Forma Urbis Romae

nelle tavole di

Rodolfo Lanciani

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La Forma Urbis Romae[1]  di Rodolfo Lanciani è una fondamentale e dettagliata mappa topografica delle risultanze archeologiche di Roma, realizzata tra il 1893 ed il 1901. E' composta da 46 tavole che coprono la maggior parte del territorio compreso all'interno delle Mura Aureliane e alcune zone ad esse esterne.

L'opera è ancora oggi, a quasi un secolo dalla sua realizzazione, uno strumento di fondamentale importanza per la conoscenza della topografia della città antica e le sue relazioni con quella moderna.

Il 18 giugno 1876 in una riunione presso la Reale Accademia dei Lincei[2] , Lanciani accennò all’utilità della pianta per il “progredimento delle opere edilizie” quanto mai ferventi in quegli anni che seguivano l’unità d’Italia e la proclamazione di Roma capitale.

La Forma Urbis, però,  non ebbe la considerazione che meritava. Lo stesso accadde ad altre opere scientifiche del Lanciani[3], pubblicate in lingua inglese e tradotte solo di recente in italiano, o pubblicate solo in parte, coma la Storia degli Scavi e delle collezioni romane di antichità,che lo stesso autore stampò solo parzialmente a proprie spese. Come opportunamente sottolinea Italo Insolera: “la carta restò un documento accademico, per addetti agli studi archeologici, un pezzo di erudizione[4] .

Caratteristiche principali

Così Filippo Coarelli [5]descrive la Forma Urbis:

“Si tratta di 46 tavole a colori, formato 57 per 87, in scala 1.1000, che ricoprono complessivamente la superficie di 25 m quadrati (in scala), e un quadro d’insieme formato cm. 20.97 per 29.2”.

Giovanni Ioppolo[6] la definisce “la prima banca dati dell’archeologia romana[7], e, , se per GIS (Sistema Informativo Geografico) si intende un sistema in grado di archiviare secondo un modello relazionale informazioni di diversa natura che abbiano una loro contestualizzazione geografica, l’opera del Lanciani è già, in un certo senso, un GIS. Nella pianta sono infatti riportati, sullo stesso piano semantico, dati planimetrici ed una fitta rete di didascalie, che illustrano lo stato delle conoscenze topografiche della città di Roma alla fine dell’ottocento.

Caratteristiche grafiche

Esaminando la Forma Urbis Romae risulta evidente un’organizzazione degli elementi topografici in livelli logici distinti, definiti sulla base di criteri cronologici, tipologici e di qualità del dato, cioè l’effettiva rispondenza tra la planimetria e la realtà topografica, ed evidenziati nella pianta mediante espedienti grafici. Il periodo e la fase storica sono indicati mediante colori diversi:

Per evidenziare le differenze tipologiche il Lanciani utilizza

La qualità del dato è evidenziata graficamente utilizzando

 

Per gli edifici non più esistentidi cui si conoscono soltanto il sito preciso e la disposizione generale senza altra particolarità[10] Lanciani sceglie una rappresentazione a semplice linea di contorno. Le linee tratteggiate indicano ricostruzioni puramente ipotetiche.

Anche le didascalie, che riportano notizie di diversa natura, possono essere organizzate in gruppi omogenei di dati, pur se mancano a questo proposito esplicite indicazioni dello stesso Lanciani. Si tratta di informazioni, in latino e in italiano, riferite alla città antica (in nero), a quella moderna (in rosso) e contemporanea (in blu).

In relazione alla città moderna e contemporanea il Lanciani riporta nella pianta i valori di quota, le definizioni tipologiche (Torre, Biblioteca….) e i nomi degli edifici contenenti, nella maggior parte dei casi, anche la definizione tipologica (Palazzo Cesarini, Casa di Paride de Grassi, Torre dei Colonnesi, Ospedale dei Fornari…), e, alcune volte, l’anno di edificazione ( S. Urbano a.1263, Convento dei Minimi 1623…). Sono inoltre riportati i nomi delle strade (Via del Colosseo, Via Biberatica, La selciata degli Arcioni, La scesa degli Arcioni, Platea Miliciarum, Piazza delle tre Cannelle…), i nomi dei proprietari dei terreni specificando, nella maggior parte dei casi, la destinazione d’uso (Villa Pamphili-Miollis-Aldobrandini, Orto grande di S. Basilio, Vigna dei Canonici Regolari di S. Pietro in Vincoli….. ) e, a volte,l’anno di acquisto (Colonna (1580), Mattei (1561) Spada(1689) Millis (1820) Smith)….).

In relazione alla città antica sono riportate nella pianta informazioni quali i valori di quota, i nomi di colli e valli della città  (Capitolium, Mons Cispious, Vallis Merolana…) e i nomi delle strade (Vicus Tuscus, Clivus Iugarius, via Sacra…). Sono riportate le definizioni tipologiche di complessi archeologici[11] (Forum…), di monumenti [12] (Arcus, Figulinae[13],Porticus, Templum, Parietinae), di monumenti archeologici figli [14] (Balnea, Porticus Palatii e Aula come ambienti della Domus Augustana), di reperti archeologici [15] e unità statigrafiche di rivestimento [16]  (columnae, equs, area marmorea strata, murus marmoreus …)e i loro nomi, che generalmente contengono anche la definizione tipologica (CA: Forum Augustum noto anche come Forum Martis e Foro di S. Basilio in età moderna, Forum Traiani…; MA: Aedes Dii Fidii, Domus Postumiorum, Porticus Liviae….; Maf: Iovis Caenatio?,Sicilia? ambienti della Domus Augustana…; RA: Equus Lysippi….) e alcune volte  gli anni in cui l’edificio è ricordato con il nome riportato in pianta ( Aeclesi sci  Petri  757 767, S. M. Nova 847 835, S. Francesca Rom. 1612).

Vi sono anche brevi descrizioni di carattere vario (muri di smisurata grossezza, statuae summor viror, Caligula partem Palatii ad Forum usque promovit……). Per quanto riguarda le iscrizioni, viene riportato il testo, mi riferisco in particolare alle epigrafi su fistulae[17] (Dec. Sacerdotium. Videntalium, rationis privatis, Livius Saturninus f….).

Sono segnalati gli scavi eseguiti nelle varie parti di Roma, corredati di sommarie indicazioni quali la data e il nome del “cavatore” o di chi ottenne la licenza di scavo. Vi sono inoltre i riferimenti bibliografici, spesso incompleti, delle cui fonti il Lanciani si servì per questo lavoro. Tra queste diverse entità intercorrono relazioni reciproche, non sempre esplicite, evidenziate generalmente mediante la localizzazione ravvicinata delle indicazioni nella pianta stessa (scavi Innoc. X. Bartoli m.6)


Note

Informazioni parzialmente tratte dal testo di Roberta D'Onofrio sul sito che presenta la digitalizzazione e vettorializzazione delle mappe del Lanciani http://www.aec2000.it/lanciani/welcome.html

 

[1] Forma Urbis Romae - Consilio et auctoritate Regiae Academiae Lyncaeorum – formam dimensus est modulum 1:1000 delineavit Rodolphus Lanciani Romanus, Mediolani apud Ulricum Hoepli, 1893-1901.

[2] R.Lanciani, Intorno alla grande pianta di Roma antica, 1876.

[3] Per la bibliografia completa delle opere di R. Lanciani si rimanda a Th. Ashby, “Scrittori contemporanei di cose romane – Rodolfo Lanciani, in Archivio della Società Romana di Storia Patria, 1929, pp.3-43.

[4] I. Insolera, Roma, 1980.

[5] F. Coarelli, in R. Lanciani, Forma Urbis Romae, Roma, Quasar, 1990.   

[6] G. Ioppolo, “La nuova Forma Urbis Romae: carenze cartogarfiche precedenti e nuova impostazion”, in Archeologia e Informatica 1988, pp.43-46; F. Castagnoli, “Per un aggiornamento della Forma Urbis del Lanciani”, in F. Castagnoli, Topografia antica, un metodo di studio, 1993, vol. I pp.58-67.

[7] G. Ioppolo, op. cit., p.43.

[8] R. Lanciani, Intorno alla grande pianta di Roma antica, 187.

[9] Ibid.

[10] Ibid.

[11] evidenze monumentali contigue nello spazio e riunificabili strutturalmente e/o funzionalmente

[12] edifici o manufatti di rilevanza archeologica

[13] Figlina, ae = officina, bottega del vasaio

[14] ambienti intesi come componenti del monumento

[15] oggetti di corredo ai singoli monumenti o ad un’area tra cui le iscrizioni

[16] pareti, pavimenti, soffitti

[17] tubi, per lo più di piombo, che portavano l’acqua dagli acquedotti pubblici agli edifici, pubblici e privati. 

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