Presidente Emerito della Repubblica, ecco il titolo con cui il senatore
a vita (assai lunga) ci viene propinato almeno settimanalmente da Tv e
giornali.
E viene da chiedersi perché ancora tanta attenzione a questo
vegliardo democristiano, il cui ruolo è ora di “autorevole” inquinatore
della vita politica e sociale, di depistatore professionale per quel che
concerne la storia recente dell’Italia.
Oggi con la stessa protervia di un serial killer sfuggito alla giustizia,
dopo decenni di impunità garantita, dà ancora consigli al
governo per azioni di bassa macelleria contro studenti e lavoratori. Eccolo
intervistato sul Quotidiano nazionale il 23 ottobre scorso: “Maroni dovrebbe
fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno (...) infiltrare
il movimento con agenti provocatori pronti a tutto (…) dopo di che, forti
del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà
sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri (...) le forze dell’ordine
non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti all’ospedale (…) e picchiare
anche i docenti che li fomentano (…).”
In definitiva il presidente emerito Francesco Kossiga chiede all’attuale
governo di regalargli un ultimo spiraglio di gioventù, tornando
ai bei vecchi tempi quando le forze dell’ordine ammazzavano tranquillamente
i manifestanti durante i cortei negli anni 70. E nel periodo in cui l’emerito
fu ministro dell’interno i morti ammazzati non mancarono: basti ricordare
Francesco Lorusso (Bologna, 11 marzo 1977) o Giorgiana Masi uccisa a Roma
(12 maggio 1977) durante una manifestazione indetta dai radicali alla quale
“parteciparono” poliziotti travestiti da autonomi.
E’ proprio da allora che spesso Cossiga viene scritto con la K, non
per vizio grafico ma in omaggio ad Albert Kesserling comandante delle truppe
di occupazione tedesche in Italia, noto massacratore di civili e partigiani.
Purtroppo la grande stampa, ma anche i politici sinistro-radicali o
rifondati-svoltati, non ricorda che il Cossiga ai bei tempi era sostenuto
pienamente dall’allora Partito Comunista Italiano di Berlinguer, col quale
poteva anche vantare una parentela: erano cugini di terzo grado. Fu proprio
in quel tempo che il Pci invitava la classe operaia a “farsi stato” ad
assumere le esigenze del capitale, contro i movimenti degli studenti e
dei lavoratori, a fare dell’apparato del Pci un valido alleato delle forze
dell’ordine comandate dal prode Kossiga, che poteva contare sul valido
aiuto del “compagno” Ugo Pecchioli.
Unica incrinatura, momentanea, della love story tra Cossiga ed il Pci
fu quando Marco Donat Cattin, militante di Prima Linea e figlio di un ministro
Dc, riuscì momentaneamente a sfuggire alla cattura.
Ma quando c’è l’amore c’è tutto, e così il Pci
votò nel 1985 Cossiga come presidente della repubblica, regalandogli
l’immeritato record di primo presidente eletto al primo scrutinio.
Sul finire degli anni ’80 scoppiò lo scandalo Gladio, ovvero
venne ufficializzata l’esistenza, dagli anni ’40, di una struttura armata
clandestina in funzione anticomunista, principalmente formata da fascisti
e servizi segreti, sostenuta e finanziata dagli Usa e dalla Nato. Anche
questo episodio creò qualche tensione nella coppia Cossiga/Pci,
ma rimarrà la sola Democrazia Proletaria a chiedere la messa sotto
accusa del capo dello stato.
Procedendo di un decennio come non ricordare il Cossiga inventore di
un nuovo partito: l’Unione Democratica per la Repubblica, nel 1998, formata
con l’unico scopo di sostenere il governo D’Alema.
Cossiga è poi giunto in tempi recenti a sostenere non solo l’innocenza
di Mambro e Fioravanti, ma la totale estraneità dell’estrema destra
e dei servizi nella strage di Bologna, accreditandola come un’incredibile
incidente di percorso in cui sarebbe incorso un trasporto clandestino di
esplosivo da parte di palestinesi. Ecco il vero depistatore di Stato, da
sempre amico e difensore della loggia massonica P2 di Gelli (condannato
per depistaggio nel processo per la strage del 2 agosto). Dopo quasi trent’anni
il Cossiga, ai tempi della strage presidente del consiglio dei ministri,
avvalla la tesi fantascientifica di un trasporto “eccezionale” di esplosivo,
che viaggia innescato e casualmente esplode nell’affollata stazione bolognese
il 2 agosto 1980. Lui ci prova a prenderci per scemi, più grave
è che qualcuno gli dia ascolto e spazio anche a sinistra.
Insomma quando parla Cossiga bisogna ascoltare attentamente, tenere
presente chi è e chi era, ma soprattutto stare attenti perché
quest’uomo è pericoloso.