di Mauro Suttora, dal libro "Pannella & Bonino Spa", Kaos edizioni, 2004
Dal 1995 i radicali hanno congelato il Pr: niente più congressi
per decidere la linea politica, né elezione dei dirigenti. Nessuna
sede locale: i dirigenti periferici non hanno accesso neppure agli elenchi
regionali di iscritti e simpatizzanti - è tutto concentrato e controllato
a Roma. Il Pr è diventato così "un'area" formata da vari
"soggetti imprenditoriali", una holding con bilanci da decine di miliardi,
un patrimonio stimabile in 150 miliardi e più di 200 dipendenti:
Torre Argentina Società di servizi (proprietaria della sede romana
del Pr, situata nellavia omonima), la società per azioni Centro
di produzione (con Radioradicale e il suo archivio, in via Principe Amedeo),
il Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva. Oggi il Pr è
quindi una azienda a tutti gli effetti, una struttura economica i cui costi
annui di solo funzionamento ammontano a otto miliardi. Insomma, una vera
e propria "Pannella&Bonino spa", con un notevole tasso di efficienza.
Il nuovo modo di fare politica dei pannelliani è ad alta intensità
di capitale e basso apporto di manodopera volontaria: applicano alla propria
attività gli stessi criteri di "produttività" e "flessibilità"
che predicano con la loro filosofia liberista. Così per le strade
i tradizionali banchetti apparentemente rimangono gli stessi, ma non sono
più i famosi "tavolinari" volontari a raccogliere le firme: vengono
assunti giovani con contratto "interinale", pagati centomila lire al giorno.
Del resto, a Pannella del singolo iscritto (militante, volontario, tavolinaro)
non è mai importato granché: "I nostri risultati elettorali
sono indipendenti dalla presenza di radicali in loco. Anzi, spesso passano
il tempo a litigare fra loro". Così la politica radicale viene ormai
diffusa attraverso campagne di marketing, con i miliardi drenati dal call
center (4 all'anno), e le firme raccolte "a pagamento": 28 miliardi spesi
per gli ultimi referendum, 2.800 lire a firma.
Nei 685 metri quadri della sede romana di via di Torre Argentina 76
hanno sede il Partito radicale transnazionale, il Cora (Coordinamento radicale
antiproibizionista), l'Esperanto radikala asocio, "Nessuno tocchi Caino",
"Non c'è pace senza giustizia" e l'Associazione politica nazionale
Lista Pannella (la Lista Bonino, che si è presentata alle europee
1999 e alle regionali del 2000, non ha personalità giuridica: è
solo un'appendice della Lista Pannella). Nella sede romana lavora un'ottantina
di dipendenti fissi. Altre 27 persone lavorano a tempo pieno per i radicali
al Parlamento europeo di Bruxelles. Al Parlamento italiano l'unico senatore
radicale, Piero Milio, ha un assistente part-time a palazzo Madama. Alla
regione Lombardia con i tre eletti radicali operano quattro persone. In
Piemonte ci sono due consiglieri regionali e tre assistenti. Nell'ufficio
del consigliere Pannella al comune di Roma (sospeso dall'incarico perché
condannato per "spaccio" di droga, e sostituito da Rita Bernardini) lavorano
tre persone. Nelle sedi del Partito radicale transnazionale (eccetto Bruxelles)
sono attive infine dieci persone: quattro a Mosca, due a New York, due
a Tirana e due a Budapest
Ci sono poi quelli che i radicali chiamano "i soggetti economico-imprenditoriali",
che impegnano 82 persone. Nel Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva
di Roma sono attive 24 persone, divise in due strutture. Nei mille metriquadri
del Centro di produzione spa, società editrice di Radioradicale
(organo ufficiale della Lista Pannella), in via Principe Amedeo,lavorano
58 persone. Della cosiddetta "area radicale", dunque, si occupano a tempo
pieno ben 218 persone, e il tesoriere Danilo Quinto ha calcolato perfino
che esse svolgono la loro attività su una superficie totale di 2.571
metri quadri. Per le sedi della loro struttura, nel 1999 i radicali hanno
pagato ben 680 milioni: 460per mutui e 220 per affitti.
I radicali sono i pionieri dell'uso di Internet in politica. Nel 1985
il pannelliano Roberto Cicciomessere ha inventato il primo provider italiano,
Agorà, e l'idea di costruire unportale di politica, sul modello
americano di voter.com, si sta realizzando. Da tempo il forum di www.radicali.it
è fra i migliori e più liberi d'Italia. Nel 1999 viene messo
a punto un progetto editorial-politico curato dal web editor dei siti radicali,
Rino Spampanato. L'ex eurodeputato napoletano di Forza Italia Ernesto Caccavale
studia le strategie di marketing e di reperimento della pubblicità,
avviando contatti con aziende interessate a investire sul nuovo mezzo.
I radicali, primo partito internettiano d'Italia, sono all'avanguardia
nelle tecnologie.
A Bruxelles ogni eurodeputato radicale dispone di un ufficio con due
stanze: una per il deputato, l'altra per l'assistente. A Strasburgo, dove
il Parlamento europeolavora una settimana al mese, ogni deputato dispone
di un altro ufficio. Una delle armi preferite dai radicali sono i "mailing".
In un database denominato "Tesoro"hanno registrato circa 750 mila nominativi,
dei quali oltre 350 mila all'estero. Ma il target maggiormente utilizzato
sia per il mailing sia per il contatto telefonico è limitato ai
loro sostenitori dal 1993 a oggi, e ai soggetti inseriti negli ultimi due
anni: circa 130 mila indirizzi. I radicali possiedono poi altri indirizzari
specifici, gestiti all'esterno e utilizzati per un'intensa attività
di mailing nelle campagne elettorali e referendarie: quelli degli operatori
economici (circa 3 milioni di nominativi), dei giovani (2,5milioni), dei
capi-famiglia (17,8 milioni), tutti estratti da fonti pubbliche (elenchi
telefonici e liste elettorali), e infine i firmatari dei referendum del
1999 (780 mila). Un indirizzario di oltre 15 mila e-mail è gestito
dalla sede di Bruxelles.
La miracolosa macchina che dal giugno1996 autofinanzia i radicali alla
media di quattro miliardi l'anno (aumentati a sei nel 2000) si chiama Call
center. Si tratta di 28 operatori (più tre coordinatori e due supervisori)
che telefonano in continuazione ai simpatizzanti radicali e ai firmatari
delle loro richieste di referendum e petizioni. Il loro turn-over è
assai alto: in quattro anni hanno lavorato al call center oltre 250 persone,
soprattutto giovani donne. L'obiettivo principale di questa valanga di
telefonate è l'autofinanziamento, ma c'è anche la raccolta
di adesioni politiche e il monitoraggio delle iniziative politiche in corso.
Il target principale del telemarketing è sorprendentemente limitato:
circa 80 mila persone, le quali hanno contribuito finanziariamente dal
1993 a oggi. "Però i contatti ripetuti nel tempo ne hanno valorizzato
le potenzialità, e rappresentano una fonte fidelizzata e consistente
di autofinanziamento", spiegano soddisfatti i dirigenti radicali.
Ma come funziona, in concreto, il Call center? Si tratta di un sistema
di 17 postazioni informatiche (in grado di svolgere attività di
contatto telefonico e data-entry) e 43 postazioni analogiche (telefoni),
che effettuano contemporaneamente 60 telefonate utilizzando due distinte
numerazioni. L'attività di dieci postazioni, che operano per 12
ore al giorno alla media di 20 telefonate all'ora ciascuna, produce una
media di 2.400 tentativi di contatto quotidiani. Per "tentativo di contatto"
si intende tutto: il "non risponde", l'appuntamento e l'avvenuto contatto.
Il 60 per cento dei tentativi fallisce. Ma restano mille contatti utili
al giorno, a loro volta suddivisi fra 600 appuntamenti e 400 risposte che
si ricevono in tempo reale dalle persone contattate (somma di versamenti
con carta di credito, preannunci e altro tipo di risposte), che vengono
chiamati "contatti a buon fine".
In quattro anni sono stati effettuati più di tre milioni di
tentativi di contatto telefonico, producendo mezzo milione di risposte
e oltre 65 mila versamenti, per un totale di ben 17 miliardi (di cui 11
miliardi con carta di credito).L'attività ha un costo del 20 per
cento rispetto alle entrate, per operatori, telefono e invio di mailing
dopo i preannunci di versamento. Il lavorio radicale non finisce con l'incasso
delle sottoscrizioni. Entrano in funzione a quel punto i 5 operatori del
centro elaborazione dati, i quali assegnano i versamenti ai vari soggetti
(Pr, Lista Pannella, Cora, varie campagne), stampano e verificano le sottoscrizioni
giornaliere e aggiornano i dati anagrafici dei nominativi contattati dal
"Call center". E non basta. Per il futuro i radicali coltivano progetti
ambiziosi: "Vogliamo arrivare a poter inviare più volte nella stessa
giornata svariate e-mail e messaggi telefonici ad alcune centinaia di migliaia
di persone", minaccia Daniele Capezzone.
Ovviamente i proventi non arrivano solo dalle sottoscrizioni telefoniche.
Tra il 1996 e il 2000 quasi 30 mila persone hanno determinato 78 mila tra
iscrizioni o contributi in favore dei radicali, per un totale di autofinanziamento
di 23 miliardi. Nel marzo 2000 l'imprenditore bolzanino Marco Podini (già
padrone della catena di supermercati A&O e dei discount Md) acquista
per 25 miliardi il 25 per cento di Radioradicale, il cui valore totale
quindi è stimato in cento miliardi (la Rai nel '98 voleva comprarla
per una ventina di miliardi). Nel dicembre 2000 Podini annuncia che aumenterà
la sua partecipazione al 50%.
La radio pannelliana nel 1999 ha ricevuto 9,5 miliardi dal ministero
delle Comunicazioni per trasmettere le sedute parlamentari, e otto come
organo di partito. Totale: 17 miliardi e mezzo. Ne ha spesi però
quattro in più: 21,5. Il deficit è stato colmato vendendo
Radio radicale Due per 10 miliardi, e questa plusvalenza straordinaria
ha generato anche un utile lordo di 5,8 miliardi (2,8 al netto delle imposte).
I quattro miliardi di deficit rispetto alle entrate ordinarie del 1999
corrispondono esattamente all'aumento dei costi di gestione sul 1998, causato
dagli investimenti sulla rete di trasmissione (un miliardo), dalla produzione
programmi (un miliardo), da spese pubblicitarie (1,5 miliardi) e oneri
finanziari (mezzo miliardo).
La produzione programmi del sito Internet www.Radioradicale.it ha avuto
un forte sviluppo: vuole diventareun punto di riferimento, per addetti
ai lavori e utenti comuni, su tutto ciò che riguarda l'informazione
istituzionale, politica e giudiziaria. Il risultato è quello di
fornire uno strumento multimediale, affiancando all'audio e ai testi anche
la componente video. Le spese pubblicitarie consistono soprattutto in pagine
di quotidiani acquistate per annunciare e organizzare convegni della cosiddetta
"area radicale". Per il futuro l'ambizione è di rendere Radio radicale
e il suo archivio capaci di fornire anche ad altri soggetti grandi quantità
di contenuti pronti per l'utilizzo su mezzi tradizionali e di nuova tecnologia.
Assumerà quindi un ruolo fondamentale l'attività su Internet,
e la Radio si prepara a essere presente in tutte le forme di evoluzione
della comunicazione: Umts e satelliti. La convenzione per la trasmissione
delle sedute parlamentari, scaduta nel novembre 2000, è stata rinnovata
per un triennio con un aumento dei contributi statali da dieci a quindici
miliardi l'anno: il 50% in più, un vero e proprio regalo da parte
del governo di centro-sinistra, ottenuto senza il pressing del 1998.
Quanto al contributo dalla legge sull'editoria per gli organi di partito,
i radicali sono preoccupati per un disegno di legge che ne prevede la riduzione
del 25 per cento l'anno a partire dal 2000, e quindi la soppressione entro
quattro anni. Poiché i soldi agli organi di partito sono una forma
di finanziamento pubblico, la contraddizione per i pannelliani - nemici
giurati del finanziamento pubblico - è imbarazzante.
Nel corso dell'estate 2000 il comproprietario privato di Radio radicale
Podini si è alleato con il finanziere bresciano Emilio Gnutti e
con Roberto Colaninno: è entrato nel capitale di Fingruppo e Hopa,
le due società che controllano Telecome Seat-Tin.it. Radio radicale
si ritrova così al centro dei complessi giochi di potere nel mondo
della comunicazione italiana, perché Podini è anche il proprietario
di Sequenza, holding con 700 dipendenti e 150 miliardi di fatturato nel
campo di Internet (ha comprato dai radicali il provider Agorà),
e ha l'ambizione di diventare "uno dei big player italiani nel settore
multimediale". L'imprenditore altoatesino infatti è entrato nell'immenso
business dei telefonini Umts con il consorzio Ipse, del quale detiene il
5 per cento tramite la Xera. Gli altri soci sono la spagnola Telefonica
(43 per cento), la finlandese Sonera (19 per cento), Atlanet(Acea, Ifil-Fiat),
Banca di Roma, Golden Egg di Letizia Moratti, Edison e Falck.
Podini ha in mente un grande futuro per Radio radicale: "Apriremo il
capitale a nuovi soci, i partner potenziali ci sono. Stiamo digitalizzando
tutti gli archivi. Vogliamo diventare fornitori di contenuti, sia per i
dati che per le immagini". Le sinergie con il terzo polo Tv-Internet Tmc-Seat-Tin.it
sono quindi dietro l'angolo. I radicali mirano a trovare altri soci e a
quotare la Radio in Borsa: se l'operazione andasse in porto incasserebbero
centinaia di miliardi, e potrebbero finanziare per lustri le loro iniziative
politiche. Intanto, secondo i datiAudiradio del marzo 2000, Radio radicale
ha 2 milioni e 244 mila ascoltatori a settimana, e 662 mila nel giorno
medio: quasi il quadruplo della radio dei Ds, Italia radio (171 mila ascoltatori
al giorno).
La Torre Argentina Società di Servizi spa è stata fondata
da Marco Pannella e Sergio Stanzani alla fine del 1987 per acquistare la
nuova sede di via di Torre Argentina 76, a Roma: i radicali hanno traslocato
nella stessa via vicina al Pantheon, dal numero 18 (antica sede) al 76
(nuova sede). Questa società fornisce anche i servizi (telefonici,
di manutenzione, amministrazione e logistici) ai "soggetti dell'area" e
a terzi per riprese televisive e traduzione simultanea. Ma dopo tredici
anni l'attività prodotta non è sufficiente a coprire il debito
contratto per l'acquisto: i radicali hanno dovuto rinegoziare due volte
il mutuo immobiliare con le banche.
Il Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva guidato da Valeria
Ferro dipende dai soldi pubblici: ha un contratto con la Rai (nonostante
i radicali passino metà del loro tempo ad attaccare la tv di Stato),
e nel 2000 ne ès tato stipulato un altro con l'Autorità garante
per le comunicazioni. Per garantire però l'imparzialità,
il Centro d'ascolto dovrà staccarsi dall'"area radicale", trasformandosi
in società autonoma.
L'associazione "Nessuno tocchi Caino" guidata da Sergio D'Elia ha avuto
un bilancio 1999 di 429 milioni: 240 spesi per iniziative contro la pena
di morte, 154 per la struttura, 35 per l'affitto della sede pagati al Pr.
Le entrate sono state di 368 milioni: 120 da istituzioni, e 248 da autofinanziamento.
Il deficit è stato quindi di 61 milioni.
L'associazione "Non c'è pace senza giustizia" presieduta da
Sergio Stanzani ha incassato nel 1999 un miliardo e 83 milioni (soprattutto
da istituzioni come l'Unione europea, che finanzia progetti di consulenza),
ma ha speso 28 milioni in più: 492 milioni per le attività,
167 di costi fissi, 451 per le collaborazioni.
Il Cora nel 1999 ha ricevuto contributi per 40 milioni, spendendone
34 e pagando cinque milioni al Pr per l'ufficio (nessun costo di struttura).
Il movimento dei Club Pannella, infine, è in liquidazione dal
1997. È rimasto formalmente attivo per la sola riscossione dei crediti
e per il saldo dei debiti. In conclusione, è interessante constatare
come, nel giro di pochi anni, i radicali si siano trasformati da fantasioso
e un po' scalcinato movimento di volontari (il "partito antipartito" senza
deleghe né burocrati) in un efficacissimo mini-nucleo di professionisti
della politica i quali, concentrati a Roma, inanellano campagne d'opinione
secondo i più avanzati criteri del marketing. Radicali senza radici,
che adottano il modello aziendale "capital intensive" (molto capitale,
poca manodopera) senza gli impacci dei rituali della democrazia interna,
bollata da Pannella come "vuoto democraticismo". Gli iscritti interessano
soprattutto in quanto sottoscrittori: di soldi e di firme. E la linea politica?
A quella ci pensano Marco&Emma.