Francesco Piobbichi, www.controlacrisi.org, 14 gennaio 2013
Scrive Alfonso Gianni che Stefano Fassina, intervistato dal Financial
Times, dichiara: "Se il nostro partito andrà al governo non rinegozieremo
il Fiscal Compact né abrogheremo il pareggio in bilancio in Costituzione.
Non ci sarà nessun aumento della spesa pubblica deciso in modo unilaterale.
Se agissimo in questo modo danneggeremo il progetto europeo. Vorremo avere
maggior spazio per politiche anti cicliche contro la recessione, ma da
realizzare a livello europeo, non nazionale". Non contento di ciò
riapre – dice ancora Alfonso Gianni - come già aveva fatto Bersani,
alla proposta del ministro delle finanze tedesco sulla introduzione di
un supercommissario europeo per fare da guardiano ai bilanci nazionali.
A questo punto – conclude l'ex esponente di SEL - dovrebbe essere evidente
anche a un cieco e a un sordo che la differenza fra l’agenda dei progressisti
e quella di Monti si assottiglia sempre di più. Al di là
quindi delle dichiarazioni, delle smentite e delle contro smentite dei
vari protagonisti della coalizione data per vincente, che affollano i mass
media e sono la gioia dei giornalisti, intese parziali o alleanze organiche
tra i “progressisti” e Monti nel dopo elezioni sono nell’ordine naturale
delle cose, al di là dei numeri traballanti del Senato. Nessuno
potrà fare il sorpreso o la parte del tradito. Lo spazio a sinistra
si allarga. Ci vorrebbe però più coraggio politico e capacità
di proposta programmatica per occuparlo. Non è solo un problema
di quorum. Qui si tratta di costruire un nuovo senso diffuso più
che mietere consensi già esistenti.” Difficile dargli torto, anzi
l'analisi di Alfonso è lucidissima sia per quanto riguarda il PD
che per quanto riguarda le prospettive che la Lista Rivoluzione Civile
ha aperto nel panorama politico italiano e della sinistra in generale.
Ciò premesso, pare altrettanto chiaro che nulla appare scontato,
perchè la riproposizione delle vecchie logiche della famiglia del
centro sinistra sembra non tramontare mai. Così, mentre si
commenta un Fassina che sul campo economico ha le stesse posizioni di Monti,
stride non poco l'appello di Franceschini alla desistenza ad Ingroia nelle
regioni dove più forte sarà l'affermazione di Rivoluzione
Civile. Il discorso di Franceschini, almeno leggendo la sua intervista
al Mattino è per certi aspetti incredibile. Da un lato apre ad un
accordo politico con Casini e Monti, ci fa sapere che Vendola nella coalizione
del centro sinistra conta quanto il due di picche, e che Ingroia se non
vuol far vincere la destra non dovrebbe presentarsi e desistere dove conta.
Le frasi di Fassina (che nella coalizione dei progressisti è considerato
quello più a sinistra) però non lasciano spazio alle
ambiguità nè ad accorrdi, anche perchè sono rilasciate
al coinvitato di pietra che nessuno cita mai, il mercato internazionale.
Checchè se ne dica l'asse PD-Monti è più compatto
dal punto di vista ideologico che dal punto di vista partitico, una contraddizione
questa che rimarrà aperta per poco più di un mese per poi
trovare una sintesi in parlamento quando il teatrino della campagna elettorale
più ipocrita del secolo terminerà.
Un Berlusconi morente, costretto ad aderire ad un programma leghista
che abbandona il sud al suo destino, sembra essere stato resuscitato per
un mese, quanto basta per spaventare gli ultimi gonzi. Peccato però
per i teorici del bipolarismo coatto che l'imu, l'art.18, gli impegni internazionali
ratificati, la controriforma delle pensioni rimangono tutte nel piatto
e difficilmente saranno rimosse dal dibattito politico. La retorica del
voto utile è quindi un'arma spuntata a meno che non si voglia affermare
che per portare avanti il massacro sociale che il Fiscal Compact ci impone,
occorre una maggioranza solida.