"la Contraddizione", N. 87, novembre-dicembre 2001
Per semplice informazione.
E per conoscenza. Dato che numerosi compagni hanno mostrato di supporre
che la denominazione Black bloc fosse nuova di zecca.
E invece già Marx, in una lettera a Friedrich Adolph Sorge del
5 novembre 1880, si riferiva esplicitamen-te alla frazione del partito
russo denominata “Ripartizione nera” – termine questo usato nella traduzione
dal russo, e che può stare appunto per frazione, corrente, gruppo,
raggruppamento, ecc. Codesto gruppo era caratterizzato da Marx stesso per
la sua azione clandestina, quale “comitato centrale terroristico, il cui
pro-gramma ha suscitato grande fervore tra gli anarchici russi in Svizzera.
Essi – per lo più gente (non tutti) che hanno lasciato liberamente
la Russia – costituiscono, al contrario dei terroristi che rischiano la
propria vita, il cosiddetto partito della propaganda: per fare propaganda
in Russia, si trasferiscono a Ginevra! Quale equivoco!”.
Il “noioso dottrinarismo” di costoro era fatto risalire all’anarco-individualismo
post-bakhuniniano, di ma-trice stirneriana.
Anche Lenin riferisce di codesta “ripartizione nera” nel 1902, nel
Che fare?, a proposito di “organizzazione cospirativa e democrazia”. Ovviamente
sarebbe troppo lungo, e qui fuori luogo, riferire dettagliatamente di tali
circostanze; del resto, chiunque può istruttivamente leggere tutte
le pagine interessate. Pochi cenni quasi occasionali, tuttavia, meritano
di essere fatti. Innanzitutto, la critica al tipo di organizzazione verticistica,
cospirativa e clandestina del “terrorismo dimostrativo” o “stimolante”,
che rappresenta un “tentativo di restringere la lotta politica per ridurla
a un complotto” e secondo cui i sintomi esistenti provano sempre “che l’"assalto"
è vicino”. Il “terrorismo stimolante è puerile”, con la sua
“organizzazione speciale di militanti medi”.
Tutto tale concezione, già allora, era basata su “una teoria
che in sostanza non era per nulla rivoluziona-ria” e che non legava il
“movimento alla lotta di classe nella società capitalistica in sviluppo”,
al punto da “far credere che il sorgere di un movimento operaio di massa
spontaneo ci esonerasse dal dovere di costituire un’organizzazione rivoluzionaria
solida”. Viceversa, un’organizzazione segreta “può molto facilmente
lan-ciarsi in un attacco prematuro e forzare il movimento in modo inconsulto,
prima che l’attacco sia reso possibile e necessario”, e la mancanza di
un’organizzazione rivoluzionaria è tale che ciò non “rende
stabile il mo-vimento” stesso e non è in grado di “premunirlo contro
la possibilità di attacchi inconsulti”. Prosegue Lenin, criticando
i suoi critici che “solo truppe già "raccolte e organizzate" possono
"preparare" delle manifestazioni (che fino a oggi sono state per lo più
del tutto spontanee); noi non sappiamo raccogliere e organizzare”.
I protagonisti di tali movimenti, “con il loro "primitivismo" suscitano
una ripresa delle tendenze rivolu-zionarie” non comuniste, “primitivismo”
che prevede anche una partecipazione assembleare diretta e sponta-nea di
tutti, senza alcuna rappresentatività e senza capi. Curioso è
il riferimento critico generale (non specifi-camente riferito a quelli
della “ripartizione nera”) di Lenin al “primitivismo” di simili movimenti,
che si at-testano “su affermazioni incontestabili, ma troppo generiche”.
Questi, “credendosi particolarmente vicini ai "pratici", se la sbrigano
con un ragionamento straordinariamente facile e straordinariamente vuoto”,
restando sommersi dai “fatterelli della vita d’officina”. Ora, possono
destare interesse alcune circostanze.
Qui ci riferiamo al comunicato N30 del Black bloc Usa (collettivo Acme
– rivolta contadina), immediatamente successivo ai fatti di Seattle; quasi
tutti gli altri documenti preesistenti sono stati tolti dalla rete dopo
Genova o dopo Manhattan. Peraltro, la rinascita del black bloc Usa anarchico
va fatta risalire già alla fine degli anni 1980; non sappiamo che
legàmi abbia con l’omonima (dis)organizzazione europea e chi li
finanzi.
Nell’unico documento trovato, però, c’è un riferimento
– dato che di ciò già allora evidentemente si è par-lato
abbastanza – proprio all’anarco-primitivismo, in Usa riproposto a Eugene
(Oregon), sia pure per avanzare una parziale smentita dell’ascendenza indicata
(ma non dall’anarchismo in generale). La cosa è significativa nel
senso che non si attribuisce quel riferimento “teorico” particolare all’intero
movimento, in quanto esso rivendica, nel suo complesso, una forma di gestione
diretta, senza specifici leader: “il black bloc è un aggregato di
gruppi e singoli individui affini, pochissimo organizzato [sic!], che girovaga
per la città alla ri-cerca di obiettivi vulnerabili e sottraendosi
alla vista della polizia. A differenza della maggior parte degli altri
attivisti colpiti in numerose occasioni, la maggior parte delle sezioni
del black bloc sono sfuggite a ciò rima-nendo in continuo movimento
ed evitando di scontrarsi con la polizia”.
Il comunicato contiene un minuzioso elenco delle “svetrinate” compiute
ai danni delle maggiori imprese là presenti con uffici e negozi
– “proprietà societarie strategicamente distrutte”, si afferma:
“quando scassia-mo una vetrina, intendiamo distruggere la sottile apparenza
[sic!] di legittimazione che circonda la proprietà privata, la esorcizziamo,
trasformando il suo limitato valore di scambio in un esteso valore d’uso
[!?!]. La vetrina rotta diventa un buco che fa passare aria fresca nell’atmosfera
oppressiva”, ecc. [Toni Negri assen-tendo]: non è quello che Lenin
indicava come “terrorismo stimolante” o “dimostrativo”?
Comunque è molto significativo anche leggere che la loro polemica
con gli spezzoni di corteo, sedicenti non-violenti, mascherati di “nero”,
a loro volta svetrinatori e caricati dalla polizia prima dell’entrata in
scena di gruppi di black bloc, fosse oggetto di polemica assai corrente
già nel “dopo Seattle” [Agnoletto e il Gsf non lo sapevano?!]. Essi
rifiutano anche l’etichetta di “reazionari” o ignoranti (magari rivendicando
su uno stesso piano “diritti animali e diritto umani”!), o semplicemente
assetati di uno sfogo fine a se stesso; difen-dendosi anche, come stretta
minoranza in quanto black bloc originario, dall’accusa di subire infiltrazioni:
ma, allora, offrire su un piatto d’argento ripetute occasioni di provocazione
non dice niente?
“Questo periodo è caratterizzato dall’unione di un praticismo
meschino con una noncuranza totale per la teoria” – conclude Lenin. “La
parola d’ordine della "lotta di classe" non incita più a un’azione
sempre più ampia ed energica, ma serve da emolliente”.