di Michele Scarlino, dal sito http:\\www.progettocomunista.org, 27 febbraio 2006
Il 6 febbraio è stato approvato dal consiglio regionale pugliese
un “pacchetto welfare” dal titolo “Disciplina del sistema integrato dei
servizi sociali per la dignità ed il benessere delle donne e degli
uomini di Puglia”.
Il titolo è pomposo e promettente, degno del Vendola poeta,
purtroppo il contenuto è degno del Vendola seminarista che abbiamo
imparato a (ri)conoscere.
La legge da poco approvata avrebbe (il condizionale è d’obbligo)
l’obiettivo di estendere il welfare esistente ad oggi in Puglia (quantificabile
nei termini di uno zero spaccato) non solo ai coniugi regolarmente sposati
ma anche ad altri tipi di unioni ed ai cittadini immigrati.
Ma cos’è il welfare? Rientrano nella definizione tutti i tipi
di servizi sociali come ad esempio asili nido, consultori, salario sociale,
politiche abitative, cioè tutti i tipi di assistenza che dovrebbero
essere garantiti ad ogni uomo e ad ogni donna per condurre una vita dignitosa.
Partiamo dal presupposto che in Puglia, come nell’Italia intera, il
welfare è stato completamente smantellato nel corso degli anni in
nome di altre priorità. Questa legge, a parte l’istituzione di decine
di “osservatori” che nei fatti ho il vago sospetto che non faranno mai
nulla, non ha istituito un solo nuovo servizio per i cittadini pugliesi
ma è, per ammissione dello stesso assessore alla solidarietà
che l’ha firmata (Gentile dei DS), un “collage” di vecchie normative approvate
in passate legislature. Si era parlato di pacs, salario sociale per i disoccupati
(che vede Progetto Comunista – rifondare l’opposizione dei lavoratori spendersi
in una battaglia che conduciamo ormai da mesi), costruzione di asili nido
per le donne lavoratrici; tutte domande alle quali questa legge non dà
alcuna risposta.
La stesura della bozza è stata una vera odissea per Vendola
costretto a barcamenarsi per soddisfare tutte le richieste sollevate dagli
esponenti della sua coalizione.
La prima versione della legge all’art 22 parlava di “famiglie” come
fondamento della società. Immediata l’alzata di scudi della CEI
(Conferenza episcopale italiana) pugliese, seguita a ruota dall’Udeur e
dalla Margherita, che con la loro influenza così forte nella giunta
Vendola hanno immediatamente cassato la proposta ritenendola “indecente”
perché minava il ruolo della famiglia come “fondamento della nostra
cultura e della nostra società”. Naturalmente l’obiezione è
stata accolta dal consiglio che ha deciso di creare un articolo dove si
sottolinea il ruolo della famiglia con la effe maiuscola, l’unica concepita
dalla Cei pugliese ed in un altro si è deciso di cambiare la parola
troppo blasfema in “unioni solidaristiche”(sic!). La domanda nasce spontanea…Cos’è
un’unione solidaristica? Chi rientra in questa categoria? La legge su questo
punto è molto vaga. L’unica cosa che si capisce è che questa
unione deve durare da almeno due anni. Altra domanda… come si stabilirà
se convivo con un'altra persona da più di due anni? La legge neanche
su questo punto è chiara, anzi, glissa proprio il discorso e passa
avanti.
Chi non evita i giornalisti ma anzi risponde chiaramente sono gli esponenti
dell’Udeur che alla domanda di un giornalista di una testata locale che
chiedeva se le coppie gay rientrassero nelle unioni solidaristiche risponde
“La legge andrà interpretata caso per caso”. Sarò malizioso
ma a me pare che questo sia un secco no!
Del resto lo stesso Vendola sempre in un’intervista ha sottolineato
che questa legge non mina affatto la centralità della famiglia ed
ha anche aggiunto che nella stesura della legge ha tenuto conto dell’opinione
della Chiesa cattolica perché sarebbe stato un grave errore estromettere
per ragioni pregiudiziali un’istituzione rappresentativa della maggioranza
dei pugliesi... Ma nei fatti questo “prolifico colloquio” con i custodi
della moralità made in Puglia ha prodotto dei vantaggi che sono,
a mio parere, molto più materiali e molto meno “morali”. All’articolo
21 si legge “la regione Puglia riconosce la funzione sociale delle attività
di oratorio realizzate dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici della
chiesa cattolica” ed al comma 4 “riconosce le spese per lo svolgimento
delle attività più tipiche degli stessi…”. In pratica con
la legge Vendola si rimborsano le chiese (tradizionalmente povere e bisognose)
per le loro attività di oratorio!
Ma la cosa più scandalosa ha da venire. Se da un lato con i
soldi della regione si finanziano le curie locali dall’altro si cassa la
proposta di reddito sociale per i disoccupati(una battaglia che noi di
Progetto portiamo avanti da mesi) per non innescare “una perversa dinamica
di dipendenza dal denaro pubblico” spiega l’assessore alla solidarietà
dei Ds Gentile. Vorrei ricordare all’assessore ed allo stesso Vendola che
in Puglia – è notizia di pochi giorni fa – è morta un’altra
neonata per malnutrizione ed è ormai la seconda volta in pochi mesi!
Questa è la realtà pugliese.
Grande (e grave) lacuna di questa legge è la totale mancanza
di diritti per gli irregolari che sono la stragrande maggioranza degli
immigrati residenti in Puglia. Non prenderli in considerazione in un piano
di riordino dei servizi sociali è cosa gravissima perché
significa lasciare in Puglia persone senza un minimo diritto. Secondo questa
legge una donna irregolare non può recarsi in consultorio per controllare
il suo stato di salute o non può mandare suo figlio in un asilo
pubblico perché corre il rischio di essere denunciata e rispedita
a casa. In pratica una persona irregolare in Puglia è una Non-persona,
non ha diritto ad una casa e non ha diritto alla salute propria e dei suoi
figli. Ma la CEI su queste cose – queste sì morali ed importanti
– non dice una parola… in fondo il rimborso per gli oratori l’ha già
ottenuto!
Inoltre la legge prevede il passaggio di molti servizi ai comuni che
a causa della finanziaria subiranno gravi tagli e per cui non potranno
garantire quei servizi e quei compiti che la regione ha affidato
e sgravi fiscali per le aziende che decidano di investire nell’ambito
dei servizi sociali questo, c’è scritto, per favorire il tessuto
imprenditoriale pugliese. E’ grave, a nostro avviso, che in un ambito come
quello dell’assistenza che deve rimanere rigorosamente e completamente
pubblico venga introdotto il settore privato… Che non si arrivi un giorno
alla privatizzazione dei servizi sociali? Parrà strano ma questa
è la strada che ha aperto il “comunista” Vendola.
La legge Vendola è l’ennesima prova dell’impossibilità
per Rifondazione Comunista, una volta al governo, di cambiare qualcosa.
La presenza di Rifondazione nei governi locali e (in futuro) nazionali
non cambia nulla né nei programmi né nei provvedimenti che
vengono decisi da altre forze della coalizione (Ds, Margherita, Udeur)
e sottolinea la necessità di rilanciare il percorso della rifondazione,
su altre basi.