Sommando
le ore che nell'arco di tutta una vita dedichiamo al sonno, ne
risulta che complessivamente trascorriamo 23 anni a dormire e ne
impieghiamo ben quattro sognando.
Dormire
non è tempo perso, ma un processo, biologico e psicologico
assieme, utile per il nostro benessere e per la nostra salute.
Come il cibo e la sessualità,
il sonno è una necessità istintuale dell'uomo. Un terzo
della nostra vita lo passiamo dormendo. Un buon sonno è sempre legato a molte abitudini:
un determinato letto, una certa posizione, un determinato orario, ecc. Un cambiamento di
queste abitudini porta spesso a turbative del sonno.
Il sonno è un fenomeno
particolare. Tutti siamo capaci di dormire senza aver imparato, e
tuttavia non sappiamo come funziona la cosa. Desideriamo il sonno, e tuttavia a volte
abbiamo la sensazione che qualcosa ci minacci dal mondo del sonno e del sogno. Da
dove viene il convincimento che la vita che conduciamo di giorno sia più vera e più
reale della nostra vita onirica? Chi ci autorizza a dire che si tratta soltanto
di
sogni? Ogni esperienza che fa la coscienza è sempre vera, sia che la si chiami realtà,
sogno o fantasia. Sogno e veglia, coscienza notturna e diurna sono polarità e si
compensano reciprocamente. La voce popolare definisce il sonno come il fratello minore
della morte. Ogni volta che dormiamo ci esercitiamo a morire. Addormentarsi presuppone
allentamento da ogni controllo, da ogni intenzione, da ogni attività, richiede da noi
disponibilità e fiducia, capacità di abbandonarsi a ciò che è sconosciuto. Non è
possibile addormentarsi attraverso la costrizione, l'autocontrollo, la volontà e lo
sforzo. Ogni volontà attiva è il modo più sicuro di impedire il sonno. Noi possiamo
solo creare le premesse più favorevoli per il sonno, ma poi dobbiamo aspettare
pazientemente che il sonno decida a scendere su di noi. Tutto ciò che il sonno (e la
morte) esigono da noi, non rientra nelle abilità dell'uomo.
Abbiamo paura del sentimento, dell'irrazionale, dell'ombra, dell'inconscio, del male, del
buio, della morte. Ci teniamo spasmodicamente aggrappati al nostro intelletto e alla
nostra coscienza diurna, con cui crediamo di poter vedere tutto. Se poi arriva il comando
di "abbandonarsi", emerge la paura. Così come la notte fa parte del giorno,
anche l'ombra fa parte di noi e la morte fa parte della vita. Il sonno ci porta
quotidianamente a questa soglia tra aldiquà e aldilà, ci conduce nelle zone d'ombra e
notturne della nostra anima, ci fa vivere nel sogno quello che non abbiamo vissuto e ci
rimette di nuovo in equilibrio.
Chi soffre di insonnia, o meglio di difficoltà ad addormentarsi, ha difficoltà e paura
di lasciare il proprio controllo consapevole e di affidarsi al proprio inconscio. L'insonne manca di fiducia e di capacità di abbandonarsi, si identifica troppo
con
il suo ruolo di persona attiva e non riesce ad abbandonarsi. Sogno e orgasmo sono piccole
morti e vengono vissuti come pericolo dall'uomo che ha una forte identificazione col
proprio Io. Ogni monotonia annoia l'emisfero sinistro e l'induce ad abbandonare il suo
predominio. Tutte le tecniche di meditazione utilizzano questa regola: la concentrazione
su un punto o sul respiro, la ripetizione di un mantra, portano al passaggio dell'emisfero
sinistro a quello destro, dal lato diurno a quello notturno, dall'attività alla
passività.
Un eccessivo bisogno di dormire indica una problematica opposta. Chi, sebbene abbia
dormito a sufficienza, ha difficoltà a svegliarsi e ad alzarsi, dovrebbe prendere atto
della propria paura ad affrontare il giorno, l'attività e di doveri quotidiani.
Svegliarsi e cominciare una nuova giornata significa diventare attivi, agire e assumersi
delle responsabilità. Come l'addormentarsi è in rapporto con la morte, lo svegliarsi è
una piccola nascita. Il problema è sempre nell'unilateralità, la soluzione è al centro,
nell'equilibrio, nel sia-sia. Soltanto qui si capisce che la nascita e morte sono una cosa
sola.
Domande da porsi nel caso d'insonnia:
1) Fino a che punto sono dipendente da potere, controllo, intelletto?
2) So abbandonarmi?
3) Mi preoccupo del lato oscuro della mia anima?
4) Come è grande la mia paura della morte?
Domande da porsi nel caso di eccessivo bisogno di dormire:
1) Rifuggo dall'attività, dalla responsabilità e dalla presa di coscienza?
2) Vivo nel mondo dei sogni e ho paura di destarmi alla realtà?
Tratto da Malattia e Destino il valore e il messaggio della malattia
Thorwald Dethlefsen Ed. Mediterranee
Il
Sogno come esplorazione degli abissi dell'anima
Il
sonno, dona all'uomo il ristoro del corpo e la magia dei sogni.
Imparando ad ascoltare la voce del sogno, che proviene dai livelli più
profondi della nostra anima, è possibile raggiungere
un’autoconoscenza. In altre parole, apprendere informazioni su di
noi che celiamo a noi stessi. I sogni, anche quelli più angosciosi,
costituiscono un importante patrimonio interiore.
Il
merito storico di Sigmund Freud fu di assegnare al sogno un
significato psicologico, individuabile attraverso il lavoro
analitico dell'interpretazione, concependo il sogno come il
risultato di un processo psichico.
Secondo Freud è dall'inconscio dell' individuo che si originano i
sogni. L'inconscio esprime essenzialmente desideri, che nel sogno
trovano una loro "realizzazione allucinatoria". Il sogno
è quindi la rappresentazione dell' appagamento mascherato di
desideri repressi in un modo tale, e tramite immagini, che
assicurano che loro intima natura non sia svelata.
Secondo,
Carl Gustav Jung, i sogni potevano essere letti col metodo
prospettico, con uno sguardo sul futuro, il che consentì a Jung
di osservare nel vissuto onirico, le linee di sviluppo della
crescita psicologica, a partire dalla potenzialità che nel sogno
si manifestino "cose non ancora realizzate".
Un'altra
differenza rispetto al modello freudiano, sta nel fatto che,
secondo Jung, il sogno può rappresentare oltre che contenuti
dell'inconscio personale, anche temi propri dell' inconscio
collettivo, intesi
come parte della nostra psiche che conserva simboli
universali detti archetipi che non provengono da acquisizioni
personali, ma che sono ereditati dalla specie, come risultato
della storia dell'umanità a partire dalle origini. Secondo la
concezione junghiana all' inconscio collettivo vanno ascritte la
produzione dei miti, delle idee religiose, delle visioni e dei
sogni, poiché persone di culture differenti possono
spontaneamente attingere da un comune immaginario simbolico. Jung
scrive trattarsi di "grandi
sogni”, ossia di sogni ricchi di significato che
provengono da questo strato più profondo della psiche.
E’
necessario puntualizzare che Jung fu particolarmente interessato
al Buddismo e alle filosofie orientali, tanto da indurlo a
scrivere la prefazione alla prima traduzione occidentale del
classico buddista “Il
libro tibetano dei morti “
(Il Bardo Thodol). Da questa prima
traduzione, ricca purtroppo di termini impropri, quale
quello di “mente unica”
al posto di “natura della
mente pura dalle origini”, Jung giunse ad
un’interpretazione erronea associata all’incoscio, da cui
appunto “inconscio
collettivo”.
Potremmo quindi definire il sogno di tipo Junghiano come
"sogni del Sé", e di "sogni dell' Io",
freudiani. Il "sogno del Sé" di solito è un tipo di
sogno che compare a colori, che ha un' evidenza netta, non si fa
fatica a ricordarlo al risveglio; ma, è il sogno che si impone
alla coscienza. Invece
i sogni dell' Io hanno a che fare con la pulsionalità, col
desiderio, con l'aggressività. In questi compaiono anche figure
importanti della nostra vita ordinaria, figure genitoriali,
amici, parenti, ... in questo caso però, per quanto il sogno
possa essere significativo, non ha mai quel valore di orientamento
che hanno i sogni del Sé, e non hanno soprattutto quell'evidenza
sensoriale, quel vero e proprio effetto numinoso di cui parla
Jung.
Il
sogno può anche servire per trovare risposte originali a dei
problemi: il metodo dell' "incubazione onirica"
consiste nel formulare in modo chiaro la domanda al nostro
inconscio e al risveglio annotare i contenuti emersi dal sogno.
Ogni singolo individuo è
creatore di un personalissimo "dizionario dei simboli",
pur considerando che esistono dei simboli comuni a tutti
gli individui. Se ne citano un paio, come ad esempio:
AUTOMOBILE
E MEZZI DI TRASPORTO=
rappresentano il desiderio di guidare la nostra vita;
complicazioni nella guida o nello sterzo esprimono ansia circa
l'autocontrollo; problemi con i fari o i tergicristalli difficoltà
relative al conoscere dove si sta andando.
CASA=
rappresenta la psiche del sognatore: consiste di stanze e piani
con funzioni differenti; la facciata sarebbe la nostra maschera
sociale, l'apparenza; la cantina rappresenta l'inconscio; la
cucina i processi di trasformazione e di "digestione
psichica" delle esperienze; la soffitta il piano spirituale;
il tetto la coscienza.
C'è
un particolarissimo tipo di esperienze psicologiche che si
verificano durante lo stato di sonno, che implicano una conoscenza
per via extrasensoriale di pensieri o avvenimenti esterni
al sognatore. La percezione extrasensoriale, come il sogno, è un
processo intrinseco alla natura umana: rivela la conoscenza
inconscia che l'uomo ha di se stesso e del suo rapporto col mondo.
Lo "stato mentale" nel quale più frequentemente si
manifestano facoltà di tipo
extrasensoriale, è il sogno. Si tratta di esperienze, che
dimostrerebbero la possibilità che i sogni rivelino eventi che si
svolgono a distanza, e che non si sarebbero potuti immaginare
basandosi sulla logica o sul buon senso.
Le persone riconoscono questi sogni differenti da quelli ordinari,
in ragione di una loro peculiare vividezza, impressione ed
intensità; il sognatore sente che essi hanno un significato
importante e si sente spinto a raccontarlo; sono vissuti onirici
facilmente rievocati al risveglio, frequentemente segnalano
episodi inattesi o tragici ed infine non presentano quella
bizzarria e quella dinamicità da una scena all'altra tipici dei
sogni comuni.
Si potrebbe supporre che questo sia il mezzo originario, arcaico,
di comunicazione fra gli individui, e che, nel corso
dell'evoluzione filogenetica, esso sia stato soppiantato dal
metodo migliore di comunicazione, che si avvale dei segni che gli
organi di senso sono in grado di captare, ma il metodo arcaico
potrebbe rimanere, in fondo, conservato, e farsi ancora valere in
date condizioni. Questa tipologia di sogni rivelerebbero le
vestigia di questa modalità originaria di comunicazione fra gli
uomini, superando la barriera delle separate individualità.
I
sogni hanno ispirato anche importanti progressi scientifici. Il più
celebre fra tutti è la scoperta della struttura molecolare del
benzene da parte di Kekule, che in uno stato di dormiveglia vide
gruppi di atomi di grandezze diverse contorcersi come
serpenti. Da questo sogno-intuizione ne risultò appunto la
sua scoperta scientifica.
Anche la teoria della relatività di Albert Einstein ebbe
parzialmente origine in sogno.
I sogni possono annunciare in anticipo, in maniera più o
meno simbolica, l'insorgenza o lo sviluppo delle malattie, o di
altri processi fisiologici. Questi sogni, però, non rappresentano
presagi di malattie future, ma segnalano disturbi già esistenti
– ma, non avvertiti dalla coscienza.
Già Ippocrate, Aristotele e Galeno
credevano a questi sogni prodromici e li spiegavano dicendo che il
sogno è come se amplificasse
le sensazioni. Se pensiamo agli studi sul sonno che ci derivano
dalla medicina taoista, o da quella ayurveda, scopriamo che il
loro grande segreto era come far parlare coscientemente l'organo.
Molto spesso si scopre con stupore una netta corrispondenza tra il
vissuto del corpo e l'analogo psichico, nel sogno. Nella medicina
cinese abbiamo la legge dei cinque elementi: fegato, cuore, milza,
polmone e rene, dove ad ogni organo è associato uno stato
psichico corrispondente. Così per esempio possiamo dire che i
sogni dominati dall'elemento-archetipo cuore, sono tutti sogni che
hanno una fisionomia di questo tipo: sono sogni in cui compaiono
elementi associati al tema archetipico del calore, o eventi legati
a fantasie-immagini del fuoco; all'opposto i sogni del rene sono
dominati dal tema delle acque, come il sognare di fare bagni
nell'acqua buia, eccetera.
Addentrandoci
in altre culture, come per esempio per i nativi americani
appartenenti alle tribù, Crow, Blackfoot, Kwakiutl e Winnebago,
essi riportano descrizioni di sogni nei quali un animale, un
uccello, o un serpente insegnavano metodi di cura che, al
risveglio, una volta applicati, si erano dimostrati efficaci per
la guarigione.
All'interno delle culture animistiche, non è netta la distinzione
fra la realtà del vivere quotidiano e il sogno. Ad esempio, gli
aborigeni australiani parlano del
"tempo del
sogno", come di una dimensione che ha valore, tanto quanto ciò
che noi definiamo "la realtà", e tutta quella
dimensione onirica acquisisce un significato più forte di quanto
possa assumere all'interno della nostra
cultura occidentale.
Il
fenomeno dei “sogni lucidi” esiste nella letteratura,
da migliaia di anni. Aristotele ad esempio, fece la seguente
affermazione: “perché spesso quando si dorme c’è qualcosa
nella coscienza che ci dice che quello che è presente davanti a
noi è solo un sogno”.
Nelle
cosiddette mistiche
superiori, riscontriamo che in uno dei più vecchi testi della
tradizione induista, come le Upanishad, sia fatto specifico
riferimento alla condizione di sonno-sogno, attraverso cui
l’essere si trasferisce dal mondo manifesto a quello immanifesto
o dei <piani ultrasottili>.
Degno
di attenzione quanto espresso nella “Brihad-Aranyaka
Upanishad” a proposito dello stato di sonno-sogno:
-
Ajatasatru
disse: <<Quando un uomo si addormenta così, la persona
fatta di coscienza raccoglie la coscienza di tutti i sensi e si
ritira nello spazio all’interno del cuore. Quando i sensi sono
così trattenuti si dice che l’uomo è addormentato. Allora il
respiro è trattenuto. La voce è trattenuta. L’occhio è
trattenuto. L’orecchio è trattenuto. La mente è trattenuta.
Quando si addormenta, questi mondi sono suoi. Allora diventa un
grande re, portando con sé la sua gente, si muove a proprio
piacimento nel suo regno, così la persona fatta di coscienza,
portando con sé i sensi, si muove a proprio piacimento nel corpo.
Quando si entra nel sonno profondo, in cui non c’è più
coscienza di nulla, la persona fatta di coscienza esce attraverso
i 72.000 canali che dal cuore conducono al pericardio e ivi si
riposa. Si riposa come un giovane, o come un grande re, o come un
bramino che ha raggiunto il culmine della beatitudine. Come un
ragno secerne la sua tela, come le scintille sprizzano dal fuoco,
così da questo Sé emergono tutti i soffi vitali, tutti i mondi,
tutti gli déi, tutti gli esseri. Il suo significato mistico è
“la Realtà della Realtà”. In verità, i soffi vitali sono la
realtà. Esso è la loro Realtà.>>
Da
millenni appunto, nell’Induismo, nel Buddismo, nel Taoismo e
nelle culture tradizionali di tutto il mondo è stata dimostrata
l’esistenza di una classe di esperienze oniriche che hanno
favorito l’evoluzione del progresso culturale e religioso
dell’umanità. Sempre da tempi molto antichi, inoltre, sono ben
documentate sia la possibilità di sviluppare la consapevolezza
del sogno, per ottenere esperienze profonde e ispirazione, sia la
capacità di controllare il sogno stesso.
L’insegnamento
del Dzogchen è molto interessato alle esperienze del sogno
e a tutti i fenomeni ad esso correlati nonché la prescienza
(preveggenza). Alcuni metodi, tra cui anche lo “Yoga
del sogno”
sono impiegati per sviluppare una maggiore consapevolezza allo
scopo ultimo di conseguire la liberazione.
Secondo
l’insegnamento Dzogchen i sogni possono essere raggruppati in
due categorie:
i
sogni di tipo più comune, causati dalle tracce karmiche - “sogni
karmici” - e i sogni che rilevano un’opportunità di
accesso alla dimensione spirituale -
“sogni di chiarezza”.
I sogni di tipo karmico possono risalire ad una vita
passata, alla giovinezza e al passato più recente della persona.
Nella tradizione della medicina tibetana, un medico che
indaga le origini di una malattia considererà anche a quale di
questi tre stati di
esistenza si riferiscono i sogni del malato.
A volte, se una persona è affetta da una grave malattia
molto difficile da curare, ciò può essere dovuto a cause
karmiche risalenti all’infanzia, o persino a una vita passata;
ma, una malattia può anche scaturire da una causa karmica
maturata in base ad azioni recenti. Perciò, in questi casi,
l’esame dei sogni è uno dei mezzi più importanti per
analizzare e individuare le cause primarie e secondarie del
problema.
Nei sogni condizionati dalle tracce karmiche, possono apparire
cose sconosciute delle quali non si è avuta esperienza in questa
vita, come visioni di altri paesi, o di gente dalle usanze e dalla
lingua ignote.
Per
alcuni individui, i “sogni di chiarezza” sorgono
spontaneamente dalla limpidezza della mente, senza la necessità
di applicare metodi secondari per rilassare il corpo, o
controllare l’energia.
Lo
“Yoga del sogno” riguarda fondamentalmente lo stato che
precede il sogno. Se siete persone di natura agitata, prima di
andare a letto potete fare alcuni esercizi di respirazione
profonda per regolare il flusso del respiro e calmarvi. Quindi
concentratevi sulla lettera -A-, immaginandola di colore bianco,
in modo che, visualizzandola automaticamente, riconosciate
il suo suono. Questo simbolo rappresenta l’unificazione dello
stato di coscienza di tutti i vostri maestri.
Se non riuscite a concentrare e a visualizzare questa lettera, il
problema può essere che non siate in grado di
<visualizzare>; in questo caso, scrivete una -A- su
un foglio di carta, ponetela di fronte a voi e fissatela un po’.
Quindi, chiudete gli occhi, e questa -A- apparirà
immediatamente alla vostra mente. Cercate di rilassarvi senza mai
abbandonare la -A- sino a che non ci si addormenta.
Con questa visualizzazione si utilizza l’attività mentale allo
scopo di raggiungere, infine, uno stato che trascende la mente.
E’ ugualmente molto importante ricordare la pratica della -A-
bianca nel momento in cui vi svegliate al mattino.
Se possibile, intonate subito il suono -AAAA-. Se non
potete farlo perché qualcuno dorme accanto a voi, è sufficiente
esalare il respiro con il suono -AAAAA- in modo da potervi
udire e sentire la presenza della -A- bianca. Ricordando la
-A- bianca al mattino e poi concentrandola di nuovo alla
sera, si viene a creare una specie di connessione, o continuità
di presenza.
La visualizzazione della -A-
nella gola, è particolarmente adatta per ricordare i
sogni, e ha la specifica funzione di controllare l’energia e la
chiarezza. Quando si visualizza la -A- bianca nel cuore, si
lavora nel principio della luce naturale.
Se
avete avuto una giornata particolarmente faticosa e, tornati a
casa, vi è rimasta solo l’energia per mangiare e andare a
letto, cadrete in un sonno pesante, e molto difficilmente si
manifesteranno sogni di chiarezza. A causa del sonno pesante,
inoltre, potrà risultare difficile persino ricordare i sogni.
Tuttavia, avvicinandosi all’alba, appena prima del risveglio, i
vostri sogni possono diventare più chiari.
Un sogno associato alla chiarezza può avere un significato
particolare per il sognatore. Può indicare molte cose.
Quando si sviluppa la chiarezza è molto facile avere particolari
manifestazioni durante il sogno, come per esempio scoprire
qualcosa riguardante il futuro.
I sogni di chiarezza sono legati alla nostra saggezza innata, ai
semi karmici che abbiamo prodotto attraverso l’esperienza della
meditazione e alle azioni positive svolte anche nella nostra
attività quotidiana. Vi sono altri sogni legati alla chiarezza
nei quali è possibile fare molte cose, come studiare, leggere, o
apprendere. Una persona che riceve una “trasmissione”, anche
se in quel momento non ha la capacità di comprendere, in futuro
prima o poi scoprirà il significato dell’insegnamento.
I
sogni, in conclusione, sono parte della nostra vita. Nella vita
abbiamo il giorno e la notte. Di notte abbiamo confusione nei
sogni; di giorno abbiamo confusione nella mente; giudichiamo,
pensiamo, creiamo tante cose. Mantenere la consapevolezza nello
stato del sogno, significa continuare la stessa presenza che
abbiamo durante il giorno, e, con la pratica, farla progredire.
Ritornerà così ad essere unica la relazione originaria
all'interno dell'individuo, o lo stato della relazione fra il
maschile e il femminile, soggetto e oggetto, luce e ombra, verità
e amore.
di
Aurora Smeriglio, adattamento di Alan Perz