di Salvo Vaccaro, "Umanità nova", N. 1, 12 gennaio 2003
Mercoledì 18 dicembre 2002, tutte le tv del pianeta ci hanno
mostrato le migliaia di pagine (tra le 11mila e le 12mila) del dossier
con corredo di cd-rom che il governo iracheno ha consegnato agli ispettori
dell'Onu e dell'Aiea di Vienna intorno ai propri programmi di armamento
(lecito, a loro dire, e non di distruzione di massa). Il dossier è
stato preso in consegna immediatamente dagli ispettori che ne dovranno
riferire in toto entro fine gennaio, e inviato di corsa a Vienna e New
York, dove una sola copia (integrale) è finita prima del dovuto
nella mani del rappresentante americano al Consiglio di Sicurezza, che
si è preoccupato solo in un secondo momento di fornirne ulteriore
copia (altrettanto integrale??) agli altri 4 membri permanenti (Russia,
Cina, Francia e Regno Unito) e infine agli altri 10 membri non permanenti
(tra cui Siria, Irlanda, Norvegia, Mauritius).
"Gole profonde" hanno rivelato una lista di oltre 150 imprese occidentali
che hanno armato Saddam Hussein, con piena conoscenza dei rispettivi governi,
dal 1975 sino a tutti gli anni '80 (in qualche caso addirittura sino al
2000), senza sorpresa in quanto a quei tempi Saddam era il paladino del
West libero e democratico, che contrastava il nemico fondamentalista n.
1 dell'epoca, ossia Khomeini, in una lunga e sanguinosa guerra decennale
tra Iraq e Iran, con l'uso di tanti armamenti proibiti dalle Convenzioni
dell'Aja (1898 e 1907) e di Ginevra (1949) nonché dai Trattati delle
Nazioni Unite. A farne le spese, cittadini iracheni e iraniani, compresi
i 5mila Kurdi gasati nel 1988 a Halabja, con uso di tecnologia tedesca,
a quanto si seppe allora ma successivamente ai tragici fatti. Il tutto
beninteso col pieno accordo e sostegno dei governi filo-Saddam democraticamente
insediati a Londra come a Washington, a Parigi come a Bonn, a Roma come
a Tel Aviv.
Di queste 150 società multinazionali, 24 sono "made in Usa",
e sono elencate alla fine di questo articolo.
Oltre a queste 24 imprese statunitensi (tra le quali figurano gran
parte delle società destinatarie delle committenze federali in tema
di spesa pubblica militare, attraverso i programmi di armamento di distruzione
di massa degli Usa: dal nucleare alle guerre stellari), il dossier contempla
altre 50 filiali di società estere che apparentemente hanno operato
con base in Usa nelle fornitura di armamenti all'Iraq. Inoltre, il dossier
indica nei Ministeri americani della Difesa, dell'Energia, del Commercio
e dell'Agricoltura, al pari di noti laboratori nucleari quali il Lawrence
Livermore e il Los Alamos in California e il Sandia nel New Mexico (che
ben meriterebbero una serie infinita di ispezioni da parte degli esperti
indipendenti dell'Aiea e dell'Onu), ulteriori fornitori di supporto tecnologico
ai programmi di armamento iracheni.
Le altre sono imprese cinesi, svizzere, inglesi, francesi (a quanto
pare 10), mentre otto sembrano essere le società tedesche, tra cui
la Siemens che ha esportato apparecchiature sanitarie dietro esplicita
approvazione del governo e dell'Unione Europea, d'intesa con l'Organizzazione
Mondiale della Sanità. In particolare, fonti americane (e quindi
sospette...) rivelano che la Siemens abbia fornito otto "litotritatori"
a ultrasuoni (così potremmo tradurre, il governo iracheno ne aveva
richiesti 120) che servono a triturare calcoli in pazienti affetti da gravi
patologie, ma i cui dispositivi elettronici sono anche funzionali per detonatori
di congegni nucleari.
Il periodo anteriore alla I guerra del Golfo non deve ingannare: è
proprio in quel decennio che Saddam - armato sino ai denti perché
leader laico in un mare di infedeli islamici, non tutti fondamentalisti
(allora alleati occidentali nella guerra contro l'invasore eretico sovietico
in Afganistan, Osama bin Laden inclusissimo), ma sicuramente sunniti e
sciiti (a loro volta, gli uni contro gli altri armati) - si dimostra per
quel carnefice ributtante che lo qualifica ancora oggi agli occhi di una
popolazione mondiale non faziosa al punto da smarrire il filo della memoria
(per maggior informazioni, non chiedere a certi pacifisti nostrani, ma
agli esuli kurdi...).
Dopo la guerra, Saddam, che già massacrava i propri oppositori
interni, pure nella cerchia del proprio clan di parenti (serpenti), ha
utilizzato al meglio l'embargo decretato dalle potenze occidentali per
rafforzarsi ulteriormente, arricchendosi con il contrabbando e sterminando
la propria popolazione già provata da un embargo disumano e incivile
per chi lo decreta, più che per chi lo subisce.
Detto questo, oggi Saddam cerca un salvacondotto, e ripropone un dossier
imbarazzante per società e governi in linea diretta con il decennio
reaganiano e bushiano (senior), una continuità diretta addirittura
con tanto di nomi e cognomi, indifferentemente saltati dalla poltrona di
una di quelle società (di solito presidente, Ceo o più frequentemente
vicepresidente con delega ai rapporti esteri) alle poltrone dell'Amministrazione
odierna di Bush junior.
Un esempio clamoroso di conflitto di interessi. Il vice-presidente
Dick Cheney, una volta cessata la carica di Segretario alla difesa con
Bush Sr., era passato alla Halliburton Oil dove aveva collezionato notevoli
contratti col Pentagono ai tempi dei Balcani per oltre 1 mld di $, per
poi ritornare al governo oggi (con una "buonissima" uscita in stock options
per un valore di 20 mln di $ su un patrimonio personale stimato intorno
ai 50 mln) e rifinanziare la sua ex-società con ulteriori commissioni.
Per par condicio (la traduzione inglese dal latino è bipartisanship),
l'ex Segretario di Stato Warren Christopher nell'Amministrazione Democratica
di Clinton ha avuto un passato quale dirigente alla Lockheed Martin che
è la prima impresa al mondo di armamenti e di forniture al sistema
industriale-militare del Pentagono (mentre la moglie di Cheney, Lynne,
è stata componente del suo CdA con un gettone di 120 mila $ all'anno).
Nonostante l'Onu abbia cercato invano di pubblicizzare gli elenchi,
anche al fine di bloccare eventuali forniture in corso, i cinque membri
permanenti hanno fatto di tutto per non coinvolgere le "proprie" società
di libero mercato al fine di non indebolirne la competitività nell'ambito
del commercio di morte. Anche questo è un ulteriore motivo di delegittimazione
interna dell'Onu quando sembra non seguire pedissequamente le direttive
del "Washington Consensus".
Società Usa coinvolte nella fornitura di tecnologia all'Iraq di Saddam Hussein sino al 1991 (guerra del Golfo)
1) Honeywell
(M,C)
2) Spektra
Physics (C)
3) Semetex
(M)
4) TI Coating
(N,C)
5) UNISYS (N,C)
6) Sperry Corp.
(M,C)
7) Tektronix
(M,N)
8) Rockwell
(C)
9) Leybold
Vacuum Systems (N)
10) Finnigan-MAT-US
(N)
11) Hewlett
Packard (N, M, C)
12) Dupont
(N)
13) Eastman
Kodak (M)
14) American
Type Culture Collection (B)
15) Alcolac
International (C)
16) Consarc
(N)
17) Carl Zeis
-U.S. (C)
18) Cerberus
(LTD) (N)
19) Electronic
Associates (M)
20) International
Computer Systems
21) Bechtel
(C)
22) EZ Logic
Data Systems,Inc. (M)
23) Canberra
Industries Inc. (N)
24) Axel Electronics
Inc. (N)
Legenda:
N - Tecnologia
nucleare
C - Tecnologia
chimica
B - Tecnologia
biologica
M - Tecnologia
missilistica