Luigi Vinci, "Lavori in corso", bollettino on line dell'Associazione "Punto rosso" (http://www.puntorosso.it), n. 191, maggio 2010
Alla fine il governo di destra tedesco le uova della frittata è
riuscito a romperle. La pretesa di un rigore feroce di bilancio rivolta
al governo greco e la quantità di tempo persa per imporla hanno
infatti prodotto il contrario dell'obiettivo dichiarato: un assalto speculativo
di vasta portata contro i titoli di stato di Grecia, Spagna, Portogallo
ed anche Italia. Inoltre contro l'euro, che sta andando in picchiata in
rapporto al dollaro. E se il comportamento di Commissione Europea, governo
tedesco, Banca Centrale Europea sarà verso Spagna e Portogallo più
o meno simile a quello verso la Grecia c'è da aspettarsi una crisi
verticale dell'euro e una crisi altrettanto profonda, di conseguenza, dell'intera
costruzione europea.
Cos'altro si può fare, in ogni caso, che dare soldi alla Grecia
e poi stringere la cinghia toccando ferro? Per la verità qualcosa
di diverso si può fare. La popolazione greca rifiuta infatti il
prestito Fmi ed europeo: meglio, dice, la bancarotta dello stato che subire
le condizioni barbariche dei prestatori.
Meglio, è vero. Inoltre la rivolta di questa popolazione non
è detto che non riesca a strappare il risultato, parziale ma importante,
di un prolungamento dei tempi di rientro del deficit pubblico greco al
di sotto del tre per cento, che i prestatori vorrebbero di due anni e mezzo.
Ci sono, invece, grosse difficoltà riguardo a quell'azione decisiva
in aiuto alla popolazione greca che consiste in una mobilitazione dei lavoratori
europei. Le popolazioni europee sono sempre riuscite a rifiutare le politiche
monetariste-liberiste, quando chiamate a esprimersi sui Trattati della
costruzione europea. Non sono invece in grado di esprimere orientamenti
di politica economica e segnatamente di bilancio alternativi. E' ovvio:
toccherebbe alle grandi famiglie politiche già riformiste e ai movimenti
sindacali, prima ancora di mobilitare, di chiarire. Ma o temono di farlo
o risultano passate dall'altra parte. Poche le eccezioni.
In primo luogo ci sarebbe da chiarire il significato vero delle politiche
di bilancio imposte dai Trattati e quello, conseguente, dei comportamenti
di governi e Commissione. Il dogma monetarista, trascritto nei Trattati,
recita che le banche centrali debbano preoccuparsi di prevenire processi
inflattivi.
L'inflazione sarebbe l'effetto di un aumento del denaro in circolazione:
quindi le banche centrali, dinanzi a segnali o anche solo a rischi di inflazione,
debbono ridurne la quantità, aumentandone il costo. Quindi rendendo
più difficile l'accesso al credito da parte di famiglie e imprese.
Si noterà subito come l'attribuzione dei processi inflattivi, in
via totale o prevalente che sia, all'aumento del denaro circolante sia
una sciocchezza. Dove mettiamo, per esempio, l'emissione incontrollata
di
titoli speculativi da parte della finanza capitalistica? Non è
denaro, e in quantità gigantesche? E' dunque facile concludere che
questa sciocchezza serve solo a coprire fondamentali interessi capitalistici,
ovvero concrete rapine a danno di consumatori o risparmiatori.
Il dogma liberista, esso pure trascritto nei Trattati, recita che le
crisi economiche sono il frutto di squilibri tra settori dell'economia.
Quindi è bene che le crisi si svolgano in tutta autonomia dalla
politica e in tutta la loro crudezza, essendo questo il modo più
rapido per recuperare l'equilibrio tra settori e, con esso, una ripresa
economica robusta. Invece l'intervento politico a sostegno della domanda
sociale prolungherebbe la depressione. Ma anche questa tesi non ha alcun
fondamento.
La Grande Depressione seguita negli Stati Uniti alla crisi del 1929
fu dovuta proprio al fatto che lo stato, cessata la recessione, smise di
creare domanda. Inoltre le banche ripresero alla grande le loro attività
speculative, anche approfittando delle difficoltà dell'economia
produttiva, sicché la ripresa si ebbe solo alla vigilia della guerra,
grazie alle immense spese di riarmo decise da Roosevelt. E' dunque facile
concludere che quest'ennesima sciocchezza serve a nascondere le attività
speculative della grande finanza.
Poi ci sarebbe da evidenziare la quantità di panzane che governo
tedesco, Commissione Europea, Banca Centrale Europea, varie altre entità
di impronta più o meno liberista, insomma, purtroppo, quasi tutti
i grandi attori politici e istituzionali europei raccontano a noi poveracci:
il deficit italiano è il più alto d'Europa, strillano i virtuosi
governanti tedeschi. Bugia. La Grecia, sprecona, ha truccato i conti come
nessun altro Paese si sarebbe mai sognato di fare: altra bugia. Una piccola
premessa e poi vediamo. In regime di moneta unica ciò che conta
è il volume del debito dei paesi partecipi, non la sua percentuale
in rapporto al pil: giacché se il pil è di entità
modesta una percentuale di debito altissima configura comunque un volume
di debito modesto. Prendiamo la Germania. Il debito più alto nell'Unione
Europea è proprio quello tedesco: giunto ad oltre 1.900 miliardi
di euro, di contro a circa 1.800 italiani. E non basta, veniamo ai trucchi
di bilancio: i 1900 miliardi tedeschi di euro sono meno di un terzo del
debito pubblico reale tedesco che, secondo stime largamente accreditate,
ammonta alla bellezza di 6.200 miliardi di euro e rotti, due volte e mezzo
il pil. Beninteso, non solo Grecia e Germania truccano in tali termini
i loro conti pubblici. Ma niente paura: i parametri di bilancio dei Trattati
significano ben poco in sede macroeconomica.
Infine giova aggiungere qualcosa a proposito dell'ineffabile Banca
Centrale Europea. In virtù dei Trattati essa centralizza il 69%
delle riserve dei vari paesi partecipi dell'euro e il 7% di quelli non
partecipi: per un totale di circa 4.150 miliardi di euro. Si tratta di
una cifra usando un pezzetto della quale ogni iniziativa finanziaria speculativa
verrebbe stroncata: comprando euro e vendendo dollari, inoltre comprando
titoli di stato greci, spagnoli, portoghesi. Solo in questi giorni Trichet
ha borbottato che quest'ultima cosa la sta prendendo in considerazione.
Lo farà? La Grecia, hanno deciso in Germania, dev'essere punita:
non perché ha sgarrato con i conti, credo si capisca bene a questo
punto del ragionamento, ma perché ha dimostrato che il contenuto
dei Trattati è fasullo, che esso serve ad altro rispetto a quanto
dichiarato. La domanda "in quali mani ci troviamo oggi in Europa" è
davvero drammatica.