di Fabrizia Ramondino, "Il manifesto", 3 aprile 2003
Per l'Europa non si aggira piu' il fantasma di Marx. Ma una domanda-fantasma
che quotidianamente i mass-media ci rivolgono ossessivamente: ´Sei
per Bush o per Saddam? Sei per una guerra lunga o breve?". Personalmente
la vivo come se in passato mi avessero chiesto rispetto a mafia e camorra:
"Sei per Provenzano o per Riina? Per Cutolo o Pupetta Maresca?".
Perche' c'e' una grande analogia tra le guerre tra bande mafioso-camorristiche
e quella tra l'amministrazione di Bush jr. e Saddam Hussein.
Del clan di Saddam Hussein sappiamo quasi tutto: e' un feroce dittatore,
che non ha esitato a sterminare i suoi nemici, compresi parenti stretti
e accoliti, e con ogni mezzo, dall'impiccagione al colpo di fucile alle
armi biologiche.
Quanto si sottolinea meno e' che e' stato usato come un fantoccio degli
Usa, quando conveniva loro (un fantoccio, comunque e sempre, furbo e abilissimo);
che i suoi delitti e sterminii non sono stati denunciati e combattuti in
tempo ne' dagli Usa ne' dall'Onu, ne' dall'Unione europea, ne' da tanti
pacifisti unilaterali, o per connivenze politico-economiche, o per opportunismo
o per cecita'. Tranne eccezioni, come Danielle Mitterrand, Amnesty International,
qualche ong.
Del club Bush jr. fanno parte i teorici della guerra preveniva, gia'
proposta da loro fin dal '92, e figuri (a volte gli stessi) strettamente
legati all'industria di guerra e del petrolio, e alla finanza selvaggia.
Un club di malavita: economica (vedi tra l'altro lo scandalo Enron e quelli
successivi); politica (corruzione elettorale, espansione e dominio su tutti
i territori, disinteresse strategico), con l'uso tattico, quindi mutevole
di volta in volta, di "amici" e "nemici"; religiosa (quante volte viene
invocato, in nome della guerra, il nome di Dio invano) il che li accomuna
ai riti di iniziazione della mafia, in cui del patto fa parte anche una
ritualita' religiosa. Per conoscere la dottrina politica del club Bush
jr. non c'era bisogno che qualche giorno fa il giornale "Internazionale"
pubblicasse, tradotto dal settimanale tedesco "Der Spiegel", un articolo
su questo argomento. Alcuni
giornalisti italiani sembrano essere caduti dalle nuvole, avere fatto
letteralmente "la scoperta dell'America". Queste carte non erano segrete,
sono ampiamente note da anni (e mesi fa sono state diffuse dalla rivista
"Limes", dal "Manifesto", dal canale tv franco-tedesco Arte). Allora delle
due l'una: o gran parte dei giornalisti italiani sono male informati o
sono in mala fede.
Le connessioni tra potere politico, economico, malavita, mass-media
ci sono note da anni, in qualunque regime si svolgano, tanto nelle dittature
che nelle democrazie, per natura sempre imperfette (e sempre piu' spesso
imperfettissime, come nel caso di quella attualmente amministrata dal club
Bush jr.).
Per studiare questi nessi, oltre tanta letteratura specialistica, consiglierei
di leggere La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertold
Brecht. Un'opera degli anni Trenta, iniziata nell'esilio finlandese
dell'autore, tanto invisa ai politici del dopoguerra, che non fu
rappresentata, ne' negli Usa, ne' nella Repubblica federale tedesca
ne' nell'ex Repubblica democratica tedesca, se non dopo la morte dell'autore,
nella seconda meta' degli anni '50. La parabola brechtiana e' ispirata
ad Al Capone, con chiari riferimenti all'ascesa di Hitler. Ma proprio perche'
e' una parabola vale per tutti gli stati in cui diventano dominanti affari
sporchi, scambio di voti, connessioni con la malavita organizzata, sete
di potere, ideologie della lotta tra "bene" e "male", manipolazione dei
mass-media. Siccome gli Usa sono una democrazia (seppure sempre piu'
imperfetta) l'opera e' stata rappresentata a New York nell'autunno 2002
con grande successo di pubblico; e l'attore protagonista (nei panni di
Arturo Ui) era Al Pacino, che nella recitazione e nell'aspetto imitava
Bush jr. Sui modi per uccidere l'uomo ampia e' la scelta: dal coltello
al fucile, dalla bomba atomica alla bomba "stupida" o a quella "intelligente";
ma anche dalla fame alla sete.
Ora, tornando alla domanda-fantasma di prima, perche' dovrei scegliere
tra due bande criminali rivali? Come cittadina, non solo italiana, ma del
mondo, sono per l'affermazione di un diritto e di una legge, locale o Onu-versale,
che ci garantisca nei limiti del possibile dalle loro intimidazioni e delitti.
Fra le crepe del potere, di cui non dimentichiamo il quarto, si alzano,
flebili e tollerate con fastidio, le voci di Gandhi, di Ernst Bloch, di
Aldo Capitini, di Nelson Mandela, ispirate a una terza via tra guerra e
pace. Tutte persone che hanno pagato con la morte, la prigionia, l'esilio,
l'indifferenza, il disprezzo, le loro utopie.