Mantra, cosa sono, storia, applicazione...
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Cosa sono i mantra
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La storia dei mantra
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I grandi mantra
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Applicazione dei mantra nella vita quotidiana
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Concetto di eccitazione e depressione; come mantenere stabile la
mente
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I mantra nell'ambito di discipline spirituali piu' elevate
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Mantra di Swami Sivananda Radha
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Il legame con la vibrazione
Il
Mantra o Mantram (come viene chiamato in alcune regioni
dell’India) è una potente e breve formula sonora spirituale
che ha la capacità di trasformare la coscienza. Non c’è
nulla di ipnotico o di magico, è solo una questione di pratica
e soprattutto di non scoraggiarsi se non si ottengono subito i
risultati sperati. Quando pratichiamo il Mantra stiamo
richiamando il più grande potere che siamo in grado di
concepire: possiamo chiamarlo Dio, Realtà Ultima o Sè
Interiore, qualunque nome gli attribuiamo, con il Mantra stiamo
richiamando la parte migliore che c’è in noi. E’ una
pratica che si riscontra sia nelle religioni occidentali, dove
prende il nome di Nome Santo, sia nella religione induista che
in quella buddista, dove prende appunto il nome di Mantra. E’
fondamentale che una volta scelto il Mantra non si cambi, per
non rischiare di fare come il contadino che per trovare l’acqua,
scava innumerevoli buche in superficie senza risultato, mentre
se avesse impiegato lo stesso tempo per scavarne una sola
profonda l’avrebbe sicuramente trovata.
Tutte
le grandi religioni hanno prodotto potenti formule spirituali
per poter richiamare questa Realtà Ultima che, nella tradizione
cattolica e in molte altre (soprattutto in quelle ortodosse),
prende il nome appunto di Nome Santo o Nome Divino. Queste
formule fanno parte di una più vasta serie di preghiere anche
se il Mantra non è una vera e propria preghiera; con la
preghiera, infatti, noi chiediamo qualcosa, mentre con il Mantra
cerchiamo di avvicinarci al divino. Il Mantra ha anche
una funzione calmante a livello mentale ed è uno dei modi più
semplici per manifestare la presenza del divino. Quando lo
ripetiamo mentalmente (soprattutto nelle prime volte per chi non
ha ancora sviluppato tecniche di meditazione) è molto
importante non distogliere l’attenzione, dopo aver raggiunto
un certo livello
di pratica lo si potrà anche intonare. Quindi all’inizio
sarà importante ripeterlo mentalmente senza cercare di
combinare ritmicamente il Mantra con i processi fisiologici
quali la respirazione ed il battito cardiaco, queste cose
tenderebbero solo a sminuire il suo potere.
La
ripetizione del Mantra è una antica tecnica dinamica con
la caratteristica di possedere un potere cumulabile, infatti
più lo si ripete più esso affonda le proprie radici nella
nostra coscienza tanto che continueremo a ripeterlo mentalmente
senza nemmeno rendercene conto. Per quanto riguarda la scelta
del Mantra questa dipende sicuramente dalla società e quindi
dalla cultura in cui si è cresciuti, se si è cattolici è
possibile che si prediliga un Mantra cattolico, è anche vero
però che ci sono persone che, proprio per questo tipo di
aspetto, sono refrattarie a determinati Mantra; in questo caso
si possono utilizzare delle formule che non presentano il nome
implicito della divinità. Essendo i Mantra delle formule,
conviene utilizzarne alcuni tra quelli testati e di potere
sicuro (non è utile crearne di propri) per richiamare la
divinità.
Per
quanto riguarda i grandi Mantra, cioè quelli di
importanza storica e di provato potere, bisogna distinguere tra
quelli personali e quelli impersonali. I primi si
riferiscono all’aspetto personale della divinità. Anche se
Dio è presente in
qualsiasi aspetto del mondo fenomenico, si è manifestato pure
sulla Terra sotto diverse forme che ogni religione ha
identificato secondo una determinata figura. Per i cristiani si
è manifestato come Gesù Cristo 2000 anni fa, per gli
induisti 3000 anni fa nella figura di Sri Krishna e per i
buddisti come il Buddha Compassionevole che ha rinunciato
alle ricchezze per poter predicare l’armonia e l’unità tra
tutte le genti. E’ importante notare che qualsiasi figura,
nelle varie religioni, non è mai venuta a predicare nuove
verità o insegnamenti, ma a ricordarci che facciamo parte di un
tutt’uno e il nostro scopo è quello di riunirci e di vivere
in armonia con gli altri cercando di aiutare il prossimo. Questi
Mantra si riferiscono ai diversi nomi che Dio ha avuto nelle
diverse religioni, per quanto riguarda l’ambito cristiano il
nome di Gesù è già di per sé molto potente (anche se la sua
ripetizione può sembrare un po’ banale), un altro Mantra che
presenta sia aspetti personali sia impersonali della divinità
è OM-JESU-CHRISTE che deriva dalle comunità cattoliche
indiane, in cui si ha l’invocazione al vocativo di Gesù
Cristo e la particella OM che, come spiegherò in seguito,
indica la caratteristica impersonale della divinità, oppure
SIGNORE GESU’ CRISTO ABBI PIETA’ DI NOI. Quando applichiamo
il Mantra “Gesù” invochiamo il Cristo perché ci faccia
diventare più simili a Lui, pieni di saggezza, pietà e amore.
Per quanto riguarda la religione cattolica un Mantra molto
potente e molto conosciuto è l’AVE MARIA e con questo
ricordiamo l’infinito amore della Madre Divina nei nostri
confronti. Troviamo anche dei Mantra russi come GOSPODI-POMILUI
che significa Signore abbi pietà. Un altro Mantra abbastanza
importante è quello greco che si distingue in 2 forme: quella
completa KYRIE-EMON, IESOU-CHRISTE, YIE-THEOU, ELEISON-YMAS
cioè “Nostro Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà
di noi”, e quella abbreviata KYRIE ELEISON cioè “Signore
abbi pietà”. Nell’ambito delle religioni orientali le più
importanti sono sicuramente l’induismo ed il buddismo; nell’induismo
le figure più importanti sono RAMA e KRISHNA. La parola Rama è
formata dalla particella Ram che significa gioia quindi Rama e'
colui che colma di durevole gioia, ripetendo questo mantra
ricordiamo a noi stessi la fonte di gioia duratura nel profondo
di noi. La figura di Rama è anche collegata ad una tradizione
epica letteraria induista chiamata Ramayana in cui si narrano
appunto le vicende del principe Rama che combatte per
sconfiggere le guerre intestine del suo popolo e per
riacquistare l’amore della sua sposa e il suo trono. E’
molto facile identificarsi con questa figura perché anche noi,
ogni giorno a modo nostro, dobbiamo combattere le nostre guerre
e affermare i nostri diritti. Nella religione induista esistono
3 concetti: la creazione, la conservazione e la distruzione. Krishna significa colui che
affascina tutti e ci tira a sé, ed è la figura più
importante e rappresenta la conservazione dell’Universo quindi
quando ripetiamo questo Mantra ricordiamo l’infinito ed eterno
potere che conserva e protegge l’Universo. Oltre a questi
troviamo anche i famosi:
Maha
mantra
HARE-KRISHNA-HARE-KRISHNA
KRISHNA-KRISHNA-HARE-HARE
HARE-RAMA-HARE-RAMA
RAMA-RAMA-HARE-HARE
Il
termine Hare è il vocativo di Hari che significa colui che ci
rubò il cuore, secondo un tradizione indiana quando il Signore
creò l’uomo decise di rubargli il cuore e di nascondersi nell’unico
posto in cui l’uomo non avrebbe mai cercato e cioè nella
propria coscienza. Con questo Mantra cerchiamo di ricordare che
spesso i problemi che vediamo dall’esterno, in realtà, sono
dovuti ai “mostri” che si muovono dentro la nostra
coscienza, quindi spesso è più fruttuoso nell'intimo di noi
stessi.
OM-NAVAH-SHIVAYA
è sempre un Mantra indiano, è una supplica alla divinità
Shiva che rappresenta il terzo aspetto, la distruzione.
Invochiamo questo Mantra per porre fine al nostro egoismo e al
nostro senso di separazione; è importante perché indica anche
una caratteristica del Signore che, pur amandoci, alle volte ci
fa soffrire. Questa sofferenza non deve essere vista come una
punizione, ma come un campanello d’allarme per indicare che
non stiamo percorrendo il giusto cammino.
OM-MANI-PADME-HUM
è il più importante dei Mantra buddisti, non fa riferimento
alla figura divina ma sta ad indicare il gioiello che è nel
loto del cuore. E' una figura molto bella perché questo
gioiello è il tesoro che è perennemente nascosto nel nostro
cuore. Il cuore viene visto come il loto, figura ricorrente nel
buddismo: ha la caratteristica di poter crescere anche in zone
paludose senza che i suoi petali vengano sporcati e intaccati
dal terreno fangoso. Il loto è il simbolo perfetto della
purezza e testimonianza della purificazione dalle nostre colpe
quando ripetiamo questo Mantra.
Ci
sono anche Mantra ebraici tra cui BARUKH-ATTAH-ADONAI che
significa benedetto sia tu o Signore, il Signore è la sorgente
di tutta la forza, di tutto il coraggio, la gioia e l’amore.
E
ancora RIBONO-SHEL-OLAM che significa Signore dell’Universo.
Quelli
elencati finora sono Mantra che raffigurano
l’aspetto personale della divinità, per quanto riguarda,
invece, l’aspetto impersonale è stato definito con vari
epiteti quali: l’Assoluto, la Realtà Ultima… nell’induismo
evidenziato con il termine BRAHMAN. Questi termini sono comunque
inadeguati in quanto la concezione della parte impersonale della
divinità è al di fuori del concetto causa-effetto,
spazio-tempo ed è collegata alla Teoria Vibratoria che
sta alla base della creazione dell’Universo, formulata da
saggi indiani millenni fa e poi ripresa ultimamente dalla fisica
moderna, teoria secondo cui l’intero mondo fenomenico consiste
di vibrazioni. Tutte le cose che noi vediamo nel mondo
fenomenico in realtà sono energia che vibra, la vibrazione più
bassa sarà la materia percepibile con i sensi, man mano che
saliamo di livello, di vibrazione e quindi di energia abbiamo
ciò che non viene percepito dai sensi, quindi le emozioni, lo
stato mentale, l’anima. Il simbolo perfetto dell’aspetto
impersonale della natura divina, cioè la vibrazione più
sottile, è la sillaba OM (AMEN in cristiano). Questo
concetto viene ripreso sia nel Vangelo secondo Giovanni dove si
dice in principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio ed il
Verbo era Dio sia nel Rig Veda uno dei testi più antichi della
religione induista dove si dice in principio era Brahman presso
cui era il Verbo ed il Verbo era in verità Brahman. Si noti
come due religioni così distanti in realtà si basino sullo
stesso principio. Questa figura impersonale, cioè l’OM, non
può essere utilizzata da sola perché noi non possiamo
rispecchiarci in qualcosa di impersonale che non riusciamo
neanche a concepire con la nostra mente: E' meglio sempre fare
riferimento a figure che hanno “camminato” sulla terra e
quindi che ci possono ispirare, eventualmente si può aggiungere
l’ OM ad un Mantra personale così da evidenziarne anche la
natura impersonale.
La
pratica del Mantra non richiede tanto tempo, bastano
pochi minuti qua e là nell’arco della giornata, alla fine
della quale si dovrebbe aver accumulato un bel po’ di tempo.
Quali
sono i momenti in cui si possono ripetere i Mantra?
-
mentre aspettiamo · mentre camminiamo
- nella routine giornaliera
- quando siamo ammalati: spesso i malati si compiangono per la propria
situazione e dal momento che l’energia segue il pensiero molte
volte il proseguimento della malattia è dovuto al fattore
psicosomatico che tende ad allungare i tempi di guarigione,
ripetendo il Mantra si calma la mente e si pensa di meno ai
propri sintomi
- mentre svolgiamo attività di tipo meccanico ripetitivo che
non richiedono la nostra totale attenzione
- nei momenti di noia
- di notte: ripetere il Mantra prima di addormentarsi permette
al cervello di elaborarlo e continuare a ripeterlo dormendo, è
particolarmente indicato per chi soffre di insonnia La scrittura
e la recitazione del Mantra possono essere svolte quando la
mente è troppo agitata e non ci si riesce a concentrare
adeguatamente.
La
parola Mantra è formata da due particelle: Man significa
mente e Tri significa attraverso,
il
Mantra serve per attraversare il mare della mente. Questa
similitudine è molto azzeccata in quanto la mente proprio come
è il mare che in alcuni giorni è in burrasca mentre in altri
è calmo. In questo mare riusciamo a vedere solo gli strati
superficiali e non il profondo dove in realtà sono nascoste le
cause dei nostri mali, le paure, l’ansia, la brama… Il
Mantra serve a controllare questi pensieri. Di frequente i
conflitti che ci rendono difficile concentrarsi sono alla base
di gravi disturbi fisici e fin troppo spesso ci fanno
sprofondare nella depressione. La maggior
parte della gente non intravede alcun modo di cambiare la
situazione, alla fine la accetta come un fatto inevitabile, ma
in realtà è solo un condizionamento. Nel profondo di noi
stessi abbiamo immense risorse che possiamo utilizzare per
avere il controllo della nostra mente, senza intenderlo come un
atteggiamento freddo e rigido. Molte persone, specialmente
quelle molto istruite, pensano che un controllo impedirebbe il
libero scorrere dei pensieri eppure a nessuno viene in mente di
mettere in discussione la necessità del controllo e della
disciplina quando ci si deve impadronire di abilità di tipo
fisico. Bisogna saper superare le barriere tra conscio ed
inconscio attraverso un processo che i grandi mistici chiamano
calmare o fermare la mente, cioè porre ogni processo mentale
sotto il nostro completo controllo anche a livelli mentali più
profondi. Più la mente diventa calma e stabile, più riusciamo
a realizzare nella vita quotidiana, il nostro vero diritto alla
sicurezza, alla gioia e ad acquistare quell’instancabile
energia nell’operare per il benessere del prossimo. Quando
siamo preoccupati, inquieti o mossi da un bisogno urgente di
soddisfazione personale a spese del nostro prossimo, il Mantra
può trasformare queste emozioni in una fonte di forte potere e
aiutarci a non agire e parlare impulsivamente: questo non
significa reprimere le emozioni, bensì usarle, invece di farci
usare da esse. Un’enorme quantità di energia vitale viene
dispersa nell’oscillazione della mente tra ciò che ci è
gradito e ciò che non lo è, quando siamo prigionieri di
preferenze e avversioni, di opinioni ferme e abitudini rigide
non possiamo agire al nostro meglio né conoscere una vera
sicurezza. Viviamo alla mercé di circostanze esterne: se le
cose vanno come diciamo allora siamo contenti, in caso contrario
siamo depressi. E' difficile modificarsi, essere elastici e
accettare qualunque cambiamento, ma possiamo provarci. Le
persone che hanno sviluppato questa preziosa qualità sono in
grado di riprendere la loro posizione ogni volta che la vita
prova ad abbatterle.
Per
affrontare i lavori sgraditi bisogna seguire alcune semplici
regole: attenzione totale e non rimandare ciò che deve essere
fatto… così si otterranno i migliori risultati nel minor
tempo possibile. Siamo costantemente condizionati a ricercare l’eccitazione
come se fosse la quinta essenza della vita, ciò che non è
eccitante ci appare solo noioso e monotono. Se ci sentiamo vivi
solo quando siamo euforici allora saremo condannati a sentirci
depressi quando l’eccitazione svanisce. La legge della natura
stabilisce che ciò che sale deve inevitabilmente scendere,
più saremo eccitati prima più saremo depressi dopo e così via
in una continua altalena.
Il
Mantra serve anche a tramutare i diversi sentimenti come le
preoccupazioni, la paura, l’ansia, l’ira, l’impazienza o i
desideri e a convertirli in qualcosa di più utile.
I
Mantra fanno parte di altre discipline spirituali tra cui sono
importanti
-
la Meditazione (che deve essere fatta sempre)
- la Calma cioè saper rallentare tutto (la mente veloce è
malata, la mente lenta è sana e la mente calma è divina)
-
la Concentrazione (se sapessimo applicare in tutte le cose la
stessa concentrazione che applichiamo per ciò che ci piace
otterremmo migliori risultati)
- l’Educazione dei Sensi
- l’Anteporre gli altri
-
l’Amicizia Spirituale
- le Letture Mistiche
Mantra
secondo Swami Sivananda Radha
Un Mantra è una combinazione di sillabe sacre che formano un nucleo di energia spirituale; il suo scopo è quello di fungere da magnete per attrarre le vibrazioni spirituali, o da lente per metterle a fuoco.
Secondo le Upanishad, le antiche scritture dell'India, la dimora originale del Mantra era il Parma Akasha, o etere primordiale, l'eterno e immutabile substrato dell'universo da cui l'universo stesso è stato creato nell'emettere il primo suono, Vach. (Un simile resoconto si può trovare nel Vangelo di San Giovanni: «All'inizio era il Verbo...»).
I Mantra esistevano all'interno di questo etere ed erano percepiti direttamente dagli antichi rishi, o veggenti, che li traducevano in una struttura udibile di parole, di ritmo e di melodia.
Il Mantra non è una preghiera. Una preghiera è formata da parole di supplica scelte dal devoto, mentre il Mantra è una combinazione precisa di parole e di suoni: l'incarnazione di una particolare forma di consapevolezza, o Sakti.
La radice 'man' della parola Mantra significa in sanscrito "pensare"; il suffisso 'tra' deriva invece da 'trai', che vuol dire "proteggere,, o liberare dal vincolo del samsara, o del mondo fenomenico". Di conseguenza la traduzione del termine Mantra è:
"Il pensiero che libera e protegge".
In un Mantra ci sono però molti livelli di significato che devono essere sperimentati perché siano effettivamente compresi, in quanto una spiegazione intellettuale abbraccia soltanto una piccola parte di ciò che esso vuole dire.
Il canto, o la recitazione, dei Mantra attiva e accelera la forza creativa spirituale, promuovendo armonia in tutte le parti dell'essere umano. Il devoto viene gradualmente convertito in un centro vivente di vibrazione spirituale, che è sintonizzato con qualche altro centro di vibrazione infinitamente più potente, e tale energia può essere acquisita e diretta a beneficio di chi la usa e di altri.
Ogni Mantra ha sei aspetti: un Rishi, o veggente; un Raga, o melodia; il
Devata, o deità che presiede ad esso; un Bija, o seme di suono; il
Sakti, o potere; e un Kilaka, o pilastro.
Attraverso la loro percezione intuitiva, i rishi si sono aperti alla rivelazione dei Mantra e sono stati capaci di riconoscere la loro efficacia come canali attraverso cui la grazia, la conoscenza e il potere fluiscono dal Divino. Questi antichi veggenti hanno compreso che i loro poteri erano destinati a essere impiegati al servizio degli altri e come guida per la razza umana.
I Mantra sono stati trasmessi di generazione in generazione, da Guru a discepoli, e in questo processo il potere dei Mantra è aumentato enormemente. Miliardi di ripetizioni da parte di innumerevoli devoti nel corso dei secoli hanno portato alla formazione di una vasta riserva di potere che aumenta la forza spirituale insita nei Mantra.
Il raga è paragonabile alla linea melodica occidentale: un suono, o una sequenza di singoli suoni, senza armonia. Quando si recita un Mantra è di estrema importanza non cambiare il raga e la sua chiave, perché la cadenza di vibrazione su cui il suono è basato costituisce una parte integrante del Mantra. Tutta la musica indiana è basata sulla comprensione che in ogni suono esistono due aspetti: l'espressione udibile e la sottile essenza-suono che trasporta il significato e che deriva dallo Spirito eterno. Questa essenza è chiamata Shabda, oppure Vach.
Quando la parola pronunciata viene formulata in maniera perfetta, sia interiormente che esternamente, si realizza un contatto con questo potere che si manifesta come un'immagine.
Nella parola esiste un certo potere perfino a livello umano: il nome di ciascuno possiede un significato particolare e il modo in cui viene pronunciato può trasmettere numerosi messaggi.
Diversi toni causano diverse vibrazioni che condizionano la reazione fisica oltre che quella emotiva. Praticare il Mantra Yoga per un lungo periodo di tempo porta ad acquisire la consapevolezza che i suoni creano effettivamente delle immagini e che certe immagini hanno un suono peculiare.
Nel suo libro, <Japa Yoga>, Swami Sivananda afferma che i suoni sono vibrazioni a cui viene dato di assurgere a forme definite. Il ripetuto cantilenare il nome del Signore costruisce gradualmente la forma, o la speciale manifestazione della divinità adorata (il Devata) e agisce come punto focale per concentrare la sua influenza, che poi penetra e diviene il centro della consapevolezza dell'adoratore.
Il Devata è la divinità che presiede al Mantra, il potere permeante, un aspetto molto personale di Dio. È la saggezza che scaturisce da una fonte più elevata ed è come un singolo raggio di sole, un raggio che viene isolato e a cui viene attribuito un nome in modo che il discepolo possa sviluppare un rapporto con un aspetto di Dio che è capace di capire e di adorare.
Il Devata può anche essere paragonato alla sfaccettatura di un diamante che rappresenti l'Intelligenza Cosmica: un diamante con molte facce rifletterà molti raggi della Luce nello stesso tempo, ma un raggio particolare attirerà in maniera speciale l'individuo che sta cominciando a percorrere il sentiero spirituale. All'inizio, Dio incute timore reverenziale ed è troppo solenne e distante perché la mente umana possa afferrarlo e soltanto più tardi l'energia divina può essere percepita nella sua forma pura; quindi, la mente umana ha bisogno di stabilire un legame con un aspetto personale come Krishna, o Siva, nella religione induista; Gesù, o Maria nell'ambito della cristianità. Gli adulti, che sono ancora spiritualmente immaturi, hanno bisogno di un loro personale concetto di Dio, finché non sono in grado di vedere l'energia divina nella sua forma pura.
I Mantra 'Om Krishna Guru, Hari Om e Invocazione a Krishna sono associati a Krishna; Om Namah Sivaya è legato a Siva e Om Tara alla Madre Divina Se si pensa ai milioni di persone che in India nel corso dei secoli hanno invocato il nome di Krishna o di Siva, o a tutti i cristiani che nel corso degli anni hanno ripetuto il nome di Gesù, si può intuire come questa costante ripetizione abbia creato una spaventosa riserva di potere. La potenza di ciò che essi realizzano è racchiusa nell'energia combinata del Mantra: la persona effettivamente devota che recita il nome di un particolare aspetto del Divino finirà prima o poi per attingere al potere del
Devata.
Una goccia d'acqua può realizzare assai poco, ma centinaia di milioni di gocce possono praticare un taglio nella roccia, oppure cambiare addirittura la morfologia della terra.
Ciascun Mantra ha un bija, un seme. Esso è l'essenza del Mantra e gli conferisce il suo speciale potere: il potere di autogenerazione. Subito all'interno del seme è nascosto un albero, cosicché l'energia nel Mantra è il seme da cui crescerà uno splendido essere spirituale.
Se adesso doveste provare a recitare i Mantra con regolarità, poi abbandonare la pratica e riprenderla fra una ventina di anni durante una crisi spirituale, il Mantra vi salirebbe automaticamente alle labbra e continuereste a ripeterlo come se non aveste mai smesso. Questo è un esempio del suo potere di autogenerazione.
Se si pensa al Shabda, al suono primordiale, al nucleo di suono dell'Om da cui tutte le cose sono state create, e al bija, il seme, e al potere di autogenerazione del Mantra, si comprenderà come attraverso una recitazione corretta e costante del Mantra si possa essere aiutati a liberare una grande energia all'interno del proprio corpo fisico, mentale, emotivo e spirituale. Grazie a questo aumento di energia potete anche entrare in contatto con il Divino dentro di voi, con il vostro vero Io, il vostro Io Superiore.
Il kilaka, o pilastro, è inizialmente la forza propellente, la tenacia e la forza di volontà di cui il discepolo ha bisogno per seguire il Mantra, ma quando il potere del Mantra stesso comincia ad autogenerarsi con un "movimento a ruota libera", il kilaka diventa un filo molto sottile che congiunge il discepolo al Mantra, al Guru e alla divinità fino a farne un tutto unico.
Il potere, la consapevolezza all'interno del Mantra, è Sakti, la Madre Divina, la Dea della Parola Pronunciata. L'aspetto maschile di Dio è energia in uno stato di equilibrio, l'aspetto femminile è energia dinamica che si manifesta come creazione. C'è soltanto un'energia in tutte le cose create, e nel Mantra l'energia è presente nella sua forma pura. La potenza del Mantra viene liberata attraverso la ripetizione fino a quando l'individuo raggiunge il suo Devata e l'esperienza spirituale può avere luogo.
Mediante il costante ricordo o pensiero rivolto al Mantra, la persona viene proiettata lontano dall'impatto del maya, il mondo illusorio; attraverso la ripetizione di queste parole di potere si raggiunge la meta del Mantra Yoga, che (come in tutti gli yoga) consiste nell'unione della coscienza individuale con la Coscienza Cosmica.
Mantra è il canto di una stella... e ti trasporterà fino a quella stella.
Swami Sivananda Radha - MANTRA - Armenia
Il
legame con la vibrazione
Moto
uguale vibrazione, vibrazione uguale suono. Ho letto questa
affermazione in un libro di fisica. Se nel nostro universo,
dunque, tutto si muove, ne consegue che tutto vibra. E se
tutto vibra, l'universo ha un suo suono che consegue dalla somma
dei suoni dei corpi celesti.
La fisica, perciò, concorda con le interpretazioni filosofiche
religiose che affermano il suono come principio primo. Basti
pensare all'induismo e al suono della Om oppure a "in
principio era il verbo" della nostra cultura religiosa.
I più autorevoli movimenti filosofici indiani affermano che
l'uomo (microcosmo) è della stessa sostanza di Dio
(macrocosmo), per conseguenza, si possono studiare le componenti
e reazioni umane per comprendere quelle universali.
Se
sottoponiamo un soggetto a elettroencefalogramma, notiamo le
seguenti reazioni: in presenza di attività cerebrale si
manifestano vibrazioni che, per farla breve, l'ago dello
strumento trasforma in segni grafici visibili. A noi interessa
in questo articolo di esaminare un aspetto di questo fenomeno.
Se poniamo un soggetto in condizioni ideali di riduzione
dell'attività cerebrale, a digiuno, magari in una stanza
silenziosa, incolore a occhi chiusi e poi appoggiamo una mela
davanti a lui e lo esortiamo ad aprire gli occhi, notiamo che,
non appena il soggetto vede la mela ed inizia una primordiale
attività cerebrale comparabile al suo primo desiderio di
mangiarla, l'ago si muove. Voglio arrivare a dimostrare che il
desiderio di mangiare la mela che precede l'azione stessa
dell'afferrarla è già una realtà vibrazionale. La cultura
indiana afferma che il desiderio di dare vita alla
manifestazione da parte del trascendente è già una realtà
assolutamente concreta, una prima vibrazione espressa dallo
stesso trascendente, come il desiderio nella mente dell'uomo che
vede la mela. Tale vibrazione sarebbe la Om. La Om
precederebbe l'espressione della manifestazione. E' come dire
che questa vibrazione si trova tra l'idea e la sua
materializzazione o messa in pratica.
Ecco
perché nelle lezioni di yoga si inizia cantando la Om. Per
mettere gli allievi nella condizione di suggerire a se stessi di
trovarsi come minimo tra il materiale e il trascendente, tra la
tangibile manifestazione e Dio ed iniziare a prendere in esame i
fenomeni da quel punto di vista. Lo Yoga infatti mira
all'esperienza del trascendente e con la Om è come se
scegliessimo di collocarci su una piattaforma spaziale
intermedia tra l'uomo e Dio, tra il materiale e lo spirituale.
Da questa piattaforma si può azzardare l'ipotesi di un viaggio
verso l'esperienza sovrumana.
Vediamo
ora altri aspetti della Om. Essa rappresenta la somma di
tutti i suoni presenti nella manifestazione. La lingua
sanscrita ha creduto di raggruppare in 50 suoni la tipologia
delle vibrazioni universali dando vita ad altrettanti segni
grafici che corrispondono alle lettere dell'alfabeto. Tra queste
ce ne sono tre, che poi diventano due, e vedremo come, le quali
praticamente li comprendono tutti.
Questi suoni sono corrispondenti alle lettere A U M. Da
un punto di vista pratico la lettera A, quando si pronuncia, e
provate a farlo, ha una collocazione fisica bassa nella gola, la
lettera U al centro sul palato e la lettera M sulle labbra.
Tutti gli altri suoni si collocano nella cavità orale
all'interno di queste tre posizioni, e per questo le comprendono
tutte, assumendo quel giusto valore di sintesi universale.
Ecco
cosa la Om rappresenta: la sintesi universale della
vibrazione materiale divina espressa.
Si
parte sempre dalla presa di coscienza del molteplice, poi si
procede all'identificazione di espressioni che possono essere
raggruppate, nel tentativo, semplificando, di fare l'esperienza
dell'Uno. E' così anche in questo caso, dove l'infinita
molteplicità dei suoni presenti nell'Universo viene organizzata
in cinquanta lettere-suoni per poi identificarne tre che li
rappresentano tutti ed infine scoprire che la A e la U se
pronunciate insieme possono essere benissimo contratte nol suono
O. In tal modo prende corpo la sillaba sacra Om che esprime la
vibrazione universale, principio della manifestazione.
Per lo stesso presupposto una Om di base risulterebbe dalla
somma di tutti i suoni che le particelle, in noi attive,
emetterebbero. Una specie di suono personale per ogni
essere o oggetto animato, una sua caratteristica, una sua
tendenza e sensibilità vibrazionale. Si ha ragione di ritenere
che, questo suono, può essere modificato. Da lì la scienza del
mantra che mira ha innestare processi di cambiamento,
determinanti nuove caratteristiche.
La
parola Mantra, letteralmente significa strumento per la mente,
ed è qualcosa in grado di indurre una diversa natura
vibrazionale.
Come
dicevamo all'inizio, la mente emette diversi tipi di vibrazione.
Vi sarà capitato di entrare in certi luoghi dove la presenza
dei pensieri di qualità bassa dei presenti non vi faceva
sentire a vostro agio. Diverso è il tipo di vibrazioni emesso
dalla mente di un assassino rispetto a quello della mente di una
madre che si rivolge a un neonato. Potete constatarlo anche in
pratica: la voce della madre assume toni sottili, alti ed acuti,
sicuramente di natura superiore. Di diversa qualità sono le
onde cerebrali, infatti, che lei emette.
Proprio partendo da questo presupposto il mantra stabilisce che
si possono praticare, volontariamente, diversi tipi di onde
cerebrali fino, attraverso la ripetizione ossessiva, a
modificare quelle naturali. L'obbiettivo è di indurne di
migliori, abituando la mente a esercitare pensieri della stessa
natura.
Questo
è ciò che il mantra si prefigge, in qualche caso, ha la
pretesa di portare la mente a vibrare all'unisono con Dio.
Amadio
Bianchi
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