Archimede e la corona d'oro
Siamo nel terzo secolo prima di Cristo, e Archimede,
il celebre matematico greco, ha una grana da risolvere. Il tiranno
Ierone, suo protettore e amico,
lo incarica di fugargli ogni dubbio sull'autenticità della sua corona.
Ha infatti incaricato un orafo di realizzare una corona tutta d'oro;
ha consegnato all'artigiano l'oro necessario, ma ora vuole essere
certo che l'orafo non abbia nascosto parte del prezioso metallo,
usandone quindi meno per fare la corona, e sostituendolo con i più
comuni argento e rame. Per risolvere ogni dubbio, egli incarica
Archimede di risolvergli quel dilemma. Ecco cosa scrive al riguardo
lo scrittore ed Architetto romano Vitruvio
nel suo libro, De Architectura
(29 a.C.):
Il re Gerone pervenuto al trono, e riconoscendo
dalla benevolenza degli Dei i fausti eventi del suo regno, volle
dar loro un segno della sua gratitudine con un cospicuo dono; chiamato
perciò a sè un abile artefice gli consegnò
un certo peso di oro perché ne facesse una corona. Trascorso
il tempo assegnato, l'orefice portò al re la corona che gli
aveva commessa, fu riscontrato il peso
corrispondere esattamente a quello dell'oro che gli era stato consegnato,
e l'opera essendo stata altamente approvata fu appesa in un tempio
in forma di ex-voto. Senonché di lì a non molto, non
è detto se in seguito ad una denunzia o per qualche altro
motivo, si cominciò a sospettare che la corona non fosse
proprio tutta d'oro e che l'orefice, trattenuta per sé parte
del più nobile metallo, altro ve ne avesse mescolato fino
a raggiungere il peso voluto, di che irritato il re, il quale pur
non voleva che l'egregio lavoro venisse danneggiato, e manomessa
in qualsiasi maniera una offerta già fatta agli Dei, invitò
Archimede a scoprire se o meno l'artefice avesse commessa la frode
della quale era sospettato.
Preoccupato
Archimede della soluzione del grave problema, egli vi pensava di
continuo, finchè un giorno entrando nel bagno ed osservando
che quanto più era del suo corpo dentro all'acqua tanto maggiore
quantità ne usciva dalla tinozza, parvegli che in ciò
appunto si contenessero gli elementi della soluzione che andava
cercando, per la qual cosa pieno d'allegrezza uscì dal bagno
e così tutto nudo com'era corse a casa gridando per le vie
Eureka, eureka (ho trovato!, ho trovato!).
...[Archimede] fece due masse, una d'oro
e l'altra d'argento, tutte due dello stesso peso di che era la corona.
E avendo così fatto, riempì d'acqua un gran vaso fino
al sommo, e poi vi pose dentro quella massa d'argento, di cui quanta
grandezza fu immersa nel vaso, tant'acqua del vaso uscì fuori.
Cavata di poi dal vaso quella massa, tanta acqua vi ripose dentro,
quanta n'era uscita fuori per riempire quel vaso insino al sommo,
come prima. Così ritrovò sottilmente, quanta misura
di acqua rispondeva ad una certa misura d'argento avendo fatto di
ciò sottil prova; allora, posta l'altra massa dell'oro parimente
nel vaso pieno, e trattala poi fuori aggiungendovi l'acqua con la
medesima misura e ragione, ritrovò chiaramente come non era
uscita sì gran somma d'acqua, ma tanto meno n'era uscita,
quanto minor corpo ingombra una massa d'oro, che una d'argento del
medesimo peso. Ripieno di poi quel vaso, e posta nell'acqua quell'istessa
corona, ritrovò che più acqua usciva fuor per conto
della corona, che per la massa d'oro di peso uguale. Onde discorrendo
sopra quel che più usciva fuori, ponendovi la corona, che
ponendovi la massa, ritrovò il mescolamento dell'argento
con l'oro, e insieme il manifesto furto dell'orefice.
In altre parole: Archimede misura il volume
di una massa d'oro e di una massa d'argento uguale a quella della
corona, usando la tecnica dell'immersione in acqua. Notò
che a parità di massa, il volume dell'argento è maggiore
di quello dell'oro (noi diremmo con parole moderne: "l'argento
ha una densità minore del'oro"). Infine Archimede imerse
la corona in acqua e vide che essa spostava un volume d'acqua maggiore
di quello spostato da una stessa massa d'oro. Dunque, la corona
aveva un volume maggiore di quanto ne avrebbe avuto se fosse stata
tutta d'oro!
Dunque, miei cari studenti, se non volete farvi
imbrogliare sulla massa o sul volume degli oggetti che comprate,
dovete sapere come calcolare la densità!
(Testo tratto dal sito di "Zadig.it",
sito Web di informazione scientifica)