".
Altre fonti
I
documenti più antichi, diciamo fino al XIV secolo, conservati in vari archivi
grandi e piccoli, religiosi e laici, in gran parte raccolti all'Archivio di
Stato (vedi "Museo Diplomatico" e "Pergamene", sono stati
ormai in gran parte trascritti e pubblicati e continuano ad essere pubblicati
in collane specialistiche, a scadenze abbastanza regolari, e contengono tutti
gli indici possibili. Fin dall'epoca umanistica gli studiosi, tra cui anche i grandi
nomi della letteratura, si occuparono della trascrizione degli antichi
documenti; il lavoro prosegue attualmente col programma dell'edizione
sistematica delle pergamene milanesi dei sec.XII e XIII. Conviene quindi
consultarli prima di vedere, eventualmente, gli originali, anche perché si
trovano in molte biblioteche anche periferiche. Questi lavori, oltre che
pubblicati a sé stante, si possono trovare anche nelle varie riviste
specializzate, tra cui:
Il "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani"
scritto dal canonico Goffredo da Bussero circa l'anno 1300, che contiene
l'elenco di tutte le chiese ed altari della diocesi, ordinato in base al
santo titolare. L'originale si trova alla Biblioteca Capitolare del Duomo
ed è un pezzo unico di valore inestimabile, peraltro leggibilissimo; si
possono fotografare singole pagine. La tipica notizia che ci interessa è:
"In plebe X in loco Y ecclesia sancti Z", che pur nella sua
telegraficità per molti paesini costituisce la prima citazione storica.
La "Notitia Cleri Mediolanensis" del
1398 (originale pure conservato alla Biblioteca Capitolare del Duomo),
pubblicata nella rivista "Archivio Storico Lombardo", che oltre
all'elenco di chiese e cappelle riporta anche l'importo della tassazione e
quindi dà un'idea della grandezza e dell'importanza della chiesa.
Il "Liber Seminarii Mediolanensis" del
1564, che riporta la tassazione delle chiese e cappelle a favore del
Seminario, e inoltre anche i nomi dei religiosi beneficiati.
Gli "Atti del Comune di Milano",
contenenti disposizioni e sentenze dei consoli e magistrati del Comune,
finora in due pubblicazioni: Atti fino al 1216 (pubblicati nel 1919) e
Atti del sec.XIII.
Gli "Atti privati milanesi e comaschi del
sec.XI", pubblicati nel 1933; sono atti notarili.
Gli "Statuti delle strade ed acque del
Contado di Milano fatti nel 1346", pubblicati nel 1868; è un
interessante elenco delle contribuzioni dovute da ciascun comune per la
manutenzione delle strade principali. Ad es. i paesi delle pievi del
Varesotto erano tassati per la manutenzione di "brazza X" della
"Strada di Rho", l'attuale Statale del Sempione fino a Gallarate
e poi a Varese e ai valichi svizzeri. Questa tassa si trova riportata nei
bilanci comunali fino alla caduta del S.R.I. con l'antica denominazione
"Per la strada di Rò".
Altre trascrizioni di archivi che interessano il
Varesotto sono:
oil Regesto delle
pergamene di S.Vittore di Varese
oil Regesto di S.Maria
del Monte Velate in due edizioni, fino al 1200 (pubblicato nel 1937) e nel
sec.XIII (pubblicato nel 1976)
oil Regesto delle
pergamene di S.Tommaso in Terra Amara di Milano, con notizie su Brebbia e
Monate
Tratto da Archivio Storico del Territorio dei Laghi Varesini
Gli Archivi da cui si possono ricavare i documenti sono molteplici e offrono fonti sufficienti per la documentazione sia delle comunità locali che del territorio. Si tratta di documenti per lo più su carta, di difficile consultazione e comunque spesso in precarie condizioni di conservazione, che rappresentano una fonte assolutamente indispensabile per la ricerca storica locale.
Archivio di Stato di Milano
E' organizzato in Fondi, spesso sdoppiati in una "Parte Antica", cioè fino al 1800 (fine dell'Ancien Régime) e "Parte Moderna" (dopo il 1800). I fondi hanno subito svariate traversie storiche, tra cui notevoli distruzioni quali l'incendio del castello di Porta Giovia in epoca sforzesca e i bombardamenti dell'ultima guerra. Inoltre l'originario ordinamento cronologico è stato rimaneggiato secondo criteri enciclopedici, ossia per "voci" o argomenti, ad opera dell'archivista Peroni in epoca napoleonica. Ciò da un lato ha favorito la consultazione per località (tipiche sono le serie di documenti ordinate per "Comuni") ma dall'altro ha causato problemi di collocazione e di perdita di collegamenti. Naturalmente tutto sarebbe sotto controllo se ci fossero indici esaustivi, ma spesso non è così; in particolare spesso non ci sono indici toponomastici.
I principali fondi in cui è articolato l'Archivio sono i seguenti:
Contiene documenti relativi a ruscelli, canali, fiumi e laghi. Vi sono vari documenti interessanti relativi alla pesca (diritti, tassazioni, concessioni, con citazione di attrezzi vari ) e ai mulini, con descrizioni di sistemi e meccanismi vari. Molti documenti riguardano liti e contenziosi relativi ai tentativi, alla lunga riusciti, del Fisco di "apprendere" i diritti sulla pesca e sui mulini, sottraendoli ai precedenti proprietari, feudatari o comuni. Il fondo è ordinato per nomi dei corsi d'acqua o laghi e anche dei comuni interessati, dimodoché la consultazione risulta facilitata, ma il materiale spesso è disordinato e caotico.
Contiene documenti relativi a prodotti agricoli e animali da allevamento. Il fondo è ordinato per nomi dei corsi d'acqua o laghi e anche dei comuni interessati.
Contiene documenti relativi alla famiglia Crivelli e altre famiglie nobili, però non c'è un indice toponomastico. Il Codice Cremosano contiene una ricca raccolta di stemmi di paesi e famiglie varie.
E’suddiviso in Catasto propriamente detto, Registri catastali e Mappe.
E' un fondo enorme, essenziale per lo studio del territorio; riporta i documenti relativi al Catasto Teresiano (1751) e al cessato Catasto Lombardo-Veneto (1857), fino al "Ricensimento", terminato nel 1873 per la "parte alta" del Milanese e nel 1887 per la "parte bassa". Oltre alle mappe e ai registri con gli elenchi ("sommarioni" o "catastrini") dei beni "di 1.a stazione" (terreni) e "di 2.a stazione" (fabbricati), coi proprietari, l'area in pertiche e il valore, si possono trovare anche inchieste preparatorie, come i "Processi verbali", i "Processi giustificativi" e i "45 Quesiti" per il Teresiano, in cui sono riportate le antiche usanze di tassazione (imposte feudali come l'"imbottato" e imposte fiscali quali la "diaria", la "cavalleria", il "personale" e il "reale" ecc.) e vari bilanci comunali. Ci sono inoltre le "Stime" dei vari tipi di terreni agricoli e dei prodotti ricavati: cereali vari, castagne, fieno, legna, canapa, lino, gelsi ("moroni") censiti sui singoli terreni ecc.; i "Trasporti d'estimo" ossia i cambiamenti di proprietà, i ricorsi, reclami con relativo iter e citazione dei relativi atti notarili. Ci sono anche le "Notificazioni dei feudi" a norma di un editto del 1765 di Maria Teresa, con elenchi dei vari antichi diritti feudali, in particolare quelli sulle pievi di Arcisate, Brebbia, Varese e Valcuvia feudi del Marchese Pompeo Litta Visconti Arese. C'è la serie "Censo-Comuni", con ricorsi vari e modifiche censuarie.
Le mappe teresiane sono opere minuziose con in più una certa valenza artistica al di là delle aride cifre annotate sui terreni, per cui tipicamente fanno la loro figura ben incorniciate nelle sale dei Consigli Comunali.
Combinando i dati di questi due antichi catasti con quelli dell'attuale catasto, e tenendo conto dei cambiamenti di proprietà, si potrebbe teoricamente ricostruire all'indietro la storia di ogni "pezza" di terra fino al 1750. Sarebbe possibile risalire più indietro, fino al 1550, con i dati del "Catasto di Carlo V" custodito alla Trivulziana, ma questa impresa è più difficile perché non ci sono mappe e, per i passaggi di proprietà, bisogna addentrarsi nel fondo Notarile.
Comunque, i dati che si possono più facilmente estrarre riguardano la proprietà della terra, posseduta naturalmente in proporzione schiacciante da poche famiglie nobili ed enti ecclesiastici.
Per quanto le serie più importanti siano indicizzate per comune, una gran parte del fondo è ancora disordinata e quindi inservibile.
Molte, ma non tutte le mappe e i registri relativi alla provincia di Varese, sorta nel 1927, sono stati trasportati all'Archivio di Stato di Varese.
o Fondo Censo
Contiene documenti di carattere fiscale relativi a tassazioni varie, con allegati estratti catastali relativi a case e terreni. Particolarmente interessante per la Pieve di Brebbia un elenco di "fuochi" del 1537, appena dopo lo stabilimento del dominio spagnolo; ci sono anche alcuni processi testimoniali fatti dal Fisco per appurare le tasse effettivamente versate.
o Fondo Famiglie
Contiene documenti relativi a famiglie notabili, anche questo senza indice toponomastico. Molte carte provengono da "Piccoli acquisti, doni e depositi". Nella nostra zona le famiglie nobili più importanti erano i Visconti, i Besozzi, i Bossi, i Daverio.
o Fondo Feudi Camerali
Contiene documenti relativi ai Feudi, quali "ricognizioni" ossia prese di possesso da parte del nuovo feudatario, con elenchi di "fuochi" e giuramenti dei consoli e dei capifamiglia; "apprensioni" da parte del Fisco, sempre in lotta con i feudatari, con strascico di liti e ricorsi vari; interessanti elenchi di diritti vari, ad es. sul vino "imbottato", su mulini, prestini, macelli, caccia e pesca, osterie ecc. Particolarmente interessanti per la Pieve di Brebbia le cartelle relative ai feudatari Visconti, con documenti attestanti i loro privilegi "ab immemorabili", ribaditi dai vari Imperatori del S.R.I.
o Fondo Finanza
Contiene documenti di carattere fiscale relativi a tasse, dazi e le cosiddette "regalìe", cioè beni del re (oggi diremmo statali) che venivano dati in concessione, tra cui la pesca e appunto i vari dazi e gli appalti delle tasse. Interessanti le serie delle "Confische", che venivano eseguite contro i condannati per reati vari, e le "Apprensioni", cioè i sequestri dei beni dei i debitori.
o Fondo Comuni
E' un piccolo fondo "peroniano" con pochi documenti di varia provenienza.
o Fondo Culto
Contiene documenti relativi ad enti e persone ecclesiastiche: chiese, benefici, conventi, cappellanie, religiosi vari, con i relativi ordinamenti per località e per persona. Inoltre ci sono argomenti interessanti quali censure, scomuniche, interdetti, cause criminali, inquisizione, miracoli, religioni diverse, ma all'atto pratico ci si trova pochissimo. I tipici documenti sono nomine di cappellani ("placet") e carte relative alle finanze delle chiese e parrocchie, con particolari interessanti su arredi sacri e campane.
o Fondo Notarile
E' la vera "Mecca" del ricercatore di storia locale, perché vi si trova di tutto: contratti di vendita e affitto di case, terreni, animali da lavoro ecc., con una certa varietà (retrovendite, livelli, vendita con investitura, vendita "a credenza" di buoi ecc.); contratti di dote, spesso con inventari del corredo (la "scherpa"); testamenti, spesso con inventari interessanti di oggetti desueti; sequestri ("apprensioni") di terre e case; affidamenti di minori decretati dal pretore, anche questi con inventari di beni; assemblee dei capifamiglia abbienti ("vicini") convocate "al suono della campana" per eleggere rappresentanti quali consoli, sindaci, procuratori e per prendere decisioni riguardanti gli interessi della comunità; "paci" ossia remissioni di querele a suo tempo sporte alla pretura per controversie, spesso seguite a violenze e ferimenti; ricevute ("confessi") di pagamenti a vario titolo; dichiarazioni liberatorie a chiusura di debiti o pagamenti dilazionati, con interessanti note spese; rendiconti tra padroni e affittuari o "massari", con elenchi di pagamenti in natura (grani, vino, castagne ecc.). Qua e là si trovano carte di grande interesse, ad es. sulla peste del 1630, sull'alloggiamento dei soldati durante la guerra dei Trent'anni ecc.
Vi si possono inoltre trovare occasionalmente documenti della pretura, se il notaio officiava anche al servizio del pretore (come ad es. a Gavirate), e quindi processi vari riguardanti ogni specie di controversia o crimine; ciò è tanto più interessante in quanto purtroppo il fondo "Giustizia civile e punitiva" non contiene praticamente niente (sembra che sia andato distrutto nel corso dell'ultima guerra). Inoltre, se il notaio era anche o solo "apostolico", si possono trovare anche documenti riguardanti gli affari ecclesiastici (legati pii, convenzioni per il mantenimento del clero, cappellanie e anche visite vicariali).
Gli atti notarili, scritti in latino fino all'epoca napoleonica, sono da una parte un tipo di documento ideale, in quanto rispondono ad un formalismo rigido: data, personaggi di cui sono riportate le generalità complete, contenuto stereotipato e abbastanza prevedibile in base al tipo di atto, con inizi di periodo facilmente riconoscibili; dall'altra parte il linguaggio usato è "notarile" spesso fino all'esasperazione, con ripetizioni, formule abbreviate, dettagli tecnici, sicché spesso si perde il filo del discorso.
Gli atti sono organizzati in "filze" (ce ne sono in tutto circa 50.000, tipicamente dell'altezza di 10 cm.) suddivise per notaio e ordinate cronologicamente. Esiste anche un fondo separato "Rubriche notarili" contenente gli indici ("rubriche") degli atti dei singoli notai, dove ogni atto è riassunto in poche righe; vi si trovano citati i contraenti ma di solito non sono riportati i luoghi interessati. Lo stesso vale per l'Indice Lombardi, monumentale lavoro in piu' di 300 volumi che elenca in ordine alfabetico i contraenti degli atti, ma non riporta i luoghi.
La difficoltà principale per orientarsi in questo mare è di scoprire i notai che operavano nel territorio che ci interessa; per molti notai questa informazione è data da un indice, peraltro lacunoso, dimodoché è consigliabile consultare qualche filza a caso per scoprire dove stava lo studio del notaio (controllare in fondo all'atto "Actum in..."). Naturalmente l'ambito di lavoro del notaio include spesso i paesi vicini e inoltre, se il notaio stava a Milano, il luogo di "villeggiatura" che tipicamente coincide col luogo d'origine della famiglia.
o Fondo Museo Diplomatico
E' il fondo più "nobile" ed esclusivo, contenendo le pergamene precedenti al 1100; la più antica risale al 550. Le pergamene fino all'anno 1000 sono riprodotte in grandezza naturale, con trascrizione a fronte, in un enorme volumone in-folio detto familiarmente "il Natale" dal nome del suo famoso autore; tutte sono consultabili e fotocopiabili da microfilm. Un'altra trascrizione valida è del Porro Lambertenghi ("Codex Diplomaticus Longobardiae"). Da notare che ci sono anche molte pergamene false, in genere escogitate per documentare possessi di cui non restava più traccia scritta; ad es. un privilegio del re longobardo Liutprando del 713, con cui dona al Monastero degli Agostiniani di S.Pietro in Ciel d'Oro di Pavia terre, mansi, corti e ville, tra cui parecchi situati lungo la strada Varesina, fino ai valichi svizzeri. E' stupefacente constatare che molte pergamene riguardano anche paesini piccolissimi, cascine isolate, posti di cui non si sospetterebbe una storia così antica. Gli indici sono soddisfacenti ed è quindi possibile trovare facilmente i vari luoghi. In compenso, la scrittura è spesso ostica e richiede una certa esperienza per essere decifrata.
o Archivio Panigarola
così detto dal nome della famiglia addetta alla sua gestione: era l'archivio dell'Ufficio degli Statuti, con l'incaricato fin dall'età comunale di registrare e conservare i provvedimenti del comune, e quindi gli atti emanati dai signori e duchi di Milano, le liste dei banditi dallo Stato ("Libri Bannitorum"), le tutele dei minori, e di custodire, in filze separate, gride, citazioni e condanne.
o Fondo Pergamene
Contiene una gran quantità di pergamene, posteriori al 1100 (quelle precedenti si trovano nel Museo Diplomatico), provenienti da vari archivi specie ecclesiastici. Ci sono indici di luoghi, persone e chiese. Di alcuni archivi esistono regesti, ad es. per S.Vittore di Varese, S.Maria del Monte di Varese, S.Tommaso in Terra Amara ecc.
o Fondo Prefettura
Contiene documenti a partire dall'unità d'Italia, relativi a censo, censimenti, Guardia nazionale, culto, opere pie ecc.
o Fondo di Religione
Contiene gli archivi degli enti religiosi soppressi con la riforma napoleonica; ci sono alcune serie orientate al territorio, riguardanti benefici (parrocchie e cappelle), chiese, confraternite, abbazie e conventi. Il tipo di documenti più rappresentato riguarda le nomine dei curati e dei cappellani. Purtroppo non ci sono indici toponomastici, per cui è necessario conoscere già l'ente esistente sul territorio. D'altra parte si tratta di un fondo ricchissimo di documenti veramente antichi, anche pergamene. Per la nostra zona vi troviamo ad es. le carte relative alle terre del Monastero di Voltorre, che possiede anche molte pergamene antiche le quali però si trovano all'Archivio di Stato di Torino in quanto relative a un'epoca in cui Voltorre era soggetto al Monastero di Fruttuaria presso Ivrea.
o Fondo Sanità
Contiene documenti e carteggi relativi a malattie varie di uomini e bestie, medici, malattie. Interessanti i documenti sulla peste, specie del 1576 (pochissimi quelli sulla peste del 1630): processi agli untori, corrispondenza dei funzionari delle zone di penetrazione (Svizzera, valli prealpine, stati esteri) con segnalazioni di casi di contagio, spesso esagerati,norme per il transito delle merci e dei mercanti.
o Archivio Visconteo-Sforzesco
Contiene documenti e carteggi relativi al periodo dei Visconti e degli Sforza, quindi fino al 1536; si tratta per lo più di lettere riguardanti affari di Stato e quindi con poca rilevanza per la storia locale.
Archivio Storico Civico di Milano
E' contenuto nella Biblioteca Trivulziana, al Castello Sforzesco.
Nella sezione "Località Foresi" contiene il famoso "Perticato di Carlo V" del 1558, con aggiunte successive, che costituisce il primo serio tentativo di catasto, sia pure sprovvisto di mappe. Per ogni proprietario sono elencati solo i totali dei terreni posseduti, ripartiti secondo la tipologia (campo, vigna, prato ecc.). Vi si trova inoltre una "Tassa del sale" del 1572 e un codice (il n.1390) di antichi stemmi di famiglie e paesi.
Attualmente sia la Biblioteca Trivulziana che l’Archivio Storico Civico sono chiusi per restauro.
Archivio Storico Diocesano di Milano
E' attualmente organizzato in 44 sezioni, che consentono di ricostruire buona parte dell'attività religiosa e sociale della nostra regione.
Le principali Sezioni in cui è articolato l'Archivio sono le seguenti:
o Sezione Visite Pastorali
Vi si trovano i documenti riguardanti le visite pastorali, cioè quelle effettuate personalmente dagli arcivescovi (non tutti; in particolare S.Carlo, Federico Borromeo, card. Pozzobonelli, card.Ferrari ecc.), dai loro delegati (Visitatori regionali), nonché alcune visite "vicariali" cioè effettuate dai Vicari foranei delle Pievi (tipicamente i Prevosti).
Negli "atti" della visita, scritti in latino, il visitatore, o il notaio ecclesiastico, descrive lo stato in cui ha trovato la chiesa, il cimitero, gli altri edifici di culto e la casa parrocchiale. Vengono riportate le dimensioni degli edifici sacri, gli arredi contenuti, i libri del parroco (registri delle nascite, morti e matrimoni e libri sacri e profani); numero delle anime, specificando se sono "da comunione" o no; persone che hanno commesso colpe ritenute gravi ("inconfessi", cioè gente che non si è confessata a Pasqua, concubini, violenti, bestemmiatori ecc.); redditi della parrocchia, legati pii, feste osservate oltre quelle di precetto, e cioè feste "di consuetudine" o "di voto"; processioni; confraternite (tipicamente la "Scuola del Santissimo", la "Scuola del Rosario", la "Scuola della Dottrina Cristiana") e lo stato personale del parroco, con l'elenco degli ordini sacri ricevuti, il curriculum e osservazioni anche severe sulla sua persona e il suo ministero.
Inoltre ci sono molti documenti inviati dai curati in preparazione della visita pastorale, specialmente elenchi di beni e redditi della cura ed elenchi di nascite, matrimoni e morti, e stati d'anime, che possono essere preziosi se malauguratamente mancassero le pagine originali negli archivi parrocchiali.
Ci sono poi i "decreti" della visita, di cui normalmente dovrebbe trovarsi copia anche negli archivi parrocchiali, in cui si elencano le cose da fare, la cui esecuzione verrà controllata nella prossima visita; ad es. comprare o riparare oggetti o vesti sacre, riparare chiese o demolirle se abbandonate e pericolanti, costringere al pagamento, eventualmente con l'interdetto, gli eredi delle persone che hanno lasciato dei legati pii ecc. ecc. Ci sono anche alcuni documenti che escono dallo schema della visita, ad es. per la Pieve di Brebbia il processo sui presunti miracoli operati da un quadro della Madonna del latte a S.Andrea, e la relazione dei danni patiti dalle chiese a seguito dei saccheggi operati dalle truppe di Francia, Savoia e Parma dopo la battaglia di Tornavento, nel 1636.
I documenti sono organizzati per Pievi e rilegati in volumi, raramente di contenuto omogeneo come potrebbero essere ad es. per la Pieve di Brebbia le Visite dei card. Federico Borromeo, del Visitatore Pezzano e del card.Pozzobonelli, oppure le carte relative ad un singolo paese; più spesso sono "quinterni" disomogenei, spesso non datati, rilegati insieme così per caso.
Esiste un indice scritto dal Palestra, talvolta lacunoso e generico, per cui non è raro trovare carte interessanti in collocazione insospettata; ad es. ci sono volumi di carteggi assolutamente non indicizzati.
o Sezione Carteggio Ufficiale
Contiene un enorme numero di lettere inviate dalla Curia ai religiosi vari (parroci, cappellani, ecc.); si tratta di un materiale interessantissimo ma purtroppo non indicizzato per località, ma solo genericamente inventariato. Interessanti i "casi riservati", ossia le segnalazioni e assoluzioni di peccati che poteva assolvere solo il Vescovo (eretici, concubini, interdetti, scomunicati, ma anche solo bestemmiatori o gente che aveva ballato nei giorni festivi).
o Sezioni del Foro Criminale e del Foro Civile
Contiene i processi contro i religiosi, che erano soggetti alla giurisdizione ecclesiastica. Curiosi i processi contro i preti che si non vestivano nel modo prescritto, andavano a caccia e portavano armi; inoltre c'è una gran varietà di cause matrimoniali relative ad abusi o nullità.
o Sezione Legati
Vi si trovano principalmente i documenti relativi ai legati pii ma specialmente alle cappellanie (dotazione, riduzioni, nomina dei cappellani); inoltre ci sono numerosi atti di visite vicariali, che completano così in modo capillare le più blasonate visite pastorali, fornendoci una notevole mole di dati. Il fondo non possiede alcun indice, salvo la generica suddivisione per pieve.
o Sezione Duplicati Stati d'Anime
Vi si trovano alcuni stati d'anime, che furono espressamente richiesti ai curati per esigenze contingenti, e quindi non si tratta di serie complete, ma episodiche, che tuttavia possono essere importanti se sfortunatamente mancassero le pagine originali negli archivi parrocchiali.
o Sezione Pergamene
Sono circa 2000, di cui circa 600 precedenti all'epoca di S.Carlo. Ne esiste un regesto scritto dal Palestra nel 1961, con tutti gli indici possibili, per cui la ricerca è facile.
o Sezione Riti Sacri (Spedizioni varie)
Vi si trova la documentazione sull'erezione e la ristrutturazione delle chiese, secondo un iter di domanda del parroco, permesso accordato dalla Curia, ispezione e OK definitivo. E' possibile così ricostruire le vicende architettoniche delle varie chiese e cappelle.
Altre sezioni interessanti: Confraternite, Ospedali, Collegi, Ordini religiosi e Congregazioni.
Archivio della Fabbrica del Duomo
Contiene documenti relativi all'organizzazione della grandiosa costruzione, a partire dal 1387; purtroppo le carte più antiche fino al 1444 sono andate bruciate all'Esposizione del 1906. Esiste un dettagliato indice onomastico dei cittadini coinvolti (sindaci, vicari, giusperiti, procuratori, benefattori ecc.) ma non c'è l'indice toponomastico; si possono trovare anche i registri dei pagamenti dei "maestri" e degli operai (tra i varesotti fu famoso il maestro Tavannino da Castelseprio).
Archivi Plebani
Le pievi costituiscono una suddivisione ecclesiastica antichissima, infatti, prima dell'istituzione delle parrocchie, l'assistenza religiosa veniva svolta dai canonici residenti nei monasteri o nelle chiese "plebane"; si trattava di un clero più "itinerante" che residenziale. Nella chiesa plebana si conveniva da tutti i paesi soggetti in occasioni importanti, come i battesimi, le cresime, e si svolgevano i riti pasquali. Sono interessanti i documenti, anche molto antichi, riguardanti il versamento della "decima", cioè l'imposta religiosa destinata al capitolo dei canonici della pieve; inoltre si possono trovare atti e decreti delle visite vicariali. Purtroppo spesso il materiale non è ordinato e manca di indici.
Per la zona dei laghi questi archivi si trovano a Besozzo (S.Alessandro e Tiburzio), per la zona ovest del lago, e a Varese (S.Vittore) per la zona est. Mentre la Basilica di S.Vittore possiede un archivio ricco di antiche pergamene, già trascritte fino al sec.XIII, l'archivio di Besozzo non risale di molto indietro perché prima di S.Carlo il capopieve era a Brebbia (S.Pietro), di cui rimangono alcune pergamene che si trovano oggi all'Archivio di Stato.
Per la nostra zona l’archivio dovrebbe trovarsi a Carnago, istituita capopieve dopo la distruzione di quella di Castelseprio.
Archivi delle Preture
In ambito feudale la giurisdizione, fino a un certo livello, veniva esercitata dal Pretore, che rispondeva direttamente al feudatario. Non è detto che il pretore avesse una sede, infatti ad es. il pretore di Gavirate "sedeva sul suo banco" nello studio del notaio Lanzavecchia, e così non c'è un archivio della pretura, ma solo documenti vari sparsi qua e là nelle filze dei notai Lanzavecchia. Le carte riguardano liti varie, magari con ingiurie, percosse e ferimenti, seguite da riconciliazioni; affidamento di minori in tutela; "apprensioni" cioè sequestri o pignoramenti a debitori morosi, ecc. A livello superiore, ad es. per gli omicidi, la competenza andava a livello centrale, ma purtroppo le carte relative sono andate in gran parte perdute; si trovano solo alcuni registri di persone giustiziate.
Archivi di famiglie nobili
In genere quelli più importanti sono depositati o versati all'Archivio di Stato di Milano (Fondo Araldica, Archivi Crivelli, Serbelloni, Litta-Modignani ecc.). Per il Varesotto sarebbero interessanti i documenti relativi ai Visconti, che costituiscono un capitolo un po' misterioso; tuttavia all'archivio di Stato si trovano 10 cartelle molto interessanti nel Fondo Feudi Camerali (vedi). Purtroppo questo tipo di documenti vanno spesso dispersi a seguito di eredità e passaggi di proprietà o addirittura distrutti in traslochi e ristrutturazioni.
Archivi Comunali
Vi si trova molto poco, di solito al massimo documenti del '700 (riforma di Giuseppe II, con bilanci e nomine degli esattori), raramente precedenti, anche perché il Comune anticamente non aveva una sede, non era pensato come "Palazzo Comunale" ma piuttosto come l'assemblea dei capifamiglia, radunati sulla pubblica piazza al suono della campana. I documenti dell'800 sono comunque interessanti per la documentazione dell'estendersi del progresso alle varie attività (strade, agricoltura, sanità ecc.).
Archivi Parrocchiali
Qui si trovano documenti importantissimi, unici ed insostituibili, risalenti in genere all'epoca del Concilio di Trento (1564), che decretò che i parroci dovessero tenere i registri dei battezzati, dei matrimoni e successivamente dei morti e degli stati d'anime; dal punto di vista civile invece tutti questi dati risalgono solamente all'unità d'Italia (1860). Da questi registri si potrebbe teoricamente ricostruire la genealogia di gran parte delle famiglie, specialmente quelle residenti nei paesi, meno soggette a spostamenti; il sogno dello storico si scontra però naturalmente con le disposizioni correnti di riservatezza. Inoltre l'archivio parrocchiale contiene documenti sui redditi del beneficio, i legati pii, i decreti delle visite pastorali e vicariali (gli "atti" delle visite si trovano invece all'Archivio Storico Diocesano a Milano). Importante, se esiste, è il "Liber Chronicus", dove i parroci più attenti annotavano i vari fatti di cronaca più o meno interessanti. Ci sono notizie valide anche nei documenti finanziari: bilanci della cura, della fabbriceria, delle confraternite, e a volte diplomi più o meno artistici, tra cui interessanti i certificati d'autenticità delle reliquie.
Archivi di Opere Pie e Ospedali
A livello centrale c'è l'Archivio dell'Ospedale Maggiore, però non ancora facilmente consultabile; questo Ospedale centrale, fondato dai duchi di Milano, svolgeva una funzione veramente predominante per tutto il Milanese, ad es. assicurava l'allevamento e il mantenimento dei neonati abbandonati, tipicamente lasciati sulla "ruota" della chiesa di S.Caterina (detta appunto "alla ruota") ma anche in tutta la regione; essi venivano spesso messi a balia e dati in affidamento nei paesi fuori Milano. L'Ospedale Maggiore godeva di molti lasciti e possedeva quindi parecchie terre anche nelle nostre zone, insieme ad altre opere Pie tra cui quella di "Santa Corona".
Altre fonti
I documenti più antichi, diciamo fino al XIV secolo, conservati in vari archivi grandi e piccoli, religiosi e laici, in gran parte raccolti all'Archivio di Stato (vedi "Museo Diplomatico" e "Pergamene", sono stati ormai in gran parte trascritti e pubblicati e continuano ad essere pubblicati in collane specialistiche, a scadenze abbastanza regolari, e contengono tutti gli indici possibili. Fin dall'epoca umanistica gli studiosi, tra cui anche i grandi nomi della letteratura, si occuparono della trascrizione degli antichi documenti; il lavoro prosegue attualmente col programma dell'edizione sistematica delle pergamene milanesi dei sec.XII e XIII. Conviene quindi consultarli prima di vedere, eventualmente, gli originali, anche perché si trovano in molte biblioteche anche periferiche. Questi lavori, oltre che pubblicati a sé stante, si possono trovare anche nelle varie riviste specializzate, tra cui:
I documenti
o il Regesto delle pergamene di S.Vittore di Varese
o il Regesto di S.Maria del Monte Velate in due edizioni, fino al 1200 (pubblicato nel 1937) e nel sec.XIII (pubblicato nel 1976)
o il Regesto delle pergamene di S.Tommaso in Terra Amara di Milano, con notizie su Brebbia e Monate
(Testo tratto da Archivio Storico del Territorio dei Laghi Varesini)