Giorgio Salvetti, "il manifesto", 14 aprile 2007
Cominciamo dal Grillo sparlante. «La bandiera della Repubblica
Popolare Cinese è stata issata su Milano sventolata dai balconi.
Chi arriva in Italia deve sventolare il tricolore. Chi dice no all'integrazione
è meglio che se ne vada. Via Paolo Sarpi è un ghetto».
E' la posizione sorprendente presa da Beppe Grillo sul suo superblog. Non
è una voce fuori dal coro. Il guru della battuta impegnata, infatti,
rilancia posizioni che agitano tanti che certo non stanno dalla parte del
sindaco Moratti. E passi per Grillo, forse da Genova ha raramente l'occasione
di passeggiare e fare shopping nella chinatown milanese. Più difficile
capire perché la sua visione venga sventolata anche da chi a Milano
vive e fa politica a sinistra.
Questa volta non sono trascinati dalla base, che nel caso del campo
rom di Opera tifava per il presidio razzista. «La magistratura individui
i colpevoli dei disordini e applichi le leggi col massimo rigore. Vanno
risolte questioni che hanno creato l'inaccettabile ghetto dove la legge
non è più quella italiana, dove ad un'ostentata opulenza
ci sono condizioni di vita e di sfruttamento allucinanti, come nei ghetti
rom c'è un altrettanto allucinante sistema di oppressione delle
donne». Non è Borghezio che parla, ma Carlo Monguzzi, consigliere
regionale dei Verdi che di lavoro, di solito, comprende le minoranze.
D'accordo, in via Paolo Sarpi sono commercianti, non lavoratori sfruttati
come tanti cinesi di Milano. Sono imprenditori svegli, vogliono essere
prima di tutto ricchi. Si sono comprati il negozio e vogliono fare i soldi
come gli italiani. I loro figli vanno nelle nostre scuole, si vestono alla
moda e parlano milanese. Chattano e mandano sms, sempre meno chiusi. Il
loro quartiere è aperto. I loro clienti siamo noi. Ma loro si ostinano
a sentirsi cinesi di Milano. Può non piacerci, ma che c'è
di illegale? Solo i carrelli che intralciano le strade.
Eppure lo stesso film viene rilanciato non solo dagli esponenti più
scoloriti del centrosinistra, sempre alla rincorsa della destra. Tutti
solidali con i vigili, critici con la gestione del sindaco: non perché
discriminatoria, ma perché inefficace. «Impossibilità
di convivenza civile», la definisce il presidente della provincia
Filippo Penati, «situazione al limite della vivibilità che
ha messo a dura prova i lavoratori della polizia locale», dicono
Cgil-Cisl-Uil, fino a sfociare in una «rivolta etnica senza precedenti»,
dice il segretario della Camera del Lavoro, Onorio Rosati. «Il sindaco
dovrebbe spostare il commercio all'ingrosso - continua a chiedere Pierfrancesco
Majorino, segretario cittadino dei Ds - nell'attesa garantire il presidio
del territorio da parte dei vigili e aprire un canale di confronto con
una comunità che per troppo tempo non ha avvertito alcuna presenza
delle istituzioni». Ma come? E i controlli continui rivendicati dalla
Moratti e denunciati dai cinesi, cosa sono? I cinesi, commercianti e non,
si sentono presi di mira da mesi, perchè cinesi. Le foto dei nerboruti
delle forze dell'ordine in azione le abbiamo viste tutti. Ma per carità,
che nessuno parli di razzismo.