Umanità Nova, N. 14, 25 aprile 2004
La pasqua mi ha sempre fatto un po' schifo. E non per rigore anticlericale
o per considerazioni razionali. È che così, a livello di
sensazione, di richiami simbolici, di percezioni, la pasqua mi ha sempre
fatto ribrezzo.
Il natale dopo tutto ha una sua atmosfera mielosamente rassicurante:
la nascita, il caldo della stalla contro il freddo dell'inverno e la natura
ostile; una visione tutto sommato sopportabile, nonché apprezzabilmente
rischiarata dalla cometa della tredicesima.
Ma la pasqua no. Scenari cruenti, nuovo e vecchio testamento che si
mescolano con i simboli più bestiali che le religioni possano esprimere:
la morte, il sacrificio, la violenza dei padri sui figli, il patriarcato
come scannatoio, il rito del sangue e del cannibalismo eucaristico, la
bestialità pura.
Sangue che segna le porte delle case, strage di agnelli, strage di
figli. Figli come agnelli.
Il padre Abramo che si avventa col coltello in pugno sul figlio Isacco
perché dio glielo ha chiesto.
Famiglia come luogo violento del possesso dei corpi, spazio assoluto
della gerarchia, dell'esercizio del diritto di vita e di morte. Dio che
si fa riconoscere e adorare dagli uomini per ciò che lo accomuna
ad essi: l'onnipotenza bestiale, la violenza, la sete di sangue e di strage,
il potere sui figli.
Agnelli d'oro che vengono adorati e agnelli veri che vengono sgozzati.
E figli come agnelli e padri pastori che sgozzano figli. Padri pastori
celesti e terrestri che esigono il sacrificio di figli. Figli come proprietà
dei padri. Stragi di figli da parte dei padri. A pasqua.
Ora come sempre. Ieri come oggi. Pagine di cronaca piene di agnelli
bambini sgozzati a pasqua dai padri, nella bestialità del rito che
si perpetua. Bambini come agnelli. E padri mancati che comprano figli altrui
in prossimità della pasqua, per poterli scannare.
Padri padroni pastori, ora amorevoli ora spietati, sconosciuti , pronti
a trasformarsi, a risorgere e ad inabissarsi. Il buon pastore che veglia
sul gregge, che accoglie le pecorelle smarrite. Fino alla prossima strage.
Agnus dei.