Marco Travaglio, "l'Unità", 8 gennaio 2008
Con tutte le baggianate che dice, sempre comunque accreditate di grande
intelligenza, vien da chiedersi che ne sarebbe di Giuliano Ferrara in un
paese serio, cioè diverso dall'Italia. Una risposta giunge dalla
Francia, dove il Molto Intelligente è stato appena condannato in
appello (e dunque in via definitiva) dal Tribunal de Grande Instance di
Parigi per contraffazione di opera d'ingegno e violazione del diritto d'autore
ai danni di Antonio Tabucchi.
Il fatto risale all'ottobre 2003, quando Tabucchi inviò un articolo
a Le Monde, ma se lo vide pubblicato, in anteprima e senz'autorizzazione,
sul Foglio (un correttore di bozze del quotidiano parigino l'aveva inviato
per amicizia a Ferrara, senza prevedere che questi l'avrebbe fregato e
messo in pagina).
Ora Ferrara dovrà sborsare 34mila euro in tutto: 10mila di multa
allo Stato francese, più 3mila per aver appellato temerariamente
la condanna di primo grado; 12mila di danni a Tabucchi; 9mila per finanziare
la pubblicazione della sentenza su Le Monde, Le Figaro e Libération.
Naturalmente, se Ferrara avesse vinto la causa, la notizia sarebbe uscita
su tutti i giornali. Invece l'ha persa, dunque silenzio di tomba. Ma l'aspetto
più interessante del processo non è la sentenza. È
l'incredulità dei francesi - giudici, avvocati e giornalisti - di
fronte a quel che dice Ferrara. Anzi, di fronte a Ferrara tout court, che
al di là del Monginevro è visto come un fenomeno da baraccone.
Il suo interrogatorio in tribunale è uno spettacolo da far pagare
il biglietto.
Nell'articolo rubato, Tabucchi ricordava i trascorsi di Ferrara come
informatore prezzolato della Cia. Il giudice domanda all'interessato se
la cosa sia vera. Ferrara risponde che sì, fu lui stesso a rivelarlo
sul Foglio. Ma era una balla, che lui chiama «provocazione»:
tant'è che ¬ aggiunge ¬ non ci sono le prove. La nuova frontiera
del giornalismo da lui inaugurata - spiega - prescinde dalla verità.
Figurarsi la faccia dei giudici parigini dinanzi a questo «giornalista»
ed ex ministro italiano che si vanta di raccontare frottole sulla propria
vita e aggiunge: trovate le prove di quel che scrivo, se ne siete capaci.
Lo condannano su due piedi. Lui ricorre in appello, eccependo fra l'altro
sulla competenza territoriale del Tribunale parigino, manco fosse Previti
o Berlusconi al Tribunale di Milano. Eccezione respinta con perdite. Quanto
al merito, ricordano i giudici di seconda istanza, il Molto Intelligente
è colpevole per definizione: «Il 4 novembre 2006 Ferrara veniva
interrogato e sosteneva che in Italia è usanza giornalistica pubblicare
documenti senza autorizzazione per rispondere a essi senza che la cosa
comporti una contraffazione».
Dopo aver finito di ridere, i giudici ribattono che pubblicare sul
Foglio un articolo destinato a Le Monde «senza il consenso dell'autore
né di Le Monde costituisce a pieno titolo contraffazione»
e «non è seriamente sostenibile che un delitto di contraffazione
sia legittimato da una sorta di diritto di replica preventivo rispetto
alla pubblicazione».
Ferrara, se voleva replicare a Tabucchi, doveva attendere che l'articolo
uscisse su Le Monde. Il Tribunale aggiunge sarcastico che una diversa «eventuale
usanza italiana, ammesso che esista, non si applicherebbe comunque al diritto
francese». E conclude sottolineando «la piena consapevolezza
che l'imputato (Ferrara, ndr) aveva del suo delitto e del cinismo con cui
l'ha commesso», ergo «va dichiarato colpevole dei fatti a lui
addebitati». Insomma: certi sofismi, furbate e corbellerie Ferrara
li vada a raccontare agli italiani, che hanno smarrito il senso del pudore,
della decenza e della vergogna.
In Francia non attaccano. Infatti, riportando la sentenza, il Nouvel
Observateur descrive Ferrara come nemmeno un giornale di estrema sinistra
oserebbe dipingerlo. Cioè per quello che è: «maschera
della tv trash», «specializzato nella denigrazione di chi si
oppone a Berlusconi» e nel «servilismo giornalistico»
che gli è valso la direzione di Panorama e del Foglio, sempre «indipendente
come si può essere quando l'editore è la moglie di Berlusconi».
Nessun accenno alla sua grande intelligenza. In controtendenza con
la fuga dei cervelli dall'Italia, quello di Ferrara all'estero non lo nota
nessuno. Non pervenuto.