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Giri di vite e giri di soldi

 Diario della crisi: 2010 - trentaquattresimo mese di SETTANTADUE.

Si avvicinano i mesi duri della degenerazione sociale!

Natale a Palazzo Grazioli 3: la crisi sotto l'albero
12/12/2010
Di F. Allegri
Torno a scrivere il mio diario della crisi dopo alcune settimane di riflessioni.
Ho deciso di inserire questa pagina nella serie di scritti "Natale a Palazzo Grazioli" che caratterizza alcune riflessioni di questo dicembre del 2010.
Vi anticipo anche che lavoro al quarto pezzo che si intitolerà "la partita a Monopoli" e approfondirà la sfida politica tra Berlusconi e Fini.
Oggi metterò a confronto 2 pensatori politici radicalmente opposti e due loro riflessioni fatte negli stessi giorni.
Il primo è Ralph Nader e rifletterò sulla lettera che ho tradotto giorni fa e titolato "Votare per tassare la rendita a New York".
Tale lettera è stata mandata a molti internauti il 06/08/2010.
Il secondo pezzo è del cattolico tradizionalista Maurizio Blondet del giorno 8 agosto 2010 e s'intitolò: "Obsolescenza dei cittadini".
Non darò spazio alle differenze e alle somiglianze, spero di fare di più ovvero di estrarre il meglio del loro pensiero, so che il mio scopo ha una sua ambizione.
Inizio con Nader e vi ricordo che in apparenza questo articolo parla delle elezioni del governatore di New York che ci sono state ad inizio Novembre e sono state vinte da un rampollo della dinastia Cuomo.
Ralph Nader è un uomo di grande intelligenza e quando scrisse questo pezzo sapeva chi era il favorito dato che parla di recipiente dei finanziamenti di Wall Street e non da un nome e un volto all'avversario repubblicano.
Per questo credo che le parti dedicate al candidato verde (di bandiera, come si dice) siano secondarie.
Il punto importante di questo scritto è il seguente: LO STATO DI NEW YORK MISE QUASI UN SECOLO FA (FORSE QUALCUNO IN MENO) UNA TASSA SULLA SUA BORSA (wall Street), MA COL PASSARE DEGLI ANNI QUESTA HA OTTENUTO TALMENTE TANTE DETRAZIONI CHE OGGI E' AZZERATA.
Questa tassa porterebbe allo Stato di New York entrate pari a 16 miliardi di dollari all'anno se fosse riscossa!
Nader aggiunge anche che i tassati sono talmente ricchi che non avrebbero problemi ad adempiere a questa incombenza e che molti americani non conoscono questa verità perché nessuno la denuncia con forza e capacità.
Nader usa la parola "Banksters": quando la trovai la prima volta ho perso dei minuti per tradurla poi ho avuto l'illuminazione e capito che era un sinonimo di gangster!
Nader usa anche l'altra parola magica quando parla del collasso economico americano del 2008: GLI USA SONO IN RECESSIONE EVIDENTE DA DUE ANNI E SE GUARDIAMO BENE ANCHE DA PRIMA e Ross Perot aveva previsto quasi tutto.
La Recessione USA ha queste dimensioni: persi otto milioni di posti di lavoro in un contesto che non ha uno stato sociale all'europea!
Qui comincio a introdurre Blondet perché a me risulta che solo lui e Nader ci hanno detto che nel 2009 i welfaristi di Wall Street registrarono profitti record e bonus elevati (senza investire i soldi presi, per paura dell'inflazione che avrebbe potuto derivarne).
Il punto base è qui: il sistema capitalista che conosciamo da 3 secoli si è incagliato tra lo stare fermo per evitare l'inflazione e gli stretti scogli del rigore contabile dopo una festa pantagruelica per i soliti noti degna del paese dei balocchi di Collodi.
Nader ci dice che le banche USA non fanno più prestiti, nemmeno a chi ha progetti seri e validi: sono le guardiane dell'austerity e del tesorone di carta colorata (considerazione mia)!
Quando Bush dette la prima tranche dei soldi puntualizzò che sarebbero serviti per salvare l'economia: qualcuno ci credette? Pare di si!
A fine luglio Nader ci ha detto: ".... Una buona fetta di denaro andò ai bonus, alle fusioni e altre costruzioni imperiali fatte dalle 5 banche conglomerate e gigantesche rimaste".
Qui Nader è conciso ed efficace e considero ugualmente valida l'immagine del gigante seduto sulla montagna di soldi.
Il punto che più interessa il mio diario è un altro e di poco successivo, io sottolineo la seguente frase che non è di Nader, ma lui la riporta con la sua solita arguzia: “Ma Wall Street non soffre dalla catastrofe del bilancio o del crollo".
Ecco il dato dei profitti di Wall Street del 2009: $61,4 miliardi di profitti.
Pare che il vecchio record sia stato triplicato e sono certo che questi guadagni sono la conseguenza più segreta del salvataggio del 2008.
Qualcuno spera ancora che le banche finanzieranno la ripresa?
La loro ripresa c'è già stata e loro sono al sicuro anche per i prossimi anni.
E' da qui che si deve ripartire per capire la nostra crisi perché anche l'Europa ha fatto e fa i suoi salvataggi delle banche a spese dei tartassati.
Anzi l'Europa (che ha qualche debito in meno e qualche virtù in più) usa mezzi più nascosti e simulati per salvare le sue banche, soprattutto quelle tedesche!
Viviamo in un epoca dove si guadagna tanto denaro solo facendo molto poco per migliorare l'economia e il benessere della gente: questa è una prima verità.
Anzi guadagna chi riesce a distruggere una fabbrica per ricostruirla in un altro dove il lavoro e i finanziamenti non hanno costi e vincoli!
E Wall Street fa scuola!
Per tutto questo ci vuole una tassa sulle transazioni dei titoli, lo dico da tempo ed io e Nader non abbiamo speranza di trovarla sotto l'albero se è vero che i 25 manager più ricchi dei fondi hedge hanno guadagnato nel 2009 una media di $1 miliardo ciascuno, o più di $80 milioni al mese.
Vi ricordo con Nader che per Wall Street sarebbero 16 miliardi di dollari all'anno e che questa si chiamava Stock Transfer Tax.
Ora vado a rileggermi lo scritto di Blondet dell'otto agosto che parla dell'Obsolescenza dei cittadini.
Blondet iniziò parlando del ceto medio alto dei ricchi americani (il 5% Nader si riferì all'uno per cento), quelli che guadagnano più di 210.000 euro!
Pare che la disinformazione USA abbia criticato le poche spese di questo ceto che può includere i ricchissimi.
Blondet parla del terrore alla corte dei nababbi, di un altro falso motore dell'economia che rallenta e lo fa per un fatto di costume e morale vuole scuotere noi parte dalla critica che una certa stampa alla moda fa al 95% degli americani.
La posizione di Blondet è diversa da quella di Nader, lui sostiene che Bush ed Obama abbiano colmato le perdite di questo ceto di ricchi e che con i "bailout" hanno avuto indietro i soldi persi negli anni passati.
Io scelgo Nader, ma stimo il coraggio di Blondet: credo che Nader sia meglio informato!
In USA la recessione c'è da 3 anni e in queste condizioni internazionali l'economia non è stimolabile: questo andrebbe spiegato anche il PD di Bersani e Fassina!
Il problema di Blondet e del PD è semplice: loro non hanno mai letto Nader e se lo facessero avrebbero bisogno di mesi per capirlo!
Lui rappresenta l'America che non accetta il degrado e i soprusi e ha capito molte verità che voi italiani, al massimo, sognate.
Non riporterò qui le proposte scherzose (non del tutto) dello scritto di blondet: il punto di partenza è quello dei 16 miliardi di dollari.
Devo aggiungere che quando si guarda agli USA gli italiani usano occhiali deformati e apparecchi per l'udito dei sordi rotti da tempo!
Al contrario il blondet merita di essere ascoltato quando parla della rottura di un patto sociale tra gli americani, tra i super ricchi, i ceti medi e quelli bassi.
Lui ha ragione quando dice che la delocalizzazione degli stabilimenti delle multinazionali presuppone che queste non hanno più bisogno di una forza lavoro nazionale e potrebbe aggiungere che possono crearne tante multinazionali, spaesate e con meno diritti.
Anche questo lo disse Perot quando valutò la delocalizzazione in Messico.
C'è un problema: perdere questi operai vuol dire anche perdere tanti clienti, guardate ad esempio alle fabbriche di calze per donna delocalizzate: possono crollare con nulla, basta una contro-propaganda di piazza.
La verità più triste è che gli italiani scoprono la pacchia cinese quando la festa sotto l'illusione comunista si approssima alla fine: arriviamo con 20 anni di ritardo e oggi possiamo considerarli e valutarli con il metro dei secoli.
Per questa ragione non condivido la critica di Blondet agli americani poveri, io so che loro hanno un piccolo ceto che fa una vera lotta politica (a partire da M. Moore). Siamo noi che non possiamo accontentarci di Renzi, Larussa, Bondi e la Serracchiani.
Gli americani fanno meglio ... la lotta sociale. Tempo fa ce l'insegnarono, ma noi abbiamo travisato anche quella, per troppo orgoglio od ottusità.
Certamente, chi mi legge non fa parte di quel del 95% in esubero che Blondet ed altri individuano in USA.
Anche le lotte degli studenti mi confortano: non hanno progetti e per questo perderanno, ma per lo meno hanno imparato a battersi.
Leggendo quello scritto di Blondet ho capito che io ho riscoperto la cittadinanza e che la vivo meglio di prima e come non mai..
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