Alessandro Robecchi, "il manifesto", 26 febbraio 2012
Gentili signori. Grazie per esservi iscritti al nostro corso «Diventa
moderato in tre lezioni e, se serve, a bastonate». Lasciate che vi
presenti i tre relatori e le linee guida del loro pensiero.
Sergio Marchionne ci spiegherà che essere moderati aiuta. Per
esempio aiuta a lavorare alla Fiat di Pomigliano. Come fare? Semplice:
promettendo investimenti in cambio di un accordo. Poi, firmato l’accordo,
fare il gesto dell’ombrello e scordarsi di aver mai pronunciato la frase
«venti miliardi di investimenti». In presenza di sindacati
moderati particolarmente ottusi che se ne scordano anche loro, il gioco
può essere ripetuto. O si esporta in Usa o si chiudono due fabbriche.
Funziona. Davanti a un cazzotto in faccia, infatti, l’estremista pensa:
«Ehi, perché mi picchi?», mentre il moderato pensa «Beh,
poteva andar peggio, poteva spezzarmi una gamba».
Elsa Fornero, ministro del lavoro, sa che la maggior parte dei lavoratori
sono licenziabili anche per motivi discriminatori, mentre alcuni no perché
protetti dall’articolo 18. Estenderlo a tutti, dunque? Siete pazzi? Un
vero moderato dirà: prima leviamolo a tutti (fase uno) e poi diamo
degli ammortizzatori sociali (fase due). Quando si scoprirà che
per la fase due non ci sono soldi, i moderati che ci sono cascati dovrebbero
spararsi in un piede, ma non lo faranno, perché essi detestano i
gesti estremi. È un altro pregio dei moderati: sparano sempre a
qualcun altro.
Mario Monti ci parlerà invece della moderazione per sottrazione.
Avendo in programma di comprare 131 cacciabombardieri, avrebbe potuto dire
«Annulliamo l’ordine». Ma l’estremismo non paga, amici, e così
ha deciso che ne compreremo «soltanto» 90. Quando i soliti
fastidiosi estremisti chiederanno: «Che cosa cazzo ce ne facciamo
esattamente di 90 bombardieri?», i moderati potranno soavemente rispondere:
«Ma non siete mai contenti!».
Grazie. Il nostro corso finisce qui. La retta? Tranquilli, avete già
pagato.