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FOLCLORE
Il tarantismo
In
tutto il Salento è vivo il ricordo del ‘tarantismo’ e delle sue varianti
locali come il ‘ballo di San Vito’ a San Vito dei Normanni e nei comuni
dell’Altosalento. Sono danze terapeutiche che hanno origine nell’antico
rito di guarigione delle tarantate.
La
tarantola o taranta è un ragno velenoso, il veleno entrato in circolazione
provoca stati di forte agitazione psico-motoria seguiti da violente emicranie e
rigidità muscolare che da vita ad attacchi epilettici. "Nel momento del
morso la tarantola inietta un fluido quasi impercettibile, il veleno, che uccide
subito il paziente col suo contagio, ove non siano pronte musica e danza..."; questa frase del medico Giorgio Baclivi (1668-1707) tratto da un suo trattato
sull'argomento dà un quadro puntuale del mito della tarantola. Nella Puglia del
Seicento era, infatti, opinione diffusa che l'unica terapia per guarire dal
morso della tarantola fosse una danza ripetitiva e progressivamente accelerata,
che induceva a contorsioni e movimenti utili a liberare il corpo della vittima
dal veleno. Questa pratica, non ebbe, invece, molta credibilità nella comunità
scientifica dell'Ottocento che attribuiva queste danze a forme di isterismo,
superstizione e suggestione fortemente radicate nell'area pugliese. Il morso
della tarantola (Lycosa tarentula) causa solo un intenso dolore locale abbinato,
talvolta, a gonfiore della parte colpita. Fra la popolazione contadina, invece,
il mito della tarantola rimane fortemente radicato nell'Ottocento e in tutta la
prima metà del Novecento.
Nel caso del tarantismo tuttavia, la tarantata non è stata morsa, spesso, da nessun
animale.
In
questi casi il fenomeno del tarantismo deve essere interpretato come il simbolo
della frustrazione psichica, economica, sociale e sessuale, ossia come la crisi
isterica del singolo individuo.
Non
a caso ad essere "pizzicate" erano le donne, emarginate tra gli
emarginati, che durante l’estasi o il tormento del veleno, si potevano
permettere di tutto, anche di mimare amplessi in pubblico. La tarantata ballava
per ore, accompagnata dal battito ritmato di un tamburello e circondata da una
ronda di danzatori con drappi colorati, fino a quando stremata stramazzava al
suolo priva di sensi, potendo così riposare temporaneamente.
Oggi, nel nuovo millennio, il mito della tarantola rinasce sotto altra forma, e
ad essere morse non sono solo le donne contadine del nostro Salento, il
contagio, infatti, ha ampiamente valicato i confini pugliesi. Ragazzi, giovani,
adulti e anziani di tutta Europa in massa scendono in Puglia per assistere a
mega-spettacoli di piazza al ritmo di pizzica-tarantella.
A Melpignano, in provincia di Lecce
nella Grecìa Salentina, si tiene ogni anno un festival, la ormai famosa
‘notte della taranta’ (100.000 presenze nell'edizione 2006) con grandi musicisti italiani e stranieri, e trasmessa
in TV in tutta Italia. In tutto il Salento in estate ci sono vari
eventi con balli e danze che incantano e coinvolgono un pubblico estasiato per
questa nuova musica-danza.
Nella
storia del tarantismo altosalentino (ballo di San Vito),
oltre alla forte presenza delle pizziche in minore, occupa un posto di rilievo
l’uso del mandolino.
Nell’Altosalento in particolare a Ostuni e
San Vito dei Normanni operano associazioni
culturali, che si occupano dello studio, valorizzazione e promozione delle
tradizioni popolari e realizzano spettacoli musicali con canti, stornelli e
balli in costumi tradizionali. Suoni
di mandolini, organetti, fisarmoniche, flauti e tamburelli per tarantelle e
pizziche della tradizione altosalentina hanno già fatto il giro d’Italia e
non solo. Molti gruppi folcloristici e di musica popolare hanno superato i confini pugliesi con serate anche all’estero, con apparizioni televisive sui
canali Rai e Mediaset e con pubblicazioni di CD. Nel caso di un gruppo di San
Vito dei Normanni nell’Agosto del 2002 un’
intera produzione raccolta in un CD è stata proposta in edicola insieme a due
quotidiani nazionali.
Credenze popolari, riti e superstizioni
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