Susan George, da "Un altro mondo è possibile se…", traduzione di Ester Dornetti , Feltrinelli, 2004
Negli articoli di giornale, l’eterogenea moltitudine di persone che
spesso scende in piazza per manifestare è generalmente definita
come il "movimento no global" o "antiglobalizzazione". Gli interessati
si riferiscono collettivamente a se stessi come al "movimento di giustizia
globale" o "movimento della società civile" o "dei cittadini". Alla
peggio, se lo spazio per il titolo è davvero ridotto, si accontenteranno
di un "altro-" ("altramondializzazione"): sempre meglio dello scorretto,
e perfino insultante, "anti". Il movimento non è "anti": è
internazionalista, e intensamente partecipe delle tematiche globali e della
sorte di ogni singolo abitante del pianeta. La ricchezza di proposte concrete
di cui si è mostrato capace lo rende più qualificato a essere
definito "proglobalizzazione" di quanto in realtà non lo siano i
suoi avversari. Tutto dipende da quale tipo di globalizzazione si intende,
e a vantaggio di chi.
Le persone che si sentono parte di questo movimento sono sicuramente
una combriccola molto varia, ma se c’è una cosa che le unisce è
la convinzione che "Un altro mondo è possibile". Questo slogan ormai
familiare compare sui manifesti, sulle magliette, sugli striscioni; tanti
oratori, me compresa, lo scandiscono alla fine dei loro discorsi, e i brasiliani,
ne hanno ricavato una samba: "Um outro mundo é possivél".
Ma lo è veramente? Io credo che la risposta possa essere affermativa,
se...
Questo libro è dedicato a esplorare quelle due lettere che possono
cambiare ogni cosa.
Quando mi sono unita al "movimento", come lo si chiamava, senza aggettivi,
alla fine degli anni sessanta, si poteva dire (o gridare) "Fuori gli Usa
dal Vietnam" e tutti capivano di che cosa si stesse parlando. Trentacinque
anni dopo, se voi dite – di gridarlo neanche a parlarne – "Imponiamo una
moratoria sul Gats" o "Aboliamo l’aggiustamento strutturale", è
probabile che siate ricambiati da uno sguardo privo di espressione. Conquistare
un altro mondo possibile oggi richiede cittadini molto ben informati.
Spero che anche gli attivisti più collaudati e i più
esperti militanti del cambiamento trovino utile questo libro, che è
anche, in parte, una specie di manuale su "La globalizzazione e il movimento
di giustizia globale per principianti". Il divario tra politica e conoscenza
si sta ampliando, e molti non si sentono all’altezza di partecipare a una
politica di cambiamento, anche se ammettono di sentirne terribilmente il
bisogno.
Inoltre, la crescita dell’astensionismo in tutte le elezioni nazionali
dimostra che molti hanno scarsa fiducia nella democrazia rappresentativa;
o sono disgustati dai politici tradizionali, che accusano di essere "tutti
uguali" o, peggio, "tutti corrotti"; o, ancora, giudicano semplicemente
inadeguati sia i politici sia i partiti. Rifiutandosi di mescolarsi con
la vita pubblica, preferiscono ritirarsi nella loro dimensione privata.
Il problema di questo atteggiamento è che oggi la dimensione
privata non può più – se mai ha potuto – restare disgiunta
dal mondo esterno e dalla sfera più ampia in cui è calata.
La politica si insinua in tutte le nostre vite. In misura sempre crescente,
i problemi si rivelano tali da non poter essere risolti a livello individuale,
locale e neppure nazionale; perché la globalizzazione è più
di uno slogan o di un’ideologia: è anche uno spostamento del potere
a un livello così stratosferico che le voci dei cittadini vi arrivano
deboli e lontane. Prendendo atto, implicitamente o esplicitamente, di questo,
le persone possono sentirsi ancora più frustrate e impotenti, ritirarsi
ancor più nel privato, innescando così un circolo vizioso.
Questo libro cerca di chiarire il significato di quella sfera più
ampia e di quel piano irraggiungibile. È rivolto a tutti coloro,
e sono molti, che sperano e credono che il cambiamento sia possibile e
stanno già lavorando per realizzarlo. Fino a che non si entra attivamente
nel movimento di giustizia globale, è impossibile immaginare quante
altre persone coraggiose, energiche, intelligenti, siano animate dalle
nostre stesse convinzioni e siano pronte a battersi per difenderle – questa,
almeno, è stata la mia felice esperienza.
È dedicato a tutti coloro che esitano e dubitano che si possa
fare qualche cosa, come pure a quelli che non sanno come fare a tuffarsi
nella mischia. Anche chi è solo interessato a capire il movimento
di giustizia globale come nuovo fenomeno politico e attore sulla scena
mondiale potrà trovare utile questo libro, che spiega quali sono
le molle che lo fanno – e ci fanno – girare: le nostre motivazioni, le
nostre visioni del mondo, le nostre speranze, i nostri obiettivi.
È dedicato a quelle persone che hanno alzato la mano durante
il dibattito seguito a una delle mie conferenze dicendo: "Probabilmente
troverete stupida questa domanda, ma..." (errato: nessuna domanda è
stupida e tanti fenomeni sono davvero difficili da comprendere). Ai tre
studenti liceali, visibilmente intelligenti, che mi hanno detto: "Abbiamo
letto il manifesto di Attac* e non lo abbiamo capito"; alle donne che hanno
ammesso di avere rinunciato a frequentare le riunioni del gruppo locale
di "altramondializzazione" perché non riuscivano a seguire i discorsi.
È dedicato ai molti che esprimono indignazione e rivolta contro
la politica convenzionale ma non vedono alternative, nonché a quella
celebre e certamente mitica creatura che è il "cittadino medio",
ovvero il "lettore generico intelligente".
Che vi annoveriate tra questi ultimi o tra i militanti con più
esperienza, se avete letto fin qui sarete probabilmente come me sgomenti
per le tortuose oscillazioni dell’economia mondiale, scioccati per le scoperte
quotidiane di corruzione nelle alte sfere, nauseati alla vista delle grandi
multinazionali che "smarriscono" miliardi di dollari con la complicità
dei propri revisori, dei banchieri e dei presunti "cani da guardia" del
governo. Vedete che la disoccupazione e il lavoro precario continuano ad
aumentare e che a esserne colpiti sono soprattutto i giovani; sapete che
l’ambiente è sull’orlo del collasso e che il mutamento climatico
mette a rischio la nostra sopravvivenza con devastanti periodi di calura,
con cicloni, inondazioni, inaridimento delle colture, incalcolabile distruzione
e forse perfino estinzione delle specie.
Siete preoccupati per la crescente povertà che assilla centinaia
di milioni di persone, e pensate che sia collegata alla guerra e al terrorismo.
Avete visto scatenarsi senza freno le ambizioni dell’unica iper-mega-superpotenza
mondiale, in particolare in una guerra che milioni di persone hanno cercato
di evitare e le cui conseguenze a lungo termine ancora oggi è impossibile
prevedere.
In breve, vedete che la "globalizzazione" sta già avendo effetti
estremamente negativi su di voi, sulla vostra famiglia, sui vostri amici
e sulla comunità in cui vivete, sull’economia e la società
del vostro paese, sulla pace e la sicurezza mondiali e sul pianeta nel
suo insieme.
È davvero impossibile controllare tutti questi processi? L’opinione
dei cittadini conta ancora qualcosa? Come rispondiamo all’annosa domanda
"che fare"?
Io rispondo che un altro mondo è realmente possibile soltanto
se il più alto numero di persone, con il più ampio bagaglio
di esperienze, concezioni, capacità, si uniranno per farlo accadere.
Le cose cambiano perché un numero sufficiente di persone non si
stanca di volerlo e di darsi da fare in quel senso. Nessuno dovrebbe essere
escluso, o autoescludersi per timore di non essere in grado di dare un
contributo. Nessuno che desideri contribuire a costruire un mondo diverso
dovrebbe, per mancanza di informazioni o collegamenti, restare a guardare
fuori campo.
Con modestia cercherò di condividere una parte delle informazioni
e dei collegamenti di cui dispongo. Non c’è bisogno di avere competenze
nell’ambito dell’economia o di altre discipline, per mia fortuna dato che
non sono un’economista. Ma bazzico molto in questi territori, e so che
cosa vuole dire attraversare le loro aride steppe e fitte foreste in cerca
di spiegazioni. Questo viaggio mi ha aiutata a comprendere le persone che
ritengono, erroneamente, di non poter capire o influenzare il modo in cui
il mondo attualmente funziona. Garantisco che possono riuscire sia nell’uno
sia nell’altro intento.
Un altro mondo sarà inoltre possibile se eviteremo alcuni degli
errori più frequenti, se individueremo i giusti obiettivi e applicheremo
le giuste strategie. Non pretendo certamente di fornire tutte le risposte,
ma forse la mia esperienza di scrittrice, di conferenziera e di militante
del cambiamento, acquisita nell’arco di decenni, mi qualificherà
se non altro a porre alcune domande pertinenti, a indicare alcuni percorsi
e a dare alcuni avvertimenti. Nelle pagine che seguono non esiterò
a fare riferimento a questa esperienza personale, se riterrò che
possa essere utile ad altri.
Molte risposte potranno solo essere frutto di uno sforzo collettivo
all’interno di un dibattito democratico. Il momento che abbiamo di fronte
non ha precedenti nella storia: nessuno ha mai cercato di democratizzare
lo spazio internazionale e di assicurare una vita dignitosa a ogni abitante
del pianeta. Queste conquiste non sono più un’utopia ma una prospettiva
concreta: dichiariamo che un altro mondo è possibile perché
realmente lo è.