www.zic.it, 1 agosto 2012
Come ogni anno, i giorni prima dell’anniversario della strage della
stazione sono cadenzati dai depistaggi, le insinuazioni e i veleni di neo-post-ex-fascisti.
Parlano persino Fioravanti e Licio Gelli.
Regolarmente, poco prima del 2 agosto di ogni anno, va in scena una
triste e squallida sceneggiata, con personaggi affamati di visibilità
che non perdono occasione per cercare ancora una volta di mischiare le
carte nella lunga e travagliata vicenda della Strage di Bologna.
Quest’anno è partita decisamente in pompa magna, rispolverando
teorie imbarazzanti e cercando di gettare fango verso chi da sempre cerca
di ottenere verità e giustizia per uno degli episodi più
tristi per l’Italia e per la città di Bologna. Immancabilmente la
pista palestinese torna alla ribalta, per cercare di nascondere ancora
una volta il terrorismo fascista che di fatto non è scomparso con
la Liberazione. Oltretutto sa un po’ di beffa per i palestinesi apparire
sulla cronaca per un fantasioso collegamento con una strage di 32 anni
fa e non per la silenziosa cancellazione del proprio Stato.
Non sembra provato dal caldo Enzo Raisi, che negli ultimi giorni si
è letteralmente scatenato su tutti i fronti della vicenda, ribaltando
il verdetto uscito dalla sentenza e accusando Paolo Bolognesi (Presidente
dell’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage alla Stazione
di Bologna del 2 agosto 1980) di “essere un abusivo” ricoprendo la sua
carica, sbagliandosi prima sulla morte della suocera (sostenendo erroneamente
che fosse morta 3 anni dopo la Strage), per poi tirare in ballo la maggiore
età nel frattempo raggiunta dal figlio, ferito nello scoppio della
bomba.
Sul fronte berlusconiano invece l’approccio è sempre quello
del “parlare per non dire niente”, che per voce di Fabio Filippi sostiene
la non-tesi del “né di Stato, né fascista”, abbracciando
la pista palestinese nuovamente tirata in ballo dalla destra italiana per
nascondere e mistificare.
Mentre Licio Gelli, capo della P2 ha concluso brevemente decenni di
indagini incolpando un mozzicone di sigaretta, seguendo la stessa linea
del sasso che devia le pallottole.
Ha trovato occasione per parlare anche Valerio Fioravanti, fascista
appartenente ai Nar condannato insieme a Francesca Mambro (anch’essa dei
Nar) per essere gli esecutori materiali della Strage. Approfittando della
diatriba sulla veridicità dell’audio raccolto per un documentario
sulla Strage, ha parlato come se fosse tra amici nel programma radio La
Zanzara (su Radio24), rispondendo simpaticamente alle domande del conduttore
che lo chiamava “Giusva”. La polemica era nata per le parole del terrorista
nero su Paolo Bolognesi e la morte della suocera, argomento raccolto poi
da Enzo Raisi. Lo stesso che alla fine degli anni ‘80 è stato membro
del Comitato Centrale dell’MSI, proprio lo stesso Comitato, che anni prima,
ha fatto incontrare la Mambro e Fioravanti.
Il Governo, intanto, solo all’ultimo momento ha fatto sapere che sarà
il ministro dell’Interno ed ex commissario di Bologna, Anna Maria Cancellieri,
a parlare in Consiglio Comunale: un luogo anti-fischi, riparato da quella
richiesta di verità e giustizia che la Bologna saprà portare
in piazza, come ha dimostrato negli ultimi 31 anni.
Ma, forse, se anche il Governo avesse deciso di non muoversi affatto
sarebbe stato uguale. Considerando la storia dei depistaggi e dell’omertà
istituzionale che hanno caratterizzato la vicenda giudiziaria della Strage,
l’immobilità appare il male minore.
Se non sappiamo chi è Stato, sappiamo però cosa ha fatto
lo Stato, o meglio cosa non ha fatto per riuscire a risolvere uno dei tanti
misteri italiani. Sappiamo benissimo che sin dall’inizio si è fatto
di tutto per distogliere l’attenzione su quella che si è dimostrata
essere una delle vicende dove le istituzioni hanno avuto stretti rapporti
con l’ambiente neo-fascista e con la P2, come dimostrano due dei condannati,
Giuseppe Belmonte (Colonnello dei Carabinieri) e Pietro Musumeci (Generale
del SISMI), entrambi appartenenti alla P2 e vicini all’eversione nera.
Ma ne potremmo citare tantissimi altri, personaggi delle Istituzioni che
sono stati condannati per “calunnia aggravata con finalità di terrorismo
e per depistaggio” insieme a molti esponenti dell’estrema destra italiana.
E se facciamo un salto al 4 agosto del 1974, rileggendo una parte della
Sentenza della Corte di Assisi sulla Strage dell’Italicus, ennesima strage
senza colpevoli, questo intreccio italiano risulta ancora più chiaro:
“A giudizio delle parti civili, gli attuali imputati, membri dell’Ordine
Nero, avrebbero eseguito la strage in quanto ispirati, armati e finanziati
dalla massoneria, che dell’eversione e del terrorismo di destra si sarebbe
avvalsa, nell’ambito della cosiddetta “strategia della tensione” del paese
creando anche i presupposti per un eventuale colpo di Stato.”
Ma in molti sanno benissimo chi è Stato.
Chi da sempre non ha creduto alle caldaie ed alle valigette nei treni,
alle piste internazionali e a quelle della sinistra extraparlamentare.
Chi non si è piegato alla “strategia della tensione” e cerca ancora
oggi verità e giustizia, per le Stragi degli anni passati e per
le parentesi ancora aperte del nostro presente.