Claudio Venza (Docente di Storia della Spagna contemporanea - Università di Trieste), "Umanità nova", 11 gennaio 2009
Su "la Repubblica" del 4 gennaio sono apparse due pagine sugli anarchici: possiamo essere d'accordo con i colleghi (?) giornalisti che scrivere di anarchia non è tanto facile, ma quando si azzardano giudizi sarebbe meglio stare più attenti, o forse saperne di più e in difetto di conoscenza stare zitti, soprattutto quando si tratta di vicende storiche. Così pubblichiamo volentieri questa precisazione.
La dura condanna di Guido Rampoldi su "Repubblica" del 4 gennaio, "Gli
incontrolados furono la quinta colonna del nemico", si basa su evidenti
parzialità e pregiudizi. I "settemila religiosi" uccisi durante
le prime settimane della guerra civile spagnola sono, in buona parte, conseguenza
diretta dell'impegno della chiesa cattolica a fianco della reazione spagnola,
cioè dei latifondisti e dei militari. Insomma questa istituzione
fu, e in parte lo è tuttora, una chiesa militante e combattente,
come ha messo in rilievo il recente convegno di Novi Ligure della rivista
"Spagna contemporanea" dal titolo "Clero e guerre spagnole".
L'anticlericalismo fu perciò parte integrante dei programmi
di ogni forza politica spagnola attiva per il progresso culturale e la
modernizzazione laica della società, dai repubblicani semimassonici
ai socialisti riformisti. Infatti l'oscurantismo clericale era evidente;
ne fu un esempio di rilievo internazionale la fucilazione del maestro libertario
Francisco Ferrer (proprio un secolo fa) in quanto animatore di scuole popolari,
gratuite, solidali oltre che laiche.
Gli stalinisti non liquidarono "il più forte movimento anarchico
della storia" per fermare le violenze anticlericali, bensì per mettere
sotto controllo una rivoluzione sociale libertaria che rivendicava, e praticava,
indipendenza dalla Terza Internazionale. A questo scopo calunniarono, con
i loro potenti mezzi forniti dall'URSS, un movimento di lotta sindacale,
di stimolo culturale, di emancipazione popolare. Sull'anarchismo spagnolo
sono usciti negli ultimi anni decine di ricerche scientifiche di autori
spagnoli e non. A dimostrazione di quanto sia ancora da comprendere a fondo
un fenomeno storico che, in controtendenza rispetto all'Europa, fu in prima
fila a fermare il golpe filofascista del 18 luglio 1936. Con pochissime
armi, ma con molta determinazione.