GIOVEDI 20 APRILE 2000                                 SPETTACOLI                        CORRIERE DELLA SERA

Eventi Il capolavoro di Raymond Queneau al Carlo Felice di Genova, messo in musica da Andrea Basevi
Zazie, dal metrò al teatro dell'opera

Zazie dalle mille vite. La bambinaccia più pestifera e incantevole, più schietta e irriverente, di Francia, vive ancora. E lotta assieme a noi. Come Peter Pan incapace di crescere, come lui alla ricerca di un'isola che non c'è: la discesa negli inferi cittadini, nel ventre oscuro, e per lei inespugnabile, del metrò parigino. Nata nel '59 dalla penna scoppiettante di Raymond Queneau, battezzata Zazie forse in onore della pepatissima Zazie Jeanmarie, forse in omaggio ai "zazous", i furfantelli d'epoca, la piccola provinciale di dubbia famiglia subito conquista Parigi. Tutti vogliono leggere quel libro impertinente dove Zazie saluta fin dalla prima riga con un festoso "Macchiffastapuzza" e prosegue con un repertorio di parolacce da far arrossire uno scaricatore. La nota anche un celebre regista, Louis Malle, che l'anno dopo, nel '60, la fa protagonista di un film beffardo, dai tocchi surrealisti, Zazie nel metrò. Ma non è finita. Dopo quella letteraria e quella cinematografica, a Zazie adesso tocca un'altra vita ancora, quella musicale. Trasformata in opera, anzi in "commedia armonica" per 5 attori e 6 strumenti, debutterà il 27 aprile (repliche fino al 30) all'Auditorium Montale del Teatro Carlo Felice di Genova. Musica del compositore genovese Andrea Basevi, libretto tratto dalla traduzione di Franco Fortini, regia di Andrea Nicolini, scene di Lele Luzzati, costumi Valentina delli Ponti. Protagonista una giovane attrice, Francesca Rota, nel fisico e nella verve affine a Zazie. 
"Zazie è gioco, improvvisazione, ironia - spiega Basevi - . Una scheggia impazzita nella galassia della letteratura. Così ho cercato di riportare in musica il mélange del romanzo, che mischia stili diversi, che scherza con la cabala e lega tutto col filo rosso dell'ironia. Nella partitura si trova di tutto: dal recitativo al concertato, dal madrigale alla fuga dal song al blues. A far da collante il jazz".
Entusiasta dell'idea di farne un'opera, convinto dell'intrinseca musicalità di Zazie, Franco Fortini aveva accettato con gioia l'invito a scriverne il libretto. "Ci siamo incontrati diverse volte, ne abbiamo discusso a lungo - racconta il compositore -. Poi, purtroppo, lui morì. E così il testo è solo tratto dalla sua traduzione. Fra i punti che più lo agitavano come rendere le espressioni forti, così frequenti nel libro. Per esempio quel "mon cul", che Zazie ripete a ogni piè sospinto. Allora faceva effetto, oggi un pò meno. Zazie non avrà censure anche se ogni volta a tentar di coprire le esclamazioni più forti ci penserà un colpo di percussione".
Giuseppina Manin
IL SECOLO XIX                                            GENOVA SPETTACOLI                                   28 aprile 2000

Zazie, vinta la sfida
Il surreale Queneau si tinge di cabaret

Sfida ardita quanto importante, mettere in scena (e ancor più, tradurre in teatro musicale) l'odissea moderna di "Zazie dans le métro": il mirabolante romanzo di Raymond Queneau, prisma artistico dagli innumerevoli lati (dalla surrealtà alla comicità letteraria, dalla filosofia alla scienza matematica applicata), sembra da un lato costituzionalmente votato al teatro, tanto è pullulante di irresistibili scene "chiuse" dialoganti, che scandiscono il viaggio iniziatico della candida, pestifera eroina adolescente. Ma dall'altro proprio la sua densità e stratificazione di messaggi e giochi linguistici sembrerebbe implicare una sorta di veto, di impossibilità alla ri-creazione scenica. In tal senso, sfida vinta a pieno titolo, la commedia armonica "Zazie", nuova opera da camera in un atto di Andrea Basevi (su testo tratto dalla traduzione di Franco Fortini) andata in scena ieri mattina all'Auditorium Montale (quale anteprima ad uso di un pubblico prevalentemente scolastico) e replicata oggi alle 11 e alle 21, e infine domenica alle 11.
Funziona davvero, grazie a una fortunata sinergia che unisce la praticità onirica delle scene di Emanuele Luzzati (che tramuta gli spazi ridotti del "Montale" in una surreale, ma riconoscibile fermata di metrò) alla regia incalzante e funzionale di Andrea Nicolini; dai costumi fumettistici - poeticamente grotteschi - di Valentina delli Ponti ad una giovane, formidabile, cinquina attoriale. Nella sua funzione narrativa, di traino e sostegno al recitar cantando teatrale la partitura di Basevi centra l'obiettivo, colorando - su sfondo jazzistico - ora di blues, ora di rap, ora di melodismi volutamente canzonettistci o di cadenze barocche, la "due giorni" parigina in cui la candida e sboccata Zazie viene iniziata all'evanescenza del mondo adulto.
Il versante strumentale non ha, e probabilmente non vuole avere, una propria solida autonomia concettuale e artistica, manifestandosi quale"gioco nel gioco", piacevole enigmistica di rimandi stilistici che, quasi sempre, conferiscono un potente plus-valore energizzante al dipanarsi del testo-capolavoro di Queneau. Assolutamente perfetta nel ruolo, la "Zazie" di Francesca Rota: attrice e cantante di belle (e molteplici) doti vocali ma soprattutto interprete di travolgente talento scenico, evidenziato in innumerevoli astuzie mimiche e in una comunicativa catalizzante che porta a supporre ultriori e importanti risultati. 
Nelle quattro inquietanti, esilaranti variazioni sul personaggio di "Pedro", la strepitosa accattivanza del porgere di Aldo Ottobrino, mentre, dalla regia alla scena, anche Andrea Nicolini si è ritagliato un gustosissimo "Zio Gabriel", ambiguo e dandy al punto giusto. Un"bravo" convinto anche a Patrizia Ercole e Fabio Massimo Amoroso, nella manciata di personaggi in cui sono entrati e sgusciati, nei novanta minuti di questa "Zazie" musicale sostenuta da un'orchestrina da café chantant diretta dallo stesso Basevi. Alla recita di questa sera saranno presenti alcuni esponenti della famiglia Queneau e il pittore Enrico Bay, firmatario (insieme allo scrittore francese) delle tavole del libro "Meccano", in mostra nel foyer del "Montale".
Giorgio De Martino
LA STAMPA                                       LIGURIA SPETTACOLI                               Domenica 30 Aprile 2000

Spettacolo divertente che ha avuto festose accoglienze nelle prime due esibizioni
L'affascinante bellezza di "Zazie"

A circa quarant'anni dalla sua pubblicazione, "Zazie dans le metrò" di Raymond Queneau rimane un'opera di straordinaria modernità e di affascinante bellezza. Il celebre scrittore francese appassionato di matematica e di linguistica, ha raccontato con ironia e divertimento l'avventura parigina di Zazie, una ragazzina sboccata che passa indenne in una selva umana falsa e ipocrita
Questa mattina (ore 11) l'Auditorium Montale ospiterà l'ultima recita di "Zazie", la commedia armonica in un atto che il compositore genovese Andrea Basevi ha ricavato da Queneau, costruendo il libretto sulla traduzione di Franco Fortini.
Uno spettacolo divertente che ha avuto fra giovedì e venerdì festose accoglienze da parte del pubblico giovanile e adulto.
L'eterogeneità del linguaggio di Queneau si riflette nella articolazione della partitura che, al pari del romanzo, usa in maniera apparentemente irrazionale le citazioni, mescola strutture formali appartenenti a epoche e stili lontani, dal recitativo settecentesco alla chanson francese, attraverso concertati, fugati, arie d'opera, rap, brani jazzistici.
Tutto è appena accennato, ondeggia nell'aria, ricrea atmosfere alquanto fuggevoli. Basevi lavora con ironia e anche le citazioni "colte" divertano "scherzi" quasi irriverenti: si pensi al "Don Giovanni" mozartiano, al verdiano "Amami Alfredo" o alla sovrapposizione di tre marce funebri (Beethoven, Chopin, Mahler). Se un appunto può essere fatto questo riguarda non tanto la consistenza musicale della partitura, elaborata con intelligenza dal compositore, quanto il rapporto fonico fra strumentale e apparato vocale.
Il gruppo strumentale (clarinetto basso, trombone, violino, contrabbasso, percussioni e pianoforte) è impegnato per tutto l'arco dell'opera e le voci sono chiamate prevalentemente a recitare e, di tanto in tanto, a sciogliersi in acceni di canto o in canto vero e proprio.
Un alleggerimento della base favorirebbe forse un maggiore equilibrio che è parso precario essenzialmente per l'acustica non ottimale dell'Auditormm .
Splendida comunque, sotto tutti gli aspetti, l'esecuzione. Lele Luzzati e Valentina delli Ponti hanno creato un'ambientazione fantasiosa, simpatica, surreale. Andrea Nicolini ha costruito una regia effervescente, brillante e straordinariamente naturale. Bravissimi gli attori-cantanti. Francesca Rota è stata una deliziosa Zazie, spiritosa e piacevole, divertente verve scenica e buona autorevolezza vocale.
L'hanno affiancata con esiti lodevolissimi lo stesso Nicolini (lo zio), Aldo Ottobrino e poi Patrizia Ercole e Fabio Massimo Amoroso. Impeccabile il gruppo strumentale capitanato da Basevi e formato da Rocco Parisi, clarinettista di prim'ordine, Stefano Calcagno (trombone), Roberto Mazzola (violino), Giovanni Chiaramonte (contrabbasso) e Marco Schiavoni (percussioni).
Roberto Iovino